Roberto Benigni | |
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Nazionalità | Italia |
Genere | Folk Pop |
Periodo di attività musicale | 1971 – in attività |
Album pubblicati | 8 |
Studio | 6 |
Raccolte | 2 |
Roberto Remigio Benigni (Castiglion Fiorentino, 27 ottobre 1952) è un attore, comico, regista e sceneggiatore italiano.
Noto e popolare monologhista teatrale, dalla comicità ironica e dissacrante, è diventato personaggio pubblico tra i più conosciuti e apprezzati in Italia e nel mondo. Le sue interpretazioni cinematografiche e le sue apparizioni televisive mettono in scena un carattere gioioso e irruente, facendo leva, in quest'ultime, sulla sovversione del clima dei programmi di cui è ospite. Fra i numerosi riconoscimenti vale ricordare l'Oscar al miglior attore, conseguito nel 1999 per l'interpretazione nel film (da lui stesso diretto) La vita è bella; a cui segue un Oscar al miglior film straniero per la stessa pellicola. È stato l'unico interprete maschile italiano a ricevere l'Oscar come miglior attore protagonista recitando nel ruolo principale in un film in lingua straniera, dopo quello vinto da Anna Magnani nel 1956 e da Sophia Loren nel 1962.
Benigni si è impegnato come lettore, interprete a memoria e commentatore della Divina Commedia di Dante Alighieri. Nelle vesti di divulgatore ha, inoltre, recitato il Canto degli Italiani, i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana e i dieci comandamenti biblici ricevendo consensi di pubblico e critica.
Roberto Benigni nasce a Manciano La Misericordia, frazione di Castiglion Fiorentino (in provincia di Arezzo), il 27 ottobre 1952 da Luigi Benigni (1919-2004) e Isolina Papini (1919-2004), entrambi contadini.[1][2][3] Roberto è il più giovane dopo le sorelle Bruna (1945), Albertina (1947) e Anna (1948). Di carattere allegro ed espansivo sin da giovanissimo, si trasferisce nel 1958 con tutta la famiglia a Prato, prima nella frazione di Galciana e poi in seguito in quella di Vergaio, dove vive tuttora la sua famiglia di origine.
Iscritto dapprima in un seminario fiorentino, lo abbandona dopo l'alluvione del 4 novembre 1966, per compiere gli studi secondari nell'istituto tecnico commerciale Datini di Prato conseguendo il diploma di ragioniere. La sua vera grande passione è però lo spettacolo. Nel 1983 durante le riprese di Tu mi turbi conosce l'attrice cesenate Nicoletta Braschi che diventerà sua moglie il 26 dicembre 1991 con una cerimonia privata nel convento di clausura delle suore cappuccine di via Pacchioni a Cesena, città natale della donna; da quel momento l'attrice sarà praticamente presente in tutti i film diretti dal marito.
Dopo avere cominciato come cantante e musicista debutta sul palcoscenico nel dicembre del 1971, non ancora ventenne, al Teatro Metastasio di Prato con lo spettacolo Il re nudo di Evgenij L'vovič Švarc, diretto da Paolo Magelli. A Firenze fa la conoscenza fondamentale di Luigi Delli, Carlo Monni e Donato Sannini e successivamente gli viene presentato dai suddetti Marco Messeri, col quale si avvia – i due, durante gli anni settanta, portano in scena in coppia vari spettacoli (Bertoldo Azzurro, Mi Voglio Rovinare, Pa ra pa pà, Scherzo di Mano etc) scritti e diretti dallo stesso Messeri – verso forme di spettacolo comico d'avanguardia, di scherzo popolare da strada. Intanto, nell'autunno del 1972, i due si trasferiscono a Roma.
Qui collabora anche con Lucia Poli nella compagnia Beat '72 nel Teatro dei Satiri e nel Teatro San Genesio, partecipando a diversi spettacoli; di alcuni cura anche la regia. Nel 1975 fa un incontro fondamentale per la sua carriera, con Giuseppe Bertolucci, che scrive per lui il monologo Cioni Mario di Gaspare fu Giulia, che ottiene grandissimo successo dapprima al Teatro Alberico di Roma e portato poi su tutti i palcoscenici italiani.
Il personaggio di contadino toscano che egli delinea, in gran parte autobiografico, contiene già l'ambivalenza che caratterizza anche in seguito le sue interpretazioni: da un lato, una smisurata esuberanza gestuale e soprattutto verbale, che ricorre volentieri all'eloquio plebeo e all'aperta irriverenza verso qualsiasi forma di autorità; dall'altro lato un candore quasi infantile, che lascia spesso intravedere una vena di surreale e malinconica poesia. Nel 1976 viene invitato al Premio Tenco che contribuirà in modo notevole alla sua affermazione e a cui parteciperà anche nel 1977, 1979, 1981 e 1986.
Il personaggio di Cioni suscita anche grande scandalo e molti interventi censori, nel programma satirico di Rai 2 Onda libera (il cui titolo originale avrebbe dovuto essere Televacca), e Vita da Cioni, approdando infine al cinema nel 1977 nel film, diretto e sceneggiato dallo stesso Giuseppe Bertolucci, Berlinguer ti voglio bene, che ne asseconda l'estrema mobilità e la loquacità incontenibile. La pellicola attraversa numerose traversie, prima di affermarsi presso una parte di pubblico e critica come un film cult. I censori dell'epoca avversano la pellicola, impedendone la diffusione in molte sale. Benigni non trova un forte supporto, anche da parte della critica specializzata, che non si schiera con l'artista.
L'immagine del primo Benigni si forma dunque come personaggio scomodo e ribelle, di nicchia, osteggiato da una parte e amato dall'altra, imprevedibile e sempre capace di provocare sorprese e, a volte, choc. Simpatizzante del Partito Comunista Italiano, il 16 giugno 1983 apparve a una manifestazione della FGCI a Roma, dove prese in braccio e dondolò il leader Enrico Berlinguer, persona molto seria. Fu un fatto senza precedenti; fino ad allora, i politici italiani erano noti per la loro seriosità e formalità, e Berlinguer era forse il più serio di tutti. L'evento segnò una svolta, dopo la quale i politici sperimentarono nuovi modi, frequentando anche manifestazioni meno formali e in generale modificando lo stile della loro vita pubblica verso un'apparenza più familiare.[4]
Durante il Festival di Sanremo 1980, di cui è presentatore, scandalizza il pubblico inscenando un bacio appassionato, in diretta televisiva, con la conduttrice Olimpia Carlisi, ma soprattutto fa storia il suo epiteto Wojtilaccio per apostrofare bonariamente il Papa venuto dall'Est, Giovanni Paolo II. In seguito compare ancora in televisione, come ospite d'onore in spettacoli condotti da Pippo Baudo (ancora al Festival di Sanremo 2002) e Raffaella Carrà, nonché nei talk show statunitensi, soprattutto quello, popolarissimo, di David Letterman.
Con Bertolucci collaborerà ancora nel 1983 con un'antologia di spettacoli tenuti dal comico nelle piazze e nei teatri di tutta Italia, Tuttobenigni, replicata poi in videocassetta nel 1996 con Tuttobenigni 1995/96. È proprio tramite Bertolucci che Benigni entra in contatto con lo sceneggiatore Vincenzo Cerami col quale affronterà la fase più matura della carriera.
Dopo una comparsata nello sceneggiato Sorelle Materassi nel 1972 (sua prima esperienza di attore in assoluto), dopo il successo di Onda Libera, prende parte alla miniserie televisiva Ma che cos'è questo amore? (1979) per la regia di Ugo Gregoretti.
Ma è soprattutto a teatro che appassiona il pubblico, specie con il one-man show Tuttobenigni nel quale è protagonista assoluto delle sue varie macchiette; il successo porta Benigni a riproporre lo spettacolo nel 1983 e poi nuovamente nel 1989. Nel 1977 è di nuovo sul piccolo schermo col programma Del resto, fu un'estate meravigliosa. Mentre prosegue l'attività cinematografica in ruoli di secondo piano, tranne nel ruolo da protagonista di un bizzarro maestro elementare nel film Chiedo asilo di Marco Ferreri, nel 1978 partecipa al programma televisivo di Renzo Arbore L'altra domenica, nelle vesti di uno stralunato e improbabile critico cinematografico. Questa nuova forma di comicità attirò l'interesse della critica, che negli anni a venire verrà spaccata in due tra cui la giudicherà come una forma d'ironia rivoluzionaria e divertente e chi invece la considera scandalosa e inappropriata.
La collaborazione con Arbore continua con altri due film: Il pap'occhio del 1980 e "FF.SS." - Cioè: "...che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?" del 1983. Nel primo si racconta l'inaugurazione di un fantomatico, e in grande anticipo sui tempi, Centro Televisivo Vaticano; il secondo è un viaggio goliardico nei vizi dell'Italia degli anni 1980 compiuto da una donna delle pulizie, raccontato in una fantomatica sceneggiatura volata via dallo studio di Federico Fellini. Il primo diventa un cult del cinema italiano e sbaraglia tutti i record al botteghino, mentre il secondo non ottiene il successo sperato ed è destinato a venire presto dimenticato.
Entrambe le pellicole si attirano i fulmini censori e le ire del maestro riminese, che tenterà un'azione legale contro il regista. Benigni soprattutto nella prima pellicola è letteralmente scatenato: da antologia le scene sul balcone papale, dove il nostro si affaccia al posto del Pontefice, e soprattutto l'impagabile monologo con l'affresco del Giudizio Universale, dapprima tagliato dalla censura e poi riproposto integralmente nel 1998, alla pubblicazione in videocassetta. Nel febbraio 2005 Benigni torna ancora insieme ad Arbore in televisione come ospite a sorpresa in un suo programma di grande successo, Speciale per me - Meno siamo, meglio stiamo!, dove recita un canto della Divina Commedia di Dante Alighieri.
«Chi siete? [...] Cosa portate? [...] Sì, ma quanti siete? [...] Un fiorino!» |
(Non ci resta che piangere) |
Nel 1983 ha inizio la sua carriera di regista cinematografico con Tu mi turbi, film in quattro episodi dove ha ancora modo di mostrare la sua incontenibile verve nella famosa scena della guardia al Milite Ignoto. Il film viene apprezzato da pubblico e critica, quest'ultima però accoglie tiepidamente la sua prova dietro la macchina da presa.
Grandissimo successo al botteghino e di cassetta lo ottiene poi, nel 1984, Non ci resta che piangere, scritto, diretto e interpretato con Massimo Troisi, pieno di gag e tormentoni entrati nel linguaggio comune e divenuti immortali.[5][6] I due comici, grandi amici, simili per l'uso personale della parola e della mimica e per il ricorso al dialetto, ma anche profondamente diversi per l'appartenenza a due universi culturali tra loro assai distanti, appaiono come complementari in questo che restò il loro unico film recitato in coppia.
L'idea iniziale era quella di due uomini che si innamorano della stessa donna, ma questa risultò enormemente banale sia ai protagonisti sia a Giuseppe Bertolucci, anch'egli sceneggiatore della pellicola, e decisero quindi di cambiare rotta. Furono impiegate nove settimane di lavorazione, e alla sua uscita il film raccolse ben cinque miliardi di lire solo al primo weekend di programmazione, sorpassando di gran lunga i fenomeni del momento Indiana Jones e il tempio maledetto e Rombo di tuono. I critici lodarono il lavoro svolto dai due protagonisti, definendoli i nuovi Totò e Peppino De Filippo. Complessivamente il film incassò 15 miliardi di lire, piazzandosi nella top ten dei migliori incassi della stagione, superando altre commedie di successo come I due carabinieri di Carlo Verdone e Lui è peggio di me. Non ci resta che piangere rimarrà la loro unica collaborazione.
Sbarcato per la prima volta negli Stati Uniti d'America, recita in tre film diretti dall'amico Jim Jarmusch: Daunbailò (Down by law) del 1986, nella serie di cortometraggi Coffee and Cigarettes del 1987, ampliata e riproposta nel 2004, dove l'attore toscano si cimenta col mondo cupo e soffocante dell'emarginazione nelle metropoli statunitensi e in Taxisti di notte del 1991, film a episodi nel quale recita, in una Roma spenta e desolata, la parte di un tassista toscano che uccide un prete con la sua scabrosa confessione su amori non proprio ortodossi. Pellicole diventate "cult" per molti cinefili, in tutte e 3 partecipa – ora come attore ora come autore della colonna sonora – Tom Waits, di cui Benigni diventerà molto amico. Ruolo più brillante, invece, quello che affronta con Blake Edwards nel 1993, nel nuovo film della serie della Pantera Rosa intitolato Il figlio della Pantera Rosa, dove gli viene affidata la parte di Jacques Gambrelli, il figlio dell'ispettore Clouseau, l'indimenticabile Peter Sellers.
«Come compagni d'avventura ho scelto Benigni e Villaggio. Due geniali buffoni, due aristocratici attori, unici, inimitabili, che qualunque cinematografia può invidiarci tanto sono estrosi. Penso che possano essere gli amici ideali per inoltrarsi in un territorio che non ha mappe, né segnaletica.» |
(Federico Fellini[7]) |
Nel 1988 incomincia una proficua collaborazione con lo scrittore e sceneggiatore Vincenzo Cerami in quattro pellicole da lui anche prodotte per la sua Melampo Cinematografica, fondata insieme a Nicoletta Braschi nel 1991, che ottengono uno straordinario successo di pubblico: nella prima, Il piccolo diavolo, recita al fianco di Walter Matthau nei panni di un diavoletto inviato sulla terra per scoprire il mondo; nella seconda, Johnny Stecchino, si sdoppia in due personaggi e nella terza, Il mostro, allude certamente al famigerato mostro di Firenze per i delitti del quale in quegli anni si celebrava il processo a Firenze. In questi film mette a tacere la sua vena più aggressiva e popolana per concentrarsi, sempre con lo strumento comico dell'equivoco, su tematiche scottanti e attuali come appunto il mostro di Firenze e il fenomeno del pentitismo mafioso.
Tutte queste pellicole ottengono un successo inaspettato al botteghino. In particolare Il piccolo diavolo incassa oltre 40 miliardi di lire all'epoca della sua uscita[8], record bissato poi dal successivo Johnny Stecchino che arriva invece a quota 42 miliardi; quest'ultimo rimarrà peraltro uno dei suoi film più ricordati, e celebre rimane la frase del pentito Johnny (interpretato appunto da Benigni) rivolta al suo sosia: Nun me somigghia pe' niente. In questo film Benigni affronta il fenomeno del pentitismo mafioso, che però non viene visto totalmente di buon occhio dalla critica, specie per il periodo che l'Italia all'epoca stava affrontando, anche se verrà poi rivalutato negli anni a venire[9]. Nel 1994 con Il mostro Benigni batte sé stesso: il film si piazza al 1º posto della stagione cinematografica, davanti a capolavori come Il re leone e Forrest Gump, con circa 35 miliardi di lire, e a oggi si trova al 62º posto nella lista dei film di maggiore incasso in Italia[10].
Nel 1990 ha invece l'occasione di recitare in un film diretto da Federico Fellini, La voce della luna, tratto dal libro Il poema dei lunatici di Ermanno Cavazzoni, accanto a Paolo Villaggio, nel quale l'attore rinuncia per la prima volta alla maschera e al vernacolo per tratteggiare un personaggio lunare e inquieto, tutto teso ad ascoltare voci misteriose provenienti da un pozzo. La scelta di scritturare i due popolari comici viene così sintetizzata dal maestro riminese: «Benigni e Villaggio sono due ricchezze ignorate e trascurate. Ignorarne il potenziale mi sembra una delle tante colpe che si possono imputare ai nostri produttori». La pellicola «è una sorta di invocazione al silenzio contro il frastuono della vita contemporanea»;[11] ambientata in un contesto rurale e notturno, l'opera si pone «come un elogio della follia e una satira sulla volgarità dell'odierna civiltà berlusconiana».[12] Presentato fuori concorso al Festival di Cannes vede il prodigarsi di registi come Woody Allen e Martin Scorsese nel far distribuire il film anche in terra americana[13].L'anno seguente recita nella fiaba musicale di Sergej Prokof'ev Pierino e il lupo, sotto la direzione del prestigioso direttore d'orchestra Claudio Abbado.
In questo periodo, fino alla metà degli anni 1990, rimangono celebri anche le sue numerose ospitate televisive, in programmi di varietà come Fantastico dove inscena numerosi sketch totalmente improvvisati col conduttore Pippo Baudo, e anche di attualità come il celebre Il Fatto condotto da Enzo Biagi. Tale apparizioni creano però dei contrasti tra i mass media italiani, tra chi le giudica divertenti e chi invece le ritiene grottesche e pressoché esagerate[14].
«Buongiorno principessa!» |
(La vita è bella) |
Nel 1997 raggiunge la notorietà internazionale con l'acclamato film La vita è bella, che racconta la tragedia dell'olocausto in una declinazione differente da quella sino ad allora comunemente utilizzata (per esempio nel lungometraggio di Spielberg Schindler's List - La lista di Schindler). La pellicola suscita critiche per i tratti a volte più ironici, in contrasto con l'argomento trattato. Benigni, figlio di un ex-deportato (Luigi Benigni fu deportato durante la guerra in un campo di lavoro nazista, e il film si basa in parte sulle sue esperienze), ha difeso la scelta di trattare tale tema con approccio diverso, la sceneggiatura con tratti di dramma e di commedia, infatti, mira ad accentuare la drammaticità e la commozione di alcune scene, proprio grazie a questo contrasto. Il film esorcizza la tragedia ponendo l'accento sull'effetto che essa può avere su un bambino. Nella pellicola è proprio il padre, impersonato dall'attore toscano, a salvare il destino e l'animo del figlio.
Le riprese cominciano nel novembre 1996 e si concludono nell'aprile dell'anno successivo, con un costo complessivo di circa 15 miliardi di lire. Il film è girato principalmente ad Arezzo, città natale dello stesso Benigni, che comunque ha rivelato di aver avuto più di un'esitazione durante la lavorazione della pellicola, soprattutto per il fatto di affrontare un argomento così delicato in forma parzialmente ironica come era nel suo stile, ed è proprio quest'ultima caratteristica a lasciare perplessa la critica prima dell'uscita del film.
Per promuovere il film Benigni è ospite anche in numerose trasmissioni televisive d'oltreoceano, di cui la più celebre rimane quella al David Letterman Show, intervista in cui il comico inscenò anche diversi sketch col conduttore David Letterman, riguardo alla sua parlata in uno stentato inglese. Al botteghino italiano la pellicola supera ogni aspettativa, ottenendo oltre 31 milioni di euro e risultando così il secondo film di maggior incasso in Italia, subito dietro a Titanic di James Cameron, uscito lo stesso anno[8].
Alla prima TV del 22 ottobre 2001 su Rai Uno la pellicola ottiene oltre 16 milioni di spettatori con il 53% di share, risultando ancora oggi il film più visto della televisione italiana al suo primo passaggio in TV[15]. Fino al 2011 è stato il film italiano ad avere riscosso maggiori incassi al cinema in Italia.[16]
Il film riceve sette candidature all'edizione degli Oscar del 1999, portandone a casa tre nella notte del 21 marzo 1999[17]: quello per la miglior colonna sonora a Nicola Piovani, quello come miglior film straniero e quello per il miglior attore protagonista a Benigni, il quale fu il quinto a vincerlo per una commedia e, insieme a Laurence Olivier, l'unico ad aver vinto tale premio in un film diretto da sé stesso. Fu anche il quarto artista nella storia a ricevere nello stesso anno le candidature come attore, regista e sceneggiatore, dopo Orson Welles, Woody Allen e Warren Beatty.
Al momento della consegna del premio al miglior film straniero da parte di Sophia Loren, annunciato dall'attrice con la frase "And the Oscar goes to... Roberto!", l'attore toscano balzò sui braccioli e gli schienali delle poltrone della sala e raggiunse il palco passando sopra le teste dei divi di Hollywood presenti, suscitando clamore e divertimento del pubblico americano, abituato alla formalità della notte degli Oscar. Proprio questa gag improvvisata e il discorso di ringraziamento in un inglese stentato lo resero particolarmente simpatico e apprezzato negli Stati Uniti.[18] Benigni parla nel suo discorso dell'amore e dedica il premio a sua moglie, Nicoletta Braschi. Dopo aver ricevuto i premi, Benigni incontrò l'allora presidente della Repubblica Italiana Oscar Luigi Scalfaro e, stringendogli la mano, esclamò: "Ora ho l'Oscar nelle mie mani!".[19] Oltre a questo, il film fece incetta di premi: 5 Nastri d'argento, 9 David di Donatello e il prestigioso Grand Prix Speciale della Giuria al 51º Festival di Cannes, con uno scatenato Benigni che si distese ai piedi di un estasiato Martin Scorsese, presidente.
Subito dopo quel successo internazionale, scelse di comparire in un film per famiglie di produzione francese, Asterix e Obelix contro Cesare, diretto da Claude Zidi, accanto a Gérard Depardieu, a Christian Clavier e alla modella Laetitia Casta, interpretando Detritus, il perfido "consigliere" di Giulio Cesare.
Nel 2001 cominciò la lavorazione di Pinocchio, annunciata nell'autunno 2000 e uscito nelle sale italiane l'11 ottobre 2002, di cui firmò la regia, la sceneggiatura (con Vincenzo Cerami) e la produzione. Si trattò del film più costoso della storia del cinema italiano (45 milioni di euro).[20] Benigni scelse di essere quanto più fedele al romanzo di Carlo Collodi, e infatti sono davvero poche le differenze riscontrabili tra il romanzo e il film.
In Italia il film vinse due David di Donatello e un Nastro d'argento per la migliore colonna sonora, ma la critica non fu totalmente concorde nel considerarlo un'opera riuscita, denunciandone in particolare la mancanza di sentimento nell'interpretazione dei personaggi[21]. Al botteghino il film ottenne risultati ottimi in Italia (circa 26,2 milioni di euro)[22], mentre nel resto del mondo (e in particolare negli USA) fu un flop, arrivando a malapena a coprire i costi di produzione.[23] In America il film fu duramente stroncato dalla critica: oltre a essere scartato per la candidatura all'Oscar come miglior film straniero, ricevette 6 candidature ai Razzie Awards vincendone uno per il peggior attore protagonista,[24][25] Il sito Rotten Tomatoes lo inserirà poi nella lista dei peggiori film degli anni 2000.
Benigni venne preso di mira da parte della critica in particolar modo per la scelta di non aver incluso sui manifesti il nome del creatore di Pinocchio Carlo Collodi. La risposta del comico fu: «Collodi è un'assenza che più presenza non si può, è come dire che la Bibbia è tratto dall'omonimo romanzo di Dio. Tutti al mondo sanno che Pinocchio è di Collodi».
Nel 2004 produce, scrive e dirige il suo ottavo film, sempre a fianco della moglie Nicoletta Braschi, intitolato La tigre e la neve, uscito nelle sale il 14 ottobre 2005 distribuito da 01 Distribution. Si tratta della riproposizione di tematiche già presenti nel film La vita è bella (un uomo qualunque, ilare e giocoso innamorato di una donna), ambientate stavolta in un altro tragico contesto: la guerra in Iraq. Nel film, con Benigni e la Braschi, appaiono l'attore francese Jean Reno e l'amico di sempre Tom Waits.
Il film si rivela un discreto successo di pubblico in patria, ma viene accolto freddamente dalla critica nazionale e internazionale, oltre a rivelarsi un quasi fallimento al botteghino internazionale (24 milioni di dollari incassati a dicembre 2006, a fronte di un budget di circa 35 milioni).[26] Questo sarà il suo ultimo film fino al 2012, con l'arrivo nelle sale di To Rome with Love.
Il 27 ottobre 2005, inoltre, è ospite della trasmissione Rockpolitik, accanto ad Adriano Celentano e Luisa Ranieri, dove si esibisce in un monologo di tre quarti d'ora sulla libertà di espressione, riproponendo, in una versione tutta personale e aggiornata all'attualità politica del momento, una celebre scenetta del film Totò, Peppino e la... malafemmina (in cui il Principe de Curtis dettava una strampalata lettera a Peppino). Per finire poi con citazioni su libertà e democrazia tratte da Voltaire e Socrate. La sua apparizione fa registrare il picco d'ascolti della puntata, con oltre 15 milioni di spettatori sfiorando il 50% di share.[27]
Un rapporto particolare lega poi l'attore toscano con la Divina Commedia e Dante: tiene letture sull'argomento in diverse università ed è molto apprezzato per le sue recitazioni a memoria di interi canti del poema: resterà memorabile quella dell'ultimo canto del Paradiso avvenuta il 23 dicembre 2002 nel teatro di posa degli Umbria Studios a Terni, alla presenza di un folto pubblico televisivo, ispirate dalla tecnica della poesia estemporanea, una forma d'arte popolare in Toscana.
A partire dal 27 luglio 2006, in piazza Santa Croce a Firenze, Benigni ha tenuto un ciclo di letture dantesche. Tredici canti, uno per sera, letti e commentati, come in un unico grande racconto, dall'attore toscano più noto nel mondo. I canti della Divina Commedia che sono stati scelti sono i primi dieci, il XXVI e il XXXIII dell'Inferno e il XXXIII del Paradiso. Dal successivo novembre Benigni ha poi portato in giro per l'Italia le sue letture dantesche, in un tour chiamato Tutto Dante. Nel corso del 2007 lo spettacolo è stato proposto in alcune carceri italiane.
Ispirato al tour Tutto Dante, la RAI ha prodotto uno spettacolo, che vede protagonista lo stesso Benigni, diviso in una prima serata evento e altre dodici seconde serate. Il 29 novembre 2007 è andata in onda su Rai Uno la prima puntata della serie in cui Benigni ha letto 14 canti della Divina Commedia, preceduti da una sua personale spiegazione. La prima puntata è stata seguita da 10 076 000 telespettatori.[28] Il programma è proseguito per 13 puntate in seconda serata su Rai Uno a partire dal 6 dicembre; dal dicembre 2008, lo spettacolo è stato proposto in diverse città d'Europa, negli Stati Uniti, in Canada e in America del Sud, per poi concludersi definitivamente il 6 settembre 2009 all'Arena di Verona.
«Siate felici, e se qualche volta la felicità si scorda di voi, voi non scordatevi della felicità» |
(Roberto Benigni, Festival di Sanremo 2011) |
Dopo sette anni, Roberto Benigni torna al Festival di Sanremo alla prima serata nell'edizione 2009, anche se questo aveva acceso varie polemiche riguardo agli esorbitanti compensi elargiti all'attore toscano. Tuttavia la partecipazione di Benigni al festival sorprende tutti, per l'ennesima volta: durante il suo monologo il comico dà sfogo a tutta la sua satira, prendendo di mira, tra gli altri, ancora una volta Silvio Berlusconi e la cantante in gara Iva Zanicchi, la quale si risentirà molto dell'intervento di Benigni, reputandolo la causa della sua eliminazione dal concorso canoro.[29] Alla fine della sua esibizione Benigni in merito alle polemiche sulla canzone di Povia in gara nello stesso Festival, inerente allo scottante tema dell'omosessualità, il comico toscano recita a memoria una lettera scritta da Oscar Wilde al suo giovane compagno, durante la prigionia in Inghilterra per i suoi sentimenti omosessuali.
Il 7 marzo 2009, Benigni ha inaugurato a Parigi il tour che ha portato la Divina Commedia in giro per il mondo. Lo spettacolo è stato un grande debutto: Benigni esordisce annunciando che «è la prima volta che sono in scena all'estero, così dal vivo». Il Grand Rex rende omaggio all'attore toscano con una prolungata ovazione alla fine dello spettacolo che ha entusiasmato i circa 3000 presenti.[30][31]
In seguito lo spettacolo è stato rappresentato a Bruxelles, Londra, molte città della Germania e della Svizzera, per concludersi nel mese di giugno con varie date negli Stati Uniti, Canada, Buenos Aires e Madrid. A due anni di distanza dall'ultima apparizione al Festival, il 17 febbraio 2011, in occasione della terza puntata di Sanremo dedicata ai 150 anni dall'Unità d'Italia[32][33][34], Roberto Benigni si presenta all'Ariston cavalcando un cavallo bianco e viene accolto dal pubblico che si alza in piedi per celebrarlo, intrattenendolo per più di 50 minuti (che gli hanno fatto raggiungere picchi di ascolti vertiginosi, con uno share del 60%),[35] narrando la storia dell'Unità d'Italia, del Canto degli Italiani e della bandiera italiana (durante l'esegesi dell'Inno degli italiani, Benigni afferma che la bandiera italiana nacque da un'ispirazione di Giuseppe Mazzini da alcuni versi della Divina Commedia, precisamente i vv. 31-33 del XXX canto del Purgatorio). Chiude cantando da solo, senza accompagnamento, l'Inno nazionale italiano, a cui segue una lunga ovazione del pubblico dell'Ariston.[36]
Dopo aver assistito al discorso ed essersi emozionato, il presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano propone di proiettare il video nelle scuole e,[37] commentando il discorso dell'attore toscano, gli scrive una lettera di apprezzamento: «Ha saputo esprimere agli italiani il sentimento dell'identità nazionale usando i simboli della nazione, la bandiera, l'inno e la storia».[38]
Dopo alcuni mesi torna per parlare dei referendum sempre con la sua immancabile ironia e fa da testimone riguardo alla cittadinanza onoraria conferita allo scrittore Umberto Eco.
Torna al cinema con il celebre regista Woody Allen nel suo nuovo film To Rome with Love,[39][40] insieme all'attrice Penélope Cruz, girato nei mesi di luglio e agosto 2011 a Roma.
Nel dicembre 2011, a seguito della performance di Roberto Benigni durante lo show televisivo Il più grande spettacolo dopo il weekend condotto da Rosario Fiorello, l'assessore comunale di Reggio Calabria, Luigi Tuccio (PdL), ha definito su Facebook l'artista toscano con i termini: "ebreo, comunista, miliardario". Vi sono state molte proteste e sono state richieste le dimissioni di Tuccio. Benigni, incontrando Ivan Tripodi (PdCI), il politico di Reggio Calabria che ha fatto esplodere il caso di antisemitismo di Tuccio, ha affermato che, pur non appartenendo alla comunità ebraica, la definizione di “ebreo” lo “inorgoglisce profondamente”. Tuccio ha immediatamente chiesto scusa allo stesso Benigni e alle comunità ebraiche, riferendo di non aver alcun proposito offensivo né antisemita bensì di avere usato un troppo pericolosamente diffuso luogo comune, che ha avuto l'opportunità di condannare. "È stata una vicenda che mi ha fatto a lungo riflettere ed un'opportunità di crescita", ha riferito Tuccio.
Il 15 giugno 2012 ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal sindaco di Firenze Matteo Renzi[41][42] ed è stato presente alla camera ardente del regista Giuseppe Bertolucci, suo grande amico e collega. È tornato dopo 6 anni in piazza Santa Croce con Tutto Dante riportando la lettura della Divina Commedia.
Nel luglio 2012 viene divulgata la notizia che i nuovi dirigenti Rai fossero interessati a trasmettere una serata-evento su Rai 1 con protagonista il comico toscano.[43] L'ipotesi sembra farsi sempre più concreta nel mese di ottobre, fino a quando il 22 ottobre 2012 è lo stesso Benigni, in un'intervista concessa al TG1, a rivelare che lo show si intitolerà La più bella del mondo e sarà dedicato interamente alla Costituzione italiana, mentre qualche giorno dopo la RAI comunica che il costo della serata e il cachet dell'attore non saranno rivelati.[44] La serata va in onda il 17 dicembre 2012, e rappresenta il ritorno su Rai 1 di Benigni dopo 10 anni da L'ultimo del Paradiso.
All'inizio dello spettacolo Benigni, come d'abitudine, fa alcune battute su Silvio Berlusconi, in merito alla sua sesta candidatura alle elezioni politiche dal 1994 dal comico definita "assurda", e sull'allora presidente del consiglio Mario Monti prendendone di mira la serietà in politica riguardo ai numerosi tagli che ha fatto all'Italia e riguardo all'IMU.[45] Dopo aver brevemente narrato la storia d'Italia, l'attore introduce gli articoli della Costituzione Italiana, menzionando anche alcuni politici del passato che hanno contribuito alla realizzazione di tali principi. Servendosi di un leggio sul quale è posta la Costituzione, Benigni legge a uno a uno tutti i primi 12 articoli, esaltandone di ciascuna la bellezza e lodandola; il comico toscano mette quasi completamente da parte la sua satira per cercare di dare quanta più enfasi possibile alla descrizione degli articoli, cercando di attrarre emotivamente il pubblico.
Inoltre non tralascia di fare paragoni con la situazione attuale dell'Italia; Benigni attacca pesantemente il governo corrente che con le sue riforme impedisce alla stragrande maggioranza dei lavoratori di svolgere il proprio lavoro, e che sono perennemente in contrasto con i principi elencati nella costituzione dichiarando: «Se non c'è il lavoro, crolla tutto: la repubblica e la democrazia, che sono il corpo e l'anima delle nostre istituzioni».[46] In seguito il discorso di Benigni si sposta sull'uguaglianza tra gli uomini, e specie su quella di razza, ma anche di genere e religione, e fa un altro paragone con il governo corrente dicendo: «Mentre la legge vieta, ti trattiene, fa paura, la Costituzione spinge, ti protegge, ti vuole bene, è la nostra mamma, è tutto a favore. I dieci comandamenti sono tutti un no, la Costituzione è tutto un sì, è la legge del desiderio». Successivamente si spinge ancora di più nello specifico, parlando della condizione della donna nel mondo moderno, in riferimento ai numerosi femminicidi verificatisi in quella stagione in Italia.
Il messaggio che il comico cerca di far penetrare nella mente dei telespettatori è quello che i padri costituenti hanno scritto quest'opera guardando già verso il futuro, in parte destinata anche alle future generazioni affinché queste avessero i mezzi necessari per risorgere dalle ceneri e resistere qualora si fosse ripresentata una situazione come quella del dopoguerra. Benigni cerca di ricordare quella situazione successiva alla Seconda guerra mondiale, ritrasportando lo spettatore nel clima freddo ma pieno di speranza della situazione europea in quegli anni. Alla fine, Benigni chiude lo spettacolo intonando la canzone principale della colonna sonora del suo film La vita è bella, composta e suonata da Nicola Piovani. Nei minuti finali segue un lungo applauso al comico che, girando più volte sul palco rotondo dove si è tenuta la serata, rispolvera la sua verve comica ed esce tra un'enorme standing ovation del pubblico.[47]
Lo spettacolo ottiene un boom d'ascolti record, oltre ogni rosea aspettativa: benché le previsioni della RAI fossero del 40% di share,[48] il programma ha raccolto in media il 43,94 % di share e 12 620 000 telespettatori,[49] oltre a molte critiche favorevoli dai principali quotidiani italiani e anche da alcuni più importanti intellettuali del Paese. Il programma verrà inoltre replicato da Rai 5 qualche giorno dopo. Il 27 marzo 2013 lo spettacolo ha inoltre vinto il Premio Regia Televisiva come Evento straordinario tv dell'anno, consegnato a Benigni dal giornalista Vincenzo Mollica.
Ritornò in piazza Santa Croce di nuovo con Tutto Dante per 12 serate riportando la lettura della Divina Commedia dove ha terminato gli ultimi 12 canti dell'Inferno.
Il 13 ottobre 2014 in una conferenza stampa è stato annunciato il ritorno di Benigni su Rai 1 con uno spettacolo incentrato sui dieci comandamenti. In realtà voci di un ritorno di Benigni in RAI si avevano già dall'autunno 2013, ma si vanificarono a causa di altri impegni del comico toscano.[50] Il direttore di rete Giancarlo Leone ha confermato che lo spettacolo si terrà entro dicembre.
Il 15 e 16 dicembre 2014 è così di nuovo in diretta sulla prima rete con un'esegesi dei dieci comandamenti biblici contenuti nel libro dell'Esodo. Nella prima serata vengono analizzati i primi tre comandamenti, dedicati al rapporto tra uomo e Dio, nella seconda i restanti sette, che regolano il rapporto dell'uomo con il suo prossimo. Lo spettacolo ottiene un successo oltre ogni aspettativa: la prima puntata ha ottenuto 9 104 000 spettatori con il 33% di share, mentre la seconda è arrivata sino a 10 266 000 spettatori con il 38,32% di share. Tale spettacolo è stato citato anche da papa Francesco durante l'omelia in occasione del Te Deum del 2014.[51]
Successivamente allo spettacolo, incomincia la scrittura del soggetto per il suo nuovo film, del quale rivela solo che non tratterà temi religiosi.[52]
Dal 13 maggio al 29 luglio 2015 va in onda in seconda serata su Rai 1 di nuovo Tutto Dante dove Benigni recita i canti conclusivi dell'inferno. Il 25 maggio 2015 gli viene consegnato da Daniele Piombi nuovamente il Premio Regia televisiva per l'evento straordinario tv dell'anno con I dieci comandamenti. Lo spettacolo viene poi replicato in un'unica serata, sempre su Rai 1, il 25 dicembre 2015.
Raggiunto a Camogli e incontrato da Dino Giarrusso per Le Iene in un'intervista trasmessa nella puntata del 4 ottobre 2016, Benigni si è pubblicamente pronunciato in favore del "Sì" al referendum costituzionale del 4 dicembre sulla riforma Renzi-Boschi, giudicandolo "indispensabile" per il bene degli italiani ma al contempo ammettendo la presenza di punti da rivedere all'interno della riforma, e paragonando sfavorevolmente un'eventuale vittoria del "No" (poi effettivamente verificatasi) all'esito della Brexit, l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea (sancita da referendum del 23 giugno).[53][54][55] Nel 2016 prende parte al docufilm La voce di Fantozzi, diretto da Mario Sesti e presentato al Festival di Venezia nel settembre del 2017. Nell'occasione espone un appassionato monologo in omaggio all'attore e collega Paolo Villaggio con cui, anni prima, aveva lavorato nell'ultimo film di Fellini.[56]
Il 13 maggio 2018 Benigni è tornato al Festival di Cannes dopo vent'anni dall'ultima partecipazione: il comico nell'occasione ha aperto il red carpet di Lazzaro felice diretto da Alba Rohrwacher, per poi consegnare il Prix d'interprétation masculine a Marcello Fonte per il film Dogman.[57]
Il 26 ottobre 2018, dopo sei anni di assenza, viene annunciato il ritorno di Roberto Benigni sul grande schermo:[58] ricoprirà il ruolo di Geppetto nel nuovo adattamento di Pinocchio diretto da Matteo Garrone.[59] Le riprese del film hanno avuto luogo nel 2019 tra Lazio, Toscana e Puglia; il film è un co-produzione italo–francese tra Archimede con Rai Cinema e Le Pacte. Dell'assunzione di Benigni, ha parlato l'amministratore delegato di Rai Cinema Paolo Del Brocco che ha detto: «La scelta di Roberto Benigni ci sembra uno dei colpi di genio di Garrone, e il fatto che Benigni abbia accettato di interpretare Geppetto è un regalo che ci riserverà delle meravigliose sorprese. La Rai contribuisce a portare nuovamente al cinema un artista tra i più amati in Italia e all'estero come Roberto Benigni, e questo ci riempie di gioia.»[51] Dal canto suo Benigni ha detto: «Un grande personaggio, una grande favola, un grande regista: fare Geppetto diretto da Matteo Garrone è una delle forme della felicità».[60] A proposito dell'ingresso nel cast di Benigni, Matteo Garrone ha rivelato:
«Girare finalmente Pinocchio e dirigere Roberto Benigni sono due sogni che si avverano in un solo film. Con il burattino di Collodi ci inseguiamo da quando, bambino, disegnavo i miei primi storyboard. Poi, negli anni, ho sempre sentito in quella storia qualcosa di familiare. Come se il mondo di Pinocchio fosse penetrato nel mio immaginario, tanto che in molti hanno ritrovato nei miei film tracce delle sue Avventure. Anche con Benigni è stato un inseguimento iniziato molto tempo fa: l'ho conosciuto da bambino, grazie a mio padre. Avere finalmente l'opportunità di lavorare insieme è per me un'occasione straordinaria: Pinocchio sarà un film per tutta la famiglia, grandi e piccoli, e nessuno come Roberto – che ha divertito e commosso milioni di spettatori in tutto il mondo – riesce a emozionare il pubblico di ogni età. Lo ringrazio per la fiducia che mi ha dimostrato accettando di condividere con me questa nuova, spericolata avventura» |
(Matteo Garrone[60]) |
Nel giugno 2013 Benigni ha annunciato di voler realizzare un film su La Divina Commedia, da lui più volte portata sul piccolo schermo e in teatro in numerosi spettacoli.[61] Dan Brown ha rivelato nell'estate 2013 di voler Benigni nel cast dell'adattamento del suo libro Inferno.[62][63] Il comico ha risposto dicendo di voler incontrare Brown e di essere interessato al libro: in seguito tuttavia non si è avuta nessuna notizia del suo coinvolgimento nel progetto.[64]
Durante la presentazione de I dieci comandamenti nell'ottobre 2014, Benigni ha rivelato di stare scrivendo il soggetto di un nuovo film, del quale ha rivelato solo che non avrebbe trattato temi religiosi.[65] Nel 2016 alla Festa del Cinema di Roma Benigni, ospite della manifestazione, ha rivelato di voler fare un film «di un'allegria sfrenata», e di volere con sé Tom Hanks nel cast, il quale aveva espresso interesse a recitare in un film con lui.[66][67] Sempre nello stesso periodo Terrence Malick ha rivelato di volere Benigni in un suo biopic su San Pietro nella parte del diavolo, dopo essersi conosciuti ai Premi Oscar nel 1999.[66] Nel 2018 Matteo Garrone ha rivelato di aver proposto a Benigni il ruolo di protagonista nel film Dogman, ruolo andato a Marcello Fonte dopo il rifiuto del comico.[68]
Con la moglie possiede la Melampo Cinematografica, casa di produzione cinematografica fondata nel 1991 attraverso la quale passano anche i vari contratti con la RAI e che ha chiuso l'esercizio 2013 con un utile di 2 741 828 euro (più del doppio dell'esercizio precedente). Alla voce Ricavi troviamo anche i 6 milioni di euro riconducibili al cachet pagato dalla Rai a Benigni. La Tentacoli Edizioni Musicali detiene i diritti delle colonne sonore dei suoi film. Benigni possiede inoltre una società immobiliare, 21 case, 20 terreni, una villa a La Maddalena e la Sicura srl di Cesena che vende latte in polvere per neonati e che ha fatturato 1 500 000 euro.[69]
L'attività imprenditoriale della coppia è legata anche agli studi cinematografici Umbria Studios (già Spitfire), un complesso di fabbriche dismesse situato presso Papigno (frazione di Terni), dove nel 1997 fu ricreato il lager de La vita è bella; negli studios sono stati girati altri due film di Benigni, Pinocchio e La tigre e la neve. Nel 2005 Cinecittà Studios, allora gestita dalla IGE di Luigi Abete, Aurelio De Laurentiis e Andrea Della Valle, rilevò gli studi di Papigno, facendosi carico dei debiti accumulati dalla precedente gestione della Melampo (circa 5 000 000 di euro).[70]
Medaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell'arte | |
— 2 aprile 2003[71] |
Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana | |
«Di iniziativa del Presidente della Repubblica» — Roma, 26 maggio 2005[72] |
Laurea Honoris Causa in Filosofia (1999). | |
— Università Ben Gurion del Negev (Israele). |
Laurea Honoris Causa in Lettere (2002). | |
— Università di Bologna. |
Laurea Honoris Causa in Psicologia (2003). | |
— Università Vita-Salute San Raffaele. |
Laurea Honoris Causa in Lettere (14 febbraio 2007). | |
— Katholieke Universiteit Leuven |
Laurea Honoris Causa in Filologia Moderna (28 giugno 2007). | |
— Università degli studi di Firenze |
Laurea Honoris Causa in Lettere (22 aprile 2008). | |
— Università di Malta. |
Laurea Honoris Causa in Arti della Comunicazione (12 maggio 2008).[73] | |
— Touro University (primo ateneo ebraico in Italia). |
Laurea Honoris Causa in Filologia Moderna (2012). | |
— Università della Calabria. |
Laurea Honoris Causa in Lingua e Letteratura Italiana (2012). | |
— Università Aristotele di Salonicco[74] |
Dottorato (PhD) Honoris Causa in Legge (2015). | |
— Università di Toronto[75] |
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