Nuovo Cinema Paradiso è un film del 1988 scritto e diretto da Giuseppe Tornatore.
La versione internazionale del film da 123' vinse il Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes del 1989[1] e l'Oscar per il miglior film straniero.
La versione lunga da 173', presentata in anteprima a Bari in concorso al festival EuropaCinema, è disponibile nel circuito home video.
Salvatore Di Vita, da quando ha lasciato il paesino di cui è originario, non vi ha mai più voluto rimettere piede e da trent'anni vive a Roma, dove nel frattempo è diventato un affermato regista cinematografico. Una sera, al suo rientro a casa, apprende dalla sua compagna la notizia della morte di un certo Alfredo e per tutta la notte rivive i ricordi dell'infanzia.
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale in un paesino siciliano, Giancaldo, il cinema è l'unico divertimento. Totò, un bambino povero che vive con la sorella e la madre, è in attesa che il padre, che risulta disperso, ritorni dalla Russia. Totò fa il chierichetto per don Adelfio, parroco del paese e gestore della sala cinematografica Cinema Paradiso. Don Adelfio censura tutte le scene di baci all'interno delle pellicole, perché le ritiene troppo sconvenienti. Salvatore, affascinato dal cinematografo, tenta invano di assistere di nascosto alle proiezioni private per il prete e di rubare qualche scena tagliata dal proiezionista Alfredo.
Quest'ultimo è un uomo analfabeta con cui Totò cerca di stringere amicizia, nonostante l'atteggiamento contrario di sua madre e una certa scontrosità dello stesso Alfredo. In occasione dell'esame di licenza elementare a cui partecipa anche Alfredo, Totò riesce finalmente a fare un accordo con lui: il bambino darà ad Alfredo i risultati della prova, ma in cambio il proiezionista dovrà insegnare a Totò tutti i trucchi del mestiere, insegnadogli a diventare un proiezionista.
Una sera il pubblico reclama a gran voce il secondo spettacolo e, poiché la sala è stata chiusa, Alfredo e Totò decidono di accontentarli proiettando la pellicola sul muro di una casa della piazza del paese. Una distrazione dell'uomo è la causa di un incendio che si propaga velocemente all'interno della cabina di proiezione. Totò riesce a salvare l'amico, che purtroppo perde la vista. Grazie all'intervento di un paesano diventato milionario, Spaccafico, la sala cinematografica viene ricostruita e prende il nome di Nuovo Cinema Paradiso. Si apre così una nuova epoca per questo cinema, al cui interno lavora il bambino, che d'ora in avanti proietterà pellicole non più censurate.
Salvatore, diventato adolescente, conosce la studentessa Elena, figlia del direttore della banca locale, e se ne innamora; i genitori di lei non gradiscono la loro relazione e decidono di trasferirsi. Nel frattempo il ragazzo è chiamato ad assolvere il servizio di leva nell'esercito a Roma e perde completamente le tracce di Elena. Tornato in Sicilia, si rivede con Alfredo, che gli consiglia di abbandonare per sempre la sua terra natale. Con quest'ultimo ricordo la mente di Salvatore torna alla realtà: nonostante sia un regista ricco e famoso, è deluso della propria vita e decide di partire per la Sicilia.
Il funerale di Alfredo diventa l'occasione per confrontarsi con il passato e con le persone che avevano popolato la sua infanzia. Anche il Nuovo Cinema Paradiso, oramai chiuso e inutilizzato da sei anni, ha perso il proprio splendore, e Salvatore non può che assistere immobile alla sua demolizione. Il regista ha anche l'occasione di rivedere Elena, ma solo per l'ultima volta: lei è ormai sposata con un vecchio compagno di scuola di Totò.
Dopo aver scoperto di non essersi incontrati l'ultima volta per una serie di coincidenze (e per l'intervento dello stesso Alfredo), vivono una notte di passione, destinata però a rimanere unica, e Totò non può fare altro che tornare a Roma con una bobina di pellicola che gli ha lasciato in eredità Alfredo; è un montaggio dei baci censurati da don Adelfio, e la sua proiezione commuove Salvatore, che con quelle immagini ricorda la sua infanzia.
La colonna sonora è stata composta da Ennio Morricone; il brano Tema d'amore è stato composto da suo figlio Andrea Morricone. È stata pubblicata in CD nel 2003 dall'etichetta Universal ed è composta da 23 brani:
Ultimato il montaggio nel settembre 1988, il 29 dello stesso mese il film ha la sua anteprima al Festival Europa Cinema di Bari, in un'edizione dalla durata di 173 minuti, accolta da critiche contrastanti che sottolineano il carattere troppo ridondante e prolisso della seconda parte (con particolare riferimento all'incontro di Salvatore ed Elena adulti). Per questo motivo il film ottiene una curiosa menzione per la prima parte.
Nel novembre dello stesso anno il film esce in Italia con un montaggio di 157 minuti. Ma l'afflusso di pubblico è talmente basso che dopo poche settimane molte sale di città decidono di toglierlo dalla circolazione.[2] A tal proposito il regista nel giugno 2010 ha ricordato: "Quando il film uscì nel 1988, nelle sale italiane non andò a vederlo nessuno. Gli incassi furono disastrosi, tranne a Messina, dove il film andò benissimo e non capivamo il perché. Il gestore del cinema Aurora, Giovanni Parlagreco, si ostinò a tenerlo in cartellone, invitò la gente a entrare gratis e se il film fosse piaciuto alla fine avrebbero pagato (nel frattempo il cinema Aurora ha seguito quasi profeticamente le sorti del cinema Paradiso, ha chiuso). Fu un trionfo che poi si espanse in tutta Italia. Già nel 1981 a Messina aveva riscosso un successo inaspettato un film ignorato nel resto d'Italia, Ricomincio da tre di Massimo Troisi. Il produttore Fulvio Lucisano nell'intervista per l'edizione in DVD di Ricomincio da tre ricorda che portò il film in prima proiezione a Messina quando nessuno era interessato; da quell'entusiasmante debutto iniziò il successo della pellicola.
Nel tentativo di riproporlo ancora in sala, Cristaldi chiede a Tornatore che venga accorciato a un massimo di 2 ore per questioni di "cassetta", convinto che la colpa dell'insuccesso sia la durata. Il regista pur non essendo d'accordo e ritenendo che non fosse la "durata" il problema, quasi per sfida lo accontenta. Elimina così l'incontro tra Salvatore ed Elena nella seconda parte e altre brevi scene, fino ad arrivare a circa 123 minuti, ma il film ritornato in sala continua a non avere successo. Uno spiraglio si apre quando, nel gennaio del 1989, al regista viene proposto di presentare il film al Festival di Berlino, ma dopo un'intervista del direttore del festival sia Tornatore che Cristaldi, offesi da alcune sue dichiarazioni sul cinema italiano, decidono di non partecipare più. A quel punto la vicenda diventa un "caso" sui giornali, tanto da far nascere l'interesse del direttore del Festival di Cannes, che lo seleziona. Dovendo scegliere quale versione inviare al festival, Tornatore e Cristaldi optano per quella corta: il film riceve unanimi consensi di critica e di pubblico e vince il Grand Prix Speciale della Giuria.
Nel settembre 1989 il film viene distribuito per la terza volta: il successo di pubblico e critica è sempre in crescita, tanto che nello stesso periodo arriva la notizia della candidatura ai premi Oscar. Il film si aggiudica nel 1990 la statuetta come miglior film straniero, e da quel momento comincia a riscuotere grande fortuna anche in Europa e negli Stati Uniti consacrandosi come una delle pellicole italiane più fortunate e popolari degli anni ottanta.
Gli esterni del film sono stati girati in Sicilia: Bagheria, Cefalù, Castelbuono, Lascari (la stazione di Giancaldo è la stazione di Lascari), Chiusa Sclafani, in modo particolare Palazzo Adriano (tra i principali set del film[3]), Santa Flavia, San Nicola l'Arena, Termini Imerese e Oriolo Romano.
L'edificio del cinema nella realtà non esiste, venne costruito interamente e collocato nella piazza di Palazzo Adriano e, al termine delle riprese, smontato.[4] Le riprese all'interno del cinema sono della "Chiesa di Maria Santissima del Carmelo" sempre a Palazzo Adriano.
Nell'edizione internazionale di 123 minuti vengono tagliate quasi tutte le scene con la prostituta, oltre alle parti in cui Salvatore vede una ragazza (che poi scoprirà essere la figlia di Elena) e quella in cui rincontra Elena, ormai sposata, e la fine del loro amore. Il ricordo della sua esperienza prima e poi del rapporto con la ragazza e la malinconia di quei giorni sono dunque, nella versione cinematografica, affidati totalmente alla rievocazione del passato nella mente del protagonista.
Nel 2007 è pubblicata in DVD la versione del film da 173 minuti, con le seguenti scene aggiuntive:
Per il ruolo di Totò adulto il regista aveva pensato a Gian Maria Volonté, ma lui rifiutò perché impegnato sul set di un film[5], mentre per il ruolo di Alfredo aveva pensato a Ciccio Ingrassia, ma per motivi ignoti non decise più di affidargli il ruolo[6].
Il regista Giuseppe Tornatore appare nel film nei panni del proiezionista nella scena finale dei baci tagliati dal vecchio Alfredo. Tornatore chiese a Federico Fellini di apparire in quella scena, però il regista riminese rifiutò[7].
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