Mara Carfagna | |
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Mara Carfagna nel 2021 | |
Ministro per il Sud e la coesione territoriale | |
In carica | |
Inizio mandato | 13 febbraio 2021 |
Capo del governo | Mario Draghi |
Predecessore | Giuseppe Provenzano |
Ministro per le pari opportunità | |
Durata mandato | 8 maggio 2008 – 16 novembre 2011 |
Capo del governo | Silvio Berlusconi |
Predecessore | Barbara Pollastrini |
Successore | Elsa Fornero |
Vicepresidente della Camera dei deputati | |
Durata mandato | 29 marzo 2018 – 15 febbraio 2021 |
Presidente | Roberto Fico |
Coordinatrice di Forza Italia | |
Durata mandato | 19 giugno 2019 – 1º agosto 2019 |
Cotitolare | Giovanni Toti |
Predecessore | Carica istituita |
Successore | Antonio Tajani[1] |
Deputata della Repubblica Italiana | |
In carica | |
Inizio mandato | 28 aprile 2006 |
Legislature | XV, XVI, XVII, XVIII |
Gruppo parlamentare |
XV: Forza Italia XVI: Popolo delle Libertà XVII: Forza Italia-Il Popolo delle Libertà-Berlusconi Presidente XVIII: Forza Italia-Berlusconi Presidente (fino al 27.07.2022) Misto-Non iscritti (dal 27.07.2022) |
Coalizione | Casa delle Libertà (XV) Centro-destra 2008 (XVI) Centro-destra 2013 (XVII) Centro-destra 2018 (XVIII) |
Circoscrizione | XV-XVII: Campania 2 XVIII: Campania 1 |
Incarichi parlamentari | |
XVIII legislatura:
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Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Azione (dal 2022) In precedenza: FI (2004-2009) PdL (2009-2013) FI (2013-2022) |
Titolo di studio | Laurea in Giurisprudenza |
Università | Università degli Studi di Salerno |
Professione | Ex conduttrice tv |
Mara Carfagna, all'anagrafe Maria Rosaria Carfagna (Salerno, 18 dicembre 1975), è una politica, ex modella e showgirl italiana, dal 13 febbraio 2021 ministro per il Sud e la coesione territoriale nel governo Draghi.
Carfagna ha lavorato per diversi anni come modella e in programmi televisivi, per poi successivamente entrare in politica. Deputata dal 2006 per il Popolo della Libertà e Forza Italia, è stato ministro per le pari opportunità dall'8 maggio 2008 al 16 novembre 2011 nel quarto governo Berlusconi e vicepresidente della Camera dei deputati dal 29 marzo 2018 al 15 febbraio 2021.
Dal 20 dicembre 2019 è a capo di "Voce Libera", associazione interna a Forza Italia. Inizialmente esponente conservatrice, è divenuta poi portavoce di un'area moderata legata alle posizioni più liberali e progressiste del centro-destra.[2][3][4]
Nasce nel 1975 a Salerno da Salvatore Carfagna, docente di italiano e storia nonché futuro militante di Forza Italia[5], e Angela Bianculli, di Moliterno in provincia di Potenza, dove vive fino al 1981, anno del trasferimento della famiglia nella città campana[6]. Si diploma in ballo al Teatro San Carlo di Napoli, consegue la maturità presso il liceo scientifico "Giovanni da Procida" di Salerno, dove nell’età scolare studia anche recitazione e per dieci anni si dedica allo studio del pianoforte in conservatorio, e dopo il liceo si trasferisce a New York per continuare a perfezionarsi come ballerina.[4][6][7]
Nel 1997 fu eletta Miss Prima dell'anno '97, potendo partecipare direttamente alle finali di Miss Italia[8][9], dove si classificò al sesto posto e conseguì il titolo di Miss Cinema[6][10]. Subito dopo, fu una delle co-presentatrici di Domenica in dell'edizione 1997-1998, condotta da Fabrizio Frizzi[6][11]. Contemporaneamente riesce a laurearsi in Giurisprudenza nel 2001 presso l'Università degli Studi di Salerno, con 110 e lode discutendo una tesi in Diritto dell'informazione nel sistema radiotelevisivo.[6][4][12]
Dal 2000 al 2004, in qualità di co-conduttrice, partecipa al programma televisivo La domenica del villaggio condotto da Davide Mengacci.[11] Dall'autunno 2004 alla sua elezione in Parlamento (aprile 2006) conduce Piazza grande con Giancarlo Magalli e Fiordaliso.[13] Inoltre, fa parte del cast dei programmi televisivi I cervelloni (nel 1996) e Vota la voce.[14] Nel luglio del 2001 Mara Carfagna compare sulla rivista Maxim.[15][9][nota 1]
Si avvicina alla politica nel 2004, diventando coordinatrice del movimento femminile interno di Forza Italia in Campania[6][10][4][20]. Alle elezioni politiche del 2006 viene candidata alla Camera dei deputati, ed eletta ad appena 30 anni, nella circoscrizione Campania 2 tra le liste di Forza Italia, ricoprendo nella XV legislatura l'incarico di Segretario della 1ª Commissione Affari Costituzionali della Camera[6][21]. La candidatura e successiva elezione della Carfagna alla Camera solleva delle polemiche, persino all'interno del proprio partito, in considerazione della sua precedente attività di valletta televisiva.[22]
Nel gennaio 2007, in occasione della consegna dei Telegatti, riferendosi a lei Silvio Berlusconi afferma: «Se non fossi già sposato, la sposerei immediatamente». Il commento provoca la reazione della moglie Veronica Lario che, tramite una lettera aperta inviata al quotidiano La Repubblica due giorni dopo, pretende pubbliche scuse dal consorte, suscitando dibattito nazionale per aver rotto il suo storico silenzio.[23]
Nell'ottobre 2007 viene nominata Coordinatrice Nazionale di Azzurro Donna. E per le politiche del 2008 viene candidata al terzo posto alla Camera dei deputati nella circoscrizione Campania 2 tra le liste del Popolo della Libertà (PdL), posizione che le permette di essere eletta in Parlamento per la seconda volta. Nella XVI legislatura ricopre l'incarico di membro della 12ª Commissione Affari Sociali.
Con la vittoria di Berlusconi e del centro-destra per la terza volta alle politiche del 2008, l'8 maggio 2008 diventa Ministro per le pari opportunità nel quarto governo Berlusconi giurando nelle mani del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, incarico che mantenne fino alla fine dell'esecutivo il 16 novembre 2011.
Candidatasi alle elezioni regionali in Campania del 2010, a sostegno della mozione del deputato PdL ed ex ministro Stefano Caldoro, viene eletta in consiglio regionale della Campania, raccogliendo 55.695 preferenze individuali, risultando il consigliere più votato di tutti i tempi, ma rinuncia all'incarico per rimanere in Parlamento e al governo.[24]
Il 19 novembre 2010 annuncia la sua intenzione di rassegnare le dimissioni da ministra e deputata della Repubblica, nonché di uscire dal PdL stesso, per dissidi con i vertici del PdL campano, in particolare con l'ex sottosegretario al MEF Nicola Cosentino e il deputato, presidente della Commissione Difesa e presidente della Provincia di Salerno Edmondo Cirielli, nella gestione della crisi dei rifiuti in Campania e la costruzione dei termovalorizzatori a Napoli e Salerno, oltre agli "attacchi volgari e maligni" ricevuti da esponenti del PdL, in particolare Giancarlo Lehner, Alessandra Mussolini e Mario Pepe[25][26][27]. Il proposito viene poi ritirato il 24 novembre, dopo un «lungo colloquio con il presidente Berlusconi» e che il governo ha recepito le sue richieste sulla vicenda.[28][29][30]
È stata la principale promotrice della legge, introdotta dal decreto Maroni nell'articolo nº7, che istituisce il reato di "stalking"[31]. La norma introduce nel codice penale l'articolo 612-bis, dal titolo "atti persecutori", che al comma 1 recita[31]:
«Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l'incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita» |
A ciò si aggiungono alcune norme accessorie, ossia: l'aumento di pena in caso di recidiva o se il soggetto perseguitato è un minore; il fatto che lo stalking costituisca un'aggravante in caso di omicidio e violenza sessuale; la possibilità di ricorrere alle misure di indagine previste per i reati più gravi, quali le intercettazioni telefoniche e gli incidenti probatori finalizzati ad acquisire le testimonianze di minori. Il decreto qualifica questo genere di reato come perseguibile a seguito di querela di parte, potendosi procedere d'ufficio solo in situazioni di particolare gravità.[32][33]
Ha promosso una campagna di comunicazione contro la violenza sulle donne e lo stalking, reato che era appena stato introdotto nell'ordinamento italiano. Nel 2008 ha lanciato una campagna per la sensibilizzazione dell'opinione pubblica sulle mutilazioni genitali femminili finanziata dal Dipartimento per le Pari Opportunità[34]. Nel 2009 realizza la campagna "Nessuna differenza", la prima campagna contro l'omofobia e contro la violenza basata sull'orientamento sessuale mai realizzata da un Governo italiano[35]. Alla presentazione dello spot alla stampa, dentro la sala stampa di Palazzo Chigi, partecipa la deputata PD Anna Paola Concia.
Come Ministra delle Pari Opportunità, nel marzo 2009 sottoscrive la campagna ONU "Say NO to violence against women", lanciata da UNIFEM per sostenere il Segretario Generale nel conseguimento dell’obiettivo dell’eradicazione della violenza contro le donne entro il 2015[36] e a marzo 2010 interviene alla 54ª sessione della Commissione sulla Condizione Femminile a 15 anni dalla Dichiarazione internazionale di Pechino per la parità dei sessi.[37]
Il 24 febbraio 2011, nel ruolo di Ministra delle Pari Opportunità, interviene in occasione del dibattito generale della 55ª sessione della Commissione sulla condizione femminile illustrando gli interventi di carattere economico, politico, e legislativo approvati dall'Italia, finalizzati alla promozione e al consolidamento del principio di pari opportunità.[38]
Alle elezioni politiche del 24-25 febbraio 2013 viene ricandidata alla Camera per la terza volta, venendo rieletta con il PdL nella medesima circoscrizione Campania 2, dove nella XVII legislatura è stata portavoce del gruppo parlamentare «Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente», componente della commissione parlamentare antimafia, della 3ª Commissione Affari esteri e comunitari, del Comitato permanente africa e questioni globali, del Comitato permanente sui diritti umani e del Comitato permanente sull'attuazione dell'agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile.[39][40][41]
Il 16 novembre 2013, con la sospensione delle attività del Popolo della Libertà, aderisce alla rinascita di Forza Italia, diventando il successivo 24 marzo 2014 membro del Comitato di Presidenza di Forza Italia[41][42]. Nello stesso anno la rivista statunitense "Sportrichlist" la classifica al primo posto nella top ten dei più affascinanti politici del mondo.[43][44]
Il 2 maggio 2016 viene ufficializzata la candidatura al consiglio comunale a Napoli come capolista a sostegno del candidato sindaco di centro-destra Gianni Lettieri, risultando essere la candidata più votata in assoluto con 6.109 preferenze.[39]
Alle elezioni politiche del 2018 viene rieletta per la quarta volta alla Camera, tra le liste di Forza Italia, ma nella circoscrizione Campania 1. Il successivo 29 marzo 2018 viene eletta vicepresidente della Camera dei deputati con 259 voti a suo favore, la più votata[45][46]. Il suo intervento al momento dell'elezione[47]:
«Sono fiera di rappresentare una Camera dei deputati che è quella con la maggiore rappresentanza femminile della storia e che è profondamente rinnovata: è da qui, con questi rappresentanti del popolo italiano, che si può e si deve partire per risolvere i problemi che affliggono il Paese. Assicuro sin da oggi al presidente, ai colleghi vicepresidenti e a tutti i membri dell’Ufficio di presidenza la mia disponibilità a velocizzare e a rendere più efficace il funzionamento di questa istituzione che è il cuore della democrazia italiana» |
Il 25 novembre 2018, giornata promossa dall’ONU contro la violenza sulle donne, presenta a Montecitorio la campagna di sensibilizzazione da lei ideata #nonènormalechesianormale, che invita tutti a realizzare e a condividere sui propri account social un video o una foto contro i femminicidi[48]. Grazie al coinvolgimento e sostegno di volti noti dello spettacolo, dello sport, della cultura, della politica e delle istituzioni il messaggio raggiunge tutto il paese, e il 23 maggio la campagna viene ripresa negli Stati Uniti diventando #ItsNotNormalThatItsNormal. L’ONU attraverso UN WOMEN, Ente per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile, appoggia e aderisce alla campagna istituzionale[49]. Il 13 marzo 2018 partecipa alla 63ª sessione della Commissione delle Nazioni Unite sulla condizione femminile in rappresentanza dell'Italia e della Camera intervenendo sul tema empowerment femminile, nel corso della giornata promossa dall'Unione interparlamentare e da 'Un-Women' dedicata alla parità di genere.[49]
Il 3 aprile 2019 la Camera dei deputati approva l’emendamento aggiuntivo di Mara Carfagna al disegno di legge "Codice Rosso", che introduce in Italia il reato di matrimonio forzato, che fino ad allora era punito come maltrattamento secondo l'articolo 572 del codice penale, e l’istituzione di un fondo per le famiglie affidatarie di orfani di femminicidio.[50]
In vista delle elezioni europee del 2019 per il rinnovo del Parlamento europeo, a poche ore dalla scadenza dei termini di presentazione delle liste si rende protagonista di uno scontro nel partito, dove si parla di "golpe" della Carfagna in chiave anti-Tajani, che si candiderebbe nella circoscrizione Italia meridionale per tentare di rottamare per sempre Silvio Berlusconi e sfilargli la guida del partito[51], a cui lei replica "nessun golpe, sono a disposizione" e nelle liste ufficiali il suo nome non compare.[52][53][54]
A giugno 2020, quando si è ritrovata e presiedere l'aula di Montecitorio, ha ripreso diverse volte il deputato e critico d'arte Vittorio Sgarbi quando non rispettava le norme anti-COVID, minacciando di espellerlo dall'Aula chiedendo l’ausilio dei questori, o insultava la deputata forzista Giusi Bartolozzi e Carfagna stessa, facendolo espellere per le offese pronunciate, che è stato portato via letteralmente di peso dai commessi, ostinato a non uscire.[55][56][57]
Il 19 giugno 2019 Berlusconi sceglie Carfagna e il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, durante una riunione congiunta dei gruppi parlamentari forzisti, come coordinatori di Forza Italia: i quali avranno la responsabilità di coordinare l'organizzazione del partito, sulla base delle indicazioni di Berlusconi, e di curare anche il coordinamento di un gruppo al quale verrà affidato l'incarico di redigere una proposta di modifica statutaria da presentare al congresso nazionale[58][59]. Tuttavia il successivo 1º agosto Berlusconi decide di nominare un nuovo coordinamento di presidenza composto da 5 persone, tra cui anche Carfagna assieme ad Anna Maria Bernini, Mariastella Gelmini, Sestino Giacomoni e Antonio Tajani, che andrà a sostituire i 2 coordinatori, ma Carfagna non accetta l'incarico, contraria a tale scelta e affermando: "(...) non farò parte del comitato di liquidazione".[60][61]
Nei mesi successivi rifiuta la "corte" di Matteo Renzi (Italia Viva), di Giovanni Toti (Cambiamo!) e dei centristi Lorenzo Cesa e Gianfranco Rotondi e il 20 dicembre 2019 nella sala del Consiglio della Camera di Commercio di Roma presenta "Voce Libera", un'associazione interna a Forza Italia - con un comitato scientifico, un direttivo e un esecutivo - alla quale aderiscono diversi suoi colleghi parlamentari moderati e dell'Italia meridionale, Stefano Parisi, Antonio Martino come presidente onorario, il costituzionalista Alfonso Celotto e l'economista Carlo Cottarelli tra gli altri[62][63][64]. Alla vigilia della presentazione di Voce Libera Berlusconi ne ha sconfessato l'iniziativa, bollandola come "inutile e divisiva", ma Carfagna risponde: "Inutile? Non potevano farmi augurio migliore, lo dissero anche sulla legge sullo stalking"; e poi attacca: "Dimostreremo che non è così. Forza Italia? A forza di ultimatum, è più la gente che è andata fuori, che non quella che è rimasta dentro".[65][66]
Il 12 febbraio 2021 viene annunciata come ministra per il sud e la coesione territoriale nel governo tecnico di unità nazionale presieduto da Mario Draghi[67]. Il giorno successivo presta giuramento al palazzo del Quirinale nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella come ministro nel governo Draghi il 13 febbraio 2021, succedendo così al democratico Giuseppe Provenzano[68]. Una settimana prima del giuramento, Carfagna aveva intravisto nella formazione dell'esecutivo guidato da Draghi «una grande opportunità, non perdiamola».[6]
Il 26 luglio 2022, a seguito della decisione di pochi giorni prima del gruppo parlamentare del Senato di Forza Italia di non votare la fiducia al governo Draghi,[69] lascia il partito dopo quasi 20 anni di militanza politica.[70][71] In seguito annuncia il proprio ingresso in Azione.[72]
Il 25 giugno 2011 sposa il costruttore romano Marco Mezzaroma[73], nipote di Roberto e Pietro Mezzaroma (padre di Massimo) e fratello di Cristina, moglie di Claudio Lotito[74]; il testimone della Carfagna è stato Silvio Berlusconi, mentre quello dello sposo è stato Giuseppe De Mita, nipote di Ciriaco. Dopo circa un anno di matrimonio i due si separano. Successivamente, alla trasmissione televisiva Belve di Francesca Fagnani, afferma che è "una pagina chiusa, è stata una pagina dolorosa".[75]
Il 26 ottobre 2020 è nata la sua prima figlia, Vittoria, avuta con il suo compagno Alessandro Ruben, ex deputato di Futuro e Libertà, a cui è legata dal 2013.[76][77][78]
Il 15 febbraio 2007 al seminario "Donna, vita e famiglia" da lei organizzato, afferma: «non c'è nessuna ragione per la quale lo Stato debba riconoscere le coppie omosessuali, visto che costituzionalmente sono sterili» e che «per volersi bene il requisito fondamentale è poter procreare»[2]. Queste affermazioni suscitarono lo sdegno di molti esponenti della comunità LGBT, tra i quali l'allora deputata Vladimir Luxuria, che proporrà un parallelo tra le parole della Carfagna e una legge della Germania nazista «che prevedeva l'internamento degli omosessuali ritenuti socio-sabotatori perché non in grado di riprodursi»[2]. A sua difesa, la Carfagna affermerà che le sue parole erano una citazione di Francesco D'Agostino, ordinario di filosofia del diritto e membro della Pontificia Accademia per la Vita, che aveva definito le unioni omosessuali «costitutivamente sterili».
Il 19 maggio 2008 rifiuta il patrocinio per il Gay Pride, diversamente da quanto fatto nel 2007 dal ministro Barbara Pollastrini durante il secondo governo Prodi, sia pur limitatamente alle iniziative collaterali della manifestazione. Secondo il ministro «sono sepolti i tempi in cui gli omosessuali venivano dichiarati malati di mente. Oggi l'integrazione nella società esiste. Sono pronta a ricredermi. Ma qualcuno me lo deve dimostrare»[79]. Nel 2009 il Ministro porta avanti alcune iniziative contro l'omofobia, lavorando con la deputata Paola Concia e con Luxuria, tra cui il patrocinio per una campagna pubblicitaria in cui viene condannata ogni forma di discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale.[3] Il 17 maggio 2010, durante la cerimonia in Quirinale in occasione della Giornata mondiale contro l'omofobia, il ministro si scusa pubblicamente per le affermazioni di due anni prima. In quell'occasione, ringrazia la deputata Anna Paola Concia per:
«avermi aiutata a sfondare il muro della diffidenza della quale penso di essere stata allo stesso tempo vittima e inconsapevole responsabile, in un passato remoto, ormai ampiamente superato[80]» |
Nel maggio 2011 sostiene in Commissione giustizia la proposta di legge dell'on. Concia che prevedeva l'introduzione dell'aggravante per i reati basati sulla discriminazione in base all'orientamento sessuale, dichiarando:
«C’è grande bisogno della legge contro l'omofobia. Mi auguro che [...] quando se ne discuterà alla Camera, si riesca finalmente a approvarla[81]» |
andando contro la linea dettata dal PdL. Il 26 luglio 2011 si astiene alla Camera sulle pregiudiziali di costituzionalità presentate contro il disegno di legge Concia che aveva invece sostenuto in Commissione giustizia[82], provocando lo sdegno di Arcigay che si dice "delusa" dall'atteggiamento del Ministro.[83]
Nel luglio 2008 la dirigente del Popolo della Libertà Margherita Boniver parla al quotidiano La Repubblica dell'esistenza di intercettazioni telefoniche su conversazioni «private» contenenti «di tutto e di più»[84]. Pochi giorni dopo, il giornale argentino El Clarín cita l'articolo di Repubblica aggiungendo dettagli espliciti: tra il Presidente del Consiglio e il Ministro per le pari opportunità vi sarebbe stato un colloquio riguardante prestazioni di natura sessuale[85]. Il 2 novembre 2008 l'allora senatore del Popolo della Libertà Paolo Guzzanti scrive sul suo blog riguardo alla Carfagna[86]
«È ammissibile o non ammissibile, in una democrazia ipotetica, che il capo di un governo nomini ministro persone che hanno il solo e unico merito di averlo servito, emozionato, soddisfatto personalmente?[86]» |
riprendendo le parole pronunciate dalla figlia Sabina al No Cav Day l'8 luglio 2008[87] (citate poi dal Corriere della Sera e La Repubblica[88]). A tali dichiarazioni Mara Carfagna ha risposto prima chiedendo i danni alla Guzzanti[89] e successivamente, il 3 novembre, annunciando di voler «presentare querela penale per diffamazione nei confronti di Paolo Guzzanti per quanto di falso da lui sostenuto nel suo blog e ripreso dal sito di Repubblica». Guzzanti ha risposto dichiarando che avrebbe chiamato a testimoniare politici che avevano letto le intercettazioni e ritenevano credibile l'asserita relazione sessuale tra la Carfagna e il Premier[90]. In seguito, però, lo stesso Guzzanti si è scusato con Mara Carfagna e la vicenda si è chiusa[91]. Carfagna ha invece querelato il quotidiano La Repubblica per avere riportato alcune frasi di Sabina Guzzanti che alludevano ai presunti rapporti tra il Ministro per le pari opportunità e il Presidente del Consiglio[92]. In seguito alla denuncia, il 9 ottobre 2012 la Guzzanti viene condannata al risarcimento di 40 000 euro all'ex ministro per diffamazione.[93][94]
A marzo 2011 Gabriella Buontempo, moglie dell'allora deputato e vicepresidente di Futuro e Libertà Italo Bocchino, dichiara di essere a conoscenza di una relazione fra il marito e la Carfagna da due anni e mezzo, relazione poi troncata da Bocchino.[95]
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