Un tè con Mussolini

Un tè con Mussolini
Hester (Maggie Smith) in una scena del film
Lingua originaleitaliano, inglese
Paese di produzioneItalia, Regno Unito
Anno1999
Durata117 min
Generestorico, drammatico
RegiaFranco Zeffirelli
SoggettoFranco Zeffirelli
SceneggiaturaFranco Zeffirelli, John Mortimer
Casa di produzioneMedusa Film, Cattleya, Cineritmo, General Productions
Distribuzione in italianoMedusa Film
FotografiaDavid Watkin
MontaggioTariq Anwar
MusicheStefano Arnaldi Jerome Kern Alessio Vlad
CostumiAnna Anni
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Un tè con Mussolini è un film del 1999 diretto da Franco Zeffirelli, parzialmente autobiografico.

Trama

Firenze, 1935: alcune signore inglesi vivono in Italia perché affascinate dalla sua cultura e dal suo senso artistico. Una di loro, Mary Wallace, si prende cura di Luca, il figlio nato da una relazione extraconiugale di Paolo, mercante di stoffe che non lo vuole riconoscere.[1]

Hester Random, che fa parte del gruppo delle signore inglesi, è vedova dell'ambasciatore inglese in Italia ed è simpatizzante del fascismo e di Benito Mussolini. Hester, che non vede di buon occhio l'americana Elsa, collezionista di quadri d'arte moderna e ammaliatrice di uomini, riesce a farsi ricevere da Mussolini e prende un con lui che le promette garanzie. Nel frattempo Paolo decide di mandare il figlio Luca a studiare in Austria.

Appena Luca ritorna, ormai adolescente, tutto è cambiato: l'Italia è appena entrata nella seconda guerra mondiale accanto alla Germania e le signore inglesi sono state imprigionate in una caserma di San Gimignano perché considerate sospette a causa della loro nazionalità. Luca cerca di incontrarle di nascosto e ci riesce, svolgendo da mediatore con il mondo esterno; intanto, grazie ai ripetuti incontri con Elsa, finirà per innamorarsi dell'arte moderna. Col procedere degli anni, tutto precipita: il regime fascista cade e i tedeschi invadono Firenze.

Luca cerca di mettere in guardia Elsa circa il suo amante Vittorio, che collabora con gli invasori tedeschi per farla internare. Elsa riesce a fuggire all'estero grazie ai partigiani e dà l'ultimo saluto a Luca. I tedeschi, costretti alla ritirata, decidono prima di scappare di fare esplodere le torri di San Gimignano. Ma le signore inglesi si interpongono tra i soldati e l'esplosivo e li costringono a desistere; l'arrivo degli Alleati a San Gimignano, con le truppe scozzesi in avanguardia, induce così le SS a ritirarsi più a nord. Con l'arrivo dei Liberatori, Mary Wallace rincontra Luca, che è al seguito delle brigate scozzesi, e può constatare che è finalmente diventato il gentleman britannico che suo padre avrebbe voluto.

Riconoscimenti

Altri progetti

Riferimenti

  1. ^ Da un'intervista di Zeffirelli: È una storia che mi porto dietro dal ‘52, quando ero aiuto regista di Visconti; il titolo era "Le nemiche", che poi ho raccontato anche nel mio libro autobiografico pubblicato a New York e tradotto in dodici lingue, ma non in italiano. Ci sono stati tanti registi che hanno parlato di se stessi sempre trasfigurando la realtà, "Un tè con Mussolini" è un film storico, anche se non segue una rigorosa rappresentazione storica. Alla storia appartengono questo gruppo di signore inglesi chiamate affettuosamente e ironicamente "Scorpioni" perché potevano morderti con il veleno della loro lingua e vi appartengono anche la mia infanzia e la mia adolescenza. Io sono figlio naturale di un mercante di tessuti. Alla morte di mia madre, mio padre, un vero mascalzone che ha riempito Firenze di figli illegittimi, mi affidò ad una donna inglese, il cui ruolo è intepretato da Joan Plowright, che mi insegnò la lingua e tramite lei, entrai in contatto con questo gruppo di signore bizzarre e prepotenti, le quali mi fecero capire in che mondo ricco di arte vivevo. Se oggi sono orgoglioso di essere fiorentino è merito loro; mi hanno trasmesso la passione per il teatro, per l'arte e le cose belle. In quel periodo a Firenze c'erano diciottomila residenti inglesi, almeno fino alla dichiarazione di guerra di Mussolini all'Inghilterra. Dopo, quasi tutti lasciarono la città, non però il "mio" gruppo di signore che venne recluso a San Gimignano. Non fu una vera prigione per loro, perché avevano l'intero paese a disposizione e si divertivano da morire. Verso la fine della guerra riuscirono anche a salvare le torri del paese che i tedeschi volevano far saltare in aria prima di ritirarsi.

Collegamenti esterni

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