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National Basketball Association
NBA logo vettoriale.svg
SportBasketball pictogram.svg Pallacanestro
TipoFranchise
PaeseStati Uniti Stati Uniti
Canada Canada
Cadenzaannuale
Aperturaottobre
Chiusuragiugno
Partecipanti30 squadre
FormulaRegular season + Playoffs + Finals
Sito InternetNBA.com
Storia
Fondazione1946
DetentoreG.S. Warriors
Record vittorieL.A. Lakers
Boston Celtics (17)
Ultima edizioneNational Basketball Association 2021-2022
Edizione in corso-
Prossima edizioneNational Basketball Association 2022-2023
Larry O'Brien Championship Trophy icon.svg
Larry O'Brien Championship Trophy

La National Basketball Association, comunemente nota come NBA, è una lega di basket professionistica del Nord America. La lega è composta da 30 squadre (29 negli Stati Uniti e 1 in Canada) ed è una delle principali leghe sportive professionistiche negli Stati Uniti e in Canada . È il campionato di basket professionistico maschile più importante del mondo.

Venne fondata a New York, il 6 giugno 1946 come Basketball Association of America (BAA). Il 3 agosto 1949 la lega adottò il nome di National Basketball Association a seguito della sua fusione con la lega rivale National Basketball League. Nel 1976, l'NBA e l'American Basketball Association (ABA) si fusero , aggiungendo quattro franchigie all'NBA. La stagione regolare della NBA va da ottobre ad aprile, con ogni squadra che gioca 82 partite. Il torneo playoff della lega si estende fino a giugno. A partire dal 2020, i giocatori NBA sono gli atleti più pagati al mondo per stipendio medio annuo per giocatore.[1][2][3]

Il quartier generale della NBA si trovava, e si trova ancora oggi, nella Olympic Tower al 645 della Fifth Avenue a New York. La NBA Entertainment e gli studi della NBA TV sono ubicati invece a Secaucus, New Jersey. Il suo logo, icona nota in tutto il mondo, fu disegnato da Alan Siegel e rappresenta la silhouette di Jerry West mentre, in una posizione atletica, effettua una penetrazione. Il logo è rimasto invariato dal 1971.

La nascita e la storia della NBA

Arrows-folder-categorize.svg Le singole voci sono elencate nella Categoria:Stagioni NBA

Anni cinquanta: l'integrazione razziale e i 24 secondi

Negli Stati Uniti del secondo dopoguerra, in cui dominava incontrastata la segregazione razziale, la NBA si pose all'avanguardia del cambiamento quando, già nel 1950, fece esordire i primi giocatori afroamericani: Chuck Cooper con i Boston Celtics, Nat "Sweetwater" Clifton con i New York Knicks, ed Earl Lloyd con i Washington Capitols.

Nella stagione 1947-48 il nippo-americano Wataru Misaka era stato il primo non caucasico a scendere in campo per la lega, sia pure per solo 3 partite, con i New York Knicks, ma fu solo con l'ingresso degli afroamericani che si infranse la barriera razziale; oltre mezzo secolo dopo, la NBA ha aperto la stagione 2014/15 con un record di 101 giocatori stranieri, provenienti da 37 paesi diversi, e con un'assoluta maggioranza di afroamericani tra gli statunitensi.

Negli anni '50 i Minneapolis Lakers, capitanati dal centro George Mikan, vinsero cinque campionati e divennero la prima dinastia della lega.

Nel 1954, per velocizzare e rendere più spettacolare il gioco, penalizzato da azioni di durata infinita e partite con punteggi bassissimi, fu introdotta la regola dei 24 secondi per tirare a canestro[1].

Bill Russell, vincitore di undici titoli

Nel 1956 il centro Bill Russell arrivò ai Boston Celtics, allenati da Red Auerbach e forte di giocatori del calibro di Bob Cousy, Tom Heinsohn e Sam Jones, ne divenne il leader, guidandoli a undici titoli in tredici stagioni.

Il centro Wilt Chamberlain entrò nella lega nel 1959, e ne fu la stella dominante per tutto il decennio successivo, segnando il record di punti (100, il 2 marzo 1962) e di rimbalzi (55) in una sola partita ancora imbattuto.

Quella tra Russell e Chamberlain costituì una delle più grandi rivalità individuali nella storia dello sport professionistico americano e mondiale.

Anni sessanta: la dinastia dei Celtics e la rivalità con la ABA

In questo periodo la NBA continuò a rafforzarsi con lo spostamento dei Minneapolis Lakers a Los Angeles, i Philadelphia Warriors a San Francisco, e i Syracuse Nationals a Filadelfia, come anche con l'aggiunta della prima expansion team.

Nel 1967, la lega affrontò una nuova minaccia esterna con la formazione della American Basketball Association. Le due leghe entrarono in seria competizione. La NBA attirò a sé la più importante star del college di quell'epoca, Kareem Abdul-Jabbar (precedentemente conosciuto come Lew Alcindor), che insieme a Oscar Robertson guidò i Milwaukee Bucks al titolo nel suo secondo anno nella lega, e che più tardi giocò con i Los Angeles Lakers vincendo altri cinque titoli NBA.

Il conflitto tra le due leghe era talmente grande che quando il miglior realizzatore della NBA, Rick Barry andò a giocare nell'ABA fu un vero scandalo, come successe per altri quattro arbitri veterani - Norm Drucker, Earl Strom, John Vanak, e Joe Gushue.

Anni settanta: l'accordo con la ABA ed espansione a 22 squadre

L'American Basketball Association continuò a ingaggiare un numero di grandi talenti e star, incluso Julius Erving. La NBA si espanse molto durante questo periodo, con l'obiettivo di raggiungere i mercati delle grandi città. Dopo la stagione 1976, le due leghe raggiunsero un accordo che consisteva nel passaggio di quattro franchigie della ABA, i New York Nets (divenuti poi New Jersey Nets e in seguito i Brooklyn Nets), i Denver Nuggets, gli Indiana Pacers ed i San Antonio Spurs, alla NBA, portando il numero totale delle squadre nella lega a quel tempo a 22.

Inoltre la lega introdusse l'innovativa regola della ABA della linea da tre punti, dal 1979. Quello stesso anno, i rookie Larry Bird e Magic Johnson arrivarono rispettivamente ai Boston Celtics e ai Los Angeles Lakers, che contribuirono ad un periodo di significativa crescita per la lega e per il gioco della pallacanestro stessa, senza tralasciare il nuovo crescente interesse per i fan nei confronti della NBA, negli Stati Uniti d'America e nel mondo. Bird guidò i Celtics a tre titoli, mentre Johnson fu protagonista con i Lakers di cinque titoli.

Michael Jordan, con la maglia dei Chicago Bulls, ha vinto negli anni '90 6 anelli NBA e 5 titoli MVP

Anni ottanta: i Celtics, i Lakers, e l'arrivo di Michael Jordan

Gli anni ottanta furono per la NBA un decennio di grande espansione anche oltre i confini degli Stati Uniti. I suoi giocatori simbolo, come Larry Bird, Magic Johnson, Julius Erving, Kareem Abdul-Jabbar sono conosciuti ormai in tutto il mondo.

In questi anni i Boston Celtics di Larry Bird e i Los Angeles Lakers di Magic Johnson, che vinsero complessivamente 8 titoli, diedero vita a una delle rivalità più accese nella storia della NBA.

Ma un altro punto di svolta storico per la lega può essere considerato il Draft NBA del 1984, quando vennero scelti giocatori che hanno fatto la storia come Hakeem Olajuwon, John Stockton, Charles Barkley e Michael Jordan scelto dai Chicago Bulls con la terza scelta assoluta, che dalla fine degli anni ottanta e in quasi tutti gli anni novanta rivoluzionò il gioco e l'idea stessa di star sportiva, diventando uomo simbolo della lega fino ad essere considerato, ad oggi, il miglior giocatore di tutti i tempi per acclamazione.

L'entrata nella lega dei Dallas Mavericks nel 1980, dei Miami Heat e degli Charlotte Hornets nel 1988, degli Orlando Magic e dei Minnesota Timberwolves nel 1989, portò il numero delle squadre a 27.

Anni novanta: globalizzazione

La globalizzazione della lega aumentò negli anni novanta. Il Dream Team del torneo olimpico di pallacanestro delle Olimpiadi di Barcellona 1992, la prima con giocatori professionisti NBA, includeva star del calibro di Michael Jordan, Charles Barkley, Larry Bird, e Magic Johnson.

Un crescente numero di giocatori NBA inoltre iniziarono ad arrivare da altri paesi. Inizialmente, alcuni di questi giocatori, come per esempio l'MVP del 1994 Hakeem Olajuwon della Nigeria, prima giocarono nella NCAA per crescere cestisticamente.

Il decennio inizia con il secondo trionfo consecutivo dei Bad Boys, ovvero dei Detroit Pistons. Dal 1991 al 1993 la lega sarà dominata dai Chicago Bulls di Michael Jordan e Scottie Pippen. Grazie al ritiro di Jordan nel 1993 (tornerà nel 1995) gli Houston Rockets, guidati da Hakeem Olajuwon, vincono per due anni di fila il titolo, nel 1994 contro i Knicks di Pat Ewing e John Starks e nel 1995 contro la nuova franchigia degli Orlando Magic della nascente star Shaquille O'Neal. Il ritorno di MJ ridà linfa ai Bulls che rivincono per tre anni di fila il titolo NBA (secondo three-peat nel giro di 8 anni). Questi titoli sono più combattuti dei precedenti, in quanto i Bulls affrontano nel 1996 i Seattle SuperSonics e nei due anni successivi i potentissimi Utah Jazz di John Stockton e del "postino" Karl Malone. Nel 1999, la stagione del lockout NBA, la spuntano i San Antonio Spurs guidati dalle "twin towers" David Robinson e Tim Duncan. Primo titolo della storia per i texani.

Nel 1995 il numero delle squadre arrivò a 29: con l'espansione della NBA in Canada, nacquero i Toronto Raptors ed i Vancouver Grizzlies.

Nel 1996 la NBA creò una lega professionistica per donne, la Women's National Basketball Association.

Nel 1998, i proprietari NBA iniziarono un lockout che finì dopo 192 giorni il 18 gennaio 1999. Come risultato di questo lockout la stagione 1998-1999 fu ridotta da 82 partite a 50.

Anni 2000: 30 squadre

Kobe Bryant, con i Los Angeles Lakers, ha vinto 5 titoli NBA e un titolo MVP

Un numero sempre crescente dei migliori giocatori internazionali continua oggi ad arrivare a giocare nella NBA come per esempio il Rookie of the Year del 2002 e l'MVP del Mondiale 2006 Pau Gasol della Spagna, la prima scelta del Draft NBA del 2002 Yao Ming della Cina, l'MVP del Mondiale 2002 di EuroBasket 2005 ed MVP della NBA nel 2007 Dirk Nowitzki della Germania, e l'MVP dei Giochi olimpici di Atene 2004 Emanuel Ginóbili dell'Argentina.

Dal 2000 solo due squadre si sono distinte dalle altre dividendosi sei titoli fino al 2007: i Los Angeles Lakers di Kobe Bryant, campioni nel 2000, 2001, 2002, 2009 e 2010 e i San Antonio Spurs di Tim Duncan, nel 2003, 2005 e 2007. La franchigia di Los Angeles inizia il nuovo millennio subito col titolo NBA, dopo aver battuto gli Indiana Pacers per 4-2 guidati da Shaquille O'Neal. L'anno successivo, i Lakers, si riconfermano battendo i Philadelphia 76ers di Allen Iverson per 4-1, e l'anno successivo completano il Three-peat contro i New Jersey Nets, guidati da Jason Kidd, per 4-0. Per tutt'e tre gli anni O'Neal è stato eletto MVP delle Finals.

Gli anni successivi sono dominati dai San Antonio Spurs di Tim Duncan, Emanuel Ginóbili e Tony Parker, che vincono il titolo prima nel 2003 battendo i New Jersey Nets per 4-2, poi nel 2005 contro i Detroit Pistons e infine nel 2007 contro i Cleveland Cavaliers di un giovane LeBron James battuti per 4-0. Nel mezzo, nel 2003-2004 trionfano i Detroit Pistons di Richard Hamilton contro i Lakers che vantavano in squadra, oltre a Kobe e Shaq, Gary Payton e Karl Malone mentre la stagione 2005-2006 vede trionfare i Miami Heat di Dwyane Wade e Shaquille O'Neal sui Dallas Mavericks guidati da Nowitzki. Nel 2007 Tony Parker diventa il primo non americano a vincere il titolo di MVP delle Finals.[2]

Ad oggi la NBA è trasmessa in 212 nazioni in 42 lingue. Nel 2001 fu creata una lega minore, la National Basketball Development League, oggi chiamata NBA Development League o National Gatorade League per ragioni di sponsor (G-League), atta a far crescere giocatori.

Dirk Nowitzki, un simbolo della globalizzazione dell'NBA

Nel 2004 la NBA raggiunge il numero di 30 franchigie, con la nascita dei Charlotte Bobcats, e continua a evolvere come una delle più importanti e meglio organizzate leghe sportive professionistiche del mondo.

Nel 2006 avviene un fatto molto importante per il basket europeo. La prima scelta assoluta del draft NBA del 2006 è infatti Andrea Bargnani, cestista italiano scelto dai Toronto Raptors. Bargnani è stato il primo giocatore europeo scelto con il nº 1 al draft.

Nel 2007 i Boston Celtics, con vari scambi ingaggiano la guardia Ray Allen e l'ala forte Kevin Garnett che si uniscono al già presente Paul Pierce per formare i nuovi "Big Three" con i quali i Celtics si riportano in vetta alla lega vincendo il titolo del 2008 contro i rivali di sempre i Los Angeles Lakers che durante la stagione regolare, in uno scambio con i Memphis Grizzlies, ottengono lo spagnolo Pau Gasol.

Per le stagioni 2009 e 2010 il titolo è questione dei Lakers che, guidati dall'MVP delle finali Kobe Bryant, vincono prima contro gli Orlando Magic di Dwight Howard e nel 2010 in rivincita contro i Celtics.

Dal 2010

LeBron James, quattro volte MVP e vincitore di quattro anelli NBA

Nell'estate del 2010, soprannominata "l'estate dei free agent" avviene la tanto attesa "decision". Il free agent più ambito, LeBron James, in diretta sull'emittente ESPN, dichiara che per la stagione 2010-2011 si unirà ai Miami Heat raggiungendo Dwyane Wade insieme a Chris Bosh, che lascia i Toronto Raptors nelle "mani" di Andrea Bargnani. La stagione per gli Heat fatica a decollare e protagonisti sono i Chicago Bulls con la loro stella Derrick Rose che verrà nominato, a fine stagione, MVP della stagione regolare (il più giovane di sempre a vincere l’MVP). Comunque gli Heat raggiungono le NBA Finals contro i sorprendenti Dallas Mavericks forti dall'aver eliminato i campioni in carica, i Los Angeles Lakers. Nella rivincita delle Finals del 2006 (vinte dagli Heat) sono i Mavericks a spuntarla, vincendo così il loro primo titolo NBA.

Nel luglio 2011 scatta il secondo lockout della storia della NBA, poiché la lega e l'associazione dei giocatori non hanno trovato l'accordo sul rinnovo del contratto collettivo, volto al risparmio così come richiesto dai 30 proprietari. Durante questo periodo molti giocatori NBA, soprattutto europei, decidono di lasciare l'America per tornare a giocare nel vecchio continente, specialmente nel campionato turco. Deron Williams, giocatore dei New Jersey Nets, decide di giocare in Turchia con il Beşiktaş finché il lockout non avrà termine; Danilo Gallinari torna invece alla sua ex-squadra in Italia, l'Olimpia Milano, con la stessa formula. Anche altri giocatori di primissimo piano quali Dwyane Wade, Dirk Nowitzki, Kobe Bryant e Kevin Garnett hanno più volte dichiarato di avere l'intenzione di giocare in Europa se la stagione non si dovesse svolgere regolarmente. La stagione 2011-2012 ha poi preso il via il 25 dicembre con un numero ridotto di partite da disputare. Tuttavia per recuperare alcune delle giornate perse è stato introdotto il meccanismo del back-to-back-to-back che prevede che le squadre possano giocare consecutivamente anche per tre giorni di fila. LeBron James riesce a vincere per la terza volta il riconoscimento di MVP. Nei Playoffs 2012 gli Heat sconfiggono in finale gli Oklahoma City Thunder: dopo la vittoria dei Thunder in gara-1, gli Heat centrano 4 vittorie consecutive. Il titolo va così a Miami e LeBron James (eletto MVP delle finali) vince il suo primo campionato NBA.

L'anno successivo gli Heat riescono a vincere 27 gare consecutive, diventando così la seconda franchigia con la serie positiva più lunga della storia. La franchigia di Miami arriva prima in Regular season (66-16), e ai playoffs supera prima i Milwaukee Bucks (4-0), poi i Chicago Bulls orfani di Derrick Rose, e in finale di conference gli Indiana Pacers di Paul George e arriva alle finals contro i San Antonio Spurs. Questa per LeBron James è la rivincita del titolo del 2007, quand'era ancora a Cleveland, quando i Cavs vennero sconfitti 4-0. Miami e San Antonio danno il via a una combattutissima serie che giunge sino a gara 7, dove LeBron James, autore di una grande prestazione (37 punti e 12 rimbalzi), riesce a regalare il terzo titolo NBA alla franchigia della Florida, il secondo consecutivo. James inoltre verrà eletto MVP delle Finals.

Il 2014 vede arrivare in testa alla regular season i San Antonio Spurs ad Ovest, con un record di 62 vittorie e 20 sconfitte, mentre ad Est gli Indiana Pacers riescono a conquistare il primo posto con il record di 56-26. Il premio di MVP viene assegnato a Kevin Durant che con gli Oklahoma City Thunder vince la Northwest Division. Nei playoffs non ci sono grandissime sorprese: ad Est i Pacers e i gli Heat riescono ad arrivare in finale di conference, e Miami riesce a vincere 4-2 nonostante gli avversari avessero il fattore campo; ad ovest invece arrivano in finale gli Oklahoma City Thunder e i San Antonio Spurs, che riescono a superare i Thunder di Durant 4-2. In finale arrivano così le stesse squadre dell'anno prima, ma questa volta i San Antonio Spurs vincono senza problemi una serie che dura solo 5 partite; l'MVP delle finali è Kawhi Leonard.

Stephen Curry, uomo franchigia dei Golden State Warriors e due volte MVP

Nel 2015 vincono il loro quarto titolo NBA i Golden State Warriors di Stephen Curry che sconfiggono i Cleveland Cavaliers di LeBron James in 6 partite. Da segnalare che in questa stagione i Los Angeles Lakers di Kobe Bryant registrano il peggior record nella storia della franchigia, ovvero 21 vittorie e 61 sconfitte.

La finale 2016 vede in campo nuovamente i Golden State Warriors del neoeletto MVP Stephen Curry, che in questa stagione vanno ad infrangere il record di vittorie in regular season detenuto dai Chicago Bulls di Michael Jordan (72) siglando 73 vittorie a fronte di 9 sconfitte di cui solo due in casa, ed i Cleveland Cavaliers di LeBron James, con questi ultimi che si impongono in gara 7, diventando i nuovi detentori dell'anello dopo essere stati sotto 3-1 nella serie, un risultato precedentemente mai recuperato nella storia delle NBA Finals. Da segnalare i 60 punti di Kobe Bryant nella sua ultima partita in carriera e i ritiri di Tim Duncan e Kevin Garnett in estate, mentre Kevin Durant lascia gli Oklahoma City Thunder da free agent per unirsi ai Golden State Warriors.

L'8 gennaio 2017, per la prima volta nella storia della lega, viene trasmessa in diretta streaming una partita di regular season (Sacramento-Golden State), limitatamente all'India (paese d'origine del proprietario dei Kings, Vivek Ranadive), in concomitanza con un evento dedicato alla cultura indiana.[3]

La stagione 2018-2019 vede l'eclatante passaggio di Lebron James ai Los Angeles Lakers, ma per la squadra californiana sarà un anno di ricostruzione e non si qualificherà nemmeno ai play-off. Il titolo viene vinto un po' a sorpresa dai Toronto Raptors che, sconfiggendo Golden State in finale, diventa la prima squadra canadese nella storia ad aggiudicarsi l'anello. L'anno successivo, Kawhi Leonard, fresco di titolo con i Raptors, lascia i canadesi per approdare a Los Angeles sponda Clippers. I Lakers, a loro volta, firmano dai Pelicans il lungo Anthony Davis. Kevin Durant, invece, lascia i Warriors e la Western Conference per andare ai Brooklyn Nets, insieme a Kyrie Irving, che lascia i Boston Celtics dopo due stagioni deludenti. Gli Oklahoma City Thunder rivoluzionano la squadra: oltre alla partenza di Paul George che affianca Kawhi Leonard ai Clippers, anche la bandiera Russell Westbrook saluta, andando agli Houston Rockets dal vecchio compagno di squadra James Harden. I Thunder ricevono in cambio il playmaker Chris Paul, le scelte al primo giro del 2024 e 2026, e due pick swaps nel 2021 e nel 2025.

Le squadre

La National Basketball Association fu fondata nel 1946, ed era composta da 11 squadre. Successivamente, ci furono espansioni, riduzioni, e rilocazioni fino ad arrivare alle 30 squadre attuali (29 delle quali statunitensi e una canadese).

La lega attualmente divide le squadre in due conference, ognuna delle quali ha tre division, e ogni division ha cinque squadre. L'attuale suddivisione è stata introdotta dalla stagione 2004-05.

Ubicazione delle squadre NBA alla stagione 2021-2022. Le squadre della Eastern Conference sono indicate in rosa (Atlantic Division), in marrone (Central Division) e in giallo (Southeast Division). Le squadre della Western Conference sono indicate in verde (Northwest Division), in blu (Pacific Division) e in viola (Southwest Division).
Division Squadra Città, Stato Arena Capacità Fondazione Ingresso nella NBA Allenatore
Eastern Conference
Atlantic Boston Celtics Boston, Massachusetts TD Garden 18,624 1946 Ime Udoka
Brooklyn Nets New York City, New York Barclays Center 17,732 1960* 1976 Steve Nash
New York Knicks New York City, New York Madison Square Garden 19,812 1946 Tom Thibodeau
Philadelphia 76ers Filadelfia, Pennsylvania Wells Fargo Center 20,478 1946* 1949 Doc Rivers
Toronto Raptors Toronto, Ontario Scotiabank Arena 19,800 1995 Nick Nurse
Central Chicago Bulls Chicago, Illinois United Center 20,917 1966 Billy Donovan
Cleveland Cavaliers Cleveland, Ohio Rocket Mortgage FieldHouse 20,562 1970 J.B. Bickerstaff
Detroit Pistons Detroit, Michigan Little Caesars Arena 20,491 1941* 1948 Dwane Casey
Indiana Pacers Indianapolis, Indiana Gainbridge FieldHouse 17,923 1967 1976 Rick Carlisle
Milwaukee Bucks Milwaukee, Wisconsin Fiserv Forum 17,500 1968 Mike Budenholzer
Southeast Atlanta Hawks Atlanta, Georgia State Farm Arena 15,711 1946* 1949 Nate McMillan
Charlotte Hornets Charlotte, Carolina del Nord Spectrum Center 19,077 1988* James Borrego
Miami Heat Miami, Florida FTX Arena 19,600 1988 Erik Spoelstra
Orlando Magic Orlando, Florida Amway Center 18,846 1989 Jamahl Mosley
Washington Wizards Washington, D.C. Capital One Arena 20,356 1961* Wes Unseld Jr.
Western Conference
Northwest Denver Nuggets Denver, Colorado Ball Arena 19,520 1967 1976 Michael Malone
Minnesota Timberwolves Minneapolis, Minnesota Target Center 18,798 1989 Chris Finch
Oklahoma City Thunder Oklahoma City, Oklahoma Paycom Center 18,203 1967* Mark Daigneault
Portland Trail Blazers Portland, Oregon Moda Center 19,393 1970 Chauncey Billups
Utah Jazz Salt Lake City, Utah Vivint Arena 18,306 1974* Quin Snyder
Pacific Golden State Warriors San Francisco, California Chase Center 18,064 1946* Steve Kerr
Los Angeles Clippers Los Angeles, California Crypto.com Arena 19,060 1970* Tyronn Lue
Los Angeles Lakers Los Angeles, California Crypto.com Arena 18,997 1947* 1948 Frank Vogel
Phoenix Suns Phoenix, Arizona Footprint Center 18,422 1968 Monty Williams
Sacramento Kings Sacramento, California Golden 1 Center 17,608 1923* 1948 Alvin Gentry
Southwest Dallas Mavericks Dallas, Texas American Airlines Center 19,200 1980 Jason Kidd
Houston Rockets Houston, Texas Toyota Center 18,055 1967* Stephen Silas
Memphis Grizzlies Memphis, Tennessee FedExForum 18,119 1995* Taylor Jenkins
New Orleans Pelicans New Orleans, Louisiana Smoothie King Center 16,867 2002* Willie Green
San Antonio Spurs San Antonio, Texas AT&T Center 18,418 1967* 1976 Gregg Popovich

Note:

Squadre della NBA scomparse

Le franchigie e il sistema sportivo nordamericano

Il sistema sportivo professionistico nordamericano è organicamente diverso da quello europeo e in generale del resto del mondo: le varie leghe professionistiche d'estrazione statunitense (tra le quali la NBA) non rispondono direttamente ad alcuna federazione sportiva nazionale e non considerano i concetti di retrocessione in serie minori e di promozione in serie maggiori.

Le squadre della NBA sono chiamate con il termine franchigie e hanno caratteristiche di estrema flessibilità per quanto concerne simbologia, colori e identità territoriale: esse infatti possono essere rilocate in altre città a totale discrezione della lega e/o degli investitori, perlopiù per motivazioni puramente commerciali. Se una squadra si sposta da una città a un'altra porta con sé tutta la sua storia: i titoli vinti, i numeri di maglia ritirati, il nome della franchigia e quant'altro. A meno che non si crei una nuova franchigia o qualcuna cessi l'attività (volontariamente o per fallimento), le squadre concorrenti sono sempre le stesse stagione dopo stagione.

L'assemblea deputata a prendere tutte le decisioni riguardanti la gestione della lega (ivi compresa l'eventuale espansione) è il NBA Board of Governors. Il trasferimento in altra sede di una franchigia già esistente o l'istituzione di un expansion team (ossia una nuova franchigia) viene pianificato a tavolino, prendendo in considerazione parametri come la posizione della città, il numero di abitanti, la grandezza dell'impianto sportivo destinato a ospitare le gare interne (anche se solo progettato): il discrimine è pertanto la stima del valore del mercato di quella città e i benefici che una squadra potrebbe portare alla lega.

Un esempio di expansion team della lega fu l'entrata dei Charlotte Bobcats nel 2004, che furono la 30ª franchigia della NBA: la città di Charlotte aveva già avuto una squadra fino al 2002 (i Charlotte Hornets, poi spostati a New Orleans su richiesta della proprietà) e la lega si risolse a renderle una franchigia allorché venne a conoscenza di un progetto per la costruzione di una nuova moderna arena entro due anni, nonché tenendo conto della grande passione per la pallacanestro degli abitanti della Carolina del Nord.

Da ultimo, come accade nella maggior parte delle leghe americane, è bene sottolineare che la NBA adotta un ordine del fattore campo invertito rispetto ai criteri europei: nell'elencare le squadre che giocano una partita, il primo nome indica la squadra in trasferta, mentre il secondo la squadra in casa.

Organizzazione

Il campionato NBA si suddivide in tre fasi che portano all'assegnazione del titolo di campioni NBA: la regular season, i playoff, e le finali.

Regular season

Un'azione durante un incontro di regular season tra i Miami Heat e i Milwaukee Bucks

La regular season della NBA inizia nell'ultima settimana del mese di ottobre, dopo che le squadre hanno affrontato tra metà settembre e metà ottobre il training camp e la pre-season. Durante il training camp gli allenatori delle squadre possono valutare i rookie, preparare i giocatori alla rigorosa e lunga regular season, e scegliere la rosa dei 12 giocatori con cui iniziare a giocare, e i 3 giocatori da inserire nella lista degli inattivi. Inoltre le squadre hanno la possibilità di assegnare giocatori con meno di due anni di esperienza NBA alla propria squadra affiliata nella NBA G League. Concluso il training camp, le squadre sostengono 7 partite di esibizione contro altre squadre della lega. Concluse anche le partite di pre-season, inizia il campionato.

Ognuna delle 30 squadre della NBA si affronta nell'arco della stagione:

  • 4 volte con le 4 squadre della propria division (16 partite);
  • 4 volte con 6 squadre delle altre due division della propria conference (24 partite);
  • 3 volte con le altre 4 squadre delle due division della propria conference (12 partite);
  • 2 volte con le squadre dell'altra conference (30 partite);

Per un totale, diviso tra partite in casa e trasferta, di 82 partite.

A febbraio la lega celebra l'annuale NBA All-Star Game, evento che si sviluppa in un intero week-end (NBA All-Star Weekend). È questo uno dei più grandi eventi organizzati dalla lega durante la stagione regolare, ed è anche un'occasione per concedere una pausa ai giocatori che non partecipano all'evento e rappresenta per le dirigenze delle squadre l'ultima opportunità di scambiare giocatori sul mercato, visto che la scadenza per le contrattazioni viene fissata in genere subito dopo la fine dell'All-Star Weekend.

Alla metà del mese di aprile la stagione regolare finisce e cominciano le votazioni per i riconoscimenti annuali a giocatori, allenatori e general manager. Ma dopo una settimana di riposo cominciano i Playoff NBA, che decreteranno i due contendenti al titolo NBA.

Playoff NBA

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: NBA Playoffs.
La Oracle Arena durante la partita di playoff tra i Golden State Warriors e gli Utah Jazz

I playoff della NBA iniziano a cavallo tra i mesi di aprile e maggio, e vedono scontrarsi le prime 8 squadre di ogni conference (east/west coast). In base alla posizione in classifica, e quindi al bilancio di vittorie e sconfitte nella stagione regolare, le squadre con il miglior bottino rispetto alle avversarie hanno il privilegio di disputare le prime due partite della serie in casa, come anche le eventuali gara 5 e gara 7 che possono essere le gare chiave per chiudere una serie al meglio delle sette (quattro successi per vincere la serie). Dalla stagione 2006-2007, ai campioni di division e alla miglior seconda delle division, vengono assegnati i primi 4 posti in classifica nella conference e i restanti 4 sono stabiliti in base al numero di vittorie e di sconfitte a prescindere dalla posizione nelle division.

Al primo round la 1ª classificata di ogni conference affronta l'8ª, la 2ª la 7ª, la 3ª la 6ª e la 4ª la 5ª; le vincenti delle serie accedono al secondo round, fino ad arrivare alle NBA Conference Finals, che decretano i campioni delle rispettive conference e le due squadre che si vedranno opposte alle finali per il titolo.

Finali NBA

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: NBA Finals.

Le finali NBA sono l'evento conclusivo della stagione NBA giocata. I campioni della Eastern Conference e della Western Conference si affrontano in una serie finale sempre al meglio delle sette partite. Nelle finali NBA la squadra che ha il miglior record disputerà in casa le prime due gare, come anche le eventuali gara 5 e gara 7 decisive per vincere il titolo.

Alla fine della serie finale la squadra vincente diventa campione NBA, e le viene assegnato il Larry O'Brien Championship Trophy, il trofeo NBA, e il miglior giocatore della serie finale conquista il premio di MVP (Most Valuable Player) delle Finals, il Bill Russell Trophy.

Albo d'oro del campionato NBA

In grassetto la squadra diventata campione NBA.

Stagione Campioni Western Conference Serie Campioni Eastern Conference Miglior record nella Stagione
1946-1947 Chicago Stags 1–4 Philad. Warriors Wash. Capitols (49-22)
1947-1948 Baltimore Bullets 4–2 Philad. Warriors St. Louis Bombers (29-19)
1948-1949 Minneapolis Lakers 4–2 Wash. Capitols Rochester Royals (45-15)
1949-1950 Minneapolis Lakers 4–2 Syracuse Nationals Minneapolis Lakers (51-17)
1950-1951 Rochester Royals 4–3 N.Y. Knicks Minneapolis Lakers (44-24)
1951-1952 Minneapolis Lakers 4–3 N.Y. Knicks Rochester Royals (41-25)
1952-1953 Minneapolis Lakers 4–1 N.Y. Knicks Minneapolis Lakers (48-22)
1953-1954 Minneapolis Lakers 4–3 Syracuse Nationals Minneapolis Lakers (46-26)
1954-1955 Ft. Wayne Pistons 3–4 Syracuse Nationals Syracuse Nationals (43-29)
1955-1956 Ft. Wayne Pistons 1–4 Philad. Warriors Philad. Warriors (45-27)
1956-1957 St. Louis Hawks 3–4 Boston Celtics Boston Celtics (44-28)
1957-1958 St. Louis Hawks 4–2 Boston Celtics Boston Celtics (49-23)
1958-1959 Minneapolis Lakers 0–4 Boston Celtics Boston Celtics (52-20)
1959-1960 St. Louis Hawks 3–4 Boston Celtics Boston Celtics (59-16)
1960-1961 St. Louis Hawks 1–4 Boston Celtics Boston Celtics (57-22)
1961-1962 L.A. Lakers 3–4 Boston Celtics Boston Celtics (60-20)
1962-1963 L.A. Lakers 2–4 Boston Celtics Boston Celtics (58-22)
1963-1964 S.F. Warriors 1–4 Boston Celtics Boston Celtics (59-21)
1964-1965 L.A. Lakers 1–4 Boston Celtics Boston Celtics (62-18)
1965-1966 L.A. Lakers 3–4 Boston Celtics Philadelphia 76ers (55-25)
1966-1967 S.F. Warriors 2–4 Philadelphia 76ers Philadelphia 76ers (68-13)
1967-1968 L.A. Lakers 2–4 Boston Celtics Philadelphia 76ers (62-20)
1968-1969 L.A. Lakers 3–4 Boston Celtics Baltimore Bullets (57-25)
1969-1970 L.A. Lakers 3–4 N.Y. Knicks N.Y. Knicks (60-22)
1970-1971 Milwaukee Bucks 4–0 Baltimore Bullets Milwaukee Bucks (66-16)
1971-1972 L.A. Lakers 4–1 N.Y. Knicks L.A. Lakers (69-13)
1972-1973 L.A. Lakers 1–4 N.Y. Knicks Boston Celtics (68-14)
1973-1974 Milwaukee Bucks 3–4 Boston Celtics Milwaukee Bucks (59-23)
1974-1975 G.S. Warriors 4–0 Washington Bullets Boston Celtics (60-22)
1975-1976 Phoenix Suns 2–4 Boston Celtics G.S. Warriors (59-23)
1976-1977 Portland T. Blazers 4–2 Philadelphia 76ers L.A. Lakers (53-29)
1977-1978 Seattle S.Sonics 3–4 Washington Bullets Portland T. Blazers (58-24)
1978-1979 Seattle S.Sonics 4–1 Washington Bullets Washington Bullets (54-28)
1979-1980 L.A. Lakers 4–2 Philadelphia 76ers Boston Celtics (61-21)
1980-1981 Houston Rockets 2–4 Boston Celtics Boston Celtics (62-20)
1981-1982 L.A. Lakers 4–2 Philadelphia 76ers Boston Celtics (63-19)
1982-1983 L.A. Lakers 0–4 Philadelphia 76ers Philadelphia 76ers (65-17)
1983-1984 L.A. Lakers 3–4 Boston Celtics Boston Celtics (62-20)
1984-1985 L.A. Lakers 4–2 Boston Celtics Boston Celtics (63-19)
1985-1986 Houston Rockets 2–4 Boston Celtics Boston Celtics (67-15)
1986-1987 L.A. Lakers 4–2 Boston Celtics L.A. Lakers (65-17)
1987-1988 L.A. Lakers 4–3 Detroit Pistons L.A. Lakers (62-20)
1988-1989 L.A. Lakers 0–4 Detroit Pistons Detroit Pistons (63-19)
1989-1990 Portland T. Blazers 1–4 Detroit Pistons L.A. Lakers (63-19)
1990-1991 L.A. Lakers 1–4 Chicago Bulls Portland T. Blazers (63-19)
1991-1992 Portland T. Blazers 2–4 Chicago Bulls Chicago Bulls (67-15)
1992-1993 Phoenix Suns 2–4 Chicago Bulls Phoenix Suns (62-20)
1993-1994 Houston Rockets 4–3 N.Y. Knicks Seattle S.Sonics (63-19)
1994-1995 Houston Rockets 4–0 Orlando Magic San Antonio Spurs (62-20)
1995-1996 Seattle S.Sonics 2–4 Chicago Bulls Chicago Bulls (72-10)
1996-1997 Utah Jazz 2–4 Chicago Bulls Chicago Bulls (69-13)
1997-1998 Utah Jazz 2–4 Chicago Bulls Utah Jazz (62-20)
1999[N 1] San Antonio Spurs 4–1 N.Y. Knicks San Antonio Spurs (37-13)
1999-2000 L.A. Lakers 4–2 Indiana Pacers L.A. Lakers (67-15)
2000-2001 L.A. Lakers 4–1 Philadelphia 76ers San Antonio Spurs (58-24)
2001-2002 L.A. Lakers 4–0 N.J. Nets Sacramento Kings (61-21)
2002-2003 San Antonio Spurs 4–2 N.J. Nets San Antonio Spurs (60-22)
2003-2004 L.A. Lakers 1–4 Detroit Pistons Indiana Pacers (61-21)
2004-2005 San Antonio Spurs 4–3 Detroit Pistons Phoenix Suns (62-20)
2005-2006 Dallas Mavericks 2–4 Miami Heat Detroit Pistons (64-18)
2006-2007 San Antonio Spurs 4–0 Cleveland Cavaliers Dallas Mavericks (67-15)
2007-2008 L.A. Lakers 2–4 Boston Celtics Boston Celtics (66-16)
2008-2009 L.A. Lakers 4–1 Orlando Magic Cleveland Cavaliers (66-16)
2009-2010 L.A. Lakers 4–3 Boston Celtics Cleveland Cavaliers (61-21)
2010-2011 Dallas Mavericks 4–2 Miami Heat Chicago Bulls (62-20)
2011-2012[N 2] Oklahoma C. Thunder 1–4 Miami Heat Chicago Bulls (50-16)
2012-2013 San Antonio Spurs 3–4 Miami Heat Miami Heat (66-16)
2013-2014 San Antonio Spurs 4–1 Miami Heat San Antonio Spurs (62-20)
2014-2015 G.S. Warriors 4–2 Cleveland Cavaliers G.S. Warriors (67-15)
2015-2016 G.S. Warriors 3–4 Cleveland Cavaliers G.S. Warriors (73-9)
2016-2017 G.S. Warriors 4–1 Cleveland Cavaliers G.S. Warriors (67-15)
2017-2018 G.S. Warriors 4–0 Cleveland Cavaliers Houston Rockets (65-17)
2018-2019 G.S. Warriors 2–4 Toronto Raptors Milwaukee Bucks (60-22)
2019-2020 L.A. Lakers 4–2 Miami Heat Milwaukee Bucks (56-17)
2020-2021 Phoenix Suns 2–4 Milwaukee Bucks Utah Jazz (52-20)
2021-2022 G.S. Warriors 4–2 Boston Celtics Phoenix Suns (64-18)


Titoli NBA vinti per franchigie

Titoli Franchigia Città Anni
17 Boston Celtics Boston 1957, 1959, 1960, 1961, 1962, 1963, 1964, 1965, 1966,
1968, 1969, 1974, 1976, 1981, 1984, 1986, 2008
L.A. Lakers 5 a Minneapolis, 12 a Los Angeles 1949,[N 3] 1950,[N 3] 1952,[N 3] 1953,[N 3] 1954,[N 3] 1972, 1980, 1982,
1985, 1987, 1988, 2000, 2001, 2002, 2009, 2010, 2020
7 G.S. Warriors 2 a Filadelfia, 4 a Oakland, 1 a San Francisco 1947,[N 4] 1956,[N 4] 1975, 2015, 2017, 2018, 2022
6 Chicago Bulls Chicago 1991, 1992, 1993, 1996, 1997, 1998
5 San Antonio Spurs San Antonio 1999, 2003, 2005, 2007, 2014
3 Philadelphia 76ers 1 a Syracuse, 2 a Filadelfia 1955,[N 5] 1967, 1983
Detroit Pistons Detroit 1989, 1990, 2004
Miami Heat Miami 2006, 2012, 2013
2 N.Y. Knicks New York 1970, 1973
Houston Rockets Houston 1994, 1995
Milwaukee Bucks Milwaukee 1971, 2021
1
Sacramento Kings[N 6] Rochester 1951
600px trisection vertical HEX-E03A3E HEX-C1D42D White.svg Atlanta Hawks[N 7] St. Louis 1958
Portland T. Blazers Portland 1977
Wash. Wizards[N 8] Washington 1978
Oklahoma C. Thunder[N 9] Seattle 1979
Dallas Mavericks Dallas 2011
Cleveland Cavaliers Cleveland 2016
Toronto Raptors Toronto 2019

Regole di scelta e mercato dei giocatori

Per quanto riguarda le regolamentazioni sulla scelta dei giocatori entranti nella lega, gli stipendi, e il mercato dei giocatori, la NBA ha regole ferree.

Draft NBA

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Draft NBA.
Magic Johnson, prima scelta al Draft del 1979

Il sistema sportivo americano è profondamente e radicalmente differente da ogni altro sistema sportivo del mondo. Questo poiché la crescita e lo sviluppo degli atleti di qualsiasi disciplina sportiva, negli Stati Uniti, viene affidata alle cure delle scuole superiori (high school), e delle università (college), e non ai settori giovanili delle squadre di categoria come avviene per esempio in Europa. Con questo sistema gli atleti una volta finita la scuola superiore o l'università non hanno società di riferimento, e quindi per entrare nelle più prestigiose leghe professionistiche nordamericane devono iscriversi ai cosiddetti Draft.

La NBA annualmente organizza nell'ultima settimana di giugno, subito dopo la conclusione delle Finali NBA, i Draft NBA, attraverso cui le squadre della lega possono scegliere i giocatori più promettenti della pallacanestro statunitense e mondiale.

Alcune settimane prima del Draft la NBA, attraverso la Draft Lottery, stila la lista delle prime 14 squadre che avranno la precedenza nella scelta, e quindi la possibilità di accaparrarsi i migliori giocatori. Queste 14 squadre sono le escluse dai Playoff, e in base al record di vittorie e sconfitte, le peggiori squadre avranno maggiori probabilità nel sorteggio che sancisce l'ordine di scelta.

In questo modo le squadre che non brillano da tempo in campionato, possono avere l'opportunità di scegliere giocatori che potrebbero cambiare, in un'ottica di breve o lungo periodo, le sorti della franchigia.

Le restanti 16 squadre vengono aggiunte, in base alla classifica finale, a conclusione delle NBA Finals.

Mercato NBA

Il mercato dei giocatori della NBA si apre a luglio, quando le squadre possono solo scambiare giocatori con altre squadre, senza però far firmare contratti ai cosiddetti free-agent, giocatori che sono stati svincolati dalla propria squadra o il cui contratto è scaduto, e sono quindi liberi di scegliere l'offerta che preferiscono.

La possibilità di ingaggiare free-agent scatta in genere verso l'11 luglio. Ci sono due tipologie di free-agent: restricted-free-agent, che sono i giocatori che hanno ricevuto un'offerta dalla precedente squadra, e unrestricted-free-agent, che sono invece liberi da ogni vincolo con la precedente squadra.

Il mercato si chiude dopo la pausa per l'All-Star Game a febbraio; da quel momento i roster delle squadre devono rimanere immutati fino alla conclusione della stagione.

Salary Cap

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Salario NBA.

Il Salary Cap (Tetto salariale) è un sistema utilizzato negli USA per regolamentare il giro di denaro nelle leghe professionistiche sportive, che decreta qual è l'ammontare di denaro totale che ogni franchigia può pagare per gli stipendi dei propri giocatori.

Nonostante in apparenza possa sembrare un concetto banale e semplice, il Salary cap della NBA è estremamente complesso e contiene numerose regole complementari. Ad esempio la regola della Luxury Tax sancisce che le squadre che superano il tetto salariale di una certa somma di denaro siano obbligate a pagare alla lega il corrispondente di questa somma, che verrà poi distribuito dalla lega stessa alle squadre che non lo superano.

NBA D-League: la lega di sviluppo

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: NBA Development League.
David Stern

Nel 2001, la NBA ha deciso di occuparsi di tutti quei giocatori che non riescono ad entrare attraverso la porta dei Draft, o che non trovano un posto nelle trenta franchigie del campionato, e di dar loro un'occasione per giocare a buon livello e di essere visti e seguiti dai dirigenti e manager delle franchigie NBA.

Così nel 2001 venne fondata la National Basketball Development League (NBDL), che dal 2005 in poi ha assunto il nome di NBA Development League (NBA D-League). Infatti ognuna delle ventisette squadre che vi fanno parte, sono affiliate ad una o a più franchigie NBA, che possono mettere sotto contratto i giocatori che si sono messi in luce; in essa si sperimentano anche nuove regole di gioco.

Persone importanti

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Membri del Naismith Memorial Basketball Hall of Fame.

Presidenti e Commissari della NBA

Giocatori

Allenatori

Record

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Record NBA.

Record di punti realizzati in carriera:

  1. Kareem Abdul-Jabbar (1969-1989) 38 387;
  2. LeBron James (2003-) 36 947;
  3. Karl Malone (1985-2004) 36 928;
  4. Kobe Bryant (1996-2016) 33 643;
  5. Michael Jordan (1984-1993, 1995-1998, 2001-2003) 32 292;
  6. Dirk Nowitzki (1998-2019) 31 560.

Record di punti realizzati in una singola partita:

  1. Wilt Chamberlain 100 punti (vs. New York, 2 marzo 1962);
  2. Kobe Bryant 81 punti (vs. Toronto, 22 gennaio 2006);
  3. David Thompson 73 (vs. Detroit, 9 aprile 1978);
  4. Elgin Baylor 71 (vs. New York, 15 novembre 1960);
  5. David Robinson 71 (vs. L.A. Clippers, 24 aprile 1994);
  6. Devin Booker 70 (vs Boston, 24 marzo 2017).

Premi annuali e onorificenze

Codice di abbigliamento

Il 17 ottobre 2005 David Stern, commissario NBA, approvò un codice di abbigliamento obbligatorio per tutti i giocatori NBA e NBDL[4]. Questo fu un atto degno di nota perché l'NBA divenne così la prima lega sportiva nordamericana che impose regole all'abbigliamento degli atleti.

Il codice decise che tutti i giocatori debbano vestire in modo elegante o comunque presentabile quando si recano alle partite. Esso bandisce anche diversi tipi di vestiti associabili alla cultura hip hop.

Dalla stagione 2017-18 ogni squadra può inserire uno sponsor sulla parte superiore sinistra della divisa in un'area non superiore a 6,3 centimetri di lunghezza e larghezza. Ogni team può stringere accordi commerciali senza alcuna limitazione.[5]

Per quanto riguarda i fornitori del materiale tecnico, a partire dagli anni '80 è scelto dalla Lega e adottato da tutte le squadre. L'attuale fornitore tecnico è Nike, il primo a poter inserire il proprio marchio sulla divisa da gioco a partire sempre dalla stagione 2017-18.[6]

Cronologia dei fornitori tecnici[7]

Note

Annotazioni
  1. ^ Stagione durata 50 partite a causa del lock-out.
  2. ^ Stagione durata 66 partite a causa del lock-out.
  3. ^ a b c d e Come Minneapolis Lakers.
  4. ^ a b Come Philadelphia Warriors.
  5. ^ Come Syracuse Nationals.
  6. ^ Sacramento dal 1985.
  7. ^ Atlanta dal 1968.
  8. ^ Washington dal 1997.
  9. ^ Oklahoma City Thunder dal 2008.
Fonti
  1. ^ La storia del cronometro dei 24 secondi, su basketinside.com (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2014).
  2. ^ Anche Hakeem Olajuwon, di nazionalità nigeriana, vinse il premio nel 1994/95, ma era naturalizzato statunitense.
  3. ^ NBA - La prima volta di una diretta NBA su Facebook è arrivata!, su pianetabasket.com, 8 gennaio 2017.
  4. ^ Codici specifici di abbigliamento NBA su NBA.com, su nba.com. URL consultato il 13 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 17 agosto 2011).
  5. ^ Nba, adesso tutte le squadre hanno uno sponsor sulla maglia, su ilsole24ore.com. URL consultato il 26 aprile 2020.
  6. ^ NBA, rivoluzione maglie: ecco le nuove divise per la prossima stagione, su sport.sky.it. URL consultato il 26 aprile 2020.
  7. ^ La storia delle maglie da basket: dal 1891 a oggi, su amalamaglia.it. URL consultato il 26 aprile 2020.

Bibliografia

  • C. Ruzza (a cura di). I cinquanta anni della NBA. La guida multimediale al mondo del basket. Jackson Libri, 1997. ISBN 88-256-1245-1
  • Claudio Limardi. Ten NBA finals: gli anni '90. Libri di sport, 1999. ISBN 88-87676-01-1
  • Christian Giordano. The unforgettables. I grandi di sempre della NBA. Libri di sport, 2002. ISBN 88-87676-06-2
  • Phil Jackson; Charley Rosen. Più di un gioco. Baldini Castoldi Dalai, 2004. ISBN 88-8490-647-4
  • Roberto Gotta; Claudio Limardi. Nba Season. Immagini, statistiche e curiosità della stagione nba 2007. Libri di sport, 2007. ISBN 88-87676-90-9

Voci correlate

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