Nostra Signora del Monte Carmelo

Nostra Signora del Monte Carmelo consegna lo scapolare dell'ordine ai santi Simone Stock, Angelo da Gerusalemme, Maria Maddalena de' Pazzi e Teresa d'Avila: dipinto di Pietro Novelli

Nostra Signora del Monte Carmelo (o anche del Carmine, dal corrispondente in catalano Verge del Carme, o dal spagnolo Virgen del Carmen) è uno dei titoli sotto cui viene invocata Maria, madre di Gesù.

Nella tradizione cattolica e carmelitana in particolare,[1] infatti, la Madonna del monte Carmelo rappresenta il "fiore più bello del giardino di Dio", la Vergine purissima che possiede la bellezza di tutte le virtù, il perfetto modello di ogni vita contemplativa e in particolare la premurosa madre, sorella e patrona dei religiosi carmelitani e di tutti i fedeli che si impegnano a "salire il monte del Signore per stare nel suo luogo santo" sotto il segno dello Scapolare, foriero delle speciali promesse di salvezza eterna attribuite dalla tradizione alla stessa Vergine e simbolo di consacrazione a Lei.

Con questo titolo, la Vergine è dunque invocata come madre e decoro del Carmelo (da cui ebbe origine e fu promosso il culto) e di coloro che attraverso lo Scapolare ne vivono la spiritualità, sui quali - come la piccola nube apparsa ad Elia – riversa il torrente delle sue grazie e della sua protezione, nonché come "speciale conforto delle anime Purganti", in relazione alle promesse legate allo stesso Scapolare.

La sua memoria liturgica è fissata al 16 luglio. Paolo VI la anno­vera tra le feste "celebrate da particolari famiglie religiose, ma che oggi, per la diffusione raggiunta, possono dirsi veramente ecclesiali" (Ma­rialis cultus, 8).[2]

Le origini del culto

Il culto della Madonna del Monte Carmelo è inscindibilmente legata all'eredità spirituale del profeta Elia, alla storia e al carisma dell’Ordine dei frati Carmelitani e alla diffusione del loro sacro Scapolare. Caso unico tra i culti dei santi, il culto mariano affonda le sue radici più profonde ben nove secoli prima della nascita di Maria.

Il monte Carmelo

Il titolo di "Madonna del Carmine" richiama anzitutto un luogo, il monte Carmelo, "giardino verdeggiante" della terra palestinese. Nella simbologia della Sacra Scrittura, soprattutto dell'Antico Testamento, il monte rappresenta il luogo privilegiato dell'incontro con Dio, metafora dello stesso Paradiso, come ricorda anche il salmista: "Chi salirà il monte del Signore, chi starà nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non pronunzia menzogna, chi non giura a danno del suo prossimo. Egli otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza. Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe" (Salmo 23). In particolare, il monte Carmelo - il cui nome significa "giardino di Dio" - rappresenta uno dei luoghi più belli della Palestina, che si sviluppa poco lontano da Nazareth nell'alta Galilea in direzione nordovest-sudest da Haifa a Jenin (e dove, secondo la tradizione, la sacra Famiglia avrebbe in seguito sostato di ritorno dall'Egitto). Tale bellezza è spesso esaltata nella Sacra Scrittura; si veda ad esempio l'espressione usata dallo sposo del Cantico dei Cantici 7,5, che per esprimere lo splendore della sua sposa esclama: «Caput tuum ut Carmelus», «la tua testa è bella come il Carmelo»; oppure il passo in cui Isaia, per indicare lo splendore del futuro Messia, lo dipinge rivestito di tutte le bellezze del Carmelo, sede di giustizia e di santità.[3]

Il profeta Elia e la piccola nube

Su questo monte, secondo il racconto del Primo Libro dei Re, nel IX secolo a.C. si stabilì il profeta Elia, uomo contemplativo e strenuo difensore del monoteismo di Israele. Egli vi fondò una comunità di uomini, difendendo la purezza della fede nell'unico Dio del popolo di Israele, che si stava dimenticando del Signore seguendo i sacerdoti del dio Baal. Dopo una siccità di tre anni e mezzo, Elia elevò dalla cima del Carmelo una preghiera ed ebbe la visione di una piccola nube "come mano d'uomo" che dal mare si alzava verso il monte, portando la sospirata pioggia e salvando Israele dalla siccità. Si legge infatti:

« Elia disse ad Acab: "Su, mangia e bevi, perché sento un rumore di pioggia torrenziale". Acab andò a mangiare e a bere. Elia si recò alla cima del Carmelo; gettatosi a terra, pose la faccia tra le proprie ginocchia. Quindi disse al suo servo: "Vieni qui, guarda verso il mare". Quegli andò, guardò e disse. "Non c’è nulla"! Elia disse: "Tornaci ancora per sette volte". La settima volta riferì: "Ecco, una nuvoletta, come una mano d'uomo, sale dal mare". Elia gli disse: "Va' a dire ad Acab: attacca i cavalli al carro e scendi perché non ti sorprenda la pioggia"! Subito il cielo si oscurò per le nubi e per il vento; la pioggia cadde a dirotto. Acab montò sul carro e se ne andò a Izrèel »   ( 1 Re 18, 41-45, su laparola.net.)

In questa immagine una tradizione radicata negli scritti dei Padri della Chiesa vedeva nella piccola nube, segno del perdono di Dio e della sua riconciliazione con il popolo pentito, una profezia della Vergine Maria che - innalzandosi purissima dal mare dell’umanità peccatrice - ha portato in sé il Verbo di Dio e ha donato al mondo vita e fecondità, continuando a offrire agli uomini la sua potente intercessione, come spiega Giovanni de la Rochelle in un testo del 1245: "La settima volta, ovvero nella settima età, che iniziò con la morte di Cristo, una nube, cioè Maria – nube a causa dell'umiltà interiore, piccola per l'umiltà esteriore – salì dal mare, ossia dalle miserie di questo mondo. (...) Che cosa farà dunque l'anima arida? Ricorra in fretta a Maria, perché ella, come una nube, invierà la pioggia."[4] Questa tradizione, dunque, qualifica la Vergine come Madre di Misericordia[5] e mediatrice di grazia e salvezza e, propagata massimamente nel periodo medievale, trova in accordo tutti gli esegeti e i mistici cristiani.

L'Ordine del Carmelo

Ad imitazione del profeta Elia, verso la fine del XII secolo un gruppo di pellegrini latini si stabilì in questi luoghi, con l’intento di abbracciare la vita eremitica, sotto il patrocinio della Vergine Maria.

Origine dell'Ordine del Carmelo

Già nell’XI secolo i crociati avevano trovato in questo luogo dei religiosi, probabilmente di rito maronita, che si definivano eredi dei discepoli del profeta Elia e seguivano la regola di san Basilio. Nel 1154 circa si ritirò sul monte il nobile francese Bertoldo, giunto in Palestina con il cugino Aimerio di Limoges, patriarca di Antiochia, e venne deciso di riunire gli eremiti a vita cenobitica".[6] Agli inizi del Duecento Giacomo di Vitry riferisce che essi, "ad esempio e imitazione del santo e solitario uomo Elia", abitavano "presso la fonte che di Elia porta il nome", in un alveare di piccole cellette "come api del Signore, producendo dolcezza spirituale". La loro vita ebbe sin da subito una forte connotazione mariana: in mezzo alle celle essi edificarono la chiesetta della comunità, che dedicarono proprio a Maria, che vollero come loro Patrona. Inoltre, per potersi distinguere dai religiosi greci del vicino monastero di Santa Margherita, gli eremiti erano chiamati "fratelli della Beata Vergine Maria del monte Carmelo",[7] gli odierni Carmelitani. Successivamente, fra il 1207 e il 1209, il patriarca latino di Gerusalemme Alberto di Vercelli scrisse i primi statuti destinati agli eremiti del Monte Carmelo, conosciuti come "regola primitiva" o "formula vitae", conformi a un propositum manifestato dagli stessi eremiti che intendevano dare una forma canonica ed ecclesiastica alla vita che conducevano.

Sin da subito i frati guardarono alla Vergine Maria, loro patrona, come al più alto esempio di purezza, perfezione e contemplazione, vedendo in Lei la "sorella" e il prototipo nella vita contemplativa. Verso il 1235, i frati dovettero abbandonare l’Oriente, a causa dell’invasione saracena, stabilendosi perlopiù in Europa e fondando il loro primo convento a Messina, in località Ritiro, nel 1238; altri conventi sorsero anche a Marsiglia (sempre nel 1238), a Kent in Inghilterra (1242), a Pisa (1249), a Parigi (1254); i Carmelitani andarono così diffondendo il culto di Colei a cui "è stata data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron" (Isaia 35,2[8]). Intorno al 1247 il frate Simone Stock, che una certa tradizione ritiene un priore generale dell'ordine, avrebbe composto l'inno Flos Carmeli e avrebbe ricevuto l'apparizione con la quale la Vergine istituiva il Sacro Scapolare, che da quel momento sarebbe diventato uno speciale simbolo di consacrazione a Lei nello spirito del Carmelo e avrebbe contribuito in modo determinante alla diffusione del suo culto.

Alla luce di tutta questa storia, si comprende la ricchezza del titolo di Signora del Monte Carmelo: in quanto Vergine purissima, Maria è considerata il fiore più bello del "Giardino di Dio", la Bellezza del Carmelo, la Gloria del Libano, la Madre Illibata; in quanto modello di vita contemplativa è "madre e sorella" dei Carmelitani, dei contemplativi, e di tutti i fedeli che nello spirito del Carmelo si impegnano nella "salita del Monte di Dio"; in quanto "nube di Elia", Ella riversa su chi la invoca le sue grazie santificatrici, mirabilmente significate nel dono dello Scapolare e nelle promesse ad esso collegate, in relazione alle quali è anche considerata "conforto delle anime purganti".[6] Il contenuto di questa devozione può essere riassunto nelle parole di Santa Teresa Benedetta della Croce: "O Maria, sulla vetta del Carmelo sei apparsa come nube all'orizzonte per portare a noi la pioggia della grazia,tu pura senza macchia. Il profeta ed i santi del Carmelo ci han portati sulle vie di questo monte:qui noi siamo i tuoi piccoli fratelli, o madre di bontà".

Lo Scapolare del Carmine

Lo scapolare marrone della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo è uno dei segni della Chiesa da ormai molti secoli, associato ad alcune importanti promesse di salvezza che la Vergine avrebbe fatto in alcune apparizioni, promesse comunque confermate dal Magistero della Chiesa Cattolica negli anni successivi. Esso costituisce un sacramentale approvato dalla Chiesa e accettato dall’ordine carmelitano in quanto "segno esteriore dell’amore per Maria, della fiducia che i suoi figli hanno in lei e dell’impegno a vivere una vita ispirandosi a lei."[9] In origine lo scapolare era un indumento senza maniche e aperto sui lati; nel Medioevo veniva utilizzato da monaci e frati per ricoprire l’abito sul petto e sulla schiena. Oggi l'abitino del Carmelo si è ridotto di dimensioni ed è formato da due pezzetti rettangolari di lana marrone uniti da stringhe; va portato sul petto e sulla schiena. Esso giunge a simbolizzare la speciale dedizione che i carmelitani hanno per Maria, Madre di Dio, e la fiducia nella sua protezione materna, così come anche il desiderio di essere come lei nel suo impegno per Cristo e verso gli altri. È interessante notare che, essendo essenzialmente un manto, si può scorgere un suo antesignano biblico proprio nel libro dei Re, nel mantello con cui il profeta Elia investe Eliseo per conferirgli la sua stessa potenza e il suo zelo.

La prima promessa

Secondo la tradizione Simone Stock, priore generale dei Carmelitani, era profondamente devoto della Madonna e capitava spesso che la supplicasse di concedere al suo Ordine speciale protezione, con il dono di qualche privilegio. La leggenda narra che la Vergine volle dargli ascolto e la domenica 16 luglio 1251[6] apparve al santo all'età di 86 anni, circondata dagli angeli e con il Bambino in braccio, gli mostrò uno scapolare e gli disse: « Prendi figlio dilettissimo, prendi questo scapolare del tuo Ordine, segno distintivo della mia Confraternita, privilegio a te e a tutti i Carmelitani. Chi morrà rivestito di questo abito non soffrirà il fuoco eterno; questo è un segno di salute, di salvezza nei pericoli, di alleanza di pace e di patto sempiterno». In questo modo la Vergine lasciava nelle mani di Simone il pegno della Sua Prima «Grande Promessa»: la protezione e la salvezza eterna a chi indossava il suo santo abito.

La seconda promessa (o Privilegio Sabatino)

Un'altra tradizione vuole che, diversi anni dopo la prima promessa, agli inizi del 1300 la Vergine sia apparsa a monsignor Jacques Duèze, futuro papa Giovanni XXII, e gli avrebbe detto: «Coloro che sono stati vestiti con questo santo abito saranno tolti dal purgatorio il primo sabato dopo la loro morte»; a lui la Vergine avrebbe anche chiesto di confermare in terra il Privilegio ottenuto da Lei in Cielo dal Suo diletto Figlio.[6] Nel 1322 monsignor Duèze si riferì alle parole della Madonna in una Bolla – oggi ritenuta non autentica dagli storici – nella quale parlò di questo «Privilegio sabatino». Perciò, se con la prima promessa la Vergine garantiva la salvezza eterna, con la seconda riduceva al massimo ad una settimana la permanenza dell'anima in purgatorio. Per usufruire di questo privilegio, però, la Madonna chiedeva che oltre a portare l'Abitino si facciano anche preghiere e alcuni sacrifici in Suo onore. Indipendentemente dalla certezza o meno della tradizione, il magistero della Chiesa Cattolica ha sostanzialmente confermato le promesse associate all'uso dello Scapolare.

Imposizione e uso dello Scapolare

Così, da oltre sette secoli i fedeli indossano lo Scapolare del Carmine per assicurarsi la protezione di Maria in tutte le necessità della vita e per ottenere, mediante la sua intercessione, la salvezza eterna e una sollecita liberazione dal Purgatorio. Le Costituzioni Carmelitane[9] lo definiscono un "segno dell’amore materno, permanente e stabile, di Maria verso i suoi fratelli e le sorelle carmelitani. Nel seguire la sua tradizione, soprattutto a partire dal secolo XVI, il Carmelo esprime la vicinanza amorosa di Maria al popolo di Dio mediante la devozione dello scapolare: segno di consacrazione a Lei, veicolo dell’aggregazione dei fedeli all’Ordine, e mediazione popolare ed efficace di evangelizzazione." Per potere usufruire delle promesse confermate dalla Chiesa Cattolica, lo scapolare deve essere necessariamente di panno di lana e non di altra stoffa, di forma quadrata o rettangolare, di colore marrone o nero; esso deve essere imposto in modo valido, cioè attraverso l'apposito rito di imposizione. Attraverso di esso, infatti, 'ipso facto' il fedele entra formalmente nella Confraternita dello Scapolare, divenendo membro della famiglia carmelitana, di cui se ne condividono così i benefici. Ne deriva che tutti i fedeli rivestiti dello Scapolare "sono perciò confratelli e figli di Maria".[10] Infine, in seguito all’imposizione, nell'uso quotidiano lo Scapolare può essere lecitamente sostituito - ex decreto del 16 dicembre 1910 di papa Pio X - con una medaglietta che abbia da una parte l’effige di Gesù e del suo Sacro Cuore e dall’altra quella della Beata Vergine del Carmelo; a differenza dello Scapolare, è sempre necessario benedire la medaglietta. Per ottenere il privilegio sabatino, oltre a indossare lo Scapolare, è anche richiesta la recita di determinate preghiere quotidiane.

Il legame con Fatima

Le promesse legate al Santo Scapolare sono state confermate dalla Vergine anche a Fatima. Il 13 ottobre 1917, infatti, mentre avveniva il grande miracolo del Sole visto da più di cinquantamila persone, Maria si mostrava ai pastorelli nelle vesti della Madonna del Monte Carmelo, presentando nelle loro mani lo Scapolare.

Senza dubbio, avvenendo in concomitanza con il fenomeno più alto fra tutti quelli accaduti nella Cova da Iria, la presentazione dello Scapolare durante quest'apparizione finale non fu un dettaglio senza importanza; anzi, in questo modo, Maria mostrò come una sintesi tra lo storicamente più remoto (il Monte Carmelo), il più recente (la devozione al Cuore Immacolato di Maria) ed il futuro glorioso, che è il trionfo di questo stesso Cuore (Fatima e la Madonna del Carmelo, P. Higino di santa Teresa, Coimbra, 1951). Si può perciò affermare che i privilegi inestimabili legati allo Scapolare sono parte integrante del Messaggio Mariano di Fatima, unitamente al Rosario ed alla devozione al Cuore Immacolato di Maria.

Infatti, i riferimenti all'Inferno e al Purgatorio, la necessità della penitenza e l'intercessione di Nostra Signora contenuti nel Messaggio sono in assoluta consonanza con le promesse collegate allo Scapolare.

Non a caso la stessa Lucia, l'unica dei tre pastorelli ad essere rimasta in vita, divenne carmelitana scalza e disse che nel messaggio della Madonna “il Rosario e lo Scapolare sono inseparabili”.

La devozione dei pontefici

La Chiesa Cattolica ha sempre riconosciuto e apprezzato il Santo Scapolare, attraverso la vita di tanti santi e di molti sommi pontefici che l'hanno raccomodato e portato.

Il primo fu Giovanni XXII, nella "Bolla Sabatina"; questa fu poi confermata da Alessandro V, Clemente VII, Pio V, Gregorio XIII e Paolo V. San Pio X, pur consigliando sempre l’uso dello scapolare tradizionale, concesse ai fedeli – con decreto del 16 dicembre 1910- di poter sostituire allo scapolare la medaglia benedetta recante le immagini della Madonna del Carmelo e del Sacro Cuore di Gesù.

Pio XII (Eugenio Pacelli, 1939-1958) affermò che "chi lo indossa viene associato in modo più o meno stretto, all'Ordine Carmelitano", aggiungendo "quante anime buone hanno dovuto, anche in circostanze umanamente disperate, la loro suprema conversione e la loro salvezza eterna allo Scapolare che indossavano! Quanti, inoltre, nei pericoli del corpo e dell’anima, hanno sentito, grazie ad esso, la protezione materna di Maria! La devozione allo Scapolare ha fatto riversare su tutto il mondo, fiumi di grazie spirituali e temporali"; e ancora: "La piissima Madre non tralascerà di intervenire con la sua preghiera a Dio, perché i suoi figli, che espiano in Purgatorio i loro peccati, raggiungano al più presto la patria celeste secondo il cosiddetto “privilegio sabatino” tramandato dalla tradizione"; in altra occasione ha ricordato anche che quanti portano lo Scapolare appartengono "per un particolare vincolo d'amore alla medesima famiglia della Beatissima Madre".

Anche san Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli, 1958-1963), ne confermò e ne raccomandò più volte l'utilizzo mentre san Paolo VI nel 1965 esortava: "Abbiamo in grande stima le pratiche e gli esercizi di pietà verso la Beatissima Vergine, raccomandati lungo i secoli dal Magistero della Chiesa, tra i quali stimiamo di dover ricordare espressamente la religiosa prassi del Rosario e dello Scapolare del Carmelo"; in precedenza, mentre era ancora Nunzio a Parigi, ebbe a dire ai Padri Carmelitani Scalzi di Avon: "Per mezzo dello Scapolare io appartengo alla vostra famiglia del Carmelo e apprezzo molto questa grazia come assicurazione di una specialissima protezione di Maria".[11]

Lo stesso san Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) ne fu grande devoto; egli, in una lettera del 25 marzo 2001 ai padri carmelitani Joseph Chalmers e Camilo Maccise scrisse: «Chi riveste lo Scapolare viene quindi introdotto nella terra del Carmelo, perché “ne mangi i frutti e i prodotti” (cfr Ger 2,7), e sperimenta la presenza dolce e materna di Maria, nell’impegno quotidiano di rivestirsi interiormente di Gesù Cristo e di manifestarlo vivente in sé per il bene della Chiesa e di tutta l’umanità. (...) Anch'io porto sul mio cuore, da tanto tempo, lo Scapolare del Carmine! Per l'amore che nutro verso la comune Madre celeste, la cui protezione sperimento continuamente, auguro che quest'anno mariano aiuti tutti i religiosi e le religiose del Carmelo e i pii fedeli che la venerano filialmente, a crescere nel suo amore e a irradiare nel mondo la presenza di questa Donna del silenzio e della preghiera, invocata come Madre della misericordia, Madre della speranza e della grazia. Con questi auspici, imparto volentieri la Benedizione Apostolica a tutti i frati, le monache, le suore, i laici e le laiche della Famiglia carmelitana, che tanto operano per diffondere tra il popolo di Dio la vera devozione a Maria, Stella del mare e Fiore del Carmelo!».[12]

Festa Liturgica

Era convinzione dei carmelitani di avere un rapporto del tutto speciale con Maria, loro Patrona, sotto il titolo "del Monte Carmelo"; in origine essi celebravano in suo onore in modo speciale la festa dell'Annunciazione, quella dell'Immacolata Concezione, e la commemorazione solenne in luglio.[1] Quest'ultima si iniziò a celebrare in Inghilterra dalla seconda metà del 1300 ogni 17 luglio, in riferimento alla data dell’ultima sessione del Concilio di Lione (1274), nella quale l’Ordine ricevette un’approvazione che lo salvò dalla soppressione; essa fu istituita con lo scopo di ringraziare la Vergine Maria per tutti i benefici concessi all'Ordine, come protettrice e avvocata. In seguito, spe­cialmente nel secolo XVI, fu data primaria importanza allo Scapolare, che divenne il motivo più immediato per ringraziare e affermare il proprio amore alla Madre di Dio. Pertanto la sua celebrazione venne anticipata al 16 luglio, in riferimento al giorno in cui, secondo la tradizione, la Madonna sarebbe apparsa a san Simone Stock consegnandogli lo Scapolare (1251).[13] Tale ricorrenza si diffonderà rapidamente in tutto il mondo, al punto che - nell'esortazione apostolica "Marialis Cultus" - papa Paolo VI la annovera tra le feste "celebrate originariamente da particolari famiglie religiose, ma che oggi, per la diffusione raggiunta, possono dirsi veramente ecclesiali".

Liturgia

L’appellativo «Madre e Bellezza del Carmelo» che echeggia Isaia 35,2, venne usato nella liturgia fin dal tardo periodo medioevale, segno che il titolo di Madre era molto gradito nell’Ordine; per parecchi secoli la liturgia carmelitana ha mostrato inoltre un affetto speciale per la scena evangelica ai piedi della Croce (Gv 19, 25-27), dove Maria «divenne la Madre di tutti, associata all’offerta di suo Figlio e data a tutti nel momento in cui Gesù la diede al discepolo prediletto».[14]

Oggi la colletta della messa della beata Vergine Maria del Monte Carmelo si appella alla materna protezione di Maria nella salita dei suoi figli al Santo Monte, che è Cristo Signore, e poi la liturgia della parola presenta anzitutto l'immagine profetica della piccola nube (Elia pregò sul monte Carmelo e il cielo diede la pioggia vivificatrice), alla quale fa eco il salmo 14. La seconda lettura esplicita tutto questo con la testimonianza paolina (Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, perché coloro che vivevano sotto la Legge ricevessero l’adozione a figli); il Vangelo, proclamato dopo la sequenza del Flos Carmeli, presenta proprio il momento in cui Maria, sotto la Croce, diventa la madre di tutti mentre si associa al sacrificio di Cristo, che dono nuova vita al mondo. Infine, i prefazi propri meditano sulla Vergine come modello di contemplazione, splendore di bellezza, madre spirituale di tutti gli uomini, segno di consolazione nel cammino verso il monte della gloria e guida di coloro che sono rivestiti del santo abito, mentre la preghiera dopo la Comunione richiama all'imitazione delle sue virtù. Si comprende dunque che la Liturgia presenta "Maria del Monte Carmelo" come la Vergine che possiede la bellezza di tutte le virtù ed è "Madre tenera dei Carmelitani", intendendo con "carmelitani" tutti componenti della famiglia carmelitana: i religiosi, le religiose e i terziari dell'Ordine Carmelitano e dell'Ordine Carmelitano Scalzo nonché tutti i fedeli che indossano lo Scapolare, perché questa consacrazione - inserendo ipso facto nella Confraternita dello Scapolare - comporta anche la partecipazione ai benefici spirituali dell'Ordine e un impegno a viverne la spiritualità.[1]

Il perdono del Carmine

Il Sommo Pontefice Leone XIII in data 16 maggio 1892 concesse all’Ordine Carmelitano, a beneficio di tutta la cristianità, "l’insigne privilegio del perdono del Carmine", ossia dell’indulgenza plenaria.[15] Esso fu ulteriormente allargato dai pontefici successivi. In base alle norme vigenti, il 16 luglio di ogni anno, dal mezzogiorno del 15 luglio alla mezzanotte del 16 luglio, oppure la domenica stabilita dal Vescovo, antecedente o seguente la festa, nelle chiese od oratori pubblici dell’Ordine si acquista una volta sola l’indulgenza plenaria del perdono del Carmine, alle solite condizioni previste dalla Chiesa Cattolica per l'acquisto delle Indulgenze.[16]

Preghiera del Flos Carmeli

Una delle preghiere più importanti e famose, dedicate alla Madonna del Monte del Carmelo, è il "Flos Carmeli" (in latino, in italiano: Fiore del Carmelo) che secondo la tradizione è attribuita al santo inglese eremita Simone Stock:

(LA) «

Flos Carmeli, vitis florigera,
splendor coeli, Virgo puerpera,
singularis.

Mater mitis, sed viri nescia,
carmelitis esto propitia,
stella maris.

Radix Iesse, germinans flosculum,
hic adesse me tibi servulum
patiaris.

Inter spinas quae crescis lilium,
serva puras mentes fragilium,
tutelaris!

Armatura fortis pugnantium,
furunt bella tende praesidium
scapularis.

Per incerta prudens consilium,
per adversa iuge solatium
largiaris.

Mater dulcis, Carmeli domina,
plebem tuam reple laetitia
qua bearis.

Paradisi clavis et ianua,
fac nos duci quo, Mater,
coronaris. Amen

»
(IT) «

Fior del Carmelo, vite fiorita,
splendore del cielo,
tu solamente sei vergine e madre.

Madre mite, pura nel cuore,
ai figli tuoi sii propizia,
stella del mare.

Ceppo di Jesse, che produce il fiore,
a noi concedi di rimanere
con te per sempre.

Giglio cresciuto tra alte spine,
conserva pure le menti fragili
e dona aiuto.

Forte armatura dei combattenti,
la guerra infuria, poni a difesa
lo scapolare.

Nell'incertezza dacci consiglio,
nella sventura, dal cielo impetra
consolazione.

Madre e Signora del tuo Carmelo,
di quella gioia che ti rapisce
sazia i cuori.

O chiave e porta del Paradiso,
fa' che giungiamo dove di gloria
sei coronata. Amen.

»

Iconografia

Secondo la moderna iconografia la Vergine del Carmelo è rappresentata con il Bambino Gesù in braccio, spesso con abito e scapolare bruni e mantello bianco, nell'atto di mostrare lo scapolare carmelitano. All'immagine di Maria sono spesso associate quelle dei santi dell'ordine o di anime purganti tra le fiamme.

L'iconografia più antica, invece, rappresentava la Vergine mentre, aprendo le sue braccia, accoglie i suoi devoti sotto il suo grande manto, che è sostenuto dai profeti Elia ed Eliseo, considerati dai Carmelitani come i loro fondatori.

Tela della Madonna del Carmine, venerata presso il Carmelo e il popolo messinese fino al 1908, esposta presso il museo regionale di Messina.

Santuari

Scultura lignea presente nel santuario di Acquafondata

Note

  1. ^ a b c Sito Ufficiale dell'Ordine Carmelitano, Perché celebriamo Nostra Signora del Monte Carmelo, di Ludovico Saggi, in ocarm.org.
  2. ^ Paolo VI, papa della Chiesa Cattolica, Esortazione Apostolica Marialis Cultus, in Vatican.va.
  3. ^ Pina Baglioni, La Madonna del Carmelo, la “nuvoletta che sale dal mare”, in Piccolenote.ilgiornale.it, 14 luglio 2017.
  4. ^ Il segno di Maria. Lo scapolare del Carmine, Santuario Ragusa, pro manuscripto, 10.
  5. ^ Il segno di Maria. Lo scapolare del Carmine, Santuario Ragusa, pro manuscripto, 15.
  6. ^ a b c d Beata Vergine Maria del Carmelo, su Santi e beati.
  7. ^ Valerio Hoppenbrouwers, DIP, vol. II (1975), coll. 501-502.
  8. ^ Is 35,2, su laparola.net.
  9. ^ a b Sito Ufficiale dell'Ordine Carmelitano, Lo Scapolare marrone, in ocarm.org.
  10. ^ Sito Ufficiale dell'Ordine Carmelitano, Rito Della Benedizione E Imposizione Dello Scapolare Della B.V. Maria Del Monte Carmelo, in ocarm.org.
  11. ^ Lucio Maria Zappatore, O.C., Lo Scapolare e Giovanni XIII, in materdecorcarmeli.it.
  12. ^ Il segno di Maria. Lo scapolare del Carmine, Santuario Ragusa, pro manuscripto, 26-30.
  13. ^ Il segno di Maria. Lo scapolare del Carmine, Santuario Ragusa, pro manuscripto, 13.
  14. ^ Il segno di Maria. Lo scapolare del Carmine, Santuario Ragusa, pro manuscripto, 32-33.
  15. ^ Il segno di Maria. Lo scapolare del Carmine, Santuario Ragusa, pro manuscripto, 78.
  16. ^ Il segno di Maria. Lo scapolare del Carmine, Santuario Ragusa, pro manuscripto, 79.
  17. ^ Chiesa ed ex Convento del Carmine-Ispica, su virtualsicily.it. URL consultato il 4 novembre 2021.

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