Pier Ferdinando Casini | |
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Presidente della Camera dei deputati | |
Durata mandato | 31 maggio 2001 – 27 aprile 2006 |
Predecessore | Luciano Violante |
Successore | Fausto Bertinotti |
Presidente della Commissione d'inchiesta sulle banche | |
Durata mandato | 27 settembre 2017 – 22 marzo 2018 |
Presidente della 3ª Commissione Affari Esteri del Senato della Repubblica | |
Durata mandato | 7 maggio 2013 – 27 settembre 2017 |
Predecessore | Lamberto Dini |
Successore | Vito Rosario Petrocelli |
Presidente dell'Internazionale Democratica Centrista | |
Durata mandato | 29 gennaio 2006 – 11 luglio 2015 |
Predecessore | José María Aznar |
Successore | Andrés Pastrana Arango |
Segretario del Centro Cristiano Democratico | |
Durata mandato | 18 gennaio 1994 – 31 maggio 2001 |
Predecessore | carica non istituita |
Successore | Marco Follini |
Senatore della Repubblica Italiana | |
In carica | |
Inizio mandato | 15 marzo 2013 |
Legislature | XVII, XVIII |
Gruppo parlamentare |
XVII: Scelta Civica per l'Italia (da inizio legislatura al 26/11/2013) Per l'Italia (dal 27/11/2013 al 15/12/2014) Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa (al 16/12/2014 a fine legislatura) XVIII: Per le Autonomie |
Circoscrizione | XVII: Campania
XVIII: Emilia-Romagna |
Collegio | XVIII: 4 (Bologna) |
Sito istituzionale | |
Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 12 luglio 1983 – 14 marzo 2013 |
Legislature | IX, X, XI, XII, XIII, XIV, XV, XVI |
Gruppo parlamentare |
IX, X: DC XI: DC (fino al 19/01/1994) CCD (fino a fine legislatura) XII: CCD XIII: CCD (fino al 20.04.1997) Misto - CCD (fino a fine legislatura) XIV, XV, XVI: UdC |
Circoscrizione | IX, X, XI: Bologna-Imola-Romagna XII: Emilia-Romagna |
Collegio | XIII: 10 (Maglie)
XIV: 32 (Pomezia) |
Sito istituzionale | |
Presidente dell'Unione Interparlamentare IPU-UIP | |
Durata mandato | 19 ottobre 2005 – 15 ottobre 2008 |
Predecessore | Sergio Paez Verdugo |
Successore | Theo-Ben Gurirab |
Eurodeputato | |
Legislature | IV, V (fino al 02/07/2001) |
Gruppo parlamentare |
Partito Popolare Europeo |
Circoscrizione | Italia nord-orientale |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Centristi per l'Europa (dal 2017) In precedenza: DC (1980-1994) CCD (1994-2002) UdC (2002-2016) |
Titolo di studio | laurea in giurisprudenza |
Università | Università degli Studi di Bologna |
Professione | politico |
Pier Ferdinando Casini (Bologna, 3 dicembre 1955) è un politico italiano, presidente della Camera dei deputati dal 2001 al 2006.
Formatosi politicamente nella Democrazia Cristiana, aderì inizialmente alla corrente dei dorotei e in seguito divenne uno dei collaboratori più stretti di Arnaldo Forlani; dopo la dissoluzione della DC, nel 1994 fu tra i fondatori del Centro Cristiano Democratico, il gruppo di minoranza che si schierò con la coalizione di centro-destra guidata da Silvio Berlusconi. Designato presidente della Camera per la XIV legislatura (2001-2006), nel corso del mandato confluì nell'Unione di Centro insieme agli altri membri del suo partito. Ruppe in via definitiva l'alleanza con Berlusconi prima delle elezioni politiche del 2008, tornando in tempi diversi a promuovere l'aggregazione di svariate formazioni centriste e avvicinandosi successivamente anche al centro-sinistra; nel 2017 ha fondato il movimento Centristi per l'Europa.
Essendo stato eletto per la prima volta in Parlamento nel 1983 ed essendo stato confermato nelle successive nove legislature, Casini ha ricoperto l'incarico di deputato o senatore per oltre 38 anni consecutivi, risultando al 2022 il parlamentare italiano con la più lunga esperienza[1].
Primogenito di Tommaso Casini, docente di lettere e dirigente locale della DC, e di Mirella Vai, bibliotecaria al provveditorato, ha due sorelle e un fratello. Dopo aver conseguito la maturità classica al liceo classico "Luigi Galvani" di Bologna, si è laureato nel 1979 in giurisprudenza presso l'Università di Bologna, entrando nel contempo a far parte del direttivo nazionale giovanile della Democrazia Cristiana.
In prime nozze ha sposato Roberta Lubich, dalla quale ha avuto due figlie, Benedetta e Maria Carolina. Dopo la separazione consensuale dalla Lubich, avvenuta nel 1998, e il successivo divorzio, Casini intraprese una nuova relazione sentimentale con Azzurra Caltagirone, figlia dell'imprenditore ed editore romano Francesco Gaetano Caltagirone, con la quale si sposò nel 2007 con rito civile, separandosene nel 2015. Da questa unione sono nati Caterina (2004)[2] e Francesco (2008)[3]. Nel luglio 2016 è stato annunciato il divorzio tra Pier Ferdinando Casini ed Azzurra Caltagirone[4]. Vive a Roma.
Dopo la laurea, nel 1980 ha iniziato la sua attività politica nella Democrazia Cristiana, come consigliere comunale a Bologna, fino all'elezione alla Camera dei deputati nel 1983, con 34.000 voti. Formatosi politicamente nella corrente dorotea, guidata da Antonio Bisaglia, dopo la scomparsa di quest'ultimo divenne uno fra i più stretti collaboratori di Arnaldo Forlani, che nel 1989, da segretario politico, lo inserì nella Direzione Nazionale del partito.
Durante la X legislatura fu vicepresidente della prima Commissione Stragi[5] e membro delle commissioni Giustizia[5], Trasporti[5] e Attività produttive[5].
Nel 1993, in una Democrazia Cristiana in crisi di consenso, travolta dalle indagini di Mani pulite e dal processo per mafia a Giulio Andreotti, insieme con Clemente Mastella Casini prense posizioni non in linea con la linea politica del segretario Mino Martinazzoli, propendendo per un'alleanza con Forza Italia, nuova formazione politica di Silvio Berlusconi, il Movimento Sociale Italiano di Gianfranco Fini e la Lega Nord di Umberto Bossi, in un quadro politico tendenzialmente bipolarista per effetto della nuova legge elettorale che cambiava il sistema elettorale in senso maggioritario.
Motivato anche dal timore che la Democrazia Cristiana, alimentata dalla sua ala di sinistra, arrivasse a stringere alleanze con il Partito Democratico della Sinistra di Achille Occhetto, fuoriuscì dal partito e, mentre Martinazzoli fa nascere il Partito Popolare Italiano, insieme a Mastella fondò il 18 gennaio 1994 il Centro Cristiano Democratico. Fu eletto per la prima volta al Parlamento europeo nel 1994 e confermato nel 1999, iscrivendosi al gruppo del Partito Popolare Europeo. In ambito nazionale, rieletto nella quota proporzionale nella XII Legislatura nelle file di Forza Italia[6], appoggiò il primo governo Berlusconi e si pose all'opposizione del successivo governo Dini.
Per le elezioni politiche del 1996 presentò il suo partito in una lista al proporzionale insieme ai Cristiani Democratici Uniti di Rocco Buttiglione. Dopo la sconfitta del Polo delle Libertà, restò all'opposizione dei governi dell'Ulivo, mentre Mastella e parte del partito a partire dal 1998 entrò in alleanza con il centro-sinistra. Con la vittoria nella successiva legislatura della sua coalizione, il 31 maggio 2001 fu eletto Presidente della Camera dei Deputati. Durante la sua presidenza, Marco Biagi gli scrive per comunicargli i suoi timori per non avere una scorta adeguata[7]. Biagi verrà ucciso dalle Nuove Brigate Rosse il 19 marzo 2002.
Nel 2002 il CCD e CDU, insieme con Democrazia Europea, si fusero nell'UDC. Il 14 novembre 2002 Casini, da presidente della Camera, accolse Giovanni Paolo II in visita al Parlamento riunito in seduta comune, per la prima volta nella storia d'Italia[8]. L'appuntamento traeva origine dall'invito rivolto dallo stesso Casini e dal presidente del Senato Marcello Pera, che avevano rinnovato a Giovanni Paolo II quello già a suo tempo formulato dai predecessori Violante e Mancino[9].
Il 19 ottobre 2005, fu eletto Presidente dell'Unione Interparlamentare e il 28 gennaio successivo presidente dell'Internazionale Democristiana (IDC) succedendo a José María Aznar. Nella campagna elettorale per le elezioni politiche del 2006, l'UDC inserì il nome di Casini nel nuovo simbolo del partito. Lo stesso Casini sostenne, insieme a Gianfranco Fini (ma in disaccordo con la Lega Nord), l'ipotesi che il leader della Casa delle Libertà (e candidato in pectore alla carica di Presidente del Consiglio) potesse essere un politico diverso da Berlusconi qualora gli alleati avessero raggiunto un numero di voti maggiore rispetto a quelli di Forza Italia.
Le incrinature nel rapporto tra UDC e CdL si manifestarono con evidenza il 2 dicembre 2006, quando i partiti del centrodestra, uniti nell'opposizione al Governo Prodi II, organizzarono tuttavia due manifestazioni in città diverse: Berlusconi, Fini e Bossi guidarono il corteo che sfilò a Roma, mentre Casini e gli altri dirigenti dell'UDC (escluso Carlo Giovanardi, che va a Roma), parlarono a Palermo[10][11].
Durante il III Congresso dell'UDC, svoltosi a Roma dal 13 al 15 aprile 2007, Casini e il segretario Lorenzo Cesa chiesero ai delegati di consolidare la linea politica di indipendenza dalla Casa delle Libertà e di intraprendere iniziative autonome nell'opposizione al centro-sinistra; Cesa fu confermato segretario con l'86% dei voti, relegando al 14% la mozione di Giovanardi, che chiedeva una riapertura del dialogo con la CdL e l'avvio di un percorso di alleanza e collaborazione con tutti i soggetti che aderiscono al Partito Popolare Europeo e si richiamano all'area politica di centro. Nelle conclusioni, Casini definì l'UDC il mezzo per la costruzione di un partito dei moderati che abbia come riferimento il PPE, confermando le posizioni del partito sull'azione parlamentare e sulla distinzione rispetto agli altri partiti del centro-destra.
Nell'agosto 2007 un'inchiesta del settimanale l'Espresso dimostrò come egli avesse acquistato, insieme all'ex moglie, un intero palazzo in una prestigiosissima zona di Roma "a prezzi di saldo", intestando gli appartamenti alla stessa ex moglie, all'ex suocera e alle due prime figlie[12][13]. Il 9 settembre 2007, all'indomani della manifestazione del V-Day organizzata dagli Amici di Beppe Grillo, la definì come «la più grande delle mistificazioni», una manifestazione «di cui dovremmo tutti vergognarci» e accusò i manifestanti – che avevano espresso dissenso nei confronti della Legge 30 – di aver attaccato la memoria del giuslavorista Marco Biagi ucciso nel 2002 dalle Nuove Brigate Rosse[14].
In occasione delle elezioni politiche del 2008, Casini ruppe definitivamente con la Casa delle Libertà e insieme alla cosiddetta "Rosa Bianca" e ai Circoli Liberal costituì l'Unione di Centro, che ottenne il 5,6% dei voti, facendo eleggere 36 deputati e 3 senatori[15]. Casini, già candidato premier, assunse al ruolo di capogruppo alla Camera dell'UDC, lasciando l'incarico a Gian Luca Galletti il 26 aprile 2012. Contestando il "finto bipartitismo" e praticando in Parlamento un'"opposizione repubblicana", l'UDC non entrò in maggioranza, valutando di volta in volta i singoli provvedimenti.
Dopo la polemica per la candidatura di Cuffaro, successivamente condannato a 7 anni di reclusione[16][17] per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio[18], Casini si assunse in diretta televisiva la responsabilità politica per la candidatura[19].
Ne 2008 promosse la Costituente di Centro con lo scopo di dar vita a un nuovo soggetto politico di matrice popolare e liberale, alternativo ai due poli[20]. Nonostante l'insistenza con cui Silvio Berlusconi cercava di convincerlo a rientrare nella maggioranza di centrodestra, Casini rimase fermo nell'opposizione al governo, ritenendo conclusa la stagione politica di Berlusconi[21]. Con la formazione del governo Monti, impegnato in un rigoroso risanamento dei conti pubblici, entrò in maggioranza. Il 30 marzo 2012, con una lettera indirizzata al presidente della Camera Gianfranco Fini, per primo rinunciò ad ogni beneficio connesso allo status di ex presidente della Camera[22].
Il 21 settembre 2012 fu rieletto all'unanimità presidente dell'Internazionale Democratica Cristiana[23]. Alle elezioni politiche del 2013 Casini fu candidato al Senato nella coalizione denominata Con Monti per l'Italia, nella quale era confluita l'UdC. Eletto come capolista in Basilicata e in Campania, optò per quest'ultima.
Le elezioni politiche del 2013 segnarono una pesante sconfitta per l'UdC, che vide ridotta la rappresentanza parlamentare a 10 deputati e 3 senatori e costituì gruppi parlamentari unitari con Scelta Civica di Monti. Per non condizionare l'analisi del risultato elettorale, Casini non prese parte al Consiglio nazionale del partito convocato all'indomani del voto[24]. Il partito appoggiò la costituzione del Governo Letta e il 7 maggio Casini fu eletto presidente della Commissione Esteri del Senato. Fra gli altri provvedimenti adottati dalla Commissione sotto la sua presidenza vi è la ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne e quella domestica[25]. Nel febbraio del 2014 ha guidato una delegazione di parlamentari come presidente della commissione in visita in India per verificare le condizioni dei due marò italiani trattenuti per la controversia tra Italia e India relativa all'uccisione di due pescatori indiani del Kerala.
A ottobre del 2013 si consumò la rottura dell'alleanza politica tra UdC e Scelta Civica di Monti[26], alleanza che sin dai primi giorni successivi alle elezioni aveva mostrato incrinature e difficoltà. Anche i gruppi parlamentari si separarono e gli eletti dell'UdC confluirono nel nuovo soggetto denominato Per l'Italia insieme ad alcuni ex montiani, come il ministro della Difesa Mario Mauro e Lorenzo Dellai.
A febbraio del 2014, pur proseguendo l'appoggio dell'UdC al Governo di larghe intese presieduto da Letta, Casini annunciò l'intenzione di riallacciare l'alleanza politica con il centrodestra, nelle due componenti della rinata Forza Italia, guidata da Silvio Berlusconi e del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. Secondo Casini, l'entrata in scena del Movimento 5 Stelle, che aveva occupato tutti gli spazi elettorali alternativi, aveva fatto definitivamente tramontare il progetto di dar vita a un polo autonomo di centro[27]. Con la formazione del governo Renzi, Casini votò la fiducia.
Il 1º luglio 2016 Casini annunciò di non aver rinnovato la tessera dell'UdC, cessando quindi di farne parte, dopo la mancata adesione del partito ai comitati per il sì per il referendum costituzionale del dicembre 2016. Il 16 dicembre 2016, insieme a Gianpiero D'Alia, fondò un nuovo soggetto, Centristi per l'Italia, che a differenza dell'UdC restava in Area Popolare a sostegno del governo Gentiloni. L'11 gennaio 2017 Centristi per l'Italia cambia nome in Centristi per l'Europa.
Il 27 settembre 2017, con 21 voti su 40, fu eletto presidente della Commissione d'inchiesta sulle banche; nel contempo si dimise dalla presidenza della Commissione Esteri[28].
Il 29 dicembre Casini partecipò come esponente di Centristi per l'Europa alla fondazione della lista Civica Popolare[29], alleata del Partito Democratico alle elezioni politiche di marzo 2018. Casini, candidato della coalizione nel collegio senatoriale uninominale di Bologna, vinse il seggio con il 35% dei voti[30], unico eletto del suo partito, e si iscrisse al gruppo parlamentare Per le Autonomie[31]. Il 2 agosto 2018 venne eletto all'unanimità Presidente dell'Interparlamentare italiana, organismo bicamerale che aderisce all'Organizzazione mondiale dei Parlamenti (IPU-UIP).
In occasione delle elezioni europee del 2019 Casini dichiarò il sostegno al Partito Democratico, auspicando però la formazione di un nuovo grande partito di centro aperto anche ad esponenti di Forza Italia[32].
Nel maggio 2019, durante la crisi presidenziale venezuelana, intervenne presso il Tribunale Superiore di Giustizia insieme all'ambasciatore italiano Placido Vigo per negoziare un salvacondotto in favore dei parlamentari dell'Assemblea nazionale venezuelana Mariela Magallanes e Américo de Grazia rifugiatisi presso l'ambasciata italiana a Caracas per sfuggire alle minacce del governo di Nicolás Maduro, che aveva revocato l'immunità parlamentare: nel novembre 2019, i due parlamentari riuscirono a lasciare il Venezuela[33].
Nell'agosto 2020 annunciò il proprio voto contrario al referendum costituzionale sul taglio del numero di parlamentari. Il 19 gennaio 2021 votò la fiducia al governo Conte II[34] e il successivo 17 febbraio fu assente, a causa della sopraggiunta positività al SARS-CoV-2, alla votazione per la fiducia al governo Draghi[35].
Durante gli scrutini per l'elezione del Presidente della Repubblica Italiana del 2022, il suo nome venne proposto come possibile candidato a presidente della maggioranza di governo da un gruppo di partiti centristi del centrodestra (Forza Italia, UDC, Noi con l'Italia e Coraggio Italia)[36][37][38], che avevano dato mandato di rappresentanza ai vertici di maggioranza per scegliere il candidato ad Antonio Tajani, coordinatore di FI[39][40]. Durante una conferenza stampa, però, Casini chiese di non essere candidato, esprimendo il proprio supporto all'ipotesi di un "Mattarella bis"[41][42].
Dal 2015 è docente a contratto di "Geopolitica del Mediterraneo" presso l'Università LUMSA di Roma[43]. Nel 2015 è stato docente del ciclo di lezioni "Esperienze di diplomazia parlamentare: le cooperazioni interparlamentari e il ruolo dei Parlamenti nella politica estera" nell’ambito del master in Parlamento e Politiche Pubbliche della LUISS School of Government[44]. Presso la stessa istituzione dal 2017 dirige, insieme a Raffaele De Mucci e Marc Lazar, l'executive master in "Leadership politica"[45].
È membro del comitato consultivo del think tank Torino World Affairs Institute[46].
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Piano (Santa Sede) | |
— Roma, 11 luglio 2005[57] |
Gran Decorazione d'Onore in Oro con Fascia dell'Ordine al Merito della Repubblica austriaca (Austria) | |
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine reale norvegese al merito (Norvegia) | |
— 2001 |
Gran Croce dell'Ordine del granduca Gediminas (Lituania) | |
— 2002 |
Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica di Polonia (Polonia) | |
— 2002 |
Gran Croce dell'Ordine di Isabella la Cattolica (Spagna) | |
— 2003 |
Compagno d'Onore Onorario dell'Ordine nazionale al merito (Malta) | |
— 20 gennaio 2004 |
Gran Croce dell'Ordine dell'infante Dom Henrique (Portogallo) | |
— 31 gennaio 2005 |
Commendatore dell'Ordine della Legion d'onore (Francia) | |
— 2016 |
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