Kim Ki-duk

Kim Ki-duk[1] (김기덕?, 金基德?, Gim GideokLR, Kim KidŏkMR; Bonghwa, 20 dicembre 1960Riga, 11 dicembre 2020) è stato un regista, sceneggiatore, produttore cinematografico e montatore sudcoreano, vincitore del Leone d'oro e del Leone d'argento al Festival di Venezia, oltre che del premio Un Certain Regard al Festival di Cannes.

Non va confuso col regista omonimo (1934-2017), attivo negli anni sessanta-settanta.

Biografia

«L'odio di cui parlo non è rivolto specificatamente contro nessuno, è quella sensazione che provo quando vivo la mia vita e vedo cose che non riesco a capire. Per questo faccio film: tentare di comprendere l'incomprensibile.»

(Kim Ki-duk[2])

Kim Ki-duk è nato il 20 dicembre 1960 a Bonghwa, nella regione del Kyonshang della Corea del Sud. All'età di 9 anni si sposta con la famiglia a Seul, dove frequenta un istituto professionale dedicato all'agricoltura. Finita la scuola dell'obbligo, a 17 anni, a causa delle difficili situazioni economiche della sua famiglia, è costretto ad andare a lavorare come operaio in fabbrica per sostentarsi fino a 20 anni; ventenne si arruola in marina per un periodo di cinque anni. In quel periodo è colto da una crisi religiosa: la sua strada incrocia quella di una chiesa per menomati della vista, con l'intenzione di diventare predicatore.

Nel 1990 abbandona la Corea e si trasferisce a Parigi. Coltiva la sua passione per la pittura (senza avere mai un'esposizione ufficiale) e si mantiene vendendo i suoi quadri, avvicinandosi lentamente al cinema. Seppur privo di preparazione accademica, muove i primi passi come sceneggiatore. Nel 1993 il testo di A Painter and a Criminal Condemned To Death gli vale il premio dell'Educational Institute of Screenwriting.

Il debutto alla regia nel 1996 è con Coccodrillo, film che racconta la vicenda di un uomo che vive aspettando sotto il ponte di un fiume i suicidi, per poter sottrarre poi ai cadaveri i loro averi. Il film d'esordio rivela già la personalità dell'autore, ma il successo internazionale arriva successivamente. Il film seguente è Yasaengdongmul bohogu-yeok (1997), che avrebbe dovuto intitolarsi, con riferimento al film precedente, I due coccodrilli. Segue Paran daemun, in cui affronta il tema del sesso mettendolo in scena come strumento di comunicazione. Questo stesso tipo di approccio si ha nella sua opera quinta, ossia L'isola, con cui partecipa alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, destando scalpore per il tema affrontato e le situazioni presentate. L'isola permette a Kim Ki-duk di ottenere il successo a livello internazionale, grazie alle vendite del film in molti Paesi e alla partecipazione a numerosi festival.

Sempre nel 2000 gira anche Silje sanghwang, di matrice sperimentale sia dal punto di vista tecnico (girato in soli 200 minuti), che dal punto di vista dei temi affrontati. Nel 2001 è la volta di Indirizzo sconosciuto. Anche questo film, come i precedenti, contiene riferimenti autobiografici. In questo caso l'autore si sofferma sui ricordi legati al suo paese d'origine, in cui vi erano molte lettere sparse per terra e nei campi e mai recapitate al destinatario. Nel 2001 realizza anche Bad Guy, altro film crudo a cui segue Hae-anseon, in cui l'autore sembra voler mettere a fuoco l'origine della rabbia, della violenza e della follia autodistruttiva.

La sua prima pellicola uscita nelle sale italiane è Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera, presentato in concorso al Festival internazionale del film di Locarno nel 2003 e capace di ottenere notevoli risultati al botteghino nonostante la firma d'autore e la solo apparente rinuncia alla violenza inserita nei precedenti lavori. Il suo film successivo è La samaritana, in concorso al Festival internazionale del cinema di Berlino del 2004, dove si aggiudica l'Orso d'argento per il miglior regista. Il film è uscito nelle sale italiane solo nel giugno 2005.

Sempre nel 2004 Kim Ki-duk gira Ferro 3 - La casa vuota, con il quale vince il Leone d'argento - Premio speciale per la regia alla 61ª Mostra di Venezia. L'anno successivo è la volta de L'arco, presentato al Festival di Cannes 2005. Contrassegnato da un particolare furore artistico, in questi anni il regista supera raramente il mese di riprese per la realizzazione dei suoi lavori. Questo ritmo si interrompe dopo un incidente avvenuto sul set del film del 2008, Bimong, che quasi causa la morte di un'attrice.

Nel 2011 il suo documentario Arirang, progettato proprio dopo l'incidente avvenuto sul set di Bimong, vince il premio Un Certain Regard a Cannes. Nel 2012 vince il Leone d'oro alla 69ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia con il film Pietà.[3] L'anno successivo è la volta di Moebius, presentato fuori concorso al Festival di Venezia 2013.[4] Il regista torna al Lido anche nel 2014 con One on One, film che apre, fuori concorso, la selezione delle Giornate degli autori; è dell'anno successivo, invece, l'ancora inedito Seutop. Il 2016 segna l'ulteriore ritorno di Kim Ki-duk alla Mostra del Cinema di Venezia, dove il suo Il prigioniero coreano apre la nuova sezione denominata Cinema nel giardino.

È morto l'11 dicembre 2020, nove giorni prima del suo 60º compleanno, in seguito a complicazioni causate da COVID-19, mentre si trovava in Lettonia per acquistare una casa al mare a Jūrmala.[5]

Filmografia

Regista

Sceneggiatore

Produttore

Montatore

Direttore della fotografia

Scenografo

Riconoscimenti

Onorificenze

Medaglia Eun-gwan dell'Ordine al Merito Culturale - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia Eun-gwan dell'Ordine al Merito Culturale
— 2012

Note

  1. ^ Nell'onomastica coreana il cognome precede il nome. "Kim" è il cognome.
  2. ^ IntroDuktion, spietati.it. URL consultato il 9 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
  3. ^ Leone d'oro a Kim Ki-duk, delusione per il cinema italiano, repubblica.it, 8 settembre 2012. URL consultato il 9 ottobre 2014.
  4. ^ Moebius - Kim Ki-duk, labiennale.org. URL consultato il 9 ottobre 2014.
  5. ^ Il regista sudcoreano Kim Ki-duk morto in Lettonia, su Askanews, 11 dicembre 2020. URL consultato l'11 dicembre 2020.

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Collegamenti esterni

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Informazione

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