Le cinque puntate della miniserie televisiva Chernobyl sono state trasmesse sul canale statunitense HBO dal 6 maggio al 3 giugno 2019.[1]
Nel Regno Unito sono state trasmesse, in simulcast con HBO, sul canale Sky Atlantic.
In Italia, la miniserie è andata in onda in prima visione sul canale satellitare Sky Atlantic dal 10 giugno[2] all'8 luglio 2019. È stata trasmessa in chiaro dal 18 giugno al 2 luglio 2020 su LA7.[3]
n° | Titolo originale | Prima TV USA | Prima TV Italia |
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1 | 1:23:45 | 6 maggio 2019 | 10 giugno 2019 |
2 | Please Remain Calm | 13 maggio 2019 | 17 giugno 2019 |
3 | Open Wide, O Earth | 20 maggio 2019 | 24 giugno 2019 |
4 | The Happiness of All Mankind | 27 maggio 2019 | 1º luglio 2019 |
5 | Vichnaya Pamyat | 3 giugno 2019 | 8 luglio 2019 |
Il 26 aprile 1988, esattamente a due anni dall'incidente occorso a Chernobyl, il professor Valerij Legasov, precedentemente a capo della squadra che si è occupata di gestire il disastro nucleare, registra una serie di nastri nei quali accusa direttamente l’ingegnere Anatolij Djatlov (condannato a soli 10 anni di lavori forzati) di essere responsabile diretto dell'incidente nucleare. Appena uscito di casa, nota alcuni uomini del KGB, nasconde le registrazioni e si toglie la vita impiccandosi.
Due anni prima, a Pryp"jat' (una città vicina alla centrale), il pompiere Vasilij Ignatenko e la moglie Lyudmilla osservano da casa loro un potente boato e bagliore proveniente dalla centrale nucleare di Chernobyl: è appena avvenuta l'esplosione del reattore 4 della centrale durante un test di sicurezza portato avanti dal supervisore Akimov e dal giovanissimo ingegnere Toptunov, sotto la guida dell'ingegnere capo Djatlov; nonostante le loro preoccupazioni e il timore che il nocciolo sia effettivamente esploso e abbia causato un incendio provocando conseguenze inimmaginabili, Djatlov li ignora e ordina di pompare acqua nel reattore. Lo stesso Djatlov si affaccia a una finestra della centrale e nota della grafite sul terreno, materiale del nocciolo, intuendo che questo sia effettivamente esploso, ma decide di ignorare la cosa. Vengono chiamati i pompieri a spegnere l'incendio, e tra gli uomini vi è anche Ignatenko, ma alcuni di essi iniziano a manifestare strani sintomi, dovuti alle radiazioni e alla grafite presente sul terreno che circonda il reattore.
Djatlov nel frattempo convoca Viktor Brjuchanov e l'ingegnere Nikolaj Fomin, ma la gravità dell'incidente è ampiamente sottovalutata: i livelli di radioattività vengono misurati con strumenti tecnicamente limitati; inoltre Djatlov, conscio che è stato premuto il bottone AZ-5 come da protocollo per l'inserimento delle barre di controllo e interrompere la fissione, continua ad affermare che non vi è stata alcuna esplosione, ignaro di alcuni errori di progettazione dell'impianto.
Al Cremlino, Michail Gorbačëv convoca un comitato per capire cosa sta succedendo a Černobyl' e tra gli invitati vi sono il viceministro Boris Ščerbina e il professor Legasov, vicedirettore dell'istituto di energia atomica di Kurčatov. Legasov, unico perito tecnico in aula, si oppone alla sottostima generale dei danni e auspica la proclamazione di uno stato di emergenza.
Sette ore dopo l'esplosione, la scienziata Ulana Khomyuk di Minsk rileva un picco di radiazioni nella città bielorussa, ad oltre 400 km di distanza da Chernobyl. Le autorità locali ignorano le sue preoccupazioni, quindi si dirige verso l'Ucraina per verificare la situazione di persona.
Nell'ospedale sovraccarico di Pryp"jat', Lyudmilla scopre che Vasily è stato evacuato a Mosca, città in cui Legasov sta spiegando a Michail Gorbačëv che la situazione è gravissima, e viene perciò inviato a Chernobyl unitamente a uno scettico Shcherbina.
Giunto a Chernobyl, da un elicottero Legasov indica detriti di grafite nucleare e un bagliore blu da radiazioni ionizzanti, ad indicare che il nucleo è esposto. Convinto, Shcherbina affronta Bryukhanov e Fomin, che accusano Legasov di disinformazione, ma il generale Vladimir Pikalov usa un dosimetro di alta gamma per dimostrare gli alti livelli di radiazione. Legasov ordina ai militari di sopprimere il fuoco con sabbia (silice) e boro, ma l'operazione si rivela molto rischiosa: un elicottero entrato nella nube radioattiva colpisce con l'elica il cavo del gancio della gru che sovrasta l'edificio e precipita.
Mentre la notizia dell'incidente si diffonde, Pripyat viene finalmente evacuata. Khomyuk avverte Legasov e Shcherbina del rischio di un'esplosione distruttiva del vapore (dal contatto tra il corium e la vasca d'acqua nel seminterrato al di sotto del reattore). Legasov chiede a Gorbaciov di autorizzare una missione per drenare l'acqua, ricevuta la quale chiede al personale della centrale nucleare di sacrificarsi: Alexei Ananenko, Valeri Bezpalov e Boris Baranov si offrono volontari, pur sapendo che sarà una missione letale.
Il seminterrato viene drenato con successo, ma si scopre che è iniziata una fusione del nocciolo che minaccia di contaminare le acque sotterranee, rendendo tossico il popolato fiume Dnepr. Shcherbina e Legasov convincono Gorbaciov della necessità di installare uno scambiatore di calore sotto l'impianto, mentre il ministro dell'industria del carbone Mikhail Shchadov recluta dei minatori di carbone a Tula per scavare un tunnel sotto la centrale. Il lavoro è estremamente faticoso ed i minatori operano in condizioni proibitive. Nel frattempo Shcherbina avverte Legasov che i due sono sotto stretta sorveglianza da parte del KGB. Legasov invia Khomyuk in un ospedale di Mosca, dove, nonostante Djatlov non collabori, riesce ad apprendere dai morenti Toptunov e Akimov che l'impianto è esploso dopo che Akimov ha premuto l'arresto di emergenza "AZ-5".
Corrompendo il personale ospedaliero e mentendo sulla sua gravidanza, Lyudmilla è autorizzata a visitare Vasily, ma disobbedisce agli ordini ricevuti, rimanendo più a lungo del consentito e toccando suo marito. Dopo la morte di Vasily, Khomyuk trova Lyudmilla; consapevole della gravidanza di Lyudmilla, minaccia di riportare tutto al comitato e viene perciò arrestata dagli agenti del KGB, venendo in seguito rilasciata solo grazie all'intercessione di Legasov presso il presidente del KGB, Aleksandr Charkov. Mentre Shcherbina e Legasov riferiscono al Comitato Esecutivo Centrale i loro piani di decontaminazione che richiedono la mobilitazione di massa dei liquidatori, Lyudmilla si trova tra i parenti di altre vittime mentre il cadavere di Vasily, ancora radioattivo, viene sigillato in una bara di piombo e coperto da una coltre di cemento in una fossa comune.
Mentre le operazioni di decontaminazione sono in corso, i residenti vengono evacuati da una ampia zona intorno a Chernobyl. Il civile Pavel è in coppia con il veterano della guerra sovietico-afgana Bacho per pattugliare la zona ed eliminare gli animali abbandonati, ormai contaminati e vettori di radiazioni. Nel frattempo il comandante dei liquidatori di Chernobyl, il generale Nikolai Tarakanov, utilizza i rover del programma Lunokhod per ripulire il tetto dell'impianto in fiamme, pieno di pesanti blocchi di boro e grafite. A causa della disattivazione del sofisticato robot della Germania Ovest proprio durante la delicata missione, a pochi metri dal mortale incendio radioattivo, Tarakanov è costretto a inviare 3.828 persone per liberarlo a mano, esponendoli quindi a dosi massicce di radiazioni e permettendo una permanenza di soli 90 secondi a ciascuno.
Parallelamente Khomyuk indaga sugli archivi di Mosca e si confronta con Djatlov, che è a conoscenza del fatto che il governo non è interessato alla verità. Allontanandosi dalle cimici del KGB, Shcherbina e Legasov informano Khomyuk che dovranno testimoniare come esperti nel processo contro Djatlov, Bryukhanov e Fomin, e anche che Legasov parteciperà alla riunione dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, durante la quale dovrà rivelare cos'è accaduto a Chernobyl. Khomyuk porta all'attenzione dei due un articolo su un identico incidente nella centrale nucleare di Leningrado nel 1975, censurato dal KGB, e rivela loro che Lyudmilla ha dato alla luce una bambina, morta quattro ore dopo a causa delle radiazioni. Khomyuk sollecita Legasov a dire all'IAEA la verità completa, mentre Shcherbina lo esorta invece a misurare le sue parole, per evitare ritorsioni da parte del governo.
Dopo la testimonianza menzognera di Legasov alla IAEA di Vienna, Djatlov, Bryukhanov e Fomin vengono processati nella città abbandonata di Chernobyl. Shcherbina è chiamato per primo a dare testimonianza, spiegando il funzionamento generale di una centrale nucleare; in seguito Khomyuk e Legasov testimoniano sugli eventi che hanno portato all'incidente, basandosi sulle interviste condotte con persone presenti nella sala di controllo nei momenti dell'esplosione. I flashback mostrano come, a causa di un ritardo di dieci ore nel test di sicurezza e a causa dell'impazienza di Djatlov nel portarlo a termine, il reattore si è bloccato e ha subito un picco di potenza. Akimov ha attivato lo spegnimento di emergenza premendo l’AZ-5, ma un difetto di progettazione nelle barre di controllo ha spinto la potenza a dieci volte il limite del reattore prima che esplodesse.
Nel corso della testimonianza Legasov rivela le informazioni soppresse sulla centrale di Leningrado, ammettendo di aver mentito nella sua precedente testimonianza a Vienna. Al termine della deposizione, viene quindi preso da parte dal KGB, che lo informa del fatto che la sua testimonianza verrà stralciata dai verbali del processo, che gli sarà vietato parlare di Chernobyl con chicchessia, che non riceverà alcun credito per il suo ruolo nel contenere il disastro e che non potrà mai più lavorare fino al momento della sua morte. Il finale mostra immagini e video del vero Legasov e dei veri protagonisti del disastro, rivelando i loro destini e le drammatiche conseguenze dell'incidente per ognuno di loro.
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Il contenuto presentato dell'articolo di Wikipedia è stato estratto 2022-03-15 sulla base di https://it.wikipedia.org/?curid=8421107