Marco Bellocchio

Marco Bellocchio a Tokyo

Marco Bellocchio (Bobbio, 9 novembre 1939[1]) è un regista, sceneggiatore, produttore cinematografico e docente italiano.

Affermato regista cinematografico, nel 1967 si è aggiudicato il Leone d'argento per la regia alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia per il film La Cina è vicina. Nel 1991 ha vinto l'Orso d'argento, gran premio della giuria al Festival internazionale del cinema di Berlino per il film La condanna. Nel 1999 è stato insignito con un premio d'onore per il contributo al cinema al Festival cinematografico internazionale di Mosca, mentre nel 2011 gli è stato conferito il Leone d'oro alla carriera alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e nel 2021 ha ricevuto la Palma d'oro onoraria al Festival di Cannes.

Biografia

Formazione ed esordio

Fin dai tempi della scuola salesiana ha mostrato interesse per il mondo del cinema. In seguito la sua irriverenza verso modelli sociali conformisti lo ha fatto considerare un ribelle. A Bobbio ha frequentato molto la sala cinematografica locale appassionandosi alla regia.

Nel 1959 ha frequentato il Centro sperimentale di cinematografia di Roma e - sotto la guida di Andrea Camilleri - nel 1962 è diventato regista.[2] In seguito ha proseguito a Londra i suoi studi sul cinema.

Tornato in Italia, a Bobbio in provincia di Piacenza dove è nato e cresciuto, all'età di 26 anni ha diretto il suo primo lungometraggio: I pugni in tasca (1965), selezionato al Festival del film Locarno e vincitore della Vela d'argento 1965. In questo lavoro ha mostrato il suo anticonformismo, e lo stesso è avvenuto nei successivi lungometraggi: La Cina è vicina (1967, presentato al Festival di Venezia e vincitore del Gran premio della giuria) e Il popolo calabrese ha rialzato la testa (1969).

Questi film esprimono i valori di una rivolta vissuta, interpretata e proposta: quella del sessantotto contro le istituzioni che, nella sua visione, dominano, controllano e reprimono tutta la società imponendo valori etici borghesi. Bellocchio ha messo a nudo l'ipocrisia borghese svelandone tutte le contraddizioni, fornendone una lettura personale. Non ha inteso tuttavia fare propaganda politica, pur essendo, nei suoi lavori, chiaramente orientato a sinistra. Erano gli anni della sua militanza nell'Unione Comunisti Italiani, un gruppo d'ispirazione maoista.

Nel 1966 ha pubblicato sulla rivista Rendiconti una raccolta di poesie dal titolo I morti crescono di numero e d'età. Nel 1969 partecipa con un episodio al film Amore e rabbia (1969) insieme a Pasolini, Bertolucci, Lizzani e Godard.

Anni 1970

Nel 1971 sottoscrive la lettera aperta a L'Espresso sul caso Pinelli pubblicata sul settimanale L'Espresso. Intervistato in occasione della presentazione del suo film Vincere, Bellocchio ha confermato di non essere pentito di quell'appello.[3]

Rievocò la sua infanzia in chiave grottesca nel film Nel nome del padre (1972) con Laura Betti. L'anno dopo dirige Gian Maria Volonté in Sbatti il mostro in prima pagina (1972). Dopo Pianeta Venere (1974, diretto da Elda Tattoli), Bellocchio rivolge un duro atto d'accusa contro i manicomi in Nessuno o tutti - Matti da slegare (1975), co-diretto con Silvano Agosti, Sandro Petraglia e Stefano Rulli. Nello stesso anno, presta la sua voce all'attore Aldo Valletti nel lungometraggio di Pier Paolo Pasolini Salò o le 120 giornate di Sodoma.

Nel 1977 gira una versione della commedia di Anton Čechov Il gabbiano. Nel 1978 conosce lo psichiatra Massimo Fagioli, con cui intraprende una lunga e complessa collaborazione: Fagioli parteciperà attivamente alla realizzazione di tre film: Diavolo in corpo, La condanna, Il sogno della farfalla.

Anni 1980, 1990 e 2000

Dopo Armonica a bocca (1979) e Vacanze in Val Trebbia (1980) dirige Marcello Mastroianni in Enrico IV (1984), tratto da una commedia di Luigi Pirandello, e quindi Diavolo in corpo (1986) tratto dal libro di Raymond Radiguet e La visione del sabba (1987). Nel 1991 vince l'Orso D'Argento Gran Premio della Giuria al Festival di Berlino con La condanna. Nel 1999 torna ad adattare Luigi Pirandello sul grande schermo con La balia.

Nel 2002 dirige Sergio Castellitto in L'ora di religione, con cui vince il Nastro d'Argento. L'anno successivo (2003) rievoca la prigionia di Aldo Moro in Buongiorno, notte, con Maya Sansa e Roberto Herlitzka come protagonisti. Nel 2006 dirige nuovamente Castellitto in Il regista di matrimoni.[4]

Nel 2006 si candida alle elezioni politiche per la Camera dei deputati nella lista della Rosa nel Pugno, costituita da radicali e socialisti, allontanandosi dalle sue storiche posizioni comuniste. Negli anni successivi ha più volte manifestato la propria vicinanza ai radicali.

Nel 2009 esce Vincere.[5] Racconta la tormentata vita di Ida Dalser (Giovanna Mezzogiorno), amante di Benito Mussolini (Filippo Timi) e madre di suo figlio Benito Albino (sempre Filippo Timi), ritenuta malata di mente per i suoi ripetuti, ma vani tentativi di vedere riconosciuta la paternità del figlio da parte del Duce. Il film vince l'Efebo d'Oro e il David di Donatello come miglior regista. Sempre nel 2009 ha diretto lo spot di Banca Monte dei Paschi di Siena, ideato dall'agenzia Catoni Associati.[6]

Dal 2010 ad oggi

Nel marzo 2010, rivela di lavorare a un film a basso budget sull'Italia contemporanea,[7] per il quale non ha trovato fondi. Ugualmente senza seguito resta l'intenzione di girare La monaca di Bobbio, un film storico ambientato nel suo paese natale.[8] Il 4 e il 5 settembre 2010 dirige in diretta televisiva l'opera lirica Rigoletto a Mantova, interpretata da Plácido Domingo, prodotta dalla Rai e trasmessa in mondovisione in 148 paesi.

Nel 2011 gli viene assegnata l'Alabarda d'oro alla carriera per il cinema e anche il premio per la miglior regia per il film Sorelle Mai.[9] Il 9 settembre alla 68ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia ha ricevuto dalle mani di Bernardo Bertolucci il Leone d'oro alla carriera.[10]

In seguito annuncia la sua intenzione di girare una storia ispirata alla vicenda di Eluana Englaro e di suo padre.[11] Nonostante le numerose difficoltà produttive e i contrasti con la Regione Friuli-Venezia Giulia,[12] le riprese iniziarono nel gennaio 2012 a Cividale del Friuli.[13] Il film viene presentato in anteprima al Festival di Venezia 2012 con il titolo Bella addormentata. Il film affronta il tema dell'eutanasia e la difficoltà di avere una legislazione in materia di fine vita in un paese, l'Italia, che ospita nei suoi confini la Città del Vaticano, centro mondiale della Chiesa cattolica. A seguito della decisione della giuria del Festival di Venezia, che ha escluso il film dal Leone d'oro (assegnato al regista sudcoreano Kim Ki-duk), Bellocchio ha espresso forti critiche contro il presidente Michael Mann e l'operato dell'intera giuria, che accusa di penalizzare e non capire i film italiani.[14][15]

Nel 2013 al Bif&st riceve il Premio Mario Monicelli per il regista del miglior film per Bella addormentata.

Fra il 2013 e il 2014, viene dato seguito al progetto di girare un film a Bobbio ed in Val Trebbia[16]. Il film, ambientato nel XVII secolo, narra le vicende di una nobildonna costretta dalla famiglia a farsi monaca[17]. La produzione di quest'ultimo progetto è italo-franco-svizzera; oltre alla regia e sceneggiatura di Bellocchio, il film avrà le musiche di Carlo Crivelli, il montaggio di Francesca Calvelli e la fotografia di Daniele Ciprì. Il cast include Lidiya Liberman, Filippo Timi, Alba Rohrwacher, Roberto Herlitzka, Toni Bertorelli, Ivan Franek e Pier Giorgio Bellocchio (figlio del regista), ma anche molte comparse locali[17]. Il film viene presentato in anteprima al Festival di Venezia 2015 con il titolo Sangue del mio sangue[18]. Da marzo 2014 è presidente della Cineteca di Bologna.

Nel 2016 esce Fai bei sogni, film interpretato da Valerio Mastandrea e Bérénice Bejo basato sul romanzo autobiografico omonimo di Massimo Gramellini e presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2016[19]. Nel 2019 esce Il traditore[20], film interpretato da Pierfrancesco Favino e Luigi Lo Cascio incentrato sul personaggio di Tommaso Buscetta, il mafioso, noto come "il boss dei due mondi", che aiutò i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a far luce sull'organizzazione di Cosa nostra e sui suoi vertici. Il Film è stato in concorso al Festival di Cannes 2019.[21][22]

Nel 2021 riceve la Palma d'oro onoraria al Festival di Cannes, dove presenta anche in anteprima Marx può aspettare.[23]

Farecinema e il Bobbio Film Festival

Bobbio Film Festival dal porticato dell'Abbazia di San Colombano
Allestimento nel Chiostro del Bobbio Film Festival

A Bobbio, ogni anno, dirige il suo laboratorio Farecinema – incontro con gli autori, scuola di regia e recitazione. La città e i dintorni fanno da set cinematografico con la partecipazione di comparse anche prese dalla strada. In parallelo istituisce il Festival cinematografico Bobbio Film Festival[24], con rappresentazioni nel periodo estivo nel chiostro dell'Abbazia di San Colombano dove si trasferisce il cinema locale. Un cineforum segue il termine delle proiezioni dove partecipano personaggi rappresentativi del film proiettato.

Dal 2005 al miglior film viene assegnato il premio "Gobbo d'Oro", in riferimento al Ponte Gobbo, simbolo di Bobbio, del gobbo come suggeritore e del gobbo (Rigoletto, tema caro al regista). Inoltre l'atteggiamento intimista richiama i film del regista, il mantello racchiude sul cuore il fratello gemello scomparso, la frattura che attraversa la statuina e l'espressiona angosciata sono metafora del trauma subito. Dal 2010, all'interno del festival, si tiene un seminario di critica residenziale, a cura della rivista duellanti.

Vita privata

È fratello del critico Piergiorgio Bellocchio e padre dell'attore Pier Giorgio Bellocchio. Cognato della psicologa Lella Ravasi Bellocchio e zio della scrittrice Violetta Bellocchio. Compagno della collaboratrice Francesca Calvelli, da cui ha avuto la figlia Elena[25], ha avuto il primogenito dall'unione con l'attrice Gisella Burinato.[26]

Marco Bellocchio è ateo ma preferisce definirsi non credente. In un'intervista, alla domanda: «Come definirebbe il suo ateismo?» ha risposto: «Come un rifiuto della dimensione metafisica».[27]

Filmografia

Regista

Cortometraggi

Lungometraggi

Documentari

Televisione

Attore

Sceneggiatore

Premi e riconoscimenti

Onorificenze

Medaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell'arte - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell'arte
— 25 marzo 2013
Laurea honoris causa in Televisione, Cinema e New Media - nastrino per uniforme ordinaria Laurea honoris causa in Televisione, Cinema e New Media
«Esponente del Nuovo cinema italiano degli anni Sessanta ha saputo rinnovarsi costantemente, rimanendo sempre fedele a uno stile inconfondibile e ad alcuni temi che ne definiscono l’orizzonte di ricerca.»
— Libera università di lingue e comunicazione IULM, Milano
— 9 dicembre 2019 [33]

Note

  1. ^ http://www.mymovies.it/biografia/?r=2896
  2. ^ "È stato mio insegnante di recitazione (Camilleri). L'aneddoto vuole che sia stato proprio lui a consigliarmi di passare alla regia perché vedeva che come attore ero titubante, un po’ schivo, tendevo sempre a rimanere in disparte e osservavo.Ansa
  3. ^ Repubblica TV - Dark Room - Intervista del 03/06/2009, su video.repubblica.it.
  4. ^ Anna Albertano, La libertà dell'artista
  5. ^ Gianfranco Casadio, Luisa Ceretto (a cura di), Immagini del potere. Il cinema di Marco Bellocchio, Le Mani editore, 2009
  6. ^ http://www.mediakey.tv/fileadmin/assets/img/TV273/tv273-MPS.pdf
  7. ^ Marco Bellocchio: "Ecco la Dolce vita negli Anni Zero", La Stampa, 31 marzo 2010, su www3.lastampa.it. URL consultato il 31 marzo 2010 (archiviato dall'url originale il 3 aprile 2010).
  8. ^ Marco Bellocchio dirige La monaca di Bobbio
  9. ^ Assegnazione premi Alabarda d'oro 2011, Premio Alabarda d'oro - "Città di Trieste", 21 giugno 2011. URL consultato il 20 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 18 luglio).
  10. ^ Marco Bellocchio Leone d'oro alla carriera 2011, La Biennale di Venezia. URL consultato il 16 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2011).
  11. ^ Vi racconto Eluana Bellocchio: Un film per parlare di amore per la vita, La Repubblica, 22 agosto 2009
  12. ^ Cinema: Bellocchio rimanda progetto film su Eluana, Corriere della Sera, 21 novembre 2009 Archiviato il 28 gennaio 2010 in Internet Archive.
  13. ^ Messaggero Veneto/Cronaca/Film su Eluana, da oggi si gira in un villa storica di Cividale
  14. ^ Bellocchio furioso con il Festival
  15. ^ Italiani sconfitti ma non chiamateci provinciali Archiviato il 4 ottobre 2013 in Internet Archive.
  16. ^ Programmi 2014, su Quotidiano Libertà.
  17. ^ a b Michele Anselmi, Il film segreto di Bellocchio: la monaca, il confessore e il cardinale per parlare di sé, su Cinemonitor, 17 settembre 2014. URL consultato il 24 dicembre 2014 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2014).
  18. ^ Sangue del mio sangue, Comingsoon.it.
  19. ^ Fai bei sogni, Comingsoon.it.
  20. ^ Il Traditore, su comingsoon.it. URL consultato il 18 aprile 2018.
  21. ^ Redazione ANSA, Cannes, Il traditore di Bellocchio in competizione, su ANSA, 18 aprile 2019. URL consultato il 18 aprile 2019.
  22. ^ Marica Lancellotti, Cannes 2019, i film in concorso, su Movieplayer.it, 18 aprile 2019. URL consultato il 18 aprile 2019.
  23. ^ Annuncio ufficiale del Festival di Cannes., su festival-cannes.com.
  24. ^ Bobbio Film Festival
  25. ^ Marco Bellocchio: "Questo film è una resa dei conti", su iodonna.it, 07/08/15.
  26. ^ Pier Giorgio Bellocchio - Biografia, su comingsoon.it, 07/07/20.
  27. ^ Alessio Sperati, Marco Bellocchio e la rivoluzione culturale, in Reflections, 18 aprile 2006.
  28. ^ http://www.kavacfilm.com/perunarosa/
  29. ^ http://www.kavacfilm.com/la-lotta/
  30. ^ a b Cerimonia David di Donatello 2020: David di Donatello, Rai 1, 8 maggio 2020.
  31. ^ Ciak d'oro 2002, su news.cinecitta.com. URL consultato il 12/06/02.
  32. ^ Ciak d’Oro 2020: migliore regia, su ciakmagazine.it. URL consultato il 04/10/20 (archiviato dall'url originale il 24 ottobre 2020).
  33. ^ Laurea Marco Bellocchio - IULM, su iulm.it. URL consultato il 3 febbraio 2021.

Bibliografia

  • Sandro Bernardi, Marco Bellocchio, Il Castoro Cinema n. 49, Editrice Il Castoro, 1998, ISBN 88-8033-120-5
  • Daniela Bini, Operatic appearances in Marco Bellocchio, in "Esperienze Letterarie", a. XXXVII, 2012, n. 3, pp. 43–54.
  • Mauro Molinaroli, Bobbio è il mondo - Vent'anni di cinema, vent'anni di vita, Ed. Studio E Tre, Piacenza, agosto 2016

Altri progetti

Collegamenti esterni

Predecessore David di Donatello per il miglior regista Successore
Francesco Rosi
per Cristo si è fermato a Eboli
1980
per Salto nel vuoto
Francesco Rosi
per Tre fratelli
I
Matteo Garrone
per Gomorra
2010
per Vincere
Daniele Luchetti
per La nostra vita
II
Matteo Garrone
per Dogman
2020
per Il traditore
in carica III
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