Peppino Gagliardi | |
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Nazionalità | Italia |
Genere | Musica leggera Canzone napoletana |
Periodo di attività musicale | 1963 – 2023 |
Strumento | voce, fisarmonica, chitarra, pianoforte |
Etichetta | Zeus, Jolly, Det, King, Philips, PG Records |
Album pubblicati | 15 |
Studio | 14 |
Raccolte | 1 |
Peppino Gagliardi (Napoli, 25 maggio 1940 – Roma, 9 agosto 2023[1]) è stato un cantante e musicista italiano.[2]
Nato a Napoli nel popolare rione Vasto, Giuseppe Gagliardi comincia a suonare la fisarmonica sin da bambino, per passare poi alla chitarra e quindi al pianoforte. La sua carriera inizia da adolescente, con un complesso che chiama I Gagliardi, giocando con il suo cognome, e che ottiene successo nelle esibizioni dal vivo a Napoli e nei dintorni.
Nel frattempo scrive le musiche delle sue prime canzoni, a cui abbina i testi di un suo amico, Gaetano Amendola, a volte scritti in napoletano, che sono caratterizzati da una ricercatezza e da una poeticità raffinata. All'inizio degli anni sessanta, dopo molta gavetta e serate, Peppino viene scovato dall'etichetta napoletana Zeus.
Dopo un primo 45 giri che passa inosservato a livello nazionale, contenente "A voce 'e mamma", caratterizzato da un'interpretazione decisamente di rottura per i tempi, il successo arriva con "T'amo e t'amerò",incisa anche da Little Tony, che risale al 1963. Da successo locale, divenne improvvisamente un successo regionale e poi nazionale, soprattutto grazie al passaparola e all'interessamento dei giovani verso una ritmica d'impatto e un'interpretazione istintiva, ma allo stesso tempo reale e sincera del cantante, coautore anche del brano (anche se firmato dal solo Amendola). L'incisione originale vedeva alla batteria un giovane Gianni Averardi, in futuro fondatore e strumentista de Il Giardino dei Semplici. Una cover fuori dall'Italia è stata realizzata da Shahram Shabpareh chiamata Tamo tamero.
Gagliardi riuscì così a farsi notare da Walter Guertler, che rilevò il contratto con la Zeus e lo inserì in una delle più importanti case discografiche dell'epoca, la Jolly.
Nel 1965 interpretò due film musicarelli diretti da Tullio Piacentini: Questi pazzi, pazzi italiani e 008 Operazione ritmo.
Negli anni sessanta Gagliardi partecipa a numerosi Festival di Napoli: nel 1963 con "Maje", nel 1964 con "Nisciuno 'o ppo' capì" (scritta con Amendola) e "Mparame a vule' bene", nel 1966 con "Scriveme" (di Murolo) e "Sole malato" (di Pazzaglia e Modugno), "Sotte stelle" (di Murolo e Gagliardi), ma è nel 1969 che con "O' scugnizzo" si piazza al terzo posto, oltre a interpretare altri brani come "Ciento notte" e "N'angiulillo".
Questa edizione del Festival napoletano fu molto importante per l'artista, che nel periodo dal 1965 al 1968 partecipa per tre volte al Festival di Sanremo: nel 1965 con "Ti credo" (anche in veste di autore), in abbinamento con Timi Yuro, nel 1966 con "Se tu non fossi qui", con Pat Boone (la canzone, scritta dal maestro Carlo Alberto Rossi, verrà reincisa anche da Mina) e nel 1968, dopo aver cambiato casa discografica ed essere passato alla Det, con "Che vale per me", con Eartha Kitt (anche questo brano è stato scritto da Carlo Alberto Rossi).
Partecipa inoltre per tre anni consecutivi a Un disco per l'estate: nel 1965 con Innamorarmi di te, nel 1966 con Voglio sapere e nel 1967 con Ricordati di me ma soltanto nel primo caso entra in finale.
Di notevole importanza fu sicuramente il Festival di Napoli del 1969, rilevanza che va individuata nell'approccio che l'artista diede alle varie interpretazioni dei brani presentati, quasi a voler contrastare e contestare l'operato della sua casa discografica precedente la Jolly, forse troppo legata a plasmare gli artisti verso i canoni commerciali dell'epoca.
Il Gagliardi del primo Sanremo, infatti presenta un brano di forte impatto emotivo, dalla linea melodica particolare ed elaborata, decisamente diverso dalle successive manifestazioni, in cui i brani non furono da lui firmati. La sua etichetta discografica tentava di adattarlo al grande pubblico, limitandone le doti di interprete umorale e allo stesso tempo musicista di strada ma di classe.
Al brano scritto dal maestro Carlo Alberto Rossi, Se tu non fossi qui, presentato alla massima manifestazione nazionale, Gagliardi fornì un'interpretazione quasi “malata”, sporca ma particolare e incisiva per l'epoca. Il brano fu poi reinciso, con più successo discografico, da Mina.
Nel 1968 firma con l'etichetta Det-CAM, e dopo un periodo di scarsi risultati discografici, trova nuovamente un discreto successo nazionale con il brano "Che vuole questa musica stasera" (scritta da A. Amendola e R. Murolo[3]), che divenne anche traccia musicale del film Profumo di donna di Dino Risi, Operazione U.N.C.L.E. di Guy Ritchie e del più recente Lo spietato, interpretato da Riccardo Scamarcio. Particolarità di quest'ultimo brano è anche la popolarità ottenuta all'estero, soprattutto in Giappone ed anche il primato di brano italiano più utilizzato nelle pellicole cinematografiche.
Gli anni sessanta furono importanti ma anche difficili per l'artista napoletano. Da un lato il successo con T'amo e t'amerò e il primo contratto discografico importante, dall'altro i primi contrasti con le etichette discografiche dell'epoca, che imponevano un certo standard e le prime difficoltà del cantante di imporre nuove e sue composizioni.
Gli anni settanta rappresentarono il vero periodo d'oro per l'artista napoletano. Libero da legami con altre case discografiche, l'artista si concentra sulla sua attività compositiva, cercando un proprio filone musicale.
Cerca e trova un'etichetta indipendente: la King, di proprietà di Aurelio Fierro, che riesce a garantire al musicista piena libertà musicale e dove inoltre era già scritturato il suo amico fraterno Enzo Del Forno. Ecco pertanto nascere nell'artista la consapevolezza della propria creatività musicale e anche interpretativa, con l'intento di imporle. La sua musica cambia diventa, in controtendenza con il suo recente passato, più melodica ma anche più complessa. Le radici che si fondono sono essenzialmente due: quella classica e quella napoletana. Il connubio artistico con il suo storico paroliere, Gaetano Amendola, si consolida maggiormente, ma non mancano collaborazioni importanti anche con altri artisti come Roberto Murolo.
Lo spartiacque artistico è rappresentato dal brano "Settembre" (1970), che oltre a classificarsi secondo alla manifestazione "Un disco per l'estate", vende moltissimo. A consolidare l'importante posizione assunta dal musicista napoletano nel panorama nazionale sono i successivi successi: "Ti amo così" (1970), "Gocce di Mare", "Sempre sempre" (entrambe del 1971), quest'ultima ancora seconda alla manifestazione "Un disco per l'estate", "Come le viole" (con cui ritorna al Festival di Sanremo nel 1972, classificandosi al secondo posto e soprattutto vendendo molte copie) e "Come un ragazzino" (favorita alla vigilia ma solo seconda a Sanremo nel 1973).
Dal 1970 al 1973 Peppino Gagliardi partecipa alle più importanti manifestazioni e trasmissioni televisive dell'epoca, vedendolo quasi sempre protagonista. Gli elementi distintivi sono le sue indubbie doti di rendere armonico il connubio tra la raffinatezza interpretativa e un timbro definito "nervoso", tanto da essere soprannominato "il cantante dell'amore nervoso".
Sono soprattutto l'immediatezza e la raffinatezza interpretativa del musicista che fanno la differenza, ma anche il suo rispetto per la musica prodotta e ben suonata, ed è per questo che è sempre affiancato nelle incisioni da grandi strumentisti e musicisti, basti citare alcuni nomi: Maurizio e Guido De Angelis, Pino Rucher, Cicco Ciro, Tullio De Piscopo, Stelvio Cipriani e il futuro premio Oscar Bill Conti.
Nel 1974 raggiunge forse l'apice artistico e creativo; infatti, dopo aver firmato con un'importante etichetta discografica, la Philips, Phonogram, pubblica due album nell'arco di 12 mesi, "Vagabondo della verità" e "Quanno figlieto chiagne e vo' cantà , cerca int'a sacca... e dalle a libbertà" che rappresentano, soprattutto il secondo, l'apice artistico e un punto di arrivo per il cantante napoletano.
L'album "Vagabondo della verità", nel quale trova spazio il singolo di successo "La mia poesia" (quarta classificata a Un disco per l'estate), fornisce in modo più elegante e raffinato la concezione musicale dell'artista, pure e semplici melodie con liriche più evolute rispetto al recente passato, ma soprattutto un elemento notevole, ossia l'elevata padronanza interpretativa delle canzoni, tutte portanti il binomio Gagliardi - Amendola.
L'album, supportato da un'ottima promozione, ottiene un discreto successo con ottime canzoni tra le quali spiccano, oltre al singolo prima richiamato, anche "Ragazzina", la title track "Vagabondo della verità" e "Se mi telefonassi".
Nello stesso periodo il musicista si dedica a musicare poesie inedite dei più importanti poeti napoletani passati e contemporanei: Nicolardi, Di Giacomo, Murolo senior, E.A. Mario e altri.
Gagliardi si dedica quindi alla creazione di una propria etichetta discografica, la PG Records, pubblicando dal 1976 al 1980 tre album e cercando di lanciare nuovi artisti e cantanti.
Nel frattempo si dedica alla partecipazioni a molte trasmissioni televisive e nel 1976 condusse su Rai 2 con Bruna Lelli e Bruno Lauzi il programma varietà Bim bum bam, che non va confuso con l'omonimo programma per bambini in onda su Italia 1.
Nei successivi lavori discografici, prodotti dallo stesso compositore napoletano ed editi dalla sua etichetta discografica, la PG Records, tuttavia si cominciano a notare delle evidenti flessioni, soprattutto dal lato produttivo. L'accuratezza produttiva e realizzativa che aveva contraddistinto i lavori discografici del 1974 è ben lontana; insorge forse una certa svogliatezza, probabilmente dovuta alla troppo prolificità richiesta dal mercato, che ora, forse inconsapevolmente, colpisce lo stesso artista napoletano, che agli inizi della sua carriera, come appunto si ricordava, contrastava fortemente il fare delle case discografiche.
L'incalzante flusso creativo e produttivo fa sì che l'artista si riproponga quasi subito al mercato nazionale con i seguenti album: "Momenti" e "La musica la gente ed io", che viene anticipatamente dato alle stampe anche per merito della felice conduzione della trasmissione televisiva sulla reti nazionali, Bim, Bum, Bam del 1976-1977. Entrambi ottimi album anche se il secondo evidenzia maggiore voglia da parte dell'artista napoletano di scoprire e ricercare nuove sonorità. Tuttavia dobbiamo segnalare anche una flessione del compositore napoletano che sembra non mostrare più attenzione alle proprie valutazioni, forse perché anche trainato dalla sua équipe discografica. Le produzioni sembrano superficiali, più attente alle nuove sonorità imposte dal mercato che alla giusta dimensione dell'artista.
L'album "La musica la gente ed io", come già riportato, esce in concomitanza con il successo della trasmissione televisiva che il cantante conduce insieme a Bruno Lauzi, con al suo interno brani molto particolari che si distaccano per sonorità e vocalità dal Gagliardi conosciuto. Spiccano "Piccolo io", con ammiccamenti al blues, "Se non avessi avuto te" e soprattutto il brano "Mia cara", ottima composizione sia sotto il profilo musicale che interpretativo.
Si accentua la propensione dell'artista a collaborare dal lato testuale e lirico con altri autori, non esclusivamente con il fidato Amendola.
Dalla fine degli anni settanta iniziarono anche a diradarsi le sue apparizioni discografiche e televisive, periodo che culminò con la decisione di allontanarsi da Napoli nel 1981 e trasferirsi con la sua famiglia nelle campagne romane. Nel 1980 Gagliardi pubblica uno dei suoi album migliori: "Amore... ammore". L'album, uscito con l'etichetta Ri-Fi, presenta un equilibrato mix di brani in napoletano e in lingua italiana, come dimostra il gioco di parole del titolo dell'album stesso, mostrando l'artista in ottima vena compositiva, riuscendo a realizzare un prodotto molto valido dal lato discografico ma ottimo dal lato artistico. Nota di rilievo è l'ormai stabile ingresso nell'équipe dell'autore Lorenzo Raggi.
Il decennio inizia con l'uscita dell'album "Amore... ammore"; i risultati discografici non favorevoli, sicuramente lontani dai fasti della prima metà degli anni settanta, inducono l'artista a distaccarsi dalla scena discografica per un periodo di circa 4–5 anni, dedicandosi a progetti specifici, come per esempio la composizione di musiche teatrali e altri progetti collaterali, pur continuando l'attività dal vivo in Italia e all'estero.
Il ritorno sulla scena discografica è nel 1984, anno in cui l'editore napoletano Luciano Bideri gli commissiona un progetto: musicare e interpretare opere inedite del poeta napoletano Salvatore Tolino. Il risultato è "Io ssto' ca'". Nell'album, pur essendoci discrete canzoni, prima fra tutte la stessa title track, si nota un Gagliardi in tono minore, forse non pienamente coinvolto dal progetto. La produzione artistica è buona; il cantautore napoletano affida gli arrangiamenti a un giovane Peppe Vessicchio.
Dopo la pubblicazione e la promozione dell'album, l'artista si allontana nuovamente dal panorama discografico, diradando nuovamente le sue apparizioni pubbliche, anche alla luce della morte del suo amico e paroliere di sempre, Gaetano Amendola.
Alla fine degli anni ottanta è invogliato da un'etichetta napoletana indipendente a ripresentarsi a livello discografico al grande pubblico, garantendogli ampia autonomia artistica e produttiva. Inizia la collaborazione con il poeta Vincenzo Ventre, autore della maggior parte dei testi dei brani che comporranno l'opera discografica successiva "Il viaggio", che per varie vicissitudini avrà luce nel 1993, ma che rappresenta forse la migliore e più ispirata raccolta di brani inediti dell'artista napoletano. Il musicista napoletano richiama con sé Claudio Gizzi, autore degli arrangiamenti degli album migliori, collaborando con i più importanti musicisti di sala per le registrazioni dei brani, che prodotti interamente nel 1988-1989, sono caratterizzati da una realizzazione impeccabile e da liriche molto belle, in alcuni casi visionarie (vedi il brano in "Via del Sorso") e intimistiche.
A causa di vicissitudini discografiche tuttavia l'operazione discografica non trovò immediato sbocco, provocando nuovamente nell'artista uno stato di completo distaccamento e disinteresse.
I brani registrati nel biennio 1988-1989 sono pubblicati nel 1993 a seguito della partecipazione dell'artista al Festival di Sanremo del 1993 con il brano inedito L'alba, firmato dallo stesso artista e l'autore napoletano Sergio Cirillo. Il brano viene inserito nell'album "Il Viaggio", pubblicato dalla casa discografica Ricordi.
Per vicissitudini personali il musicista napoletano è costretto a sospendere la promozione dell'album e le attività collaterali, pur continuando i concerti live, soprattutto all'estero ma in modo sporadico.
Nel 1996 Renzo Arbore e con la sua Orchestra Italiana, dopo numerosi successi discografici, grazie alla riproposizione di brani della grande tradizione napoletano, pubblicano l'album "Pecchè nun ce ne jammo in America", il cui brano di punta, che dà il titolo alla pubblicazione, altro non è in realtà che il rifacimento del brano "L'America", scritto da Gagliardi e contenuto nell'album dell'artista napoletano "Il Viaggio" , con la caratteristica della rielaborazione di alcune parti di testo e l'introduzione di una parte rap.
Nel finire degli anni novanta, il musicista tende a diradare maggiormente e nuovamente le sue apparizioni pubbliche, distaccandosi totalmente per un periodo dall'ambiente musicale e dedicandosi alla famiglia e superando alcune difficoltà di salute.
Cura e segue la crescita artistica e professionale del figlio, Massimiliano Gagliardi, pianista, che diventerà a seguire suo principale collaboratore.
Inizia la collaborazione con il figlio Massimiliano Gagliardi, prima nella scrittura poi nella produzione artistica dei brani stessi.
Il distacco dall'ambiente musicale tuttavia rimane sino al 2003, anno in cui l'artista decide di riproporsi in concerti a due pianoforti e voce, accompagnato dallo stesso Massimiliano.
Nel 2003 è la volta invece di un importante progetto, la realizzazione della prima raccolta ufficiale.
Nel 2005 viene ripubblicato l'album artisticamente più importante del musicista napoletano, “Quanno figlieto chiagne e vò cantà...”, grazie a un accordo tra un'etichetta indipendente napoletana, Luchy Planet, e la Universal.
Nel 2006 Giuliano Palma & the Bluebeaters pubblicano una cover in versione ska del successo “Come le viole” riscuotendo un notevole ritorno radiofonico e discografico.
Il 2006 rappresenta un anno importante in quanto l'artista ritorna in modo permanente alla sua attività live e trova pubblicazione la raccolta del triplo "La mia storia, la mia musica, tutto continua...." con distribuzione Rai Trade.
Il 18 settembre 2010 viene insignito dal sindaco Giuseppe Antonio Fuschino della cittadinanza onoraria del Comune di Arzano, città dove ha mosso i primi passi artistici. In quella occasione tiene un concerto.
Nel 2012 ritorna con un singolo sperimentale, in dialetto napoletano, scritto ed autoprodotto con Massimiliano Gagliardi, dal titolo "'A ballata r' e ttre scigne".
Il 27 febbraio 2019, durante un concerto al Teatro Sannazaro, viene insignito del premio alla carriera sia dal Comune di Napoli, consegnato dal Sindaco Luigi De Magistris e dall’assessore alla Cultura e al Turismo Nino Daniele, che dall’A.F.I. (Associazione Fonografici Italiani).
Il 16 marzo 2022, in occasione dei 130 anni del quotidiano Il Mattino, partecipa, con altri artisti napoletani come Nino D'Angelo, Gigi D'Alessio, Massimo Ranieri, Peppino di Capri, Mario Trevi, al video di auguri pubblicato online dal giornale.[4]
Nella serata del 9 agosto 2023, muore nella sua casa romana all'età di 83 anni. Il funerale viene celebrato dopo tre giorni nella chiesa di San Melchiade, zona Labaro a Roma.[5]
La caratteristica principale è sicuramente nella timbrica vocale molto particolare e dalla sonorità pastosa. Pur accostato ad altri cantanti famosi del periodo, definiti di "scuola melodica", Nicola Di Bari, Peppino di Capri, il suo modo di cantare e approccio musicale è stato sempre molto diverso, anche in considerazione delle sue particolari doti di polistrumentista (chitarra, pianoforte e soprattutto fisarmonica). Nel periodo di estremo successo 1970-1974, è stato più volte definito come il "divo dall'amore nervoso", per il suo modo di interpretare in modo intimistico e passionale qualsiasi brano del suo repertorio, sempre caratterizzato da una sofferenza sentimentale di fondo.
Sicuramente importante è stato l'influsso degli artisti francesi, almeno per ciò che riguarda l'interpretazione, mentre il Gagliardi musicista ha trovato invece il giusto equilibrio con la stesura di brani che miscelano, in modo perfetto, la tradizione della musica classica con quella popolare napoletana, incentrando la musicalità in dei refrain molto orecchiabili ma mai scontati e sempre molto elaborati.
Molto importanti sono state anche le realizzazioni, sempre molto curate e raffinate, con la scelta, da sempre, di lavorare con musicisti e strumentisti di estremo valore, gli unici capaci di dare sempre qualcosa di più al brano. Brani che sintetizzano oggettivamente le doti e le peculiarità del musicista sono: "T'amo e t'amerò" e "Ascolta mio Dio", per l'indubbia rottura verso i modi interpretativi dell'epoca, "Gocce di mare", ballata melodica stile primi anni settanta, "La ballata dell'uomo in più", per l'eleganza di musica e testo, "A soffrire sarò io", per le indiscutibili doti interpretative e per finire l'intero album “Quanno figlieto chiagne e vò cantà.....”, prodotto di assoluto valore storico-artistico in cui le doti musicali, autorali e interpretative vengono sicuramente racchiuse.
Numerosi gli attestati di stima anche da parte di artisti di spessore internazionale, come gli ABBA, che in una intervista alla rivista italiana Panorama (n. 28 di luglio 2010) hanno dichiarato, nello specifico Benny Andersson, di essersi ispirati molto anche alla musica melodica italiana fine anni sessanta e inizi anni settanta, citando nello specifico Peppino Gagliardi, come autore ed interprete. Nel corso di molte interviste, inoltre, la pop star Alvaro Soler ha menzionato più volte Peppino Gagliardi, quale uno dei cantanti ed autori italiani preferiti.[6]
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Il contenuto presentato dell'articolo di Wikipedia è stato estratto 2023-09-17 sulla base di https://it.wikipedia.org/?curid=189229