La Madonna della Bruna è la protettrice della città di Matera. La festa patronale a lei dedicata si festeggia il 2 luglio di ogni anno da più di 600 anni, quando papa Urbano VI, già arcivescovo di Matera, istituì nel 1389 la festa della Visitazione; da quella data in poi i festeggiamenti in onore della Madonna, già esistenti nella città di Matera da qualche secolo, furono effettuati in coincidenza con il giorno della festa della Visitazione[1]. Oggi la Visitazione viene celebrata il 31 maggio, nel rito romano rinnovato sotto Paolo VI, mentre il 2 luglio si celebra la Visitazione nella forma straordinaria; a Matera con la festa della Madonna della Bruna, ad Enna con la Madonna della Visitazione, a Siena con il Palio di Siena e a Contursi Terme con la Madonna Incoronata delle Grazie.
Non chiare sono le origini della festa la cui storia, tramandata di generazione in generazione, si è arricchita col tempo di innumerevoli varianti. Una di queste leggende racconta che una giovane e sconosciuta signora chiese ad un contadino di farla salire sul suo carretto per accompagnarla a Matera. Giunta alla periferia della città, nella zona dell'attuale chiesa dell'Annunziata del rione Piccianello, scese dal carretto e chiese al contadino di portare un suo messaggio al Vescovo, in cui diceva di essere la madre di Cristo. Il Vescovo insieme al clero ed al popolo accorse subito ad accogliere la Vergine, e vi trovarono una statua; così la statua della Madonna fu fatta entrare in città su un carro trionfale addobbato[2].
L'origine della tradizione della distruzione del carro invece è narrata da un'altra leggenda, secondo la quale i Materani, per evitare che il quadro della Madonna fosse rubato e distrutto dai Saraceni che assediavano la città, lo nascosero prima su un carretto e poi, messo in salvo il quadro, distrussero loro stessi il carretto (oppure, secondo una versione alternativa della leggenda, lo lasciarono distruggere dai Saraceni) pur di non far cadere le sacre immagini nelle mani di quegli infedeli. Le prime testimonianze concrete sull'esistenza di un carro trionfale rimandano tuttavia all'anno 1690.
Relativamente al nome "Madonna della Bruna" sono attribuite diverse ipotesi: la prima è che derivi dal termine altomedioevale longobardo brùnja che era la corazza, la protezione dei cavalieri, quindi il nome avrebbe il significato di Madonna della difesa; altri invece sostengono che derivi da Hebron, città della Giudea dove la Vergine si recò per la visitazione a sua cugina Elisabetta; infine un'ultima ipotesi, meno accreditata, è che il nome derivi dal colore del viso della Vergine[3].
Gli inserimenti profani come il carro navalis e la sua violenta distruzione, affiancatisi col tempo all'intimità e solennità religiosa originaria, fanno di questa festa un evento interessante che affonda le sue radici in antichissime rappresentazioni che si tenevano in molti paesi del Mediterraneo; nella stessa cultura greca era ricorrente celebrare anche feste nuziali attraverso dei carri trionfali, delle "navi su ruote" riccamente decorate.
La statua della Madonna è ubicata all'interno di una teca nel transetto della Cattedrale a lei dedicata. Nella stessa cattedrale un affresco che la raffigura, di scuola bizantina e risalente al XIII secolo, si trova sull'altare sito all'ingresso della navata sinistra. Papa Giovanni Paolo II si è inginocchiato a pregare d'innanzi a questa effige, pronunziando una preghiera a lei dedicata[4].
La festa sin dalla sua nascita è caratterizzata da una processione mattutina che si svolge all'alba chiamata Processione dei pastori, processione che è stata fulcro della festa sino al XVI secolo, secolo in cui alcuni storici locali sostengono che il conte Giovan Carlo Tramontano, all'epoca signore di Matera, avesse fatto grandi promesse al popolo materano per dare maggiore solennità alle celebrazioni del 2 luglio, compreso un carro nuovo ogni anno. I cittadini materani così, per mettere alla prova il mal sopportato tiranno, assaltarono il carro trionfale costringendo il conte a mantenere la sua promessa. Certo è che il Conte originario di Napoli rinnovò la festa sulla scorta dei festeggiamenti della Madonna del Carmine in Napoli.
In questo secolo è certo l'utilizzo del carro trionfale in legno con apparato decorativo fisso, sulla scorta del carro navalis per la traslazione della statua della Madonna. C'è la comparsa dei cavalieri di scorta al carro a protezione dello stesso con abiti misto romani-medioevali, tipici del Rinascimento.
Nel 1600 vi è anche la comparsa dei primi fuochi d'artificio e delle luminarie; per tutta l'altezza del campanile della Cattedrale e per tutto largo Duomo. Luminarie che nel 1800, in particolare nell'anno 1836, causarono l'incendio dei solai lignei del campanile del Duomo.
In questo secolo è certo l'utilizzo del carro trionfale in legno con apparato decorativo che veniva sostituito o arricchito o riposizionato nel passare di alcuni anni, un carro che variava leggermente o sensibilmente negli anni. Sempre in questo secolo si conoscono i nomi dei primi autori dei carri trionfali, quindi presumibilmente se non ancora in cartapesta erano costituiti da ibridi arricchiti con stoffe preziose[5]. Tra gli autori Vito Antonio Conversi.
Vi è inoltre, per decreto Borbonico, l'impossibilità di far sfilare il Carro trionfale con Maria Santissima della Bruna alla sera, per cui tutta la festa in onore della Madonna deve svolgersi al mattino.
In questo secolo è certificata la sola costruzione del carro in cartapesta, con la sua distruzione rituale al termine della festa. Sono superstiti alcuni disegni integrali dei modelli di pochi anni. Avviene inoltre il passaggio della distruzione del carro da largo Duomo (piazza Duomo) a largo del Popolo-largo Plebiscito (piazza Vittorio Veneto).
La processione del Carro trionfale con Maria Santissima della Bruna, torna a poter sfilare dalla mattina alla sera.
Questo è il secolo che raccoglie la somma delle variazioni che si sono susseguite nei secoli precedenti e stabilizza la tradizione come oggi la conosciamo, le parti accessorie sono divenute imponenti; come le luminarie, i fuochi d'artificio, la musica da banda o i madonnari, anch'esse dopo secoli sono divenute parte delle celebrazioni.
Il novenario il 23 giugno apre ufficialmente i festeggiamenti in onore di Maria Santissima della Bruna, il novenario termina il primo di luglio, giorno di vigilia della festa. Viene benedetto dall'arcivescovo il Carro trionfale appena completato che traslerà la statua della Madonna della Bruna, quella della Madonna che non ha paura.
La festa, in uno straordinario insieme di sacro e profano, inizia alle cinque del mattino del 2 luglio con la santa messa all'aperto in piazza San Francesco D'Assisi per poi continuare con la processione dei pastori, con l'antico quadro della Vergine dipinto su rame portato in tutta la città ed annunciato da file di botti esplosi in segno di festa.
La festa sin dalla sua nascita e già in precedenza della sua ridenominazione in Festa della Madonna della Bruna, è stata caratterizzata da una processione mattutina che si svolgeva all'alba chiamata Processione dei pastori; perché celebrata per le vie dei Sassi di Matera dai pastori, prima che i contadini potessero dirigersi verso le messi, rendevano omaggio alla patrona detta Madonna di Matera, processione risalente all'XII-XIII secolo che è stata unico fulcro della festa sino al XVI secolo[3].
In tarda mattinata la statua della Madonna viene portata in processione dalla Cattedrale alla parrocchia di Piccianello (dove si narra tutto ebbe inizio) dall'Arcivescovo con tutto il clero al seguito. Sfilano inoltre per accompagnare la Vergine i "Cavalieri" della Bruna, scorta d'onore della protettrice, vestiti in costumi d'epoca con chiare influenze spagnole con colori sgargianti, elmi piumati, corazze e cavalli aventi bardature da parata[6].
I cavalieri che accompagnano la Sacra Immagine durante la sfilata mattutina fungono anche da scorta al carro durante la solenne processione serale di Maria SS. della Bruna sul carro trionfale. Vestiti con abiti misto romani-medioevali, tipici del Rinascimento, sono una riminiscenza della scorta voluta dal conte feudatario di Matera, scorta non di un'unica compagine ma di varie, come leggenda o storia vuole. Sono guidati da un generale ai cui ordini vi sono i generali delle varie compagini, oggi rappresentate da simboli di fantasia, solo alcuni storici, o arrivati dal passato. Gli ufficiali sono armati di sciabola[6].
Il tradizionale Carro trionfale è una grande macchina barocca, realizzato in cartapesta[7]. Il manufatto viene costruito nella fabbrica del carro al rione Piccianello, nome che non deve indurre in errore; trattandosi di una vera opera d'arte, ma dalla vita effimera. Nella stessa viene conservato lo scheletro massiccio, ossatura in legno ed acciaio, base per la costruzione del carro trionfale in onore di Maria Santissima della Bruna. Nella città l'arte della cartapesta è praticata da secoli, e tra i tanti maestri cartapestai contemporanei si possono citare: i Pentasuglia, gli Epifania, i Nicoletti, i Daddiego, i Sansone, autori dei carri di tante edizioni[5]. Il Carro trionfale ha ogni anno come tema centrale un passo del Vangelo scelto dall'Arcivescovo, tema in base al quale viene sviluppato tutto il carro, dalle pitture alla statuaria, con una rappresentazione centrale all'architettura del carro in grandi dimensioni e di grande effetto. Il carro viene trainato da quattro coppie di muli; il mulo oltre ad essere meno irrequieto e più governabile del cavallo è anche sempre stato il fido compagno di lavoro dei contadini materani, mansueto sopporta con più facilità l'enorme ressa di genti che li circondano nel procedere della festa ma soprattutto al momento dello straccio del carro.
Il carro con la statua di Maria Santissima della Bruna percorre le vie centrali della città, partendo nel tardo pomeriggio dalla parrocchia di Piccianello ed effettuando il percorso inverso rispetto alla processione della mattina; giunto in Cattedrale compie tre giri rituali della piazza in segno di presa di possesso della città da parte della protettrice, e subito dopo la statua della Madonna viene fatta scendere dal carro per essere deposta in Cattedrale.
Terminata così la parte religiosa della festa, inizia quella pagana con l'ultima parte del tragitto verso la centrale piazza Vittorio Veneto, dove il carro verrà assaltato e distrutto dalla folla.
La distruzione, detta dai materani lo Strazzo, del Carro trionfale in onore di Maria Santissima della Bruna, è un rito di cui si conoscono le vicissitudini dal 1700, anno in cui cominciò la ricostruzione annuale del manufatto. Deposta la statua della Madonna, comincia la tumultuosa discesa verso la piazza, il carro è scortato dai cavalieri della Bruna e da volontari (un tempo chiamati i vastasi, oggi Angeli del carro) che lo circondano per evitare che giovani impazienti lo distruggano prima dell'arrivo. Solitamente, il carro subisce i primi assalti in corrispondenza della chiesa di Santa Lucia, proprio all'ingresso della piazza, mentre i difensori che fanno da cordone serrano le fila e l'auriga incita i muli per compiere gli ultimi metri di tragitto per condurlo integro fino al centro della piazza[6]. Gli assalitori tentano con grande irruenza di portare a casa un pezzo del carro come trofeo e come segno beneaugurante (il manufatto in precedenza viene benedetto dall'Arcivescovo, perché su di esso la Vergine giungerà in città) prima che ne rimanga solo lo scheletro. Il rito secolare si conclude così tra il tripudio generale, e l'anno successivo un nuovo carro verrà progettato e costruito.
Questo è un rito collettivo di rinascita e di rigenerazione antichissimo, infatti per i materani al termine della festa del 2 luglio ricomincia un nuovo anno; si chiude un ciclo con lo "strazzo" del carro per iniziarne uno nuovo. La causa della sua distruzione infatti è da sempre quello di impossessarsi di una reliquia benedetta, che portasse prosperità soprattutto nelle famiglie dei cafoni che ne avevano sempre bisogno. Il motivo per cui nasce questo rito non è ben chiaro ma sicuramente vi è alla base anche un bisogno di rigenerarsi o in questo caso di autorigenerarsi, perché con la distruzione del carro il materano ricominciava il ciclo della sua vita, ciclo annuale legato alla vita dei campi[8]. Con la mietitura che coincideva con la festa della Visitazione, tutto si concludeva ed al contempo tutto ricominciava da capo, motivo per cui la Festa della Bruna viene considerata il capodanno dei materani.
Lo straccio del carro inizialmente avveniva sulla Civita, in piazza Duomo (largo Duomo), per poi con l'estendersi della città ottocentesca spostarsi in piazza della fontana (o largo del Popolo), oggi piazza Vittorio Veneto.
La festa della Bruna termina a notte fonda con l'esplosione dei fuochi pirotecnici che illuminano la Gravina ed i Sassi di Matera. "A mmogghjë a mmogghjë all'onnë cë vahnë" (sempre meglio l'anno venturo), è l'augurio finale dei materani per una festa sempre più bella.
La protezione del carro era ed è di nuovo oggi compito del popolo; volontari in passato chiamati vastasi, oggi angeli del carro, cioè uomini armati di nervo di bue che proteggono il carro in cartapesta da assalti preventivi, assalti accaduti nel corso degli anni. A supporto oggi, ed in sostituzione negli ultimi venti anni ci sono state le forze dell'ordine in equipaggiamento antisommossa, per prevenire tumulti causa la possibile anticipata distruzione del carro.
Questa parte profana della festa, terminata quella religiosa, viene rispettata non solo per il carattere folcloristico ed unico che possiede, ma anche e soprattutto per il perpetuarsi di una tradizione, seppure violenta in apparenza.
Con l'ottava della Bruna si chiudono i festeggiamenti in onore di Maria Santissima della Bruna; la domenica successiva il 2 luglio, c'è la processione della Madonna che ha paura per le vie del centro storico, portata a spalla dai Cavalieri della Bruna, il tutto con a conclusione la santa Messa.
Questi sono i termini in uso da tempo, più specifici della Festa della Bruna:
I luoghi in cui da secoli si svolge la Festa della Bruna, sono:
La festa è stata parte del soggetto o soggetto in:
Rocco Scotellaro, poeta e politico sensibile alle vicende della vita contadina, espresse in poesia il giorno del capodanno contadino materano.
«Era la cavalcata della Bruna. Afflitti ulivi È una notte che fugge la faina erano i cafoni in quadrigliè, |
(II ed. dicembre 1954 di «È fatto giorno» con 10 Tavole di Aldo Turchiaro, p.94, Pubblicata in «Botteghe Oscure», quad. II, 1948[9]) |
Per il 150º anniversario dell'unità d'Italia è stato costruito un Carro della Bruna straordinario, non benedetto, laico; per rappresentare Matera e la regione Basilicata nel segno dell'unione religiosa italiana. Tema del carro era: i santi patroni d'Italia da San Francesco a Santa Chiara alla Madonna della Bruna[10]. Il carro è tuttora esistente, dopo essere stato esposto a Torino per le celebrazioni dell'unità d'Italia, è stato poi esposto in Vaticano, nel braccio di Carlo Magno come omaggio per il Natale[11]. Questo carro realizzato in dimensioni ridotte rispetto al manufatto originario, viene conservato presso la sede MiBAC di Matera.
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