Nello Musumeci | |
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Presidente della Regione Siciliana | |
In carica | |
Inizio mandato | 18 novembre 2017 |
Predecessore | Rosario Crocetta |
Sottosegretario di Stato del Ministero del lavoro e delle politiche sociali | |
Durata mandato | 15 aprile 2011 – 16 novembre 2011 |
Cotitolare | Luca Bellotti |
Presidente | Silvio Berlusconi |
Predecessore | Pasquale Viespoli |
Successore | Maria Cecilia Guerra |
Presidente della Provincia di Catania | |
Durata mandato | 19 febbraio 1994 – 25 maggio 2003 |
Predecessore | Antonio Pennisi |
Successore | Raffaele Lombardo |
Europarlamentare | |
Durata mandato | 19 luglio 1994 – 13 luglio 2009 |
Legislature | IV, V, VI |
Gruppo parlamentare |
IV: Non iscritti |
Circoscrizione | Italia insulare |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | #DiventeràBellissima (dal 2014) Precedenti: MSI (1970-1995) AN (1995-2005) Alleanza Siciliana (2005-2008) La Destra (2008-2012) Lista Musumeci (2012-2014) |
Titolo di studio | Laurea in scienze della comunicazione |
Università | Università Kore di Enna |
Professione | Bancario e giornalista |
Nello Musumeci, all'anagrafe Sebastiano Musumeci (Militello in Val di Catania, 21 gennaio 1955), è un politico italiano, presidente della Regione Siciliana a partire dal 18 novembre 2017.
In precedenza ha ricoperto anche il ruolo di presidente della Provincia di Catania dal 1994 al 2003 e contemporaneamente quello di europarlamentare fino al 2009. Dal 15 aprile al 16 novembre 2011 è stato anche sottosegretario al Ministero del lavoro e delle politiche sociali nel governo Berlusconi IV.
Ha lavorato come bancario nel Gruppo Unicredit ed è giornalista pubblicista dal 1977. Ha svolto studi universitari in scienze della comunicazione, laureandosi nel 2016 in Multimedialità della comunicazione all'Università Kore di Enna[1].
Ha insegnato all'Istituto superiore di giornalismo di Acireale ed è tra i fondatori dell'ISSPE (Istituto Siciliano di Studi Politici ed Economici) di Palermo. È autore di alcuni saggi storici sulla Sicilia del Novecento.
È uno dei fondatori della Fondazione "Cardinale Dusmet" per sostenere le famiglie vittime degli usurai.[2]
Entra in politica a 15 anni nelle file della Giovane Italia, l'organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano. A vent'anni è stato eletto consigliere comunale nella sua città di origine, Militello in Val di Catania, e successivamente nei Comuni di Gravina di Catania (1980) e Castel di Iudica (1983), dove ha ricoperto anche la carica di vicesindaco in una coalizione di centro-destra.
Nel 1987 (a trentadue anni) è stato eletto segretario provinciale del MSI a Catania. Ha poi rivestito il ruolo di Consigliere provinciale di Catania dal 1990 fino al 1993.
Nel gennaio 1994 si candida alla presidenza della Provincia di Catania con la sola lista del Movimento Sociale Italiano: al primo turno raccoglie il 32,6% dei voti[3] e, dopo una campagna elettorale conclusa in «un indecoroso scambio di insulti e accuse sfociato in querele e sfide plateali»[3], al ballottaggio del 13 febbraio supera nettamente Stelio Mangiameli, con il 66,35% dei voti, in un turno elettorale contraddistinto da una scarsissima affluenza (appena 39%) e oltre il 16% di schede nulle o bianche.[4]
Musumeci amministrerà la provincia in quella consiliatura con una maggioranza consiliare di centrosinistra[3]. Assieme al sindaco di centro-sinistra Enzo Bianco, è considerato uno dei protagonisti della cosiddetta "Primavera di Catania". Nel 1998 verrà poi riconfermato presidente al primo turno, con più di 310.000 preferenze, sostenuto da una coalizione di centrodestra, che ottiene la maggioranza in consiglio.
In qualità di presidente dell'ente provinciale completa la restaurazione ed apre al pubblico le Ciminiere luogo simbolo della città, crea il Museo Storico dello Sbarco in Sicilia e il Museo del Cinema.[2]
Nel gennaio 1995 confluisce in Alleanza Nazionale al congresso di Fiuggi, dove fa parte della direzione nazionale. In seguito a reiterate minacce mafiose, ha vissuto sotto scorta della polizia per diversi anni[5]. Rimane presidente della Provincia fino alla scadenza del secondo mandato, nel maggio 2003.
Alle elezioni europee del 1994 viene anche eletto europarlamentare, nella circoscrizione Italia meridionale, nelle liste di Alleanza Nazionale con circa 43000 preferenze.[6]
Viene rieletto poi alle successive elezioni del 1999 (con 78000 preferenze)[7] e del 2004 (con 116000 preferenze),[8] in quest'ultima tornata risulta peraltro l'eurodeputato di AN più votato dopo Fini, Alemanno e Gasparri, nonché il primo in Sicilia. Al Parlamento europeo ha fatto parte delle commissioni Pesca e Agricoltura e della Commissione per l'ingresso della Turchia nell'Unione europea.
In contemporanea a questi incarichi, durante e dopo la preoccupante eruzione dell’Etna del 2001 è nominato Commissario straordinario del governo per l’emergenza e la ricostruzione sul vulcano. Dal 1999 al 2009 fa parte del gruppo "Unione per l'Europa delle nazioni".
Nel 2002, dopo le dimissioni dall'incarico di Guido Lo Porto, eletto l'anno prima presidente dell'ARS, è nominato da Fini coordinatore regionale di Alleanza Nazionale. Lo resta fino al 2004.
Nel settembre 2005 - in polemica con Gianfranco Fini - abbandona Alleanza Nazionale e fonda "Alleanza Siciliana", un movimento autonomista di destra a carattere regionale[9].
Alle elezioni regionali del 2006, Musumeci rifiuta di entrare in coalizione a sostegno del presidente uscente Totò Cuffaro (in quel momento rinviato a giudizio per favoreggiamento aggravato alla mafia) e si candida a presidente della Regione Siciliana, a capo del movimento "Alleanza Siciliana". Ottiene il 5,3%, contro il 53,1% dell'esponente del centro-destra Cuffaro e il 41,6% della candidata per il centro-sinistra Rita Borsellino.
Il movimento Alleanza Siciliana nel 2008 confluisce in La Destra e il 6 dicembre Musumeci viene eletto vicesegretario nazionale dal Comitato centrale del partito, carica alla quale rinuncia l'anno successivo.
Alle elezioni amministrative del 2008 a Catania, Musumeci si candida a sindaco, sostenuto dalla lista civica che porta il suo stesso nome.[10] Ottiene oltre il 25% dei voti, superando in preferenze il candidato del centro-sinistra Giovanni Burtone, e arrivando a sfiorare il ballottaggio col candidato sindaco sostenuto dal centro-destra Raffaele Stancanelli che viene eletto al primo turno. Musumeci risulta essere comunque il consigliere comunale più votato della città, con oltre 4.000 preferenze, seguito dal senatore Enzo Bianco dello schieramento di centro-sinistra.
Intanto termina il suo mandato di europarlamentare nel luglio 2009.
Il 15 aprile 2011 il Consiglio dei ministri nomina Musumeci nuovo sottosegretario di Stato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in rappresentanza de La Destra. La cerimonia di giuramento si svolge il 19 aprile a Palazzo Chigi.[11] Resta sottosegretario fino alle dimissioni del governo Berlusconi IV, avvenute nel novembre successivo.
Il 22 agosto 2012 Musumeci annuncia, su proposta del leader di Grande Sud Gianfranco Micciché, la sua candidatura a Presidente della Regione Siciliana sostenuto anche dalla Lista Musumeci, I Popolari di Italia Domani, Fareitalia e Alleanza di Centro. Due giorni dopo riceverà anche il supporto de Il Popolo della Libertà, diventando il candidato ufficiale del centro-destra, quando il 30 agosto anche Miccichè, uscito dalla coalizione, si candida a Presidente della Regione Siciliana sostenuto dall'uscente Raffaele Lombardo.
Il 29 ottobre 2012, ottenendo il 25,7% dei consensi, Musumeci viene sconfitto dal rappresentante del centro-sinistra Rosario Crocetta che prende il 30,5%; solo quarto arriva Miccichè[12]. Risulta comunque eletto deputato all'Assemblea regionale siciliana in quanto candidato presidente non eletto che ha ottenuto più voti.
Aderisce al gruppo parlamentare Lista Musumeci e il 23 maggio 2013 viene eletto all'unanimità presidente della Commissione regionale antimafia dell'Assemblea Regionale Siciliana. In questa veste propone la creazione di un osservatorio europeo sul fenomeno delle mafie e chiede l’istituzione dell’ora della legalità per educare all'onestà i giovanissimi facendo cultura della legalità nelle scuole.
In concomitanza con la sua candidatura alle regionali del 2017 si dimette dalla presidenza della commissione antimafia per non cumulare i due ruoli.[2]
Lasciato il movimento di Storace, nel settembre 2014 Musumeci è tra i fondatori del movimento civico siciliano "#DiventeràBellissima", così denominato per richiamare una frase di Paolo Borsellino rivolta alla Sicilia[13] e di cui è il leader. Nel febbraio 2017 il suo movimento lo propone candidato alle primarie del centro-destra per la presidenza della Regione Siciliana, decise da tutte le forze politiche dello schieramento, poi annullate.
Dopo che Forza Italia, per via del coordinatore regionale nell'isola Gianfranco Micciché, rinuncia alle primarie della coalizione di centro-destra,[14][15] si dimette nell'aprile 2017 da presidente dell'Antimafia regionale[16] e ufficializza la candidatura alla presidenza della Regione Siciliana per le regionali del 5 novembre 2017,[17] come candidato ufficiale del suo movimento: #DiventeràBellissima.
Musumeci ottiene in luglio l'appoggio di Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale[18] e Noi con Salvini[19] (che si presentano in un'unica lista comune);[20] in seguito anche di Energie per l'Italia,[21] Nuovo CDU[22] e Movimento Nazionale per la Sovranità[23] (che inseriscono propri candidati nella lista #DiventeràBellissima),[24] ad agosto di Unione di Centro,[25] Forza Italia,[26]. Infine a settembre di Cantiere Popolare,[27] MpA[28] e Idea Sicilia[29] (che si federano nella lista unica Popolari e Autonomisti),[30] Partito Liberale Italiano[31] e Scelta Civica[32] (anche questi ultimi due non presentano proprie liste, ma ottengono l'inserimento di propri candidati nelle liste di Forza Italia).[33] Ottiene inoltre l'appoggio di Vittorio Sgarbi che, candidatosi in precedenza a Presidente della regione siciliana, rinuncia alla competizione, schierandosi a sostegno di Musumeci.[34][35]
Il 5 ottobre presenta ufficialmente la sua candidatura e il listino del presidente;[36] viene complessivamente sostenuto da 5 liste: Forza Italia, #DiventeràBellissima, Unione di Centro, Popolari e Autonomisti e Fratelli d'Italia-Noi con Salvini.[37][38]
Il 5 novembre Musumeci vince le elezioni con il 39,9% dei voti (mentre le liste regionali ottengono il 42,04%), diventando quindi Presidente della Regione Siciliana[39], insediandosi sabato 18 novembre.[40] Ottiene inoltre le maggioranza all'ARS grazie ai 36 deputati (su 70) eletti dalla sua coalizione.
L'articolo 9 dello Statuto speciale siciliano dal 2001 dà al presidente della Regione Siciliana il potere di nominare e revocare gli assessori da preporre ai singoli rami dell'Amministrazione regionale. Quello di Musumeci è il 59º Governo della Regione siciliana, nominato il 29 novembre 2017[41].La giunta di Musumeci, formata da dieci uomini e due donne, si insedia l'indomani e il primo atto è il ricorso alla Corte Costituzionale contro l'impugnativa del Governo per l'elezione diretta dei presidenti delle province siciliane[42]. La giunta ha due nuovi assessori dopo le dimissioni di Figuccia (nel dicembre 2017, con interim dello stesso Musumeci) e di Sgarbi (nell'aprile 2018): Alberto Pierobon ai Rifiuti (dal 7 marzo 2018) e Sebastiano Tusa ai Beni Culturali, nel 2019 deceduto in un incidente aereo in Etiopia, e di cui Musumeci tiene l'interim fino al maggio 2020. Nell'ottobre 2020 il governatore è nominato dalla presidenza del Consiglio dei ministri Commissario per l'emergenza sanitaria in Sicilia[43] Nel marzo 2021 prende l'interim della Salute, dopo le dimissioni di Ruggero Razza.
Ha avuto tre figli: Salvatore, Giuseppe (deceduto a 30 anni nel maggio 2013)[44] e Giorgio.
Nel marzo 2017, assieme ai deputati Nino D'Asero (NCD) e Raffaele Nicotra (PD), Nello Musumeci è stato coinvolto in una inchiesta su nove dipendenti di Riscossione Sicilia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania, con l'ipotesi di essere stato favorito in alcune procedure esecutive di pignoramento, provocando un danno erariale stimato in 390.000 euro. I due comunque non erano indagati.[45] A settembre la posizione dei due deputati regionali è stata archiviata, perché secondo il Gip, "non vi è stato alcun trattamento di favore"[46].
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Il contenuto presentato dell'articolo di Wikipedia è stato estratto 2021-06-13 sulla base di https://it.wikipedia.org/?curid=132198