La vita è bella (film 1997)

La vita è bella
Lavitella.png
Roberto Benigni, Nicoletta Braschi e Giorgio Cantarini in una scena del film
Lingua originaleitaliano, tedesco
Paese di produzioneItalia
Anno1997
Durata124 min
(versione cinematografica)
119 min
(versione home video)
Rapporto1,85:1
Generedrammatico, storico, guerra
RegiaRoberto Benigni
SoggettoRoberto Benigni, Vincenzo Cerami
SceneggiaturaRoberto Benigni, Vincenzo Cerami
ProduttoreElda Ferri, Gianluigi Braschi
Produttore esecutivoVittorio Cecchi Gori, Mario Cotone
Casa di produzioneCecchi Gori Group, Melampo Cinematografica
Distribuzione in italianoCecchi Gori Group
FotografiaTonino Delli Colli
MontaggioSimona Paggi
Effetti specialiGiovanni Corridori
MusicheNicola Piovani
ScenografiaDanilo Donati
CostumiDanilo Donati
TruccoEnrico Iacoponi, Walter Cossu
Interpreti e personaggi
Doppiatori originali

La vita è bella è un film del 1997 diretto e interpretato da Roberto Benigni. Il titolo del film venne inizialmente scelto dagli autori e dallo stesso Benigni per indicare l'imperturbabile volontà del protagonista di ricercare la felicità, anche nelle situazioni estremamente drammatiche. Fu poi il casuale ritrovamento della frase «La vita è bella. Possano le generazioni future liberarla da ogni male, oppressione e violenza e goderla in tutto il suo splendore» del testamento di Lev Trotsky[1] e della citazione «Io pensavo che la vita fuori era bella, e sarebbe ancora stata bella, e sarebbe stato veramente un peccato lasciarsi sommergere adesso» di Primo Levi nell'opera Se questo è un uomo, a decretare quello come titolo definitivo.[2]

Vincitore di tre Premi Oscar, miglior film straniero, miglior attore protagonista (Roberto Benigni) e migliore colonna sonora (Nicola Piovani), su sette candidature; la pellicola vede protagonista Guido Orefice, uomo ebreo ilare e giocoso, che - deportato insieme alla sua famiglia in un lager nazista - cercherà di proteggere il figlio dagli orrori dell'Olocausto, facendogli credere che tutto ciò che vedono sia parte di un fantastico gioco in cui dovranno affrontare prove durissime per vincere il meraviglioso premio finale.

Fu presentato in concorso al 51º Festival di Cannes, dove vinse il Grand Prix Speciale della Giuria; inoltre vinse 9 David di Donatello, 5 Nastri d'argento, il Premio César per il miglior film straniero, 5 Globi d'oro, 2 European Film Awards e un premio medaglia a Gerusalemme. Fu inoltre inserito dal National Board of Review of Motion Pictures nella lista dei dieci migliori film stranieri del 1998. La colonna sonora firmata da Nicola Piovani fu acclamata in tutto il mondo, divenendo uno dei pezzi pregiati della discografia del compositore.[3]

Alla sua uscita, in Italia incassò la cifra record di 92 miliardi di lire[4], divenendo il film italiano di maggiore incasso di sempre, oltre a essere una delle pellicole italiane più apprezzate e popolari nel mondo.[5] Oltre a essere l'opera che ha consacrato Benigni a livello internazionale, il film vanta anche numerosi primati: è il film italiano che ha incassato di più al mondo (229 milioni di dollari),[6] il più premiato agli Oscar,[7] il più visto al suo primo passaggio TV (oltre 16 milioni di spettatori e il 53% di share)[8] e uno dei film italiani di maggior incasso e successo in Italia, divenuto ormai un vero e proprio cult.[9]

Trama

«Questa è una storia semplice, eppure non è facile raccontarla. Come in una favola c'è dolore, e come in una favola è piena di meraviglia e di felicità.»

(La voce di Giosuè adulto (Omero Antonutti) che funge da incipit al film.)

Italia, 1939. Guido Orefice è un uomo italiano di origine ebraica che, trasferitosi dalla campagna toscana, si reca dallo zio ad Arezzo con l'amico Ferruccio. Durante il tragitto, dove viene scambiato per il re Vittorio Emanuele III, incontra una giovane maestra elementare di nome Dora, a cui subito dà il soprannome di principessa, innamorandosene. Arrivato in città, viene ospitato da suo zio Eliseo, maître del Grand Hotel, dove Guido inizia a lavorare come cameriere. Quello stesso giorno, in municipio, avviene un litigio con Rodolfo, arrogante e pomposo burocrate fascista, in seguito al quale entrambi si danno il nome di "scemo delle uova", perché Guido appoggia alcune uova nel cappello di Rodolfo che, quando lo indossa, gli si rompono sulla testa.

Un giorno Guido, incontrando nuovamente Dora, scopre che è fidanzata con Rodolfo. Intanto, all'hotel, il cameriere fa anche amicizia con il dottor Lessing, un medico tedesco appassionato, come lui, di indovinelli. Saputo che un ispettore scolastico ospite dell'hotel è convocato il giorno dopo in una scuola elementare per una lezione antropologica a favore della razza ariana, trova uno stratagemma per sostituirsi a costui pur di incontrare Dora che insegna nella stessa scuola. Il vero ispettore arriva quando la lezione ha già ormai ridicolizzato l'obiettivo iniziale e Guido, fuggito poi da una finestra, ha raggiunto il suo scopo. Una sera Dora va a teatro con Rodolfo e i suoi amici: Guido la segue e, con un altro stratagemma, la porta via dal fidanzato e fanno una passeggiata insieme. Mentre la accompagna a casa sua, Guido le confessa infine il proprio amore per lei. Qualche sera dopo, proprio al Grand Hotel, Rodolfo è in procinto di festeggiare il fidanzamento ufficiale con Dora, la quale non è mai stata veramente innamorata di lui, ma costretta al connubio dalla madre: la donna quindi decide di contraccambiare i sentimenti di Guido e, al termine della serata, va via con lui, che entra nel ristorante sul cavallo bianco dello zio Eliseo, incurante che sul dorso dell'animale ignoti avessero scritto "cavallo ebreo" (è già incominciata infatti la discriminazione razziale). A Rodolfo non rimane che incappare nell'ennesimo uovo, stavolta un grande uovo di struzzo etiope coloniale, che si rompe sulla sua testa. Guido e Dora si sposano e dal loro amore nasce Giosuè.

1944. Siamo nel pieno della seconda guerra mondiale, nel periodo caldo delle persecuzioni contro gli ebrei. Nonostante questi eventi, che segnano irrimediabilmente la storia dei protagonisti, la famiglia sembra vivere un periodo abbastanza felice: Guido è riuscito ad aprire una propria libreria, nonostante quasi nessuno si presenti a causa delle persecuzioni, mentre Dora continua a lavorare nella sua scuola. Questo periodo viene bruscamente interrotto quando, il giorno del compleanno di Giosuè, Guido e suo figlio insieme allo zio Eliseo vengono catturati dai nazisti e caricati su un treno insieme ad altri ebrei per la deportazione in un lager. Dora, giunta a casa con la madre e trovati i segni del passaggio delle truppe nazifasciste, arriva in tempo alla stazione per chiedere ai soldati di guardia di salire anche lei sul treno, pur non essendo ebrea, per seguire il marito e il figlio. Guido rivedrà di sfuggita la moglie soltanto in una occasione, all'arrivo al lager. Lo zio Eliseo, troppo anziano per lavorare, viene invece destinato subito alla camera a gas. Negli spogliatoi mostra un'ultima volta il suo nobile contegno signorile aiutando una donna delle SS a rialzarsi dopo che questa è scivolata, ricevendo in cambio un'occhiataccia di odio e rimprovero.

Pur di proteggerlo dagli orrori della realtà, sin dall'inizio del tragico viaggio in treno Guido racconta a Giosuè che stanno partecipando a un gioco a premi, in cui si dovranno affrontare numerose prove per vincere un carro armato vero. Quando il comandante tedesco si presenta nella baracca per spiegare il regolamento del lager, Guido si spaccia come interprete traducendo volutamente in modo sbagliato le sue parole, tra le perplessità degli altri prigionieri e il divertimento del piccolo. Col passare dei giorni Giosuè entra attivamente nel vivo del "gioco", tra le cui "regole" c'era quella di rimanere nascosti nella camera riservata a suo padre e ad altri prigionieri, in realtà per evitare che in caso di cattura fosse destinato alla camera a gas.

Durante una visita medica, Guido incontra nuovamente Lessing, il medico tedesco del Grand Hotel, che sei anni prima era rientrato a Berlino proprio per prendere parte alla soluzione finale nei confronti degli ebrei. Questi, ora membro del partito nazista, lo risparmia dalla camera a gas, offrendogli un lavoro come cameriere ai tavoli di una cena degli ufficiali tedeschi: Guido riesce a farvi partecipare anche suo figlio per sfamarlo dignitosamente, confuso tra gli altri figli di ufficiali nel tavolo a loro riservato, illudendosi che il medico voglia mettere una buona parola per lui e per sua moglie. Grande sarà la sua delusione quando, quella stessa sera, il dottore lo chiamerà a sé soltanto per sottoporgli un assurdo indovinello a cui non trovava soluzione e per il quale era disperatissimo. Terminata la cena, Guido e il bambino addormentato sulle sue braccia tornano alla baracca, non prima di aver visto una montagna di cadaveri ebrei destinati al forno crematorio.

1945. Una notte, all'improvviso, con la fine della guerra e dell'occupazione nazista, i soldati tedeschi cominciano freneticamente ad abbandonare il campo dopo aver fatto strage dei deportati rimasti. Guido, dopo aver nascosto Giosuè in una cabina dicendogli di giocare a nascondino e promettendogli di ritornare, si mette alla ricerca di Dora travestito da donna. L'uomo tenta di raggiungere il camion delle detenute ma viene scoperto dalle SS: dopo aver fatto un’ultima volta l'occhiolino a Giosuè, viene condotto in un vicolo da un soldato tedesco e lì viene fucilato da quest'ultimo. Dopo l'evacuazione notturna del campo Giosuè esce dall'armadietto in cui era nascosto e vedendo il carro armato di un soldato americano che entra nel campo di concentramento vuoto esclama: "Abbiamo vinto!". Poco dopo il bambino si ricongiunge alla madre e si riabbracciano.

Produzione

Inizialmente l'idea era quella di un film comico, dopo i successi di Johnny Stecchino e Il mostro, ma in seguito fu modificato il soggetto. Il film fu girato tra il novembre 1996 e l'aprile 1997 tra Arezzo, Montevarchi, Castiglion Fiorentino, Cortona, Ronciglione, Roma e Papigno (Terni) con il titolo Buongiorno Principessa, ma successivamente cambiato. Benigni dichiarò: «Questo film, che si chiama La vita è bella, mi è venuto fuori, ma con emozione, tanto che mi ha fatto tremare tutte le costole del costato, ma anche a girarlo, ma bello, bello, è un film che non fa dormire la notte»[10]. Uno spunto alla scrittura del film gli è venuto dalla vicenda di Rubino Salmonì[11][12], che gli raccontò la sua storia di deportato e di sopravvissuto narrata in seguito nel libro Ho sconfitto Hitler[13][14].

I nomi dei protagonisti sono invece presi da Dora De Giovanni, zia di Nicoletta Braschi sposata a Guido Vittoriano Basile, morto davvero nel campo di concentramento di Mauthausen proprio come il protagonista del film, fatto che stravolse la vita di Dora De Giovanni[15].

Durante le riprese, Benigni ebbe comunque qualche esitazione: «La gente mi diceva di fare attenzione perché era una idea molto estrema, temevo di offendere la sensibilità dei sopravvissuti. Lo so che tragedia sia stata, e sono orgoglioso di aver dato il mio contributo sull'Olocausto e sulla memoria di questo terrificante periodo della nostra storia. Io non sono ebreo, ma la storia appartiene a tutti».

Il campo di concentramento nel film è in realtà una vecchia fabbrica dismessa nei pressi di Papigno (Terni) che fu riadattata come lager per le riprese. Il carro armato "premio" è un M4 Sherman.

Da ricordare che questo fu l'ultimo dei 135 film di cui Tonino Delli Colli fu direttore della fotografia; e in un'intervista, alla domanda su cosa volesse dire lavorare con Benigni, rispose: «È proprio una bellezza». Benigni si avvalse della consulenza dello storico Marcello Pezzetti e di Shlomo Venezia, sopravvissuto di Auschwitz, che a quei tempi era uno dei Sonderkommando, cioè quelle unità speciali che avevano il compito di estrarre i corpi dalle camere a gas e cremarli. In seguito quasi tutti i Sonderkommando vennero uccisi, per tentare di mantenere il segreto sull'Olocausto: Venezia fu uno dei pochissimi sopravvissuti.

Il film fu distribuito nella sale italiane il 18 dicembre 1997 in un'edizione di 124 minuti. In seguito Benigni modificò il montaggio riducendo la durata a 119 minuti e aggiungendo nel finale la voce narrante di Giosuè adulto (interpretato da Omero Antonutti). Questa versione fu poi presentata al festival di Cannes 1998 e distribuita all'estero, ed è stata l'unica disponibile in home video fino al 2017 quando in occasione dei 20 anni dall'uscita del film nei cinema è stata ripristinata la versione integrale.

Colonna sonora

La colonna sonora è di Nicola Piovani, per la quale è stato insignito dell'Oscar alla miglior colonna sonora per un film drammatico nel 1999. Il brano La vita è bella è stato successivamente ripreso (con l'aggiunta del testo) dalla cantante israeliana Noa, con il titolo di Beautiful That Way.

Tracce

  1. Buon Giorno Principessa
  2. La vita è bella
  3. Viva Giosuè
  4. Grand hotel valse
  5. La notte di favola
  6. La notte di fuga
  7. Le uova nel cappello
  8. Grand hotel fox
  9. Il treno nel buio
  10. Arriva il carro armato
  11. Valsa Larmoyante
  12. L'uovo di struzzo-Danza etiope
  13. Krautentang
  14. Il gioco di Giosuè
  15. Barcarola
  16. Guido e Ferruccio
  17. Abbiamo vinto (titoli di coda)

Distribuzione

Distribuzione cinematografica

Uscito nelle sale cinematografiche italiane il 18 dicembre 1997, La vita è bella fu un grande successo di critica e di pubblico. Nei primi mesi del 1998 uscì anche in altri paesi tra cui Francia, Portogallo, Romania. Nel maggio 1998 venne presentato in concorso al 51º Festival di Cannes, dove vinse il Grand Prix Speciale della Giuria.[16]

Il 20 ottobre 1998 il film arrivò negli USA in italiano con sottotitoli in inglese, in un'edizione mutilata di 9 minuti, con alcuni tagli e l'eliminazione del personaggio di Lydia Alfonsi; per promuovere il film, il giorno prima, Benigni fu ospite al David Letterman Show. In USA incassò 57 milioni di dollari e fu accolto entusiasticamente da numerosi critici americani[17]. Successivamente, poco prima del trionfo agli Oscar, il film uscì in altre parti del mondo come Inghilterra, Messico, Germania e Grecia.

Il 23 agosto 1999 uscì sempre in America un'edizione doppiata in inglese, ma questa versione si rivelò un fallimento: in essa Benigni è doppiato dall'attore americano Jonathan Nichols mentre la napoletana Ilaria Borrelli e l'italo - americano James Falzone prestano la loro voce per i personaggi di Dora e del piccolo Giosuè. Il 10 gennaio 1999 papa Giovanni Paolo II ha visto il film in una proiezione privata assieme a Roberto Benigni[18]: il comico toscano ha più volte dichiarato come, raccontando alla madre l'avvenimento, lei non gli abbia mai creduto.

Distribuzione televisiva

Quando il film fu trasmesso in TV per la prima volta da Rai 1 il 22 ottobre 2001, fu visto da 16.080.000 telespettatori, share del 53,67%, in assoluto il dato d'ascolto più alto per una pellicola cinematografica trasmessa dalla televisione italiana, battendo il precedente record d'ascolto di 14.672.000 telespettatori del film Il nome della rosa, che resisteva dal 1988.[8]

Home video

Nel 2002 è uscita in Italia un'autorevole edizione in DVD, con un'intervista, il making of in inglese con sottotitoli, il dietro le quinte (con scene di prova inedite), la cerimonia degli Oscar, il ricevimento di altri vari premi (Palma della critica a Cannes, Cesar, David di Donatello, BAFTA), il trailer originale statunitense, una galleria fotografica, il cast completo con biografia e filmografia dettagliata. Nel 2005 è uscito il DVD negli Stati Uniti d'America, nella versione sottotitolata. Nel 2010 è uscita la versione Blu-ray con diversi contenuti extra.

Nel 2017, in occasione del 20º anniversario del film, è stata pubblicata una nuova edizione rimasterizzata in DVD; quest'edizione conta (solo nel formato Blu-ray) il ripristino della versione integrale del film, della durata originale di 124 minuti (comprendente, tra le altre scene, quelle con Lydia Alfonsi), e l'aggiunta ai contenuti extra di una nuova intervista a Benigni celebrativa dei vent'anni della pellicola.

Dal 2020 è disponibile in alta definizione sulla piattaforma di streaming online Disney+.

Riprese

Le riprese del film sono avvenute in Italia, tra il Lazio e la Toscana[19].

Accoglienza

Critica

Al contrario dei precedenti film di Benigni, che sono stati sempre trattati in maniera controversa, questo fu un successo di critica. Su Il Morandini si dice: «È il sesto film di Benigni come regista, sicuramente il più difficile, rischioso e migliore; analizzando la pellicola si possono quasi vedere due film in uno, oppure un film in due parti, nettamente separate per ambientazione, tono, luce e colori. La prima spiega e giustifica la seconda, una bella storia d'amore, prima tra un uomo e una donna, poi per un figlio, ma allo stesso tempo l'una è la continuazione dell'altra.».[20] La pellicola riceve votazioni molto alte su vari siti che si occupano di recensire film: sul sito Rotten Tomatoes riceve l'approvazione da parte dell'80% dei critici e del 96% del pubblico, sul sito Internet Movie Database riceve un voto di 8,6/10, sul sito MYmovies una valutazione media di 4,35/5.[21][22][23] Il film si trova alla 26ª posizione della Top 250 dell'Internet Movie Database, risultando il film italiano con la più alta posizione in classifica; dopo Il buono, il brutto e il cattivo di Sergio Leone.[24]

Anche negli Stati Uniti d'America la pellicola venne largamente apprezzata: Janes Maslin sul New York Times scrive che: «Benigni è riuscito a creare una situazione in cui la commedia è coraggio e da questa situazione ha sviluppato un film non pretenzioso ed estremamente godibile che gioca con la storia in modo serio e leggero.».[25] «Fa male ridere, ma ne vale la pena» ha sottolineato il New York Post.[25] Secondo USA Today, che assegna 3,5 stelle su 4: «Life is beautiful è un film convincente che svolge bene le motivazioni dei personaggi e con un Benigni 'straordinario', dotato di una comicità spettacolarmente pungente. Se esiste un premio per la regia dei film di successo più schizofrenici dai tempi de Il laureato l'attore, regista e cosceneggiatore dovrebbe vincerlo.».

Il film tuttavia venne aspramente criticato dal regista Mario Monicelli, il quale accusò il revisionismo storico operato da Benigni. Parlando del film Monicelli in un'intervista del 2005 disse «[..] Non come quelle inventate, non come quella mascalzonata di Benigni in La vita è bella, quando alla fine fa entrare ad Auschwitz un carro armato con la bandiera americana. Quel campo, quel pezzo di Europa lo liberarono i russi, ma... l’Oscar si vince con la bandiera a stelle e strisce, cambiando la realtà.»[26]. A queste affermazioni seguirono ulteriori polemiche un anno più tardi da parte di Oliviero Diliberto, allora segretario del Partito dei Comunisti Italiani, che riprendendo la critica di Monicelli circa la non veritiera liberazione di Auschwitz da parte degli americani, ribadì: «Quel film è un falso storico in un film in odor di Oscar.». A queste critiche successivamente Roberto Benigni rispose dichiarando che «[...] il film non parla di Auschwitz, e infatti intorno al campo ci sono i monti, che ad Auschwitz invece non ci sono. Quello è "il" campo di concentramento, perché qualsiasi campo contiene l'orrore di Auschwitz, non uno o un altro.».[27]

Il film è criticato anche da Liliana Segre ne La memoria rende liberi (2015), definendolo "terribilmente falso" e che "banalizza l’Olocausto in nome di una bella finzione".

Incassi

Il film è l’ottavo maggiore incasso di sempre tra i film visti in Italia, con 31.231.984 milioni di euro, e la pellicola italiana con il maggior incasso della storia avendo incassato oltre 229.200.000 dollari in tutto il mondo[6], a fronte di un costo di 15 miliardi di lire.[28][29]

È il secondo in graduatoria fra i film non di lingua inglese più visti negli Stati Uniti d'America dopo la pellicola taiwanese La tigre e il dragone. Il film, nel 1997 fu, fino al 2001, il più grande incasso di sempre per un film non prodotto in America.[30]

La pellicola detiene il 31º posto della classifica dei Film italiani più visti di sempre, con 9.702.524 spettatori paganti.[senza fonte]

Riconoscimenti

Il film ha ottenuto oltre 40 riconoscimenti internazionali: nel 1998 vinse 9 David di Donatello tra cui quello per miglior film, che venne consegnato da Vittorio Gassman a Benigni.

Durante la cerimonia degli Oscar del 21 marzo 1999 ha ricevuto ben 3 statuette su 7 candidature come, per il migliore attore protagonista (Roberto Benigni), la migliore colonna sonora e il miglior film straniero.

L'attrice Sophia Loren consegnò a Benigni la statuetta per il miglior film straniero ed egli, dalla felicità, balzò sulle poltrone degli spettatori e in uno stentato inglese divertì il pubblico americano. Poi furono premiati Nicola Piovani per le musiche e lo stesso Benigni come miglior attore, dalle mani dell'attrice Helen Hunt, diventando il primo interprete italiano (e il primo attore non-anglofono in assoluto) a ricevere l'Oscar al miglior attore recitando in un film in lingua straniera. Inoltre Giorgio Cantarini, interprete di Giosuè, vinse lo Young Artist Awards, ovvero il premio dato ai giovani attori, diventando non solo il più giovane a vincerlo, 6 anni, ma anche l'unico di nazionalità italiana, considerandolo come un vero e proprio record, essendo solo gli attori bambini statunitensi a riceverlo.

Note

  1. ^ Michele Serra, Con Benigni a vedere Benigni, in la Repubblica, 19 dicembre 1997, p. 1.
  2. ^ youtube.com, https://www.youtube.com/watch?v=i8vvq_MKAHE.
  3. ^ Nicola Piovani - La vita è bella
  4. ^ Roberto Rombi, La vita è bella regina d'incassi, in la Repubblica, 29 dicembre 1999, p. 47.
  5. ^ Cineblog - Stasera su Rai 1 La vita è bella
  6. ^ a b Dato fornito dall'Internet Movie Database
  7. ^ Sezione Premi e riconoscimenti: IMDB
  8. ^ a b Benigni, audience da record, su repubblica.it, 23 ottobre 2001.
  9. ^ Antonella Gaeta, Incassi al botteghino, Checco Zalone batte anche Benigni, su bari.repubblica.it, 18 gennaio 2011.
  10. ^ Dati forniti dal "dietro le quinte" contenuto nel DVD.
  11. ^ Informazione Corretta
  12. ^ È morto Romeo Salmonì: l'uomo che ispirò Benigni per La vita è bella, su unmondoditaliani.com. URL consultato il 28 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  13. ^ Scomparso Romeo Rubino Salmonì - Fuori dal Ghetto
  14. ^ Ispiro "La vita è bella di Begnigni" - è morto Romeo Rubino Salmoni, su Paperblog. URL consultato il 1º giugno 2015.
  15. ^ Franco Dell'Amore, Dora De Giovanni, un soprano cesenate per Pietro Mascagni, Prefazione di Nicoletta Braschi, Cesena, Casa dell'Amore Edizioni, 2014, pp. 110-111. URL consultato il 31 luglio 2017.
    «Il più bel segno di gratitudine verso Dora De Giovanni può essere letto, senza che sia mai avvenuta una dichiarazione ufficiale in tal senso, nella sceneggiatura del film La vita è bella di Roberto Benigni. Nicoletta Braschi, bisnipote del soprano cesenate, ha voluto dare alla protagonista il nome di Dora in omaggio alla zia. Benigni interpretava il personaggio di Guido, nome dato in ricordo di Guido Braschi, padre di Nicoletta. Ma pure il marito di Dora De Giovanni si chiamava Guido, e fu barbaramente ucciso dai nazisti proprio come il personaggio della finzione cinematografica.».
  16. ^ Natalia Aspesi, Trionfa a Cannes il giullare italiano, su repubblica.it, 25 maggio 1998.
  17. ^ Life Is Beautiful (La Vita è bella) (1997) - Rotten Tomatoes
  18. ^ Intervista al Senso della vita
  19. ^ La Vita E' Bella [Film Locations - Movie Locations], su myBTS. URL consultato il 5 giugno 2021.
  20. ^ Il Morandini 1999 - Morando Morandini - Zanichelli, 1998
  21. ^ Life Is Beautiful (La Vita è bella) (1997), rottentomatoes.com. URL consultato il 16 maggio 2013.
  22. ^ La vita è bella (1997), imdb.com. URL consultato il 16 maggio 2013.
  23. ^ La vita è bella, mymovies.it. URL consultato il 16 maggio 2013.
  24. ^ [1]
  25. ^ a b Benigni in corsa verso l'Oscar, su repubblica.it, 23 ottobre 1998.
  26. ^ Mario Monicelli, mymovies.it. URL consultato il 22 ottobre 2016.
  27. ^ Carlo Moretti, Diliberto attacca l'Oscar di Benigni, in la Repubblica, 15 febbraio 2007, p. 28.
  28. ^ Franco Montini, La multinazionale Benigni prevede un '99 da record, in la Repubblica, 29 marzo 1999, p. 23.
  29. ^ [2]
  30. ^ Foreign Language Movies at the Box Office - Box Office Mojo

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Controllo di autoritàVIAF (EN316751888 · LCCN (ENn98102644 · GND (DE4530878-0 · BNF (FRcb14594188x (data)

Informazione

L'articolo La vita è bella (film 1997) in Wikipedia italiana ha preso i seguenti posti nella classifica di popolarità locale:

Il contenuto presentato dell'articolo di Wikipedia è stato estratto 2021-06-13 sulla base di https://it.wikipedia.org/?curid=1602770