La presenza della specie homo sapiens in Ucraina risale al 32.000 a.C. come emerge dai ritrovamenti del Paleolitico superiore Gravettiano nei Monti della Crimea[1][2].
A partire dal 4500 a.C. fiorì nelle steppe dell'Europa meridionale la cultura di Cucuteni in particolare a Trypillia e nella regione Dniepr-Dniestr.
A partire dall'XI secolo a.C. il territorio fu abitato dai Cimmeri. Nel VII secolo a.C. questo popolo fu cacciato dai nomadi Sciti di ceppo iranico, che vissero nella regione per molti secoli, organizzandosi nel Regno di Scizia e lasciando importanti testimonianze archeologiche. Ad essi si devono, infatti, i cosiddetti kurgan, tumuli funebri, ed i loro celebri corredi di gioielli d'oro[3].
A partire dal II secolo a.C. gli Sciti subirono la pressione di altre stirpi di nomadi iranici, chiamate collettivamente Sarmati, in particolare degli Jazigi e dei Rossolani.
Contemporaneamente, a partire dal VI secolo a.C. sulle coste del Mar Nero furono fondate alcune colonie di Mileto, fra cui Olbia, Tyras (odierna Bilhorod-Dnistrovs'kyj) e Borysthenes. Dal I secolo d.C. Tyras godette della protezione dell'Impero Romano.
Intorno al 230 le steppe dell'Europa meridionale furono invase dal popolo germanico orientale dei Goti che rimase nell'area fino a quando ne fu espulso dagli Unni intorno al 370. Gli Unni governarono la regione per circa un secolo.
Dopo il 550 gli Avari si spostarono verso ovest sotto la pressione dei göktürk e si stanziarono nell'area della steppa fra la Russia meridionale e l'Ucraina per circa un secolo prima di spostarsi più a ovest, anche se la loro sfera di influenza arrivava fino alla fine del VII secolo ancora fino al Dnepr, in Ucraina occidentale.
Intorno al 630 l'attuale Ucraina orientale divenne il territorio del khanato dei Proto-bulgari. Nel 668 i Bulgari vennero a loro volta espulsi dai Cazari, che diedero vita ad un khanato durato alcuni secoli e nell'area dell'Ucraina orientale si insediarono i Magiari alleati dei Cazari, provenienti dalle zone uraliche e che chiamarono la zona Levédia. Tuttavia intorno al IX secolo, nell'area dell'attuale Ucraina l'arrivo dei Peceneghi, organizzati in otto principati tribali, provocò due spostamenti del popolo magiaro prima per circa 70 anni nell'area chiamata da loro stessi Etelköz e poi l'attraversamento dei Carpazi e la conquista della pianura pannonica.
Popolazioni slave vivevano nelle foreste dell'Ucraina settentrionale almeno dal VI secolo. Verso la metà del IX secolo si insediarono, sovrapponendosi agli Slavi, anche elementi di un popolo scandinavo, i Rus', appartenenti al grande gruppo dei Variaghi da cui discesero anche altri ceppi normanni. Un parente di Rurik, Oleg, nell'882 unificò tutte le terre rus' e pose la capitale del suo regno a Kiev: è lo Stato oggi chiamato Rus' di Kiev. I Rus formarono per lungo tempo l'élite militare e politica della regione, ma si slavizzarono velocemente, assumendo le stesse tradizioni del resto della popolazione. L'unificazione di un territorio così vasto sotto un'unica autorità conferì per due secoli una grande prosperità alla regione di Kiev, che divenne un punto di passaggio obbligato del commercio lungo il Dnipro, tra il Baltico e il Mar Nero. Lungo il fiume si trasportavano merci pregiate come pellicce, cera, miele, zanne di tricheco e schiavi provenienti dall'odierna Bielorussia.
Sviatoslav, figlio di Igor, fu ucciso nel 972 dai Peceneghi, alleati dell'Impero Bizantino, che occupavano la parte meridionale dell'attuale Ucraina.
Nel 988 il sovrano Vladimir I del regno della Rus' di Kiev si convertì con tutto il suo popolo al Cristianesimo di Costantinopoli, sposò Anna, sorella dell'imperatore bizantino Basilio II e iniziò così un periodo di forte influenza bizantina sulla cultura del regno (già iniziata, probabilmente, nel 957). Per diverso tempo la Cristianizzazione della Rus' di Kiev fu solo di facciata, ma la Chiesa ortodossa ebbe l'opportunità di inserire i propri esponenti nell'amministrazione degli insediamenti della Rus' di Kiev e di condizionarne le vicende.
Jaroslav sconfisse definitivamente i Peceneghi nel 1036. Le steppe furono allora invase dal popolo dei Cumani. In conseguenza delle continue invasioni di popolazioni nomadi di lingua turca (Peceneghi e Cumani), che compivano razzie ai danni dei Rus', le popolazioni slave migrarono a nord[4], verso le più sicure foreste ma abitate dalle popolazioni uraliche (ugro-finniche).
All'inizio del XII secolo la regione conobbe un periodo di decadenza: probabilmente a causa di tassazioni troppo elevate, di conflitti tra i nobili ed i reiterati attacchi dei popoli nomadi confinanti, molti abitanti abbandonarono la regione per colonizzare altre terre che si trovavano a nord est, lungo il Volga, abitate da popolazioni (ugro-finniche). I tentativi dei sovrani di arginare il declino demografico introdussero nel territorio le popolazioni delle steppe circostanti che, precedentemente nomadi, iniziarono ad assumere uno stile di vita più stanziale.
A partire dal 1054 la Rus' di Kiev si disgregò in principati indipendenti. L'odierna Ucraina risultò divisa fra i principati di Halicz o Galizia, Volinia o Vladimir Volinskji, Černigov, Novgorod Severskji, Perejaslav e Kiev. Per la prima volta apparve il nome di Ucraina, usato per indicare il territorio soggetto a Perejaslav[5].
Nel XIII secolo le steppe eurasiatiche furono sconvolte dalla invasione dei Mongoli ed in particolare nel 1240 Kiev fu devastata. I Mongoli non conquistarono direttamente i principati slavi, ma li resero vassalli e li sottomisero al pagamento di un tributo (come nel caso del Principato di Galizia-Volinia). I Cumani furono invece governati direttamente.
Intorno alla metà del secolo la parte europea del dominio mongolo divenne indipendente con il nome di khanato dell'Orda d'Oro. Di esso rimasero tributari i principati ucraini per circa un secolo.
Fra il 1362 e il 1399 i granduchi lituani Algirdas e Vitoldo conquistarono buona parte dell'odierna Ucraina, fino alle coste del Mar Nero, ponendo così fine ai principati eredi della Rus' di Kiev. Nel frattempo nel 1386 in seguito all'Unione di Krewo la Lituania si univa al Regno di Polonia, il quale si era impossessato della Galizia o Piccola Polonia.
I territori rimasti in mano all'Orda d'Oro avrebbero costituito intorno al 1430 il khanato di Crimea.
Intorno alla fine del XV secolo vi fu un'imponente ondata immigratoria da parte di esuli e rifugiati ortodossi, genericamente definiti kozak, cosacchi (parola che in turco significava "nomade", o "libero") che si riunirono in un gruppo di tribù seminomadi lungo i fiumi Don e Dnepr.
Nell'età moderna la maggior parte del territorio dell'attuale Ucraina era ripartito, secondo confini che si sono modificati nel tempo, fra il Granducato di Lituania (che confluirà nella Confederazione polacco-lituana), la Moscovia (dal 1547 Regno russo e dal 1721 Impero Russo) e il khanato di Crimea, vassallo dell'Impero Ottomano.
La porzione polacca era divisa nei palatinati di Rutenia, Bełz, Volinia, Podolia, Kiev, Cernigov e Bracław.
Vi erano poi due porzioni dell'odierna Ucraina appartenenti ad altri stati: la Rutenia transcarpatica faceva parte dell'Ungheria e perciò dei domini asburgici; mentre l'odierno Oblast' di Černivci e la porzione sudoccidentale di quello di Odessa, chiamata Budjak, appartenevano al principato di Moldavia, tributario ottomano.
Fra il 1583 ed il 1657 i Cosacchi Zaporoghi furono soggetti alla corona polacca come parte del palatinato di Kiev. Nel 1648 Bohdan Chmel'nyc'kyj si fece proclamare atamano dei Cosacchi e ne guidò la rivolta contro la Polonia, che terminò con la costituzione di uno stato autonomo cosacco, inizialmente vassallo dei polacchi. Nel 1654 Chmel'nyc'kij stipulò un'alleanza con il Regno russo (trattato di Perejaslav), ma l'Etmanato rimaneva vassallo polacco. In seguito al trattato di Andrusove del 1667 lo stato cosacco si trovò diviso lungo il corso del Dnepr: la metà occidentale era vassalla dei Polacchi, quella orientale dei Russi. Nella parte polacca l'etmanato fu soppresso fra il 1699 ed il 1704.
Nel 1708 l'atamano Ivan Mazeppa si ribellò ai Russi con l'appoggio degli svedesi che avevano invaso l'Ucraina, durante la Grande guerra del Nord. La rivolta fu, tuttavia, ferocemente repressa da Pietro il Grande.
Infine nel 1764 lo stato cosacco fu soppresso da Caterina II di Russia ed annesso al territorio russo.
Per la sua posizione geografica, l'Ucraina ha giocato un ruolo importante nelle guerre fra l'Europa orientale e l'impero Ottomano, che a seguito di ripetute guerre con l'Impero Russo, fra il 1774 ed il 1784, dovette cedere il canato di Crimea alla Russia. Circa negli stessi anni, in seguito alle spartizioni della Polonia, fra il 1772 ed il 1795, i territori polacchi abitati da Ruteni furono divisi fra Austria (la Galizia e Lodomiria con Leopoli) e Russia (Volinia e Podolia).
All'interno dell'Impero russo l'odierna Ucraina era divisa fra la Piccola Russia (i governatorati di Kiev, Char'kov, Poltava e Černigov), la Russia Meridionale (i governatorati di Ekaterinoslav, Cherson, Tauride e parte della Bessarabia) e la Russia Occidentale (i governatorati di Volinia e Podolia).
Gli ucraini sudditi dell'Impero austriaco (poi austroungarico) erano detti ruteni ed erano divisi fra il Regno di Galizia e Lodomiria la Bucovina e l'Ungheria[6].
Nonostante le promesse di autonomia contenute nel Trattato di Perejaslav, l'élite ucraina e i cosacchi non ricevettero mai le libertà che attendevano dall'Impero Russo. Tuttavia, entro l'Impero, gli ucraini poterono arrivare ai gradi più alti della gerarchia e della Chiesa ortodossa russa.
Nell'ultimo periodo, il regime zarista portò avanti una politica di russificazione delle terre ucraine, sopprimendo l'uso della lingua ucraina nella stampa e in pubblico. Nell'impero asburgico vi era maggiore tolleranza per i Ruteni[7].
Nello stesso periodo l'Ucraina divenne il "granaio d'Europa" e Odessa, porto d'imbarco del grano, era la più grande città ucraina e la quarta dell'Impero russo[6]. Kiev e Kharkov erano centri dell'industria tessile. Dal canto suo, Leopoli era la quarta città dell'Impero Austroungarico[6].
Fra il 1917 e il 1922, in seguito alla Rivoluzione Russa, vi fu un lungo periodo di guerra civile e di anarchia con continui cambi di fazioni al potere; questo periodo fu segnato dall'esistenza di più entità statali separate: nei territori austroungarici di lingua ucraina fu proclamata la Repubblica Nazionale dell'Ucraina Occidentale, mentre nell'area appartenuta all'Impero Russo si scontrarono la Repubblica popolare ucraina con capitale Kiev e la Repubblica socialista sovietica ucraina con capitale Charkov. La Repubblica Popolare di Kiev fu riconosciuta dall'Impero Germanico, che ne impose il riconoscimento ai Bolscevichi nel trattato di Brest-Litovsk. Dal 1918 fu un centro dell'Armata Bianca[7].
Ponendo termine ad un periodo di aspre lotte, la Pace di Riga assegnò la Galizia e la Volinia alla Polonia, i sovietici ottennero il resto del paese e nel 1922 l'Ucraina entrò ufficialmente a far parte dell'URSS come Repubblica socialista sovietica ucraina. Quanto ai territori di lingua rutena dell'Impero Austro-ungarico, dopo l'esperienza effimera delle repubbliche indipendenti (Repubblica di Lemko-Rusyn, Repubblica huzula), furono divisi fra Polonia, (attuali Oblast' di Leopoli, Volinia, Rovno, Ivano-Frankivs'k, e Tarnopol), Cecoslovacchia (Oblast' di Transcarpazia) e Romania (l'odierno Oblast' di Černivci). Questi territori furono assegnati all'Ucraina (e quindi all'Unione Sovietica) solo dopo la Seconda guerra mondiale.
Fra il 1929 ed il 1933 la collettivizzazione forzata della terra provocò la morte per fame di milioni di persone: si tratta dello Holodomor, ricordato come il genocidio ucraino[8].
Fra il 1941 ed il 1944 l'Ucraina fu occupata dalle forze dell'Asse nell'ambito della campagna di Russia. Oltre 30.000 ucraini si arruolarono nelle Waffen-SS in funzione antibolscevica e antirussa. In questo contesto si inserì anche l'attività nazionalista ed indipendentista dell'Esercito Insurrezionale Ucraino contro l'Armata Rossa.
Nel 1954, per celebrare "i 300 anni di amicizia tra Ucraina e Russia" (fatti coincidere con la pace di Perejaslav), l'U.R.S.S. decise di annettere la Crimea all'Ucraina, togliendola alla Federazione Russa. Tutto ciò all'interno dell'Unione Sovietica, durante la presidenza di Nikita Sergeevič Chruščëv.
Nel periodo sovietico ebbe grande sviluppo industriale il bacino carbonifero del Donbass e ciò spostò l'equilibrio economico dell'Ucraina a favore delle aree più orientali e russofone[9].
Il 26 aprile 1986 ebbe luogo il disastro di Černobyl', che ebbe conseguenze devastanti in termini di morti, malati, menomati, sfollati, nonché in termini di danni economici.
Il 16 luglio 1990, durante la dissoluzione dell'Unione Sovietica, il nuovo Parlamento adottò la Dichiarazione di sovranità dell'Ucraina[10]. La dichiarazione stabilì i principi di autodeterminazione dell'Ucraina, la democrazia, l'economia politica e l'indipendenza, la priorità della legge ucraina sul territorio ucraino rispetto al diritto sovietico. Un mese prima, una simile dichiarazione fu adottata dal Parlamento della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa. Iniziò un periodo di confronto fra il Soviet centrale e le nuove autorità repubblicane. Dopo il fallito golpe di agosto, il 24 agosto 1991 il Parlamento ucraino adottò l'Atto d'indipendenza dell'Ucraina attraverso il quale il Parlamento dichiarò l'Ucraina uno Stato indipendente e democratico[11].
Un referendum e la prima elezione presidenziale ebbero luogo il 1º dicembre 1991. Quel giorno, più del 90% dell'elettorato espresse il proprio consenso all'Atto d'Indipendenza, e venne eletto come presidente del Parlamento Leonid Kravčuk, per servire come primo Presidente del Paese. Con un meeting a Brest, in Bielorussia l'8 dicembre, seguito dall'incontro di Alma Ata del 21 dicembre, i leader di Bielorussia, Russia e Ucraina dissolsero formalmente l'Unione Sovietica e formarono la Comunità degli Stati Indipendenti (CSI)[12].
I rapporti con la Russia furono inizialmente molto tesi, restavano da risolvere la questione degli armamenti nucleari sul territorio ucraino e il controllo della flotta del Mar Nero ancorata a Sebastopoli.
L'economia del paese conobbe un periodo di crisi dovuto alla mancanza di riserve energetiche, si ebbero tassi elevatissimi di inflazione e le tensioni interne aumentarono. Kravčuk fu sconfitto nel 1994 da Leonid Kučma, riformatore filo-russo rieletto poi nel 1999. Alla fine degli anni novanta i rapporti fra Ucraina e NATO furono causa di nuove tensioni con la Russia.
Nel 2000 venne formato un governo riformista con a capo Viktor Juščenko. Nell'aprile 2001 la maggioranza parlamentare si dissolse e il Primo ministro Viktor Juščenko venne destituito, dando inizio a un periodo di instabilità. Dopo il breve mandato di Anatolij Kinakh, dal 21 novembre 2002 fu nominato primo ministro Viktor Janukovyč.
I risultati delle elezioni presidenziali dell'ottobre/novembre 2004, dopo proteste popolari per sospetti di brogli a favore del primo ministro Janukovyč (sostenuto dal presidente uscente moderato Kučma) e la cosiddetta "Rivoluzione arancione" da parte dei sostenitori di Juščenko, vennero sospesi dalla corte suprema.
Le elezioni si ripeterono il 26 dicembre 2004 e il nuovo presidente risultò Viktor Juščenko, entrato in carica il 23 gennaio 2005. Tale rivoluzione vide il forte sostegno degli Stati Uniti e dell'Unione europea, che salutarono con favore la caduta di un'altra autocrazia post-sovietica.[senza fonte] Con l'ascesa al potere di Juščenko ed il conseguente spostamento politico dell'Ucraina verso l'Unione europea, Gazprom iniziò a tariffare il gas all'Ucraina al prezzo di 230 dollari per 1000 m³, aumentando considerevolmente la precedente tariffa di 50 dollari, da sempre un prezzo di favore della Russia verso l'Ucraina.
In seguito alle elezioni per la Verchovna Rada, il parlamento ucraino, tenutesi il 26 marzo 2006 e vinte dal Partito delle Regioni di Janukovyč col 32,14% dei voti, la "coalizione arancione" presieduta da Juščenko uscì notevolmente ridimensionata[rispetto a quando?] a causa del voltafaccia di una parte della coalizione, il Partito Socialista. Janukovyč, eletto primo ministro, riuscì poi a modificare la costituzione per via parlamentare riducendo i poteri del presidente. Ciò spinse Juščenko, il 2 aprile 2007, a firmare un decreto per sciogliere il parlamento e indire nuove elezioni legislative; il decreto venne bocciato in parlamento, fra le proteste del premier Janukovyč e dei suoi sostenitori nelle piazze.
Il 30 settembre 2007 la crisi sfociò in elezioni parlamentari anticipate, frutto di un accordo tra Juščenko, Janukovič ed il presidente del parlamento, Oleksandr Moroz. L'esito fu controverso: se il Partito delle Regioni di Janukovič si riconfermò come primo partito, la coalizione tra il Blocco Elettorale Julija Tymošenko di Julija Tymošenko e il Blocco Nostra Ucraina-Autodifesa Popolare di Juščenko ottenne la maggioranza dei seggi. Julija Tymošenko fu pertanto nominata Primo ministro il 18 dicembre 2007.
Nel 2008 si verificò un'altra crisi politica, causata dalle reazioni alla guerra in Ossezia del Sud; il presidente Viktor Juščenko sciolse, dopo circa un anno dalle precedenti elezioni, la Verchovna Rada e indisse nuove elezioni, poi annullate a causa della formazione di una nuova coalizione di governo, sempre guidata da Julija Tymošenko. Le sempre maggiori tensioni innescate dalla Russia sulla comunità russofona dell'Est dell'Ucraina e fatti gravi quali l'avvelenamento del premier Viktor Juščenko che rimarrà sfigurato, con tutta una serie di attacchi personali alla coalizione, segneranno la fine dell'esperienza arancione.
L'Ucraina, assieme alla Polonia, ha ospitato i Campionati europei di calcio del 2012. Il Presidente della Commissione europea Barroso e la Commissaria europea alla giustizia Viviane Reding hanno annunciato il boicottaggio della manifestazione per protesta contro i maltrattamenti in carcere dell'ex premier ucraina Julija Tymošenko.[13] L'UEFA e le autorità ucraine sono state inoltre accusate da associazioni animaliste[14] del sistematico sterminio, anche con metodi atroci,[15][16] di migliaia di animali randagi in vista della preparazione all'evento[17] - una pratica definita "consueta" che dal 2010 si è intensificata con finanziamenti a supporto della "soluzione ultima" al randagismo.[18] Dal novembre 2011 le autorità sono passate ad adottare la sterilizzazione e altre forme di contenimento del problema.[19]
Nel 2010 alle elezioni presidenziali fu eletto Presidente della Repubblica Viktor Janukovyč, che sconfisse Julija Tymošenko di stretta misura. Nel 2011 la Tymosenko venne coinvolta in un procedimento penale per malversazione di fondi pubblici, con l'accusa di aver siglato con la compagnia russa Gazprom un contratto per la fornitura di gas naturale giudicato inutilmente oneroso per il paese. Il 29 agosto 2012 la Corte Suprema dell'Ucraina nell'ultimo grado di giudizio ha confermato la condanna a sette anni di reclusione per abuso d'ufficio. A favore dell'ex Primo Ministro ucraino è arrivata la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, che il 29 aprile 2013 ha decretato "illegale" la detenzione di Tymošenko[20].
Nonostante l'Ucraina sia rimasta, come altri paesi compresi in passato nell'Unione Sovietica, in parte dipendente dalla Russia, ha ultimamente manifestato un distacco da quest'ultima con l'avvenire nel paese di rivolte sempre più numerose di stampo filo-occidentale e scontri fra manifestanti e la polizia speciale Berkut istituita nell'era Janukovyč, che hanno portato il 22 febbraio 2014 alla fuga del presidente filo-russo. Quest'evento ha contribuito ad allargare la tensione fra i due paesi con ripercussioni sul lato economico, nonché politico: la Russia ha aumentato notevolmente il costo del gas che prima veniva fornito all'Ucraina ad un prezzo amichevole, e le relazioni diplomatiche tra i due paesi si sono inasprite considerevolmente.[senza fonte]
Nel corso del 2013 iniziarono forti proteste pro-europee contro il presidente Janukovyč, politicamente filo-russo, che esplosero in novembre quando il governo sospese un accordo di associazione tra l'Ucraina e l'Unione europea. Tali proteste sfociarono nel corso di gennaio e febbraio 2014 in feroci e violenti scontri con feriti e morti, culminati con stragi nei giorni 18-19-20 febbraio. Prima deIl'alba del 22 febbraio il presidente Janukovyč scappò via da Kiev, ed il 22 mattina si dimise (solo) il Presidente del Parlamento Volodymyr Rybak, un fedelissimo di Janukovyč. Immediatamente il Parlamento si riunì in seduta plenaria, e fu eletto Oleksandr Turčynov quale nuovo Presidente, ricoprendo da subito anche la carica di premier ad interim. Arsen Avakov fu invece eletto nuovo ministro dell'Interno ad interim. Nella stessa giornata avvenne la scarcerazione di Julija Tymošenko. Dopo qualche giorno fu formato anche il nuovo governo dell'Ucraina, con Arsenij Jacenjuk come Primo Ministro.
Il governo Jacenjuk ha gestito le successive elezioni presidenziali che, tra il 25 maggio 2014 (1º turno) ed il 15 giugno (2º turno), hanno portato Petro Porošenko a divenire il nuovo presidente dell'Ucraina.
Il 27 giugno 2014 il presidente ucraino Petro Porošenko a Bruxelles ha firmato l'Accordo di associazione tra l'Ucraina e l'Unione europea[21].
Nell'ottobre del 2014 si sono tenute le elezioni parlamentari che hanno aumentato i consensi (43,96%) per i due partiti coalizzati di Poroshenko e Jacenjuk (132 + 82 seggi dei 450 totali).
Manifestazioni filo-russe si tennero in Crimea il 22 e 23 febbraio 2014. Il 26 febbraio militari russi senza insegne (come ammesso in seguito) presero il controllo della penisola di Crimea, e il giorno successivo occuparono le istituzioni politiche (parlamento e governo locale) e installarono come nuovo leader locale il filo-russo Sergej Aksënov, il quale annunciò l'intenzione di indire un referendum per una maggiore autonomia da Kiev. Nel frattempo, in tutta la penisola le bandiere ucraine venivano sostituite da quelle russe. Il 28 febbraio l'ex presidente Janukovyč, dalla città russa di Rostov, invitò Putin a "ristabilire l'ordine" in Ucraina - pur specificando che un intervento militare sarebbe stato "inaccettabile". Lo stesso fece Aksënov. Il 1º marzo le due camere della Duma russa autorizzavano il presidente Putin ad utilizzare le truppe russe in Crimea.
La nuova leadership filorussa in Crimea dichiarò unilateralmente l'indipendenza l'11 marzo 2014[22] ed organizzò un referendum sull'autodeterminazione il 16 marzo, a seguito del quale la penisola venne annessa alla Russia tramite un trattato firmato due giorni dopo.
Il governo ucraino dichiarò sciolto il parlamento regionale il 16 marzo 2014[23], e dal 20 marzo viene considerato dall'Ucraina "territorio temporaneamente occupato dalla Federazione Russa"[24]. Dall'8 settembre 2014 le guardie di frontiera ucraine presenti nell'Oblast' di Cherson richiedono ai cittadini ucraini il passaporto o la carta d'identità ucraina se si recano nella penisola[25].
Il 27 marzo, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò una risoluzione non vincolante che dichiarò il referendum della Crimea appoggiato da Mosca non valido. La risoluzione venne approvata con 100 voti a favore, 11 contrari e 58 astensioni tra le 193 nazioni membri ONU.
Con l'aumentare del malcontento tra le popolazioni dell'est dell'Ucraina, anche a causa di una crescente crisi economica e la sempre maggiore instabilità politica all'interno del paese dopo Euromaidan filo-europeo, la popolazione ribelle dell'est, appoggiata politicamente e militarmente dalla Russia (definiti omini verdi), si è detta contraria al nuovo governo di Kiev e in segno di protesta ha occupato diversi edifici governativi, militari e non, in particolare nelle zone del Donbass e dintorni. In Ucraina dell'est si è dunque andata creando una vera e propria invasione del territorio da parte di ribelli paramilitari e militari di stampo russofono, aiutati da volontari e militari russi.[senza fonte]
Il 7 aprile 2014 anche l'Oblast' di Donec'k ha dichiarato unilateralmente l'indipendenza dall'Ucraina in seguito a un referendum e pochi giorni dopo l'autonominato presidente della Repubblica Popolare di Doneck Pavel Gubarev ha dichiarato la futura annessione alla Russia.
La crisi ucraina ha risuonato anche fuori dal paese inasprendo le relazioni tra Russia e Occidente, in particolare gli Stati Uniti, i quali si sono scambiati accuse a vicenda sul lato politico: se da un lato l'Occidente accusa la Russia di appoggiare in ambito militare i ribelli dell'est dell'Ucraina contribuendo a fomentare le rivolte, la Russia ribadisce le violazioni da parte di quello che definisce come illegittimo governo di Kiev nel sopprimere le rivolte con la violenza, non curandosi dei diritti umani e bombardando i civili nella parte russofona del paese senza fare nulla per distendere la tensione. Da parte sua, la Russia ha intensificato lo schieramento di truppe militari al confine con l'Ucraina, fatto che è stato denunciato più volte dalla NATO come atto d'aggressione[26].
Dal 21 dicembre 2007, in seguito all'estensione dell'area Schengen, arrivata fino alla Polonia, sono aumentate le pressioni ucraine sull'Unione europea per un'accelerazione del processo di integrazione. Schengen, infatti, comporta un notevole inasprimento del regime dei visti fra i paesi che vi aderiscono e gli altri e ciò ha reso molto difficile i passaggi di frontiera dall'Ucraina alla Polonia, che erano prima circa 6,5 milioni l'anno. Questo è un problema soprattutto per le circa centomila persone che si stima vivessero di traffici transfrontalieri e per gli abitanti della Galizia, inclusa nella Polonia dal XV al XVIII secolo, poi governata dall'Austria e di nuovo unita alla Polonia dal 1921 al 1941, dove pertanto molti abitanti hanno parenti oltreconfine. Per questo Polonia e Ucraina hanno sottoscritto un accordo secondo cui gli abitanti a meno di 50 km dal confine non avranno bisogno dei visti, se l'UE approverà[27].
Nel 2017 l'Unione europea ha approvato la liberalizzazione del regime dei visti Schengen per tutti i cittadini ucraini dotati di passaporto biometrico.
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