Sono tornato

Sono tornato
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Massimo Popolizio interpreta Mussolini in una scena del film
Paese di produzioneItalia
Anno2018
Durata100 min
Rapporto2,35:1
Generecommedia, fantastico, satirico
RegiaLuca Miniero
SceneggiaturaLuca Miniero, Nicola Guaglianone
ProduttoreMarco Cohen, Fabrizio Donvito, Benedetto Habib
Produttore esecutivoFerdinando Bonifazi, Daniel Campos Pavoncelli
Casa di produzioneIndiana Production
Distribuzione in italianoVision Distribution
FotografiaGuido Michelotti
MontaggioValentina Mariani
Effetti specialiFabio Trasversari
MusichePasquale Catalano
ScenografiaTonino Zera
CostumiEleonora Rella
Interpreti e personaggi

Sono tornato è un film del 2018 diretto da Luca Miniero.

La pellicola è un remake del film tedesco Lui è tornato (2015), in cui veniva raccontato l'ipotetico ritorno di Adolf Hitler nella Germania odierna e le sue conseguenze. Nella trasposizione italiana, il protagonista è Benito Mussolini, interpretato da Massimo Popolizio. Per il suo lavoro sul soggetto del film, Guaglianone ha ricevuto il Premio Flaiano per la sceneggiatura.

Trama

Nel 2017 Benito Mussolini cade dal cielo a Roma davanti alla Porta Alchemica senza essere invecchiato di un solo giorno e credendo di essere ancora nel 1945; inizialmente disorientato da una società molto diversa da quella che conosceva, incappa nell'aspirante regista Andrea Canaletti, da poco licenziato dal canale My Tv per cui lavorava e per il quale stava girando un servizio davanti alla porta magica dove era caduto il dittatore.

Intenzionati a sfruttarsi a vicenda, Canaletti e Mussolini (che viene creduto, da Canaletti e non solo, un semplice attore che recita la parte) iniziano un viaggio per l'Italia, il primo per girare un documentario in grado di renderlo celebre, il secondo per saggiare lo stato d'animo degli Italiani nella speranza di poter un giorno riprendere il potere. Viaggiando su e giù per il Paese i due raccolgono in poco tempo un gran numero di consensi fino al giorno in cui la popolarità di Mussolini diviene tale che l’ambiziosa Katia Bellini, nuova direttrice di My Tv, decide di creare uno show televisivo dedicato all'apparentemente finto dittatore, le cui idee stanno facendo sempre più presa nell'immaginario collettivo.

Lo spettacolo, come prevedibile, si rivela un successo internazionale che attira persino l'attenzione dei principali media stranieri, facendo la fortuna sia di Mussolini, che vede aumentare a dismisura il proprio consenso, che di Canaletti, reintegrato nell'azienda e rapidamente promosso. Solo in pochi trovano il coraggio di criticare la retorica fanatica e populista del dittatore e del circo mediatico che gli è stato creato attorno, e il personaggio viene celebrato nel nome della satira e delle esigenze di spettacolo. Le cose tuttavia cambiano drammaticamente quando il vicedirettore di MyTv, nipote di un partigiano, per vendicarsi di essere stato scavalcato e messo in secondo piano dalla Bellini, fa in modo di rendere pubblico - durante un dibattito tra Mussolini ed Enrico Mentana - il video dell'uccisione di un cane ad opera del dittatore durante il giro d'Italia con Canaletti, che viene quindi duramente criticato e messo alla porta assieme a Mussolini e alla stessa Katia.

Rimasti senza casa e senza lavoro, Canaletti e Mussolini trovano momentaneo rifugio a casa della fidanzata di Andrea, Francesca (che è riuscito a conquistare anche grazie allo stesso Mussolini), ma qui il dittatore viene riconosciuto dall'anziana nonna della ragazza, una sopravvissuta al rastrellamento del ghetto di Roma e al successivo internamento ad Auschwitz. Canaletti, ormai disgustato dall'ideologia criminale del dittatore, prende le distanze da lui, che, ritrovatosi di colpo solo, una notte viene violentemente pestato da alcuni uomini mascherati: a prima vista sembra una reazione violenta di animalisti, provocata dal video dell'uccisione del cane ma in realtà si tratta di una messinscena, orchestrata dalla Bellini stessa per tornare alla ribalta su una rete televisiva concorrente a My Tv (mentre Mussolini rivede in lei Claretta Petacci).

Nel frattempo, Canaletti, riguardando il materiale di regia da lui girato poco prima dell'incontro con Mussolini, vede l'uomo cadere dal cielo alle sue spalle, e, recatosi sul luogo dell'evento (la famosa Porta Alchemica), capisce che, secondo la leggenda in realtà vera, si tratta di un punto di contatto tra il mondo dei vivi e l'aldilà, rendendosi quindi conto che quello che fino a quel momento riteneva un comico è davvero Benito Mussolini. Nello stesso momento la Bellini, sfruttando il finto pestaggio, riesce a rientrare nel mondo dei media e ad organizzare un nuovo spettacolo televisivo assieme al Duce, riavendo denaro e successo; Canaletti irrompe sulla scena, tentando di convincere tutti che non è un semplice attore, ma - pur avendo l'opportunità di ucciderlo - rinuncia a sparargli per non diventare come lui, e viene arrestato. Ormai totalmente riabilitato dagli italiani (inclusa persino la padrona del cane da lui ucciso, che accetta in diretta di perdonarlo), Mussolini è pronto a sfruttare il suo carisma e la potenza dei media per cercare di riprendere il potere.

Produzione

«Ci siamo ben guardati di far proporre a Mussolini una qualche soluzione ai problemi del paese (...) i suoi discorsi sono puro populismo, eppure quando arringa in televisione ci convince perché ci somiglia molto. Tocca ad una donna malata di Alzheimer ricordarci cosa ha fatto.»

(Luca Miniero[1])

Così come nell'originale tedesco il film è composto anche da scene improvvisate in cui Massimo Popolizio interagisce nei panni di Mussolini con persone ignare della finzione in atto, scatenando le reazioni più disparate[2][3].

Le riprese si sono svolte in diverse località della Penisola tra cui Roma, Napoli, Firenze, Milano e in Umbria[3][4].

Distribuzione

Il film è uscito nelle sale italiane il 1º febbraio 2018, distribuito da Vision Distribution.[2] ed è stato trasmesso in prima TV il 5 luglio 2022 su Canale 5.

Accoglienza

Incassi

Il film ha incassato 2,2 milioni di euro in Italia.[5]

Critica

La pellicola ha registrato, sin dalla sua uscita nelle sale, un gran numero di commenti focalizzati, in particolare, sulla profonda riflessione che il film susciterebbe nello spettatore a proposito della possibilità di un ritorno (fermamente condannato) del fascismo in Italia:[6]

«[Il film ci dice] quanto il mondo attuale sia fascista, ipotizza come Benito Mussolini, nel 2018, verrebbe accolto. In maniera trionfale. Come tutti i nazional populisti dopo di lui. E adesso.»

(Boris Sollazzo, recensione su Rolling Stone, , 2 febbraio 2018)

La durezza di alcune scene, in realtà, rappresenta un espediente narrativo utilizzato per far indignare lo spettatore, per spronarlo ad una «seria riflessione sulla società sia civile che "mediatica" italiana di oggi e sugli effettivi rischi di una "What if story" di tale portata».[7]

Il rapporto dei media con la politica è un topos che percorre tutta l'opera, in particolare con i numerosi riferimenti ai talk show di oggi:[8]

«Luca Miniero non fa trasparire mai un giudizio sulla figura di Mussolini, ce lo mostra come una maschera, un personaggio che si adegua perfettamente nel salotto televisivo, così come avviene con i partecipanti di un reality. "Sono tornato" sembra voler esser più una riflessione della parabola dei media, di come vengono utilizzati oggi e come, il pubblico, perdoni persino un omicida di cani attraverso un meccanismo di tv-verità.»

(Maria Teresa Ruggiero, recensione su Universal Movies, , 31 gennaio 2018)

Sull'importanza dei social media concorda Gabriele Niola (Wired), secondo cui è proprio il "ruolo-potere" della televisione a rappresentare il tema portante della pellicola:[9]

«È dunque nella tv che il Mussolini di Luca Miniero e Nicola Guaglianone (co-sceneggiatore del film) vive i suoi alti e i suoi bassi. Nonostante passi gran parte del film in giro per l’Italia come un politico di una volta, nei campi e per le strade intento a capire il paese per poterlo riconquistare, sarà poi una trasmissione a dargli il vero lustro, saranno delle immagini registrate a metterlo in crisi di popolarità, e infine sarà un’altra trasmissione a dargli un possibile riscatto.»

(Gabriele Niola, recensione su Wired, 02 febbraio 2018)

La pellicola ha voluto criticare, in particolare, la capacità della società mediatica contemporanea di eliminare qualsiasi traccia della memoria storica di una nazione, arrivando a cancellare persino i crimini più efferati commessi da un dittatore:[10]

«Per accattivarsi l'italiano medio è sufficiente qualche selfie e tre, quattro, frasi fatte da riproporre a piacimento. Sono tornato racconta come l'audience, i like, lo share - più banalmente il consenso - azzeri qualsiasi nefandezza. La memoria è labile e nel caos emerge chi sa fingersi sicuro e disponibile.»

(Andrea Desideri, recensione su Silenzio in sala, , 31 gennaio 2018)

Infatti, la tematica principale affrontata dalla pellicola, direttamente collegata alle imminenti elezioni politiche, sarebbe proprio quella della «memoria storica»:[11]

«Memoria… ecco la parola magica che serve da chiave di lettura del nuovo film di Luca Miniero, una commedia in cui la risata diventa prima sorriso e poi ghigno satanico e poi ancora smorfia di disgusto, e che arriva in sala nel bel mezzo di un'aspra campagna elettorale a tirarci per le orecchie, a spedirci dietro alla lavagna rimproverandoci che la lezione, se mai l’abbiamo imparata, abbiamo fatto troppo in fretta a scordarcela, e che l’entrata in guerra, le leggi razziali, le libertà di stampa e di opinione cancellate e calpestate, la marcia su Roma e il delitto Matteotti sono orrori che, invece di precipitare nell’oblio, dovrebbero essere ricordati proprio come quell'Olocausto che ogni 27 gennaio rammentiamo.»

(Carola Potro, recensione su Comingsoon.it, , 30 gennaio 2018)

Al contrario, secondo la recensione di MYmovies.it, la pellicola avrebbe perso l'occasione di schierarsi più apertamente contro l'ideologia fascista:[12]

«Sono tornato esce a un mese dal voto ed è chiaramente inteso come un monito pre elettorale. Ma la sua potenziale efficacia, tanto comica quanto pedagogica, è vanificata dalla scelta (...) di non affrontare mai l'ideologia fascista nella sua pericolosità, né tantomeno nella sua componente ridicola, per concentrarsi sulla figura di un uomo che si esprime per frasi celebri: frasi che, tolte dal contesto, possono apparire come perle di saggezza. (...) In questo modo non è né un antidoto a che la Storia si ripeta, né una messa in ridicolo di certi "ragionamenti di pancia" tanto popolari ai nostri giorni. Non è nemmeno abbastanza politically incorrect da fare veramente ridere, limitandosi a dipingere la nostra epoca come più confusa che amorale, più solitaria che egocentrica, più teneramente nostalgica che tenacemente reazionaria. Il che, alla vigilia delle elezioni, è quantomeno discutibile.»

(Paola Casella, recensione su MYmovies.it, , 30 gennaio 2018)

Altri si sono soffermati sulla mediocrità della trama e delle scene, in particolare quella girata all'interno di un circolo neofascista romano:[13]

«Sono tornato non sa gestire il potenziale eretico e comico allo stesso tempo insito nel progetto, e per di più sceglie posizioni a dir poco imbarazzanti, come lo sdoganamento di un fantomatico partito neofascista (CasaPound? Forza Nuova? Chissà, forse un mix fra le due componenti) nella cui sede Matano e Popolizio si recano come se questi potessero far parte di un percorso democratico della nazione.»

(Raffaele Meale, recensione su Quinlan, , 29 gennaio 2018)

Altra questione, ben evidenziata nella pellicola, sarebbe l'inadeguatezza della normativa sull'apologia del fascismo che «fa acqua da tutte le parti perché non c’è la reale intenzione di metterla in pratica, lasciando che germi del pensiero mussoliniano invadano ancora la dialettica politica e condizionino alcune posizioni – permettendo il proliferare del folle pensiero "il fascismo fece anche cose giuste" [...] ».[13]

Secondo Mariarosa Mancuso (Il Foglio) il film è «abbastanza deprimente», soprattutto per la mancanza di gag nella seconda parte del film, in cui:[14]

«Benito Mussolini conquista il suo show televisivo, e vanta un notevole seguito di italiani "quando c’era lui" (i treni arrivavano in orario, l’Italia era rispettata, avevamo le terre al sole). Non sono tutti nostalgici, ad alcuni l’età neppure lo consente. Sono convinti che i problemi dell’Italia di oggi siano identici a quelli di allora, e che solo l’uomo forte possa risolverli. Pronti a farsi un selfie, a tentare un saluto romano, a commuoversi per un cagnolino morto più che per le leggi razziali

(Mariarosa Mancuso, recensione su Il Foglio, 03 febbraio 2018)

Altri hanno fatto notare che la pellicola problematizza polemicamente il ritorno del leader totalitario in un paese disposto ancora a dargli credito: «Sono tornato è un viaggio attraverso il populismo di una nazione che, tra il serio e il faceto, ancora oggi non saprebbe opporsi alle idee totalitarie e dispotiche di un “uomo forte” che, sin dalla sua (nuova) apparizione, non mente sulle sue reali intenzioni: riprendere in mano il potere e governare il paese».[15] Infatti, l'Italia – nella rappresentazione cinematografica, viene vista come:

«(...) un paese senza memoria, disposto al perdono, sempre in cerca di una figura forte capace di intercettare il malessere strisciante di un popolo che ha sempre preferito affidarsi a chi sapeva prenderlo “per la pancia” e mai opporsi, neanche di fronte l’evidenza (...)»

(Valerio Sammarco, recensione sulla Rivista del cinematografo, , 29 gennaio 2018)

In questo senso, Christian Raimo (Internazionale) ha ritenuto che il film abbia affrontato le tematiche inerenti al periodo fascista affiancandole ai problemi dell'età contemporanea:[16]

«Il fascismo raccontato nel film, nelle parole del duce, nelle sue citazioni, non sembra altro che il populismo di oggi: la sfiducia totale nella democrazia rappresentativa, i partiti, i sindacati, la politica in generale; il desiderio di una dittatura morbida; l’ignoranza storica; il maschilismo; la ferocia televisiva o dei social network nell’acclamare un uomo che arringa la folla e nel gettarlo nella polvere il giorno dopo. A un certo punto di Sono tornato questa equivalenza è addirittura esplicitata: “Molti teatranti hanno provato a imitarmi!”.»

(Christian Raimo, recensione su Internazionale, 02 febbraio 2018)

Criticando però alcune scene, per la loro banalizzazione della dittatura fascista:

«[il Duce] fa da consulente al suo sodale Canaletti-Matano per le questioni sentimentali e lavorative. Lo sprona a comportarsi da maschio e non da rammollito e così Canaletti riesce a rimorchiare una sua collega. Gli dà uno schiaffo per esortarlo ad alzare la testa con il suo capo e così Canaletti prende coraggio e fa una scenata in ufficio e riesce a ottenere il riconoscimento che voleva. Il sottinteso è che essere fascisti vuol dire farsi valere, mostrarsi duri in un mondo debosciato, “voi tutti schiavi e chini sui social network”»

(Christian Raimo, recensione su Internazionale, 02 febbraio 2018)

Riconoscimenti

Note

  1. ^ Chiara Ugolini, 'Sono tornato', Luca Miniero: «Benito Mussolini oggi? Vincerebbe le elezioni», in la Repubblica, 29 gennaio 2018. URL consultato il 14 febbraio 2019.
  2. ^ a b 'Sono tornato', Luca Miniero: "Benito Mussolini oggi? Vincerebbe le elezioni", in La Repubblica, 31 gennaio 2018.
  3. ^ a b Arianna Finos, Mussolini torna in vita nel film di Miniero: "Ecco come reagirebbe l’Italia oggi", in La Repubblica, 10 ottobre 2017.
  4. ^ Tommaso Contini, Sono Tornato: Informazioni esclusive sul nuovo film con Frank Matano [collegamento interrotto], su Movied, 24 giugno 2017.
  5. ^ Storico Incassi Italia Sono tornato, su movietele.it. URL consultato il 18 agosto 2019.
  6. ^ Boris Sollazzo, Sono Tornato, in Rolling Stone, 2 febbraio 2018. URL consultato il 6 febbraio 2018 (archiviato il 5 febbraio 2018).
  7. ^ Luca Cardarelli, Sono Tornato (2018), in Cinematik, 29 gennaio 2018. URL consultato il 6 febbraio 2018 (archiviato il 5 febbraio 2018).
  8. ^ Maria Teresa Ruggiero, [Recensione] Sono tornato, il film di Luca Miniero sul ritorno di Mussolini, in Universal Movies, 31 gennaio 2018. URL consultato il 6 febbraio 2018 (archiviato il 6 febbraio 2018).
  9. ^ Gabriele Niola, Sono tornato: Mussolini, le due Italie e il potere dei media, in Wired, 2 febbraio 2018. URL consultato il 19 febbraio 2019 (archiviato il 19 febbraio 2019).
  10. ^ Andrea Desideri, Sono tornato (2018), in Silenzio in Sala, 31 gennaio 2018. URL consultato il 20 febbraio 2019 (archiviato il 20 febbraio 2019).
  11. ^ Carola Proto, Sono tornato - Recensione, in Comingsoon.it, 30 gennaio 2018. URL consultato il 14 settembre 2018 (archiviato il 13 settembre 2018).
  12. ^ Paola Casella, Sono Tornato, in MYmovies.it, 30 gennaio 2018. URL consultato il 6 febbraio 2018 (archiviato il 6 febbraio 2018).
  13. ^ a b Raffaele Meale, Sono Tornato, in Quinlan, 29 gennaio 2018. URL consultato il 6 febbraio 2018 (archiviato il 6 febbraio 2018).
  14. ^ Mariarosa Mancuso, Sono tornato, in Il Foglio, 3 febbraio 2018. URL consultato il 6 febbraio 2018 (archiviato il 6 febbraio 2018).
  15. ^ Valerio Sammarco, Sono tornato, in Rivista del cinematografo, 29 gennaio 2018. URL consultato il 14 settembre 2018 (archiviato il 13 settembre 2018).
  16. ^ Christian Raimo, Sono tornato parla del fascismo in modo ambiguo, in Internazionale, 2 febbraio 2018. URL consultato il 14 settembre 2018 (archiviato il 13 settembre 2018).
  17. ^ Jolanda Ferrara, Storaro, Scarano, Botteri e altre star premiati al Flaiano, su il Centro, 6 luglio 2018. URL consultato il 18 maggio 2019.

Bibliografia

Collegamenti esterni

Informazione

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