Referendum costituzionale in Italia del 2020 | |||
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Stato | Italia | ||
Data | 20-21 settembre 2020[1] | ||
Tipo | costituzionale | ||
Esito | |||
quorum non previsto
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(affluenza: 51,12%)
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Risultati per regione | |||
Il referendum costituzionale in Italia del 2020 è stato indetto per approvare o respingere la legge di revisione costituzionale dal titolo "Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari". Si è trattato del quarto referendum costituzionale nella storia della Repubblica Italiana.
Approvato in via definitiva dalla Camera l'8 ottobre 2019, il testo di legge costituzionale prevede il taglio del 36,5% dei componenti di entrambi i rami del Parlamento: da 630 a 400 seggi alla Camera dei deputati, da 315 a 200 seggi elettivi al Senato. Originariamente previsto per il 29 marzo 2020, il referendum è stato rinviato al 20 e 21 settembre a seguito della pandemia di COVID-19 in Italia[2][3].
La legge di revisione costituzionale è stata approvata in doppia lettura da entrambe le Camere a maggioranza assoluta, ex articolo 138, comma 1 della Costituzione. Dal momento che in seconda deliberazione la legge non è stata approvata a maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti di ciascuna camera, un quinto dei senatori ha potuto richiedere il referendum confermativo, come da comma 2 dell'articolo 138.
In seconda deliberazione al Senato della Repubblica, l'11 luglio 2019, infatti, la legge è stata approvata a maggioranza assoluta senza raggiungere la maggioranza qualificata dei due terzi, a causa del voto contrario espresso dai senatori del Partito Democratico e di Liberi e Uguali, allora opposizione del governo Conte I, e della non partecipazione al voto di Forza Italia.[4] Nell'ultima lettura alla Camera dei deputati, l'8 ottobre 2019, invece, ottenendo il sì di tutti i gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione, con l'eccezione di alcune componenti del Gruppo misto, il testo ha raggiunto la maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti.
Il raggiungimento del quorum dei due terzi alla Camera è stato privo di conseguenze ai fini dell'iter di approvazione della legge. Non avendo infatti ottenuto i due terzi anche al Senato, come prescritto dall'articolo 138 della Costituzione, il provvedimento non è stato direttamente promulgato proprio per dare la possibilità di richiedere un referendum confermativo entro i successivi tre mesi da parte di un quinto dei membri di uno dei due rami del Parlamento, di cinquecentomila elettori o di cinque consigli regionali. Tale facoltà è stata esercitata da 71 senatori che hanno depositato la richiesta di referendum presso la Corte suprema di cassazione il 10 gennaio 2020.
Il referendum non richiedeva il raggiungimento di un quorum per avere efficacia.[5] Si è trattato del quarto referendum costituzionale nella storia della Repubblica Italiana dopo quello del 2001, quando vinse il «sì» con un'affluenza di circa il 34%,[6] quello del 2006, quando invece prevalse il «no» con una partecipazione del 52,5%,[7] e quello del 2016, quando vinse il «no» con un'affluenza del 65,47%. Si è trattato nel complesso della 23ª consultazione referendaria svolta in Italia e del 73º quesito sottoposto agli elettori.
All'entrata in vigore della Costituzione italiana nel 1948, gli articoli 56 e 57 non individuavano un numero precostituito di parlamentari da eleggere. Infatti, era prevista l'elezione di un deputato ogni 80 000 abitanti o per frazione superiore a 40 000, mentre per ciascuna regione era assegnato un senatore ogni 200 000 abitanti o per frazione superiore a 100 000, con un minimo di sei senatori per ogni regione e massimo un solo senatore per la Valle d'Aosta. Per effetto di ciò, nella prima legislatura (1948-1953) furono eletti 572 deputati e 237 senatori (a cui si aggiunsero i 107 senatori di diritto previsti dalla III disposizione transitoria); nella seconda legislatura (1953-1958) furono eletti 590 deputati e 237 senatori; nella terza legislatura (1958-1963) furono eletti 596 deputati e 246 senatori.[8]
Nel 1963, sul finire della III legislatura e durante il governo Fanfani IV, fu approvata la legge costituzionale n. 2/1963 che modificò gli articoli 56, 57 e 60 della Costituzione, fissando a 630 il numero dei deputati e a 315 il numero dei senatori, equiparando inoltre la durata di entrambe le Camere a 5 anni (originariamente il Senato durava 6 anni). Scopo della riforma fu garantire un miglior equilibrio funzionale del sistema bicamerale; peraltro, il rapporto fisso di 2 a 1 dei parlamentari di Camera e Senato avrebbe tutelato la rappresentanza senatoriale in occasione delle sedute comuni del Parlamento.[9]
Già pochi anni dopo, con l'istituzione ufficiale delle amministrazioni regionali (1970) e poi del Parlamento europeo (1979), ci si rese conto che il numero di politici da eleggere era aumentato notevolmente, per cui si iniziò a ipotizzare una diminuzione dei seggi parlamentari all'interno della Commissione parlamentare per le riforme costituzionali.[10]
Durante la IX legislatura venne istituita la commissione bicamerale presieduta da Aldo Bozzi che ipotizzò di assegnare un deputato ogni 110 000 abitanti e un senatore ogni 200 000, oppure di assegnarli in linea con la media europea; la discussione però non portò ad alcuna proposta concreta.[11]
Nella XIII legislatura la commissione bicamerale presieduta da Massimo D'Alema presentò un progetto per individuare il numero di deputati fra 400 e 500, mentre i senatori avrebbero dovuto essere 200.[11]
Il progetto di revisione costituzionale del 2005-2006, varato nella XIV legislatura su iniziativa del centro-destra durante il governo Berlusconi III, prevedeva in particolare la riduzione del numero di deputati da 630 a 518 e di senatori da 315 a 252.[11] I senatori federali sarebbero stati eletti contemporaneamente ai consigli regionali; i senatori a vita sarebbero diventati deputati a vita; sarebbe diminuita l'età minima per essere eletti alla Camera (da 25 a 21 anni) e al Senato federale (da 40 a 25 anni). La proposta venne però bocciata a seguito del referendum costituzionale del 2006, in cui il 61,29% dei votanti espresse voto contrario.
Nella XV legislatura, Luciano Violante presentò una bozza di legge costituzionale che indicava 512 deputati e 186 senatori federali, questi ultimi eletti dai consigli regionali, provinciali e comunali. Il progetto fu licenziato dalla commissione affari istituzionali della Camera senza voti contrari, ma non fu mai approvato dall'aula a causa della fine anticipata della legislatura.[12]
Nel 2012 venne approvato in prima lettura al Senato una riforma che diminuiva i parlamentari da 950 a 758 (508 deputati e 250 senatori federali), ma anche questa volta l'iter si interruppe con la chiusura della XVI legislatura.[12] Nella successiva legislatura venne ripreso il tema, ipotizzando 480 deputati e 120 senatori delle Regioni (in linea con la media europea),[12] mentre il governo Letta propose 450 membri alla Camera e 200 al Senato.[13]
La successiva proposta di riforma costituzionale Renzi-Boschi del 2016 prevedeva, oltre alla ridefinizione del ruolo del Senato della Repubblica, che il numero dei senatori elettivi fosse ridotto da 315 a soli 95 membri nominati dai consigli regionali fra i loro stessi componenti e fra i sindaci dei propri territori; nessuna modifica numerica era invece prevista per la Camera dei deputati. Anche tale proposta tuttavia trovò il voto contrario del 59,12% degli elettori che si espressero nel referendum costituzionale del 2016.[13]
Il 18 maggio 2018 il Movimento 5 Stelle e la Lega hanno sottoscritto il "Contratto per il governo del cambiamento", dando vita al governo Conte I; nell'accordo di governo in particolare era prevista una serie di riforme istituzionali, tra cui la "drastica riduzione del numero dei parlamentari: 400 deputati e 200 senatori".[14]
Il successivo governo Conte II, nato nel settembre 2019 dall'accordo di programma tra Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali, ha portato avanti la proposta di "riduzione del numero dei parlamentari, avviando contestualmente un percorso per incrementare le opportune garanzie costituzionali e di rappresentanza democratica, assicurando il pluralismo politico e territoriale", anche attraverso una revisione della legge elettorale in caso di esito positivo del referendum.[15]
La legge costituzionale sottoposta ad approvazione referendaria si compone di quattro articoli.
L'articolo 1 modifica l'articolo 56 della Costituzione riducendo il numero dei deputati da 630 a 400. Il numero dei deputati eletti nella circoscrizione Estero passa da 12 a 8.
L'articolo 2 modifica l'articolo 57 della Costituzione riducendo il numero dei senatori elettivi da 315 a 200. Il numero dei senatori eletti nella circoscrizione Estero passa da 6 a 4. Il numero minimo di senatori assegnato a ogni regione si abbassa da 7 a 3. Nel nuovo testo, inoltre, le due province autonome di Trento e Bolzano vengono equiparate alle regioni, assicurandosi tre senatori a testa. Rimangono invece invariati i seggi assegnati al Molise (2) e alla Valle d'Aosta (1).
L'articolo 3 modifica l'articolo 59 della Costituzione chiarendo che il numero massimo di senatori a vita di nomina del presidente della Repubblica non possa in alcun caso essere superiore a 5. In tal modo viene eliminata l'ambiguità del precedente testo costituzionale in cui il limite di 5 senatori a vita poteva intendersi come limite massimo di senatori a vita presenti in Senato oppure come limite massimo di nomine a disposizione di ciascun presidente della Repubblica (quest'ultima interpretazione fu seguita dai soli presidenti Sandro Pertini e Francesco Cossiga, che nominarono entrambi 5 senatori a vita, raggiungendo il massimo di 9 senatori a vita di nomina presidenziale contemporaneamente in carica).
L'articolo 4 disciplina infine l'entrata in vigore delle nuove disposizioni di legge, stabilendo che esse si applicano a decorrere dalla data del primo scioglimento o della prima cessazione delle Camere successivo alla data di entrata in vigore della legge costituzionale, e comunque non prima che siano decorsi 60 giorni dalla predetta data di entrata in vigore.[16]
Di seguito la cronologia dell'iter parlamentare della riforma e dei passaggi formali necessari al referendum:
Il referendum sul testo di legge costituzionale approvato dal Parlamento è stato richiesto da 71 senatori, appartenenti a quasi tutti i gruppi parlamentari e partiti, con l'esclusione di Fratelli d'Italia e il gruppo Per le Autonomie (SVP-PATT, UV).
I senatori richiedenti sono stati 71, numero superiore ai 64 senatori corrispondenti a un quinto dei membri del Senato della Repubblica previsto dall'articolo 138 della Costituzione:[33]
Hanno ritirato la propria firma:
Il quesito sottoposto a referendum, come da decreto di indizione del presidente della Repubblica del 17 luglio 2020, è il seguente:
«Approvate il testo della legge costituzionale concernente "Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari", approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 240 del 12 ottobre 2019?».[1]
Nella tabella seguente sono elencate le posizioni assunte dai partiti politici rappresentati nel Parlamento italiano e/o nel Parlamento europeo.
Partito | Indicazione di voto | Fonti |
---|---|---|
Movimento 5 Stelle | Sì | [37][38] |
Lega | Sì | [39] |
Partito Democratico | Sì | [40][41] |
Fratelli d'Italia | Sì | [42] |
Union Valdotaine | Sì | [43] |
Alternativa Popolare | Sì | [44] |
Cambiamo! | Sì | [45] |
Identità e Azione | Sì | [46] |
Patria e Costituzione | Sì | [47] |
Italexit | Sì | [48] |
Südtiroler Volkspartei | Indeciso | [49] |
Italia Viva | Indeciso | [50] |
Articolo Uno | Indeciso | [51] |
Forza Italia | Indeciso | [52][53] |
Sinistra Italiana | No | [54] |
Azione | No | [55] |
+Europa | No | [37][56] |
Partito Socialista Italiano | No | [57] |
Vox Italia | No | [58] |
Green Italia | No | [59] |
Unione di Centro | No | [60] |
MAIE | No | [61] |
USEI | No | [62] |
Centro Democratico | No | [63] |
Rifondazione Comunista | No | [64] |
Centristi per l'Europa | No | [65] |
Partito Liberale Italiano | No | [66] |
èViva | No | [67] |
Noi con l'Italia | No | [68] |
Democrazia Solidale | No | [69] |
Europa Verde | No | [70] |
Data | Rilevatore | Committente | Campione | Sì | No | Indeciso |
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4 set 2020 | Ipsos | Corriere della Sera | 1000 | 71,0 | 29,0 | 31,0 |
4 set 2020 | SWG | La7 | 1000 | 68-72 | 28-32 | 0,0 |
3 set 2020 | Noto sondaggi | Quotidiano Nazionale | N.D. | 65-70 | 30-35 | 32,0 |
3 set 2020 | Istituto Ixè | Istituto Ixè | 1000 | 51,3 | 17,9 | 30,8 |
31 ago 2020 | Euromedia research | La Stampa | N.D. | 42,0 | 15,8 | 41,2 |
31 ago 2020 | Eumetra MR | Gruppo Mediaset | 618 | 74,0 | 10,0 | 16,0 |
31 ago 2020 | BiDiMedia | - | 1661 | 71,0 | 29,0 | 0,0 |
28 ago 2020 | Demos | la Repubblica | 1014 | 82,0 | 18,0 | 0,0 |
25 ago 2020 | Winpoll-CISE | Il Sole 24 ORE | N.D. | 66,0 | 34,0 | 0,0 |
17 ago 2020 | Lab2101 | Affaritaliani.it | 1000 | 72,4 | 27,6 | 0,0 |
27 giu 2020 | Ipsos | Corriere della Sera | N.D. | 46,0 | 10,0 | 24,0 |
25 feb 2020 | Piepoli | Patriae-Rai 2 | N.D. | 81,0 | 9,0 | 10,0 |
13 gen 2020 | Demos | la Repubblica | N.D. | 86,0 | 12,0 | 2,0 |
9 ott 2019 | Termometro Politico | Coffee Break-La7 | 1600 | 49,0 | 48,7 | 2,3 |
30 lug 2019 | Termometro Politico | Coffee Break-La7 | 1700 | 68,9 | 30,4 | 0,7 |
Le operazioni di voto si sono svolte in Italia domenica 20 settembre dalle ore 07:00 alle ore 23:00 e lunedì 21 settembre dalle 7:00 alle 15:00; gli scrutini sono iniziati subito dopo.
I cittadini italiani residenti all'estero che avevano scelto di votare nel proprio paese di residenza[77] hanno votato per corrispondenza nelle settimane precedenti la data del voto in Italia. Lo scrutinio delle schede votate per corrisponenza si è svolto il pomeriggio del 21 settembre, in contemporanea con le schede votate in Italia, nei seggi appositamente allestiti alla Fiera di Roma.
Complessivamente il corpo elettorale ammontava a 50 955 950 cittadini, di cui 46 418 642 residenti in Italia o residenti all'estero che hanno optato per il voto in Italia e 4 537 308 residenti all'estero o situati temporaneamente all'estero che hanno chiesto di votare per corrispondenza.
Area | domenica | lunedì | ||
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ore 12:00 | ore 19:00 | ore 23:00 | definitiva | |
Italia | 12,24% | 29,68% | 39,37% | 53,84% |
Estero | 23,30% | |||
Totale | 51,12% |
Regione | Sì | No | Affluenza | |||
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Preferenze | % voti val. | Preferenze | % voti val. | Votanti | % elett. | |
Abruzzo | 384 565 | 73,76% | 136 805 | 26,24% | 527 724 | 50,78% |
Basilicata | 169 024 | 75,84% | 53 856 | 24,16% | 226 725 | 49,83% |
Calabria | 521 444 | 77,53% | 151 138 | 22,47% | 686 648 | 45,21% |
Campania | 2 087 312 | 77,41% | 609 290 | 22,59% | 2 772 802 | 61,01% |
Emilia-Romagna | 1 273 485 | 69,54% | 557 816 | 30,46% | 1 831 301 | 55,37% |
Friuli-Venezia Giulia | 281 042 | 59,57% | 190 743 | 40,43% | 475 312 | 50,22% |
Lazio | 1 307 304 | 65,86% | 677 693 | 34,14% | 1 999 446 | 45,68% |
Liguria | 450 354 | 63,78% | 255 804 | 36,22% | 716 525 | 59,17% |
Lombardia | 2 609 444 | 68,12% | 1 221 310 | 31,88% | 3 856 588 | 51,36% |
Marche | 533 479 | 69,19% | 237 569 | 30,81% | 782 889 | 66,39% |
Molise | 93 178 | 79,89% | 23 456 | 20,11% | 118 155 | 47,52% |
Piemonte | 1 172 234 | 68,41% | 541 287 | 31,59% | 1 728 133 | 51,55% |
Puglia | 1 477 164 | 75,22% | 486 613 | 24,78% | 2 010 849 | 61,91% |
Sardegna | 322 200 | 66,84% | 159 843 | 33,16% | 484 661 | 35,71% |
Sicilia | 1 055 351 | 75,88% | 335 397 | 24,12% | 1 400 512 | 35,39% |
Toscana | 1 216 953 | 65,96% | 627 948 | 34,04% | 1 870 237 | 65,89% |
Trentino-Alto Adige | 390 490 | 70,89% | 160 388 | 29,11% | 571 972 | 70,96% |
Umbria | 221 989 | 68,72% | 101 062 | 31,28% | 325 319 | 48,75% |
Valle d'Aosta | 48 165 | 67,96% | 22 708 | 32,04% | 72 709 | 73,44% |
Veneto | 1 553 218 | 62,44% | 934 313 | 37,56% | 2 522 650 | 67,55% |
Totale Italia | 17 168 498 | 69,64% | 7 484 940 | 30,36% | 24 993 020 | 53,84% |
Europa | 422 616 | 80,07% | 105 168 | 19,93% | 572 640 | 23,39% |
America meridionale | 226 522 | 74,19% | 78 819 | 25,81% | 347 492 | 23,95% |
America settentrionale e centrale | 62 644 | 81,07% | 14 632 | 18,93% | 89 620 | 22,49% |
Africa, Asia, Oceania e Antartide | 32 775 | 79,46% | 8 470 | 20,54% | 47 459 | 19,75% |
Totale Estero | 744 557 | 78,24% | 207 089 | 21,76% | 1 057 211 | 23,30% |
Totale | 17 913 054 | 69,96% | 7 692 029 | 30,04% | 26 050 230 | 51,12% |
A seguito della larga approvazione del quesito referendario, il 19 ottobre 2020 il presidente della Repubblica ha promulgato la legge costituzionale n. 1/2020, pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. 261 del 21 ottobre[78] ed entrata in vigore il 5 novembre 2020. La disposizione di modifica dell'articolo 59 della Costituzione, che cristallizza il limite della coesistenza di cinque senatori a vita tra quelli di nomina presidenziale, ha trovato immediata applicazione. Invece, ai sensi dell'articolo 4 della riforma, le disposizioni di modifica degli articoli 56 e 57 (concernenti il numero dei parlamentari) si applicheranno a partire dal primo scioglimento delle Camere non anteriore al 4 gennaio 2021, sessantesimo giorno successivo all'entrata in vigore della legge di revisione costituzionale.
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