Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord | |
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(EN) North Atlantic Treaty Organization (FR) Organisation du traité de l'Atlantique nord | |
Bandiera della NATO | |
Abbreviazione | NATO / OTAN |
Tipo | alleanza militare |
Fondazione | 4 aprile 1949 |
Scopo | collaborazione militare |
Sede centrale | Bruxelles |
Area di azione | ~27 300 000 km2 |
Segretario generale | Jens Stoltenberg |
Lingue ufficiali | inglese, francese[1] |
Membri | 31 (2023) Albania |
Bilancio | 1.036 miliardi di €[2] (2019) |
Motto | Animus in consulendo liber |
Sito web | |
L'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord (in inglese: North Atlantic Treaty Organization, in sigla NATO, in francese: Organisation du traité de l'Atlantique nord, in sigla OTAN) è un'alleanza militare intergovernativa nel settore della difesa tra 31 Stati membri, di cui 29 europei e due nordamericani, istituita all'indomani della seconda guerra mondiale. Il trattato istitutivo della NATO, il Patto Atlantico, fu firmato a Washington il 4 aprile 1949, ed entrò in vigore il 24 agosto dello stesso anno. La NATO è un sistema di sicurezza collettiva: i suoi Stati membri indipendenti si impegnano a difendersi a vicenda da eventuali attacchi di terzi. Durante la guerra fredda, la NATO servì come deterrente riguardo alla percepita minaccia dell'Unione Sovietica. L'alleanza è rimasta in vigore dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica ed è stata coinvolta in operazioni militari nei Balcani, in Medio Oriente, in Asia meridionale e in Africa. Il motto dell'organizzazione è animus in consulendo liber (in latino per "Una mente libera nel prendere decisioni").
Il quartier generale principale della NATO si trova a Bruxelles, in Belgio, mentre il quartier generale militare è situato nei pressi di Mons, sempre in Belgio. L'alleanza può disporre della NATO Response Force e delle forze armate combinate di tutti i membri della NATO che comprendono un totale di circa 3,5 milioni di soldati e personale di vario genere. La loro spesa militare combinata nel 2020 costituiva oltre il 57% del totale nominale globale. Inoltre, i membri hanno concordato di raggiungere o mantenere l'obiettivo di spesa per la difesa di almeno il 2% del loro PIL entro il 2024.
La NATO si è formata con dodici membri fondatori e in nove occasioni ha aggiunto nuovi membri, l'ultima delle quali è avvenuta nel 2023 quando la Finlandia è entrata a farne parte. La Svezia dovrebbe esserne il 32º membro al termine della ratifica da parte degli Stati già membri. Inoltre, al 2023, la NATO riconosce la Bosnia-Erzegovina, la Georgia e l'Ucraina come aspiranti membri. L'allargamento dell'alleanza ha portato a tensioni con i paesi terzi come la Russia, uno dei venti paesi che partecipano al programma di partenariato per la pace della NATO. Altri diciannove paesi sono coinvolti in programmi di dialogo istituzionalizzato con l’alleanza.
Il Patto Atlantico prendeva origine dalla percezione che il mondo occidentale (costituito da Stati Uniti d'America, Canada, Regno Unito, Francia, Norvegia, Germania, Italia e altri Paesi dell'Europa occidentale), dopo la seconda guerra mondiale, stesse cominciando ad accusare tensioni nei confronti dell'altro Paese vincitore della guerra, ossia l'Unione Sovietica, con i suoi Stati satellite.
Cominciava, infatti, a svilupparsi nelle opinioni pubbliche occidentali il timore che il regime sovietico potesse "non accontentarsi" della spartizione geografica generata, al termine della guerra, da varie conferenze di pace e che, radicalizzando i contenuti ideologici della società, volesse intraprendere una mira espansionista per l'affermazione globale dell'ideologia comunista. Ciò generò un movimento di opinione che - anche grazie alle varie attività in tal senso organizzate dagli Stati Uniti d'America - cominciò a svilupparsi in modo generalizzato nei Paesi occidentali e che identificò una nuova assoluta necessità di garantire la sicurezza del mondo occidentale dalla minaccia comunista. La NATO, quindi, rispondeva all'esigenza di allearsi e di mettere a fattore comune i propri dispositivi di difesa, per reagire "come un sol uomo" a un eventuale attacco.[3]
Tale sentimento ebbe una significativa spinta dopo i fatti di Berlino del 1948. La città tedesca, simbolo del nazismo e capitale della Germania hitleriana, dopo Jalta venne a trovarsi nel territorio della Germania Est, ossia sotto influenza sovietica, e venne suddivisa in quattro zone, tre delle quali controllate dai Paesi occidentali e la quarta (la parte orientale della città) dall'Unione Sovietica. Berlino Est divenne la capitale della Germania Est.
Dopo alcuni mesi durante i quali i sovietici avevano cominciato a manifestare disagio e dissenso sulla situazione territoriale e logistica "anomala" di Berlino (enclave occidentale in territorio orientale), che permetteva alle genti sottoposte al regime socialista di transitare facilmente all'Ovest trovandovi rifugio, il 24 giugno 1948 decisero di chiudere il corridoio terrestre attraverso il quale Berlino Ovest era connessa al mondo occidentale, impedendo, di fatto, il suo approvvigionamento logistico: il successivo ponte aereo, organizzato dal mondo occidentale per assicurare la sopravvivenza della popolazione di Berlino Ovest, è entrato nella storia.
La vicenda dell'"assedio" di Berlino Ovest fece forte impressione sulle popolazioni occidentali e, di fatto, favorì la decisione di istituire un'alleanza del mondo occidentale contro la percepita minaccia sovietica.
Il concetto informatore di questa nuova "alleanza" era quello della "difesa collettiva", riportato nell'art. 5, che recita:
«Le parti concordano che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o in America settentrionale, deve essere considerato come un attacco contro tutte e di conseguenza concordano che, se tale attacco armato avviene, ognuna di esse, in esercizio del diritto di autodifesa individuale o collettiva, riconosciuto dall'articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti attaccate prendendo immediatamente, individualmente o in concerto con le altre parti, tutte le azioni che ritiene necessarie, incluso l'uso della forza armata, per ripristinare e mantenere la sicurezza dell'area Nord Atlantica.» |
Questa misura era concepita in modo tale che se l'Unione Sovietica avesse lanciato un attacco contro uno qualsiasi dei Paesi membri, questo sarebbe stato trattato da ciascun Paese membro come un attacco diretto, ed era rivolta soprattutto a una temuta invasione sovietica dell'Europa occidentale[4]. Le trattative si svolsero tra i firmatari del trattato di Bruxelles (Regno Unito, Francia e Benelux), Stati Uniti d'America, Canada, Norvegia, Danimarca, Islanda, Portogallo e Italia[5]. L'Unione Sovietica protestò vivacemente, affermando la natura aggressiva nei suoi confronti del Patto. Da lì a pochi anni, nel 1955, essa avrebbe dato vita a un'alleanza militare contrapposta alla NATO: il Patto di Varsavia.
Il Trattato Nord Atlantico fu firmato a Washington il 4 aprile 1949, ed entrò in vigore il 24 agosto dello stesso anno. La creazione degli organi politici dell'Alleanza Atlantica impiegò circa un anno di lavori, tra il maggio 1950 e lo stesso mese del 1951; nelle riunioni a Londra e a Bruxelles i ministri degli Esteri si accordarono per la creazione di un Consiglio Permanente, dotato di potere esecutivo, affiancato da tre comitati, di difesa economica e finanziaria, di difesa e militare, inglobati poi nel Consiglio Permanente nella conferenza di Londra del maggio 1951.
Otto anni prima della nascita del Patto di Varsavia ebbe inizio la "guerra fredda", così definita in quanto, in realtà, mai combattuta sul campo, ma per la quale i due blocchi prepararono i loro dispositivi militari in modo così meticoloso e credibile che fu sviluppato il concetto di "pace armata" (attuato anche con armi nucleari potenzialmente distruttive per l'umanità intera).
Dopo la caduta del muro di Berlino, che simboleggiò la fine del socialismo reale e soprattutto dell'URSS, la NATO ha radicalmente cambiato la sua visione strategica, avviando un processo di radicale trasformazione. Dopo i fatti dell'11 settembre 2001 è avvenuto un nuovo cambiamento nelle strategie dell'alleanza, che si è configurata anche come l'organizzazione mondiale principale per la lotta effettiva al terrorismo internazionale.
Il disposto dell'art. 5 del trattato, mai attuato durante la guerra fredda, venne invocato per la prima volta nella storia il 12 settembre 2001 dagli Stati Uniti, in risposta all'attacco terroristico del giorno precedente a New York e Washington.
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Dalla caduta del muro di Berlino in poi, la NATO ha progressivamente perso la propria caratteristica di "Alleanza Difensiva" per orientarsi sempre più come un ambito di collaborazione militare tra Paesi aderenti. Dopo gli eventi dell'11 settembre 2001, gli Stati Uniti hanno richiesto l'intervento dell'Alleanza sulla base dell'art. 5 del trattato. In linea generale, la NATO oggi rappresenta l'organizzazione militare più utilizzata per l'imposizione del pieno rispetto della Carta dell'ONU e delle norme e convenzioni di diritto umanitario e di diritto bellico, delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU relative a situazioni di crisi di importanza globale.
I principi generali che regolano le attività dell'Alleanza sono mutati nel tempo, adattandosi ai continui cambiamenti del panorama geopolitico internazionale, e attualmente possono essere riassunti nei seguenti punti:
Il declino del sostegno in patria al multilateralismo statunitense[7] ha fatto riemergere negli analisti la convinzione che "il ritiro delle truppe americane (con relative armi atomiche) dall’Europa occidentale (...) certificherebbe in modo definitivo la fine dell’ormai inattuale Alleanza atlantica"[8]. Ma lo stesso presidente degli Stati Uniti Trump ha smentito tali considerazioni[9] che, con il suo successore[10], sono state radicalmente capovolte[11].
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Nessuna operazione militare è stata condotta dalla NATO durante la Guerra Fredda. Le prime prime operazioni, denominate Anchor Guard e Ace Guard, condotte rispettivamente nel 1990 e nel 1991, furono provocate dall'invasione irachena del Kuwait. In tali contesti vennero inviati aerei di allerta precoce per fornire protezione aerea della Turchia sud-orientale e, successivamente, venne dispiegata nell'area anche una forza di reazione rapida.[20]
La guerra in Bosnia ed Erzegovina ebbe inizio nel 1992 come conseguenza della dissoluzione della Jugoslavia. Il deterioramento della situazione portò alla risoluzione 816 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 9 ottobre 1992 con cui venne istituita una ‘’no-fly zone’’ su tutta la Bosnia-Erzegovina centrale e dal 12 aprile dell’anno seguente la NATO iniziò a far rispettare con l'avvio dell’operazione Deny Flight. Da giugno 1993 a ottobre 1996, l'operazione Sharp Guard assicurò anche sul mare l'embargo sulle armi e l’applicazione delle sanzioni economiche nei confronti della Repubblica Federale di Jugoslavia. Il 28 febbraio 1994, la NATO intraprese la sua prima azione di guerra abbattendo quattro aerei serbo-bosniaci che stavano violando la no-fly zone.[21]
Il 10 e 11 aprile 1994, la Forza di protezione delle Nazioni Unite intraprese attacchi aerei per proteggere l'area sicura di Goražde portando a compimento un bombardamento di un avamposto del comando militare serbo-bosniaco, situato nei pressi della città, da parte di due jet F-16 statunitensi che agivano sotto la direzione della NATO.[22] Per rappresaglia, il 14 aprile i serbi presero in ostaggio 150 membri del personale delle Nazioni Unite.[23][24] Il 16 aprile un Sea Harrier britannico fu abbattuto sopra Goražde dalle forze serbe.[25]
Nell'agosto 1995 iniziò una campagna di bombardamenti NATO di due settimane, l’Operazione Deliberate Force, contro l'Esercito della Republika Srpska, a seguito del genocidio di Srebrenica.[26] Ulteriori attacchi aerei della NATO contribuirono a porre fine alle guerre jugoslave, portando all'accordo di Dayton nel novembre 1995. Quasi 60000 soldati della NATO presero parte a tali operazioni per poi diminuire di numero nel passaggio alla ‘’Stabilisation Force’’ in attività dal dicembre 1996 al dicembre 2004, quando le operazioni furono poi trasferite alla European Union Force Althea.[27]
Nel tentativo di fermare la repressione guidata dai serbi di Slobodan Milošević contro i separatisti dell'UCK e i civili albanesi in Kosovo, il 23 settembre 1998 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione 1199 per chiedere un cessate il fuoco. I negoziati, intrapresi sotto l'inviato speciale degli Stati Uniti Richard Holbrooke, si interruppero il 23 marzo 1999, quindi Holbrooke affidò la questione alla NATO[28] che iniziò il giorno successivo una campagna di bombardamenti di 78 giorni.[29] L'operazione Allied Force prese di mira le capacità militari di ciò che era allora la Repubblica Federale di Jugoslavia.
L’intervento fu criticato riguardo alla sua legittimità e per vittime civili che esso comportò, inoltre indignazione suscitò il bombardamento dell'ambasciata cinese a Belgrado. Finalmente, il 3 giugno 1999, Milošević accettò i termini di un piano di pace internazionale ponendo fine alla guerra del Kosovo. L'11 giugno Milošević ha inoltre accettato la risoluzione 1244 delle Nazioni Unite, sotto il cui mandato la NATO ha poi contribuito a istituire la forza di mantenimento della pace KFOR. Quasi un milione di profughi avevano lasciato il Kosovo e parte del mandato della KFOR fu quello di proteggere le missioni umanitarie, oltre a scoraggiare la violenza.[30] Nell'agosto-settembre 2001, l'alleanza organizzò anche l'operazione Essential Harvest, una missione di disarmo delle milizie di etnia albanese nella Repubblica di Macedonia.[31]
Gli Stati Uniti, il Regno Unito e la maggior parte degli altri paesi della NATO si sono opposti a coloro, tra cui la Francia, che ritenevano necessario l’approvazione da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite riguardo agli attacchi militari della NATO, come l'azione contro la Serbia nel 1999.[32] I primi sostenevano che ciò avrebbe minato l'autorità dell'alleanza facendo anche notare che Russia e Cina avrebbero esercitato i propri veti nel Consiglio di sicurezza per bloccare l'attacco alla Jugoslavia, cosa che avrebbero potuto ripetere in futuri conflitti in cui si sarebbe reso necessario l’intervento NATO, annullando così l'intero potere e lo scopo dell'organizzazione. Riconoscendo lo scenario militare successivo alla Guerra Fredda, la NATO ha adottato il “Concetto strategico” dell'Alleanza durante il vertice di Washington dell'aprile 1999 che poneva l'accento sulla prevenzione dei conflitti e sulla gestione delle crisi.[33]
Gli attacchi dell'11 settembre avvenuti contro gli Stati Uniti hanno indotto la NATO a invocare l'articolo 5 per la prima volta nella storia dell'organizzazione.[34] L'articolo afferma che un attacco a qualsiasi membro deve essere considerato come un attacco a tutti. L'invocazione è stata confermata il 4 ottobre successivo quando la stessa NATO ha stabilito che gli attacchi erano effettivamente considerabili ai fini del Trattato del Nord Atlantico.[35] Le otto azioni ufficiali intraprese in risposta compresero l'Operazione Eagle Assist e l'Operazione Active Endeavour, un'operazione navale condotta nel Mar Mediterraneo finalizzata a impedire il movimento di terroristi o di armi di distruzione di massa e a rafforzare la sicurezza della navigazione in generale.[36]
Il 16 aprile 2003, la NATO ha accettato di assumere il comando della International Security Assistance Force (ISAF) che comprendeva truppe di 42 paesi. La decisione è arrivata su richiesta di Germania e Olanda, i due Paesi che al momento dell’accordo si trovavano alla guida dell'ISAF mentre tutti i diciannove ambasciatori NATO l'approvarono all'unanimità. Il passaggio del controllo alla NATO è avvenuto l'11 agosto e ha segnato la prima volta nella storia dell’organizzazione che essa ha assunto l'incarico di una missione al di fuori dell'area del Nord Atlantico.[37]
L'ISAF è stato inizialmente incaricata di proteggere Kabul e le aree circostanti dalle mire dei talebani, da al Qaeda e dai signori della guerra delle diverse fazioni locali in modo da consentire l'istituzione dello Stato Islamico di Transizione dell'Afghanistan guidata da Hamid Karzai. Nell'ottobre 2003, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha autorizzato l'espansione della missione ISAF in tutto l'Afghanistan.[38]
Il 31 luglio 2006, l'ISAF ha inoltre rilevato le operazioni militari nel sud dell'Afghanistan da una coalizione antiterrorismo guidata dagli Stati Uniti.[39] A causa dell'intensità dei combattimenti nel sud, nel 2011 la Francia ha consentito a uno squadrone di aerei da combattimento/attacco Mirage 2000 di essere dislocato nell'area, precisamente a Kandahar, al fine di rafforzare gli sforzi dell'alleanza.[40] Durante il vertice di Chicago del 2012, la NATO ha approvato un piano per porre fine alla guerra in Afghanistan e rimuovere le forze ISAF a guida NATO entro la fine di dicembre 2014.[41] L'ISAF è stata quindi sciolta in quella data e sostituita dalla successiva formazione della "Operazione Sostegno Risoluto".[42]
Il 14 aprile 2021, il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha affermato che l'alleanza aveva accettato di iniziare il ritiro delle sue truppe dall'Afghanistan entro il 1 maggio.[43] Con il successivo collasso delle forze armate afghane i militanti talebani riuscirono in breve tempo a conquistare il controllo della stragrande maggioranza del paese e a circondare la capitale Kabul.[44] Alcuni politici negli stati membri della NATO hanno descritto il caotico ritiro delle truppe occidentali dall'Afghanistan e il crollo del governo afghano come la più grande débâcle che la NATO abbia subito dalla sua fondazione.[45][46]
Nell'agosto 2004, durante la guerra in Iraq, la NATO ha dato vita alla NATO Training Mission – Iraq (NTM-I), una missione finalizzata all'addestramento per assistere le forze di sicurezza irachene in collaborazione con la coalizione multinazionale guidata dagli Stati Uniti.[47] La NTM-I venne istituita su richiesta del governo ad interim iracheno ai sensi delle disposizioni della risoluzione 1546 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Lo scopo della NTM-I era quello di assistere lo sviluppo delle strutture e degli enti dedicati all'addestramento delle forze di sicurezza irachene in modo che queste divenissero in grado di soddisfare le esigenze del paese. La NTM-I non era una missione di guerra ma è una missione distinta, sotto il controllo del Consiglio Nord Atlantico. La missione si è ufficialmente conclusa il 17 dicembre 2011.[48]
A partire dal 17 agosto 2009, la NATO ha schierato navi da guerra in un'operazione finalizzata alla protezione del traffico marittimo nel Golfo di Aden e nell'Oceano Indiano dalla minaccia della pirateria somala e per contribuire a rafforzare le marine e le guardie costiere locali. L'operazione è stata approvata dal Consiglio Nord Atlantico e ha coinvolto navi da guerra principalmente dagli Stati Uniti, sebbene fossero incluse anche navi di molti altri paesi. L'operazione Ocean Shield si è concentrata sulla protezione delle navi dell'operazione Allied Provider che stavano distribuendo aiuti nell'ambito della missione del programma alimentare mondiale in Somalia. Anche Russia, Cina e Corea del Sud hanno inviato navi da guerra per partecipare alla missione.[49][50][51]
Durante la guerra civile libica, la violenza tra i manifestanti e il governo libico sotto il colonnello Muammar Gheddafi si è intensificata e il 17 marzo 2011 ha portato all'approvazione della risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che chiedeva un cessate il fuoco e autorizzava l'azione militare per proteggere i civili. Una coalizione che comprendeva diversi membri della NATO ha iniziato ad imporre una no-fly zone sulla Libia poco dopo, a partire dall'operazione Harmattan dell'aeronautica francese il 19 marzo. Il 20 marzo 2011, gli stati membri della NATO hanno concordato di far rispettare un embargo sulle armi contro la Libia con l'operazione Unified Protector utilizzando navi del NATO Standing Maritime Group 1 e Standing Mine Countermeasures Group 1 nonché ulteriori navi e sottomarini dei singoli membri della NATO, al fine di "monitorare, segnalare e, se necessario, interdire le navi sospettate di trasportare armi illegali o mercenari". Il 24 marzo, la NATO ha accettato di prendere il controllo della no-fly zone dalla coalizione dei volenterosi iniziale mentre il comando delle unità di terra è rimasto alle forze della coalizione. La NATO ha dunque iniziato ufficialmente ad applicare la risoluzione delle Nazioni Unite il 27 marzo 2011 con l'assistenza del Qatar e degli Emirati Arabi Uniti. Alla fine della missione nell'ottobre 2011, dopo la morte del colonnello Gheddafi, gli aerei della NATO avevano effettuato circa 9.500 missioni di attacco contro obiettivi governativi. A seguito di un tentativo di colpo di stato nell'ottobre 2013, il primo ministro libico Ali Zeidan ha chiesto consulenza tecnica, di assistenza e di formazione alla NATO riguardo alle questioni di sicurezza.
A causa delle ricadute in Turchia della guerra civile siriana sono state convocate quattro delle sette consultazioni ufficiali sull'articolo 4 mentre nell'aprile 2012, il primo ministro turco Recep Tayyip Erdoğan ha considerato di voler invocare l'articolo 5 del trattato NATO per proteggere la sicurezza nazionale turca. Dopo l'abbattimento di un jet militare turco da parte della Siria nel giugno 2012 e il bombardamento da parte delle forze siriane delle città turche di confine nell'ottobre 2012 che hanno portato a due consultazioni di emergenza ai sensi dell'articolo 4, la NATO ha approvato l'operazione Active Fence. L'ultima consultazione è avvenuta nel febbraio 2020, nell'ambito delle crescenti tensioni dovute all'offensiva della Siria nordoccidentale, che ha riguardato attacchi aerei siriani e forse russi sulle truppe turche, rischiando uno scontro diretto tra la Russia e un membro della NATO.
L'art. 10 del Trattato del Nord Atlantico descrive come gli Stati possano entrare nella NATO:[52]
«I membri possono invitare previo consenso unanime qualsiasi altro Stato europeo in condizione di soddisfare i principi di questo trattato e di contribuire alla sicurezza dell'area nord-atlantica ad aderire a questo trattato. Qualsiasi Stato così invitato può diventare un membro dell'organizzazione depositando il proprio atto di adesione al Governo degli Stati Uniti d'America. Il Governo degli Stati Uniti d'America informerà ciascun membro del deposito di tale atto di adesione.» |
Questo articolo pone due limiti generali agli Stati per l'accesso:
Il secondo criterio significa che ciascuno Stato membro ha diritto di veto, ovvero può decidere di porre delle condizioni per l'ingresso di un Paese. In pratica la NATO ha formulato un insieme di criteri-base che devono essere soddisfatti per aspirare all'accesso, ma in alcuni casi ci possono essere dei criteri aggiuntivi. Il caso più importante è quello della Turchia, che blocca l'ingresso di Cipro fino a che la disputa sull'isola con la Grecia non sarà risolta.
Non è invece mai stato un criterio riconosciuto quello secondo cui la NATO non si sarebbe estesa a est se l'URSS avesse consentito la riunificazione della Germania: questa rivendicazione russa[53] del contenuto di un colloquio verbale tra Gorbačëv e James Baker, infatti, non è mai stata accettata dalla diplomazia USA[54], che anzi negli anni Novanta sfidò l'irritazione russa propiziando l'ingresso della Polonia, dell'Ungheria e della Repubblica Ceca nell'Alleanza.
Come procedura per i Paesi che vogliono aderire (pre-adesione) esiste un meccanismo chiamato Piano d'azione per l'adesione o Membership Action Plan (MAP) che fu introdotto nel vertice di Washington del 23-25 aprile 1999. La partecipazione di un Paese al MAP comporta la presentazione annuale di relazioni sui progressi compiuti in cinque diverse misure:
La NATO fornisce feedback e consulenza tecnica a ciascun Paese e valuta i suoi progressi su base individuale. Una volta che i membri concordano sul fatto che un Paese soddisfa i requisiti, la NATO può rivolgere a quel Paese un invito ad avviare i negoziati di adesione. Il processo finale di adesione, una volta invitato, prevede cinque fasi che portano alla firma dei protocolli di adesione e all'accettazione e ratifica di tali protocolli da parte dei governi degli attuali membri della NATO.
I Paesi attualmente in questa fase sono:
L'altro meccanismo di pre-adesione è il Dialogo intensificato o Intensified Dialogue che è visto come passo precedente prima di essere invitati al MAP.
I Paesi attualmente in questa fase sono:
Un doppio schema tecnico-diplomatico di accordi è stato creato per aiutare la cooperazione tra i membri NATO e altri "Paesi partner".
Il Partenariato Euro-Atlantico, o Euro-Atlantic Partnership Council (EAPC), fu creato il 27 maggio 1997 al vertice di Parigi ed è un forum di regolare consultazione, coordinamento e dialogo tra la NATO e i partner esterni. È la diretta conseguenza del partenariato per la pace. I numerosi Paesi partner sono:
Ex Repubbliche sovietiche:
Paesi neutrali con economia di mercato durante la guerra fredda:
Paesi neutrali con economia socialista durante la guerra fredda:
Paesi "in attesa":
Il Partenariato per la pace o Partnership for Peace (PfP) fu creato nel 1994 ed è basato su relazioni individuali e bilaterali tra la NATO e il Paese partner: ciascuno stato può decidere l'intensità della collaborazione. È stato il primo tentativo di dialogo della NATO con Paesi esterni, ma ora è considerato il "braccio operativo" del Partenariato Euro-Atlantico. È costituito in maniera principale, da membri operativi della NATO, ad esempio, membri START1991, e collaborano in tema di giustizia, per garantire i principali diritti internazionali, come i patti bilaterali tra Stati nel mondo, svolgono in tema politico-sociale la cooperazione al sostentamento umanitario. La sua azione operativa permette in diversi ambiti, quali sociale, politico, economico, giuridico, medico, ingegneristico, scientifico, artistico, la tutela e la conservazione di diritti umani nel mondo, promuovendo la cultura pacifica nei popoli.
Il Dialogo Mediterraneo, creato per la prima volta nel 1994, è un forum di cooperazione tra la NATO e sette paesi del Mediterraneo (ovvero dal 1995 Egitto, Giordania, Israele, Marocco, Mauritania, Tunisia e dal 2000 Algeria). Il suo scopo dichiarato è "creare buone relazioni e una migliore comprensione reciproca e fiducia in tutta la regione, promuovendo la sicurezza e la stabilità regionali e spiegando le politiche e gli obiettivi della NATO". Il Dialogo riflette di fatto il punto di vista della NATO, secondo cui la sicurezza in Europa è legata alla sicurezza e alla stabilità nel Mediterraneo, dato che c'è stato un velato tentativo di invitare anche la Libia durante il vertice di Chicago 2012.
L'Istanbul Cooperation Initiative (ICI) è un'iniziativa della NATO che è stata lanciata durante il vertice di Istanbul del 2004 con alcuni Paesi selezionati nella più ampia regione del Medio Oriente (ovvero Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Qatar). L'iniziativa è un'offerta per impegnarsi in attività pratiche di cooperazione in materia di sicurezza con gli stati in tutto il Grande Medio Oriente e si affianca al programma di Partenariato per la Pace e al Dialogo Mediterraneo. La stessa NATO considera questi partenariati di cooperazione per la sicurezza come una risposta alle nuove sfide del 21° secolo e per sostenere le richieste di riforma dall'interno della più ampia regione del Medio Oriente. L'ICI offre una cooperazione pratica in aree quali armamenti WMD, antiterrorismo, formazione e istruzione, partecipazione alle esercitazioni NATO mediante la progressiva interoperabilità militare, pianificazione delle emergenze civili in caso di catastrofi, consulenza personalizzata sulla riforma della difesa e sulle relazioni civili-militari ed infine cooperazione sulla sicurezza delle frontiere per aiutare a prevenire il traffico illecito di droga, armi e persone.
Il dialogo politico con il Giappone è iniziato negli anni Novanta e, da allora, l'Alleanza ha gradualmente intensificato i suoi contatti con Paesi che non fanno parte di nessuna di queste iniziative di cooperazione. Nel 1998, la NATO ha stabilito una serie di linee guida generali che non consentono un'istituzionalizzazione formale delle relazioni ma riflettono il desiderio degli alleati di aumentare la cooperazione: dopo un ampio dibattito, nel 2000 gli Alleati hanno concordato il termine "Paesi di contatto". Nel 2012 l'Alleanza ha definitivamente ampliato questo gruppo, che si riunisce per discutere questioni come la lotta alla pirateria e lo scambio di tecnologia, sotto il nome di o "Partner globali": oltre alla Corea del Sud nel 2005, l'Australia nel 2005 e la Nuova Zelanda nel 2001 (che sono anche membri dell'alleanza strategica AUSCANNZUKUS), è stato intrapreso un dialogo rafforzato con Paesi come il Pakistan e la Mongolia dal 2005 ed infine l'Iraq dal 2011. Nel 2017 la Colombia ha siglato accordi di partnership per la pace e collaborazione in vari ambiti militari con la NATO, divenendo il primo e finora unico Paese latino-americano legato alla NATO[55].
Come già detto, la NATO rappresenta non soltanto una mera iniziativa di cooperazione militare, ma si configura come fondamentale strumento di collaborazione politica tra i Paesi membri, soprattutto nell'ambito dei processi decisionali afferenti materie di politica estera.
Per questo motivo, la NATO ha una duplice struttura: politica e militare. In linea con quanto accade normalmente nell'ambito dei sistemi istituzionali democratici dei Paesi membri, anche in questo caso la parte militare ha una posizione subordinata rispetto a quella politica, che, nelle sue diverse articolazioni, è espressione diretta della volontà dei popoli dei Paesi membri.
L'Alleanza è governata dai suoi trenta Stati membri, ognuno dei quali ha una delegazione presso la sede centrale della NATO a Bruxelles.
L'organizzazione politica della NATO è basata sulla regola del consenso unanime[56] e comprende:
L'organizzazione militare della NATO è articolata in vari comandi con sedi nei diversi Paesi membri. Al vertice è costituita da:
È guidato da un presidente (un ufficiale generale) ed è formato dai rappresentanti militari dei Paesi membri e ha il compito di decidere le linee strategiche di politica militare della NATO. Provvede inoltre alla guida dei comandanti strategici, i cui rappresentanti partecipano alle sedute del Comitato, ed è responsabile per la conduzione degli affari militari dell'Alleanza. Il rappresentante militare è l'altra figura rilevante della delegazione permanente dei Paesi membri presso la NATO ed è un ufficiale con il grado di generale di corpo d'armata o corrispondente che proviene dalle forze armate di ciascun Paese membro.
Dal Military Committee dipendono:
I membri della NATO sono attualmente 31. Di questi, 22 sono anche membri dell'Unione europea, mentre 25 di questi erano membri a vario titolo (membri effettivi, membri associati, Paesi osservatori, partner associati) dell'Unione dell'Europa occidentale (UEO), che con il Trattato di Lisbona è passata sotto il controllo UE. Per questo, negli ultimi anni il peso dell'UE è andato sempre più in crescendo nelle decisioni NATO. Di seguito l'elenco dei Paesi membri:
Adesione | Stato | Allargamento | Note |
---|---|---|---|
4 aprile 1949 | Belgio | fondatori | |
Canada | |||
Danimarca | |||
Francia[58] | La Francia si era ritirata unilateralmente dal Comando militare integrato nel 1966. Da allora ha partecipato solo alla struttura politica sino all'annuncio ufficiale di rientro del 2009, quando le sue forze armate sono state reintegrate nell'alleanza. | ||
Islanda | |||
Italia | |||
Lussemburgo | |||
Norvegia | |||
Paesi Bassi[58] | |||
Portogallo | |||
Regno Unito[58] | |||
Stati Uniti[58] | |||
18 febbraio 1952 | Grecia | primo allargamento | La Grecia ha ritirato le proprie forze dal comando militare dal 1974 al 1980 a causa delle cattive relazioni con la Turchia risultanti dall'invasione turca di Cipro nel 1974. |
Turchia | |||
9 maggio 1955 | Germania | secondo allargamento | Come Germania Ovest. La Saarland è stata riunita nel 1957, mentre i territori di Berlino Ovest e della Germania Est sono stati riuniti il 3 ottobre 1990. |
30 maggio 1982 | Spagna | terzo allargamento | La Spagna è entrata, però, a far parte della struttura militare integrata solamente nel 1998. |
12 marzo 1999 | Polonia | quarto allargamento | |
Rep. Ceca | |||
Ungheria | |||
29 marzo 2004 | Bulgaria | quinto allargamento | |
Estonia | |||
Lettonia | |||
Lituania | |||
Romania | |||
Slovacchia | |||
Slovenia | |||
4 aprile 2009 | Albania | sesto allargamento | |
Croazia | |||
5 giugno 2017 | Montenegro | settimo allargamento | |
27 marzo 2020 | Macedonia del Nord | ottavo allargamento | |
4 aprile 2023 | Finlandia | nono allargamento |
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