Lino Capolicchio

Lino Capolicchio nel film Il giardino dei Finzi Contini (1970)

Lino Capolicchio (Merano, 21 agosto 1943Roma, 3 maggio 2022) è stato un attore, sceneggiatore e regista italiano.

Biografia

Nato a Merano, in provincia di Bolzano, trascorse l'infanzia e l'adolescenza a Torino, presso il Borgo San Donato, abitando con la madre e il fratello in via Pier Dionigi Pinelli[1]; nel capoluogo piemontese ebbe le prime esperienze teatrali, sotto la regia di Massimo Scaglione.[2] Muore a Roma il 3 maggio 2022 a 78 anni.[3]

Attore

Si trasferisce poi a Roma per frequentare l'Accademia nazionale d'arte drammatica Silvio D'Amico, e dopo essersi diplomato inizia la sua formazione professionale giovanissimo ed esordisce con Giorgio Strehler del Piccolo Teatro di Milano ne Le baruffe chiozzotte (1964) di Carlo Goldoni, ottenendo consensi di critica e di pubblico. Nel 1965 continua proficua la collaborazione con il maestro Strehler, ne Il gioco dei potenti, grande affresco shakespeariano tratto dall'Enrico VIII. Seguono altri successi sul palcoscenico, poi la Rai lo chiama a interpretare il ruolo di Andrea Cavalcanti nello sceneggiato Il conte di Montecristo (1966) di Edmo Fenoglio. L'anno successivo prende parte al cast internazionale de La bisbetica domata (1967) di Franco Zeffirelli (da Shakespeare). Benché il suo apporto sia minimo, il giovane Capolicchio vivrà per diverse settimane sul set, intrattenendo una serie di conversazioni col protagonista della pellicola, Richard Burton.

Il primo ruolo da protagonista arriva nel 1968 con Escalation di Roberto Faenza. L'anno successivo è nel cast dei film Vergogna schifosi di Mauro Severino e Metti, una sera a cena, sceneggiato da un giovane Dario Argento, da una pièce teatrale di Giuseppe Patroni Griffi ispirata alle rivoluzionarie teorie sul sesso dello psichiatra austriaco Wilhelm Reich. Nello stesso anno è il protagonista de Il giovane normale di Dino Risi, commedia generazionale dal retrogusto agrodolce.

Nel 1970 viene scelto da Vittorio De Sica per il suo ruolo più celebre, quello di Giorgio protagonista de Il giardino dei Finzi Contini, tratto dal romanzo di Giorgio Bassani, che vince nel 1971 l'Orso d'Oro al Festival di Berlino e successivamente 1972 il premio Oscar al miglior film straniero e per questo film Lino Capolicchio vince il David di Donatello per la migliore interpretazione maschile.

Fanno seguito altri film molto interessanti, come Amore e ginnastica e una forte interpretazione in Mussolini ultimo atto (1974) di Carlo Lizzani. Nel 1975 è nuovamente in TV nello sceneggiato La paga del sabato (1975) di Sandro Bolchi e successivamente appare in un pulp poliziesco, La legge violenta della squadra anticrimine (1976) di Stelvio Massi ed è protagonista del film noir Solamente nero (1978) di Antonio Bido. Nel 1976 il regista bolognese Pupi Avati lo sceglie come protagonista del thriller La casa dalle finestre che ridono (1976); di qui nasce un lungo rapporto di collaborazione che vede l'attore nel cast e delle miniserie TV Jazz Band (1978) e Cinema!!! (1979), oltre che del film Ultimo minuto (1987). Partecipa anche alla realizzazione del film a basso costo Le strelle nel fosso (1978) sempre di Avati, girato velocemente nell'intervallo tra le due serie tv sulle rive del Po. Una favola gotica, ambientata nel Settecento, intrisa di poesia e nostalgia. E poi Noi tre (1984) dove interpreta Leopold Mozart, padre di Wolfgang Amadeus, in un racconto in chiave di leggenda del loro soggiorno fuori Bologna nel 1770.

Nel 2006 Capolicchio ha interpretato, come attore protagonista con il regista belga Mohammed Hambra, il film Aller-retour. È la storia di un italiano d'età che ritorna in Belgio, dopo aver lavorato a lungo nelle miniere di Marcinelle. Il film è uscito in Francia e in Belgio, ma non in Italia. Nel 2010 a dimostrazione di una lunga e stimata amicizia, Pupi Avati vuole ancora Capolicchio nel cast di Una sconfinata giovinezza, film che affronta una storia che parla di un evento sconvolgente come la malattia di Alzheimer. Nel 2010 ha partecipato al film documentario Pupi Avati, ieri oggi domani di Claudio Costa dedicato al regista Pupi Avati. Dopo Avati, Capolicchio lavorerà saltuariamente al cinema e alla TV dedicandosi molto invece al teatro e alla sceneggiatura e all'insegnamento.

In un'intervista del 2020, ha dichiarato di aver avuto l'infanzia segnata da un pessimo rapporto col padre che lo allontanò dalla famiglia, iscrivendolo in un collegio privato, quando era ancora molto giovane. A quest'esperienza traumatica ha ricondotto anche il rapporto coi primi registi dei suoi film, come Pupi Avati e Strehler, nei quali vide una proiezione della figura paterna, così come il ricevimento di varie proposte omoerotiche nel corso della sua carriera artistica.[4][5]

Nel 2019 ha pubblicato la sua autobiografia, D'amore non si muore, con le Edizioni di Bianco e Nero, di Roma.

Docente

Dal 1984 al 1987 Lino Capolicchio si dedica all'insegnamento presso il Centro sperimentale di cinematografia di Roma con la cattedra di recitazione.[6] Durante questo periodo ha la possibilità di scoprire nuovi talenti quali Francesca Neri, Sabrina Ferilli e Iaia Forte. Molti erano gli allievi del corso di regia che seguivano la sua attività didattica, tra cui un giovane Paolo Virzì. Francis Ford Coppola, che una volta si recò a Roma, chiese di poter assistere a una delle sue lezioni.

Nel corso dei provini per il film Pugili scopre un giovane attore di grande talento dal nome oggi famoso: Pierfrancesco Favino. E ancora, nel preparare il cast per il suo lungometraggio Diario di Matilde Manzoni, sceglie solo ragazzi molto preparati ma ancora poco noti al grande pubblico, quali Alessio Boni, e come direttore della fotografia accetta la collaborazione di un esordiente Arnaldo Catinari.

Regista

Esordisce nella regia teatrale al Festival barocco di Foligno nel 1987 con una pièce dal titolo Segni barocchi - Cronaca del '600 da Gesualdo da Venosa a Masaniello attraverso l'iconografia di Velasquez e Caravaggio. Esordisce poi nella regia cinematografica con un film a episodi sul mondo della boxe Pugili (1995), cui collaborarono Tiberio Mitri e Duilio Loi, premiato al Festival di Torino (1997) come miglior film dalla stampa internazionale. Il film fu seguito nel 2002 da Il diario di Matilde Manzoni.

Doppiatore

Capolicchio è stato per tre stagioni la voce di Bo Duke, interpretato da John Schneider nel telefilm Hazzard. Ha doppiato il duca Orsino ne La dodicesima notte nel film TV della BBC. Ha doppiato Michael Maloney interprete di Laerte nell'Hamlet di Kenneth Branagh.

Filmografia

Attore

Cinema

Lino Capolicchio nel film La casa dalle finestre che ridono (1976)

Televisione

Regista e sceneggiatore

Teatro

Riconoscimenti

Lino Capolicchio riceve l'Alabarda d'oro 2009 per il Teatro

Doppiaggio

Note

  1. ^ Lino Capolicchio, D'amore non si muore, Edizioni di Bianco e Nero, Roma, 2019, p. 36
  2. ^ Lino Capolicchio, op. cit., p. 46
  3. ^ Cinema, morto a 78 anni l'attore Lino Capolicchio. Era stato protagonista de “Il giardino dei Finzi Contini”, su lastampa.it, 4 maggio 2022.
  4. ^ Nicole Bianchi, Capolicchio: “Scrivo questo libro da 58 anni”, su news.cinecitta.com, 14 gennaio 2020 (archiviato il 23 gennaio 2020).
  5. ^ Intervista a "Stracult" del 23 gennaio 2020, su raiplay.it.
  6. ^ Attore Lino Capolicchio is Dead, What is Italian actor Lino Capolicchio Cause of Death, su topinfoguide.com.

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Collegamenti esterni

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Il contenuto presentato dell'articolo di Wikipedia è stato estratto 2022-05-13 sulla base di https://it.wikipedia.org/?curid=322820