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La scomparsa di Denise Pipitone è un fatto di cronaca relativo ad una minore italiana avvenuto il 1º settembre 2004 a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani. La bambina, che all'epoca aveva quasi quattro anni, sparì mentre si trovava nei pressi della casa della nonna materna.[1]
La mattina del 1º settembre 2004 Denise Pipitone, bambina nata il 26 ottobre 2000, è scomparsa da Mazara del Vallo, dove abitava, mentre giocava davanti a casa in compagnia della nonna.[2] Alle 11:45 è stata vista l'ultima volta da una zia sul marciapiede in strada.[3] L'allarme della scomparsa è stato dato quello stesso giorno.
In seguito alla scomparsa sono stati segnalati alcuni avvistamenti, confermati e non:
Le ricerche sono partite immediatamente, ma senza produrre alcun riscontro per oltre un mese. Il primo avvistamento fondato si è avuto a Milano in ottobre da parte di una guardia giurata in servizio ad una banca. La bambina si sarebbe trovata in compagnia di un gruppo di persone rom, con l'implicita ipotesi del rapimento.
Negli anni sono stati diversi gli spunti presentati agli investigatori, ma le indagini si sono sempre concentrate nell'ambito familiare allargato. Fra gli spunti la pista gitana è stata spesso una costante, che non ha mai avuto alcuna conferma.
Secondo l'ultima ricostruzione proposta dagli inquirenti, Denise sarebbe stata rapita dalla sorellastra Jessica Pulizzi, anche lei minorenne, con la complicità della madre Anna Corona e dell'ex fidanzato Gaspare Ghaleb per motivi sottesi a «vendetta e gelosia perché Denise e Jessica Pulizzi sono figlie dello stesso padre, Piero Pulizzi». La posizione di Anna Corona, indagata in un secondo filone d'indagine per sequestro di minorenne, è stata archiviata dal gip di Marsala nel dicembre 2013.[8]
Jessica Pulizzi, accusata di concorso in sequestro di minorenne, fu rinviata a giudizio dal Giudice dell'udienza preliminare di Marsala il 18 gennaio 2010. Il processo di primo grado iniziò il 16 marzo 2010 e durò tre anni. La procura di Marsala chiese la condanna a 15 anni di reclusione per sequestro di minore, ritenendola "colpevole senza alcun dubbio" per via di una serie di indizi chiari, univoci e convergenti. Secondo l'accusa, la mattina del 1 settembre 2004, la Pulizzi aveva prelevato Denise e l'aveva condotta a casa del padre (Piero Pulizzi) per avere la conferma che fosse sua figlia, non trovandolo consegnò la bambina a persone mai identificate.
La donna fu assolta al termine del processo di primo grado dal Tribunale di Marsala il 27 giugno 2013 per insufficienza di prove. La Corte d'appello di Palermo il 2 ottobre 2015 confermò l'assoluzione di Jessica Pulizzi per insufficienza di prove, rigettando la richiesta di condanna a 15 anni di reclusione, per sequestro di minore, avanzata dal procuratore generale della Corte d'appello di Palermo Rosalba Scaduto, la quale durante la sua requisitoria affermò che Jessica Pulizzi partecipò al sequestro della sorellastra, e pertanto andava riconosciuta colpevole del reato di cui era accusata. Il 19 aprile 2017 la Cassazione confermò in via definitiva l'assoluzione di Jessica Pulizzi, accusata di sequestro di minore, ma al tempo stesso l'esistenza motivata di un movente. Per gli addebiti del coimputato, al termine del processo di secondo grado è intervenuta la prescrizione del reato.
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Il contenuto presentato dell'articolo di Wikipedia è stato estratto 2021-04-13 sulla base di https://it.wikipedia.org/?curid=8904166