Il gladiatore

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Il gladiatore
Massimo Decimo Meridio (Russell Crowe) in una scena del film
Titolo originaleGladiator
Paese di produzioneRegno Unito, Stati Uniti d'America
Anno2000
Durata155 min (versione cinematografica)
170 min (versione estesa)
Rapporto2,35:1
Genereepico, storico, guerra, drammatico, azione
RegiaRidley Scott
SoggettoDavid Franzoni
SceneggiaturaDavid Franzoni, John Logan, William Nicholson
ProduttoreDavid Franzoni, Douglas Wick, Branko Lustig
Produttore esecutivoWalter F. Parkes, Laurie MacDonald
Casa di produzioneUniversal Pictures, DreamWorks Pictures, Scott Free Productions, Red Wagon Entertainment
Distribuzione in italianoUIP
FotografiaJohn Mathieson
MontaggioPietro Scalia
Effetti specialiNeil Corbould, Rob Harvey, John Nelson, Tim Burke
MusicheHans Zimmer, Lisa Gerrard
ScenografiaArthur Max, Crispian Sallis
CostumiJanty Yates
TruccoPaul Engelen, John Schoonrad
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Edizione estesa (2005)

Logo ufficiale del film

Il gladiatore (Gladiator) è un film del 2000 diretto da Ridley Scott e interpretato da Russell Crowe, Joaquin Phoenix, Connie Nielsen, Richard Harris e Oliver Reed.

È un colossal di genere storico ispirato al romanzo Those about to die di Daniel Mannix del 1958. La sceneggiatura, inizialmente scritta da David Franzoni, è stata acquisita dalla DreamWorks Pictures nel 1998 e Ridley Scott è stato scelto per dirigere la pellicola; le riprese si sono svolte tra gennaio e maggio del 1999 in Inghilterra, Malta, Italia (Val d'Orcia in Toscana) e Marocco.

Il film è stato presentato al pubblico per la prima volta a Los Angeles nel maggio del 2000.

Il gladiatore ha ricevuto recensioni favorevoli da parte della critica specializzata, soprattutto per le interpretazioni di Russell Crowe e Joaquin Phoenix, ma anche per la regia, la fotografia, le sequenze d'azione, le partiture musicali e il valore della produzione. Il film ha vinto numerosi premi, tra cui cinque Oscar alla 73ª edizione per il miglior film, miglior attore protagonista, migliori costumi, miglior sonoro e migliori effetti visivi; ha anche ricevuto quattro BAFTA alla 54ª edizione per il miglior film, miglior fotografia, miglior scenografia e miglior montaggio.

È stato un grande successo al botteghino, incassando 457 milioni di dollari in tutto il mondo e posizionandosi al secondo posto nella classifica dei film più redditizi dell'anno, alle spalle di Mission Impossible 2.

Trama

«Al mio segnale, scatenate l'inferno!»

Nell'anno 180, il generale Massimo Decimo Meridio[1] guida l'esercito romano alla vittoria durante la guerra contro i Marcomanni in Germania, guadagnandosi la stima dell'anziano imperatore Marco Aurelio, il quale, gravemente malato, designa Massimo come proprio successore al posto del figlio naturale Commodo, vedendo nel generale una guida più affidabile e sicura; Marco Aurelio intende affidare a Massimo il compito di ripristinare la Repubblica restituendo il potere al Senato, ovvero al popolo romano, come avveniva prima dell'avvento dell'età imperiale.

Inizialmente riluttante, Massimo chiede tempo per decidere. Così si ritira nella sua tenda a pregare gli dei, affinché lo aiutino a decidere e proteggano la sua famiglia, composta da una moglie e da un figlio che non vede da quasi tre anni, ed il cui ricordo è rappresentato da due statuette che porta sempre con sé. Nel frattempo Marco Aurelio comunica la propria decisione al figlio, che era giunto da Roma insieme alla sorella Lucilla, la quale, vedova con un figlio, è innamorata di Massimo. Deluso e afflitto per la scelta del padre, Commodo lo uccide soffocandolo, non volendo che renda pubblica la propria decisione. Massimo capisce subito che l'imperatore non è morto per cause naturali ma è stato ucciso dal figlio, quindi rifiuta di sottomettersi a Commodo che per vendetta ordina di giustiziare lui e la sua famiglia a Quinto, prima amico e ufficiale nell'esercito di Massimo e poi capo della Guardia Pretoria di Commodo.

Mentre Commodo viene incoronato imperatore, Massimo viene immobilizzato e condotto in mezzo alla foresta per essere giustiziato, ma sul più bello, fingendo di accettare il suo destino, afferra la spada al boia e uccide uno dopo l'altro tutti i pretoriani. Gravemente ferito a un braccio, si impossessa di due cavalli ed inizia il lungo viaggio verso casa per salvare la famiglia, ma arriva troppo tardi: alcuni suoi amici sono morti e la moglie e il figlio sono già stati uccisi e crocifissi tra le rovine fumanti della loro abitazione. Massimo piange disperato i suoi cari defunti e poi si accascia, straziato dal dolore e sfinito dalla stanchezza.

Catturato da un mercante di schiavi, viene venduto a Proximo, un ex gladiatore divenuto lanista, che Marco Aurelio aveva liberato dalla schiavitù insignendolo del rudis, la spada di legno. Portato in Africa, Massimo viene obbligato a combattere nell'arena, dando presto prova delle sue eccellenti qualità di guerriero e ottenendo popolarità tra gli spettatori e rispetto da parte degli altri combattenti; etichettato con il soprannome di Ispanico ed entrato a far parte della familia gladiatoria, stringe amicizia con il cacciatore numida Juba, portato via prigioniero dalla sua famiglia, e con il germano Hagen, che fino alla comparsa di Massimo era il più valoroso dei gladiatori di Proximo. Durante le pause degli spettacoli, parlando delle rispettive famiglie e della vita che conducevano prima di divenire schiavi, Juba e Massimo si fanno coraggio a vicenda pensando, di fronte alla prospettiva della morte in combattimento, alla speranza di incontrare nuovamente i loro familiari nell'aldilà.

Alcuni anni dopo, per conquistarsi l'approvazione del popolo, Commodo ordina che si tengano a Roma dei giochi gladiatori della durata di 150 giorni in memoria del padre, proprio colui che cinque anni prima ne aveva disposto l'interruzione, giochi per i quali vengono richiesti anche i gladiatori di Proximo. Prima di partire, il lanista spiega a Massimo che a Roma potrebbe riuscire ad ottenere la libertà tramite il dono del rudis, conferito dallo stesso imperatore. Fiducioso di poter sfruttare la possibilità di essere così vicino a Commodo per potersi vendicare, Massimo decide di combattere ascoltando i consigli del vecchio gladiatore, fino ad allora ignorati, su come attirarsi il favore della folla, fattore essenziale nello spettacolo. A Roma, ai gladiatori di Proximo viene fatta rievocare la battaglia di Zama della seconda guerra punica, rappresentando le truppe di Annibale, l'orda barbarica, schierate contro le legioni di Scipione l'Africano. Indossando una maschera che ne cela le sembianze, Massimo assume la guida del gruppo e, disponendolo a testuggine al centro dell'arena del Colosseo, riesce a farlo trionfare in uno scontro in cui nella realtà storica era avvenuta una sconfitta; Commodo, seppur perplesso, raggiunge comunque i gladiatori di Proximo per congratularsi. L’imperatore chiede al misterioso gladiatore di rivelare la sua identità: dopo molte insistenze, Massimo si toglie l'elmo e rivela la sua vera identità, con una sequenza divenuta celebre:

«Mi chiamo Massimo Decimo Meridio, comandante dell'esercito del Nord, generale delle legioni Felix, servo leale dell'unico vero imperatore Marco Aurelio. Padre di un figlio assassinato, marito di una moglie uccisa... e avrò la mia vendetta... in questa vita o nell'altra!»

Nel mentre, la folla chiede incessantemente la grazia per Massimo, urlando a gran voce il suo nome: l'amareggiato Commodo non può fare altro che sollevare la mano e protendere il pollice verso l'alto.

Dopo aver visto che Massimo è ancora vivo, Lucilla si incontra segretamente con lui in una delle celle in cui si trovano i gladiatori. Durante il loro colloquio, Massimo accusa con rabbia la donna di aver partecipato agli omicidi del padre e della sua famiglia; lei lo nega decisamente, dicendo di essere invece anche lei terrorizzata da Commodo. Lucilla confida a Massimo di disporre di potenti alleati in Senato che vogliono anche loro ribaltare il regime di Commodo e lo invita ad allearsi con loro, ma Massimo rifiuta e le chiede di dimenticarlo, terminando bruscamente l'incontro.

Il giorno dopo, Massimo deve fronteggiare Tigris delle Gallie, l'unico gladiatore rimasto sempre imbattuto, che è ritornato a combattere cinque anni dopo il suo ritiro. Durante il combattimento, da alcune botole che si aprono nell'arena balzano fuori più volte delle tigri incatenate che si avventano contro Massimo. Nonostante le difficoltà, Massimo le sgomina e mette in ginocchio Tigris, che cade a terra sconfitto; Commodo lo condanna a morte con il pollice verso, ma Massimo sfida deliberatamente l'ordine rifiutandosi di ucciderlo, quindi la folla lo acclama come "Massimo il misericordioso". Commodo allora raggiunge Massimo nell'arena e insulta la memoria dei suoi cari, cercando di farlo arrabbiare per combattere contro di lui, ma Massimo mantiene la calma e si allontana in silenzio, sottolineando ancora una volta la sua volontà di non riconoscere Commodo come imperatore.

Mentre viene riaccompagnato alla scuola dei gladiatori, Massimo incontra il suo fedele servitore Cicero, che lo informa che il suo esercito, accampato ad Ostia, gli è rimasto fedele; in seguito riesce a incontrarsi nelle celle dei gladiatori con Lucilla e con il senatore Pertinace Gracco, al quale chiede di farlo uscire da Roma e ricongiungere col suo esercito, con il quale intende entrare a Roma per rovesciare Commodo, e infine bacia Lucilla. Sospettando il tradimento della sorella, Commodo minaccia di fare del male al figlio di lei, Lucio, costringendola a rivelare il complotto, quindi la costringe ad unirsi a lui carnalmente, dicendo di volere un figlio "puro" e degno di succedergli al trono. I pretoriani arrestano immediatamente Gracco e prendono d'assalto la caserma, combattendo contro i gladiatori di Proximo, mentre Massimo scappa. Hagen e Proximo vengono uccisi durante l'assedio, mentre Juba e i superstiti vengono imprigionati. Massimo fugge attraverso un tunnel dalle mura della città, ma assiste impotente alla morte di Cicero, trafitto dalle frecce dei pretoriani, e viene catturato da alcune guardie pretoriane.

Incatenato nei sotterranei, Massimo riceve la visita di Commodo, che lo sfida a duello nell'arena. Per essere certo della vittoria, gli infligge a tradimento una pugnalata sotto l'ascella con uno stiletto e ordina a Quinto di nascondere la ferita. Condotto nell'arena insieme a Commodo, Massimo raccoglie la spada da terra e incomincia il duello, mentre i pretoriani si dispongono a cerchio attorno ai due combattenti. Dopo alcuni scambi di colpi, Massimo, pur indebolito dalla ferita, riesce a disarmare Commodo, ma lascia cadere la propria spada, a sua volta prostrato dallo sforzo. Commodo chiede un'altra spada dapprima a Quinto, che però non acconsente capendo finalmente la natura malvagia di Commodo, e poi ai pretoriani, che però, su ordine di Quinto, non intervengono. Commodo estrae allora lo stiletto nascosto nella manica e si getta su Massimo, che contrattacca colpendolo con forti pugni. I due lottano avvinghiati per alcuni secondi, finché Massimo riesce a spingere indietro la mano di Commodo e ad affondargli lo stiletto nella gola. Commodo cade morto, in un Colosseo avvolto dal silenzio.

A Massimo, morente, appaiono la sua casa e la sua famiglia, ma viene riportato momentaneamente alla realtà dalla voce di Quinto, che gli chiede indicazioni. Massimo chiede a Quinto di liberare Juba e gli altri gladiatori di Proximo sopravvissuti e di restituire alle sue mansioni il senatore Gracco, al quale chiede di restaurare il governo repubblicano, proprio come voleva Marco Aurelio. Dopo aver avuto l'assenso di Quinto, Massimo muore tra le braccia di Lucilla, inginocchiatasi accanto a lui, e il suo spirito si riunisce a quelli dei suoi cari che lo stanno aspettando nell'aldilà. Dopo avergli chiuso gli occhi, Lucilla ricorda a tutti che Massimo era un uomo buono e un soldato di Roma e che la sua memoria va onorata. Il corpo di Massimo viene sollevato e portato fuori dal Colosseo per una sepoltura onorevole, seguito da tutto il popolo, mentre il cadavere di Commodo resta abbandonato nell'arena.

Quella sera stessa, Juba ritorna libero nel Colosseo vuoto e seppellisce, nella sabbia intrisa di sangue dov'era caduto Massimo, le statuine della moglie e del figlio di quest'ultimo, pronunciando la frase:

«Io ti rincontrerò un giorno. Ma non ancora. Non ancora»

Personaggi

  • Russell Crowe nel ruolo di Massimo Decimo Meridio,
    un legato ispano-romano, generale delle legioni Felix e uno degli uomini più importanti dell'Impero romano. Ha guadagnato il favore di Marco Aurelio e l'amore e l'ammirazione di Lucilla prima degli eventi del film. La sua casa è vicino a Trujillo nell'odierna provincia di Cáceres, in Spagna. Dopo l'omicidio della sua famiglia e la sua fuga, giura vendetta contro Commodo. Il ruolo fu inizialmente offerto a Mel Gibson, che declinò poiché sentiva di essere troppo vecchio per interpretare il personaggio. Furono considerati per il ruolo anche Antonio Banderas e Hugh Jackman.
  • Joaquin Phoenix nel ruolo di Commodo,
    il figlio di Marco Aurelio. Amorale e assetato di potere, uccide suo padre quando viene a sapere che Massimo tratterrà i poteri dell'imperatore fino all'avvento di un governo repubblicano, per poi ordinare di far uccidere la famiglia del generale e giustiziarlo in segreto, senza però venire a sapere che Massimo è sfuggito alla morte se non in seguito.
  • Connie Nielsen nel ruolo di Lucilla,
    ex amante di Massimo e figlia maggiore di Marco Aurelio, rimasta recentemente vedova. Resiste agli approcci incestuosi di suo fratello, proteggendo suo figlio Lucio dalla corruzione e dall'ira dell'imperatore.
  • Oliver Reed nel ruolo di Antonius Proximo:
    un anziano allenatore di gladiatori, che compra Massimo in Nord Africa. Già ex gladiatore, fu liberato da Marco Aurelio per poi diventare il mentore del protagonista.
    Questa è stata l'ultima apparizione cinematografica di Reed, prima che morisse durante le riprese. Nella sceneggiatura originale, Proximo avrebbe dovuto vivere.
  • Derek Jacobi nel ruolo del senatore Gracco:
    un membro del senato romano che si oppone al dominio di Commodo e un alleato di Lucilla e Massimo.
  • Djimon Hounsou nel ruolo di Juba,
    un numìda costretto a lasciare la sua casa e la sua famiglia dai mercanti di schiavi. Diventa il più stretto alleato e amico del protagonista ed ispira Massimo a far cadere Commodo per il bene più grande prima di unirsi alla sua famiglia nell'aldilà.
  • Richard Harris nei panni di Marco Aurelio,
    il vecchio e saggio imperatore di Roma che nomina Massimo, che ama come un figlio, come suo successore, con l'obiettivo finale di restituire Roma ad una forma di governo repubblicana. Viene ucciso da Commodo prima che il suo desiderio possa essere realizzato.
  • Ralf Möller nel ruolo di Hagen:
    un guerriero germanico nonché principale gladiatore di Proximo, che in seguito fa amicizia con Massimo e Juba durante le loro battaglie. Viene ucciso dalla Guardia Pretoria durante il tentativo di fuga di Massimo da Roma.
  • Tommy Flanagan nei panni di Cicero:
    il fedele servitore di Massimo che fornisce un collegamento tra il suo padrone, la sua ex legione di stanza ad Ostia e Lucilla. Viene usato come esca per la fuga di Massimo ed infine ucciso dalla Guardia Pretoria.
  • David Schofield nel ruolo del senatore Falco:
    un patrizio romano, senatore contrario a Gracco. Aiuta Commodo a consolidare il suo potere.
  • John Shrapnel nel ruolo del senatore Gaio:
    un senatore romano alleato di Gracco, Lucilla e Massimo contro Commodo.
  • Tomas Arana è il generale Quinto:
    un legato romano, comandante della Guardia Pretoria ed amico di Massimo. Inizialmente non crede a quest'ultimo, ritenendolo traditore di Roma e prendendone il posto al servizio del nuovo imperatore.
    Nella versione estesa del film, Quinto vede il lato folle di Commodo quando è costretto all'esecuzione di due uomini innocenti. Compresa dunque la natura subdola del suo signore, torna dalla parte dell'amico e si riscatta rifiutando di concedere a Commodo una seconda spada durante l'ultimo duello con Massimo, promettendogli di onorarne le ultime volontà. La sua figura può essere avvicinata a quella realmente esistita di Quinto Emilio Leto, prefetto del pretorio di Commodo.
  • Spencer Clark è Lucio Vero:
    il giovane figlio di Lucilla. Prende il nome da suo padre Lucio Vero, che fu co-imperatore fino al 169 d.C. È anche nipote di Marco Aurelio.
  • David Hemmings è Cassio:
    il maestro delle cerimonie per i giochi dei gladiatori nel Colosseo.
  • Sven-Ole Thorsen nei panni di Tigris delle Gallie:
    un gladiatore imbattuto che, dopo essersi ritirato, viene richiamato a combattere da Commodo per uccidere Massimo, venendone tuttavia sconfitto. Commodo ordina quindi a Massimo di uccidere Tigris, tuttavia egli lo risparmia, con grande disappunto dell'imperatore.
  • Omid Djalili è un commerciante di schiavi.
  • Giannina Facio nel ruolo della moglie di Massimo.
  • Giorgio Cantarini è il figlio di Massimo,
    che ha la stessa età del figlio di Lucilla, Lucio.
  • Adam Levy è un ufficiale condannato.

Produzione

Sceneggiatura

La sceneggiautura del Gladiatore è basata su un'idea originale di David Franzoni, autore della prima bozza e a contratto con la Dreamworks dopo il successo del suo precedente lavoro, Amistad. Per la sceneggiatura, Franzoni si ispirò al romanzo di Daniel P. Mannix, Those About to Die (lett. "Quelli che stanno per morire"). Nella sua prima bozza di Franzoni, scritta nel 1998, il protagonista era Narcisso, un lottatore realmente esistito che, secondo gli storici Erodiano e Cassio Dione, avrebbe strangolato a morte l'imperatore Commodo.

Ridley Scott venne avvicinato dai produttori Walter F. Parkes e Douglas Wick, che gli mostrarono una copia di Pollice verso, dipinto del 1872 del francese Jean-Léon Gérôme. Scott, attratto dall'ambientazione dell'antica Roma, ma critico nei confronti della sceneggiatura di Franzoni, ritenuta priva di sottigliezze, decise di assumere come sceneggiatore John Logan, che poté, quindi, riscrivere il copione a suo piacimento: Logan riscrisse gran parte del primo atto e prese la decisione di fare uccidere la famiglia di Massimo per aumentare la motivazione del personaggio.

Russell Crowe, intervistato alla trasmissione Inside the Actors Studio, dichiarò: "Mi hanno detto: 'È un film da 100 milioni di dollari. Sei diretto da Ridley Scott, sei un generale romano'. Sono sempre stato un grande fan di Ridley."

Pre-produzione

Durante la preparazione delle riprese, Scott ha trascorso diversi mesi a sviluppare lo storyboard per creare la trama. Nel giro di sei settimane, i membri della produzione hanno esplorato varie località facenti parte dei domini dell'Impero romano prima del suo crollo, tra cui Italia, Francia, Nordafrica e Inghilterra. Tutti gli oggetti di scena, i set ed i costumi del film sono stati prodotti dai membri della troupe a causa dei costi elevati e dell'indisponibilità di determinati articoli. L'artista Rod Vass, con la sua azienda, la Armordillo, specializzata nella scultura e negli oggetti di scena in ambito cinematografico, realizzò per il film 100 armature d'acciaio e 550 armature di poliuretano. L'esclusivo sistema in poliuretano spruzzato venne sviluppato proprio dalla Armordillo e aprì la strada a questo tipo di produzione. Per un periodo di tre mesi, furono fabbricati 27 500 pezzi di armature.

Riprese

Il film è stato girato in tre località principali, tra gennaio e maggio del 1999. Le scene della battaglia iniziale, nelle foreste della Germania, sono state girate in tre settimane a Bourne Woods, vicino a Farnham, nel Surrey (Inghilterra). Quando Scott venne a sapere che la Commissione forestale stava pianificando di rimuovere una sezione della foresta, li persuase a permettere che la scena della battaglia fosse girata in quella zona, per poter mettere in scena, così, un incendio davvero realistico. Scott e John Mathieson, il direttore della fotografia, usarono riprese multiple con diversi frame rate e un otturatore di 45 gradi, creando effetti di stop-motion[ non chiaro] nelle sequenze d'azione, simili alle tecniche utilizzate per le sequenze di battaglia in Salvate il soldato Ryan. Successivamente, le scene della schiavitù, del viaggio nel deserto e della scuola dei gladiatori furono girate a Ouarzazate, in Marocco, appena a sud delle montagne dell'Atlante, per altre tre settimane. Per costruire l'arena dove Massimo ha i suoi primi combattimenti, la troupe usò materiali e tecniche di costruzione locali: vennero utilizzati mattoni di fango. Le scene nella Roma antica, infine, furono girate in diciannove settimane a Forte Ricasoli, a Malta.

A Malta fu costruita una replica di circa un terzo del Colosseo di Roma, con un'altezza di 15,8 metri, perlopiù in gesso e compensato (gli altri due terzi e l'altezza rimanente furono aggiunti in digitale). La replica ha richiesto diversi mesi per essere costruita ed è costata circa un milione di dollari. Il retro del complesso forniva un ricco assortimento di mobili da strada, colonnati, cancelli, statue e mercati antichi romani per altre esigenze di ripresa. Il complesso era servito da un camerino tendato, con spogliatoi, un deposito, armature e altre attrezzature. Il resto del Colosseo è stato creato con immagini generate al computer utilizzando schemi e trame di scenografia a cui fa riferimento l'azione dal vivo e renderizzati in tre livelli per fornire flessibilità di illuminazione per i software. La casa dove vive la famiglia di Massimo è il "Podere di Poggio Manzuoli", nel comune di San Quirico d'Orcia. Sempre nella campagna della Val d'Orcia, in Toscana, sono state girate le scene ambientate nei Campi Elisi, nella località di Terrapille ai piedi di Pienza.

Post-produzione

Diverse scene hanno incluso un ampio uso di immagini generate al computer per ricreare gli scenari dell'antica Roma. La società di post-produzione britannica, The Mill, è responsabile di gran parte degli effetti speciali, come la sovrapposizione di tigri reali su blue screen nelle sequenze dell'arena, dell'aggiunta di tracce di fumo e dell'estensione della scia delle frecce infuocate nella battaglia iniziale (a causa dei regolamenti sul numero di frecce che si potevano scoccare durante le riprese). Per creare la folla del Colosseo, sono state usate 2.000 comparse, in modo da generare una folla virtuale composta da 35.000 spettatori, che dovevano apparire credibili e reagire alle scene di combattimento. L'effetto è stato ottenuto riprendendo le comparse dal vivo da diverse angolazioni e poi mappandole con la tecnologia del motion capture.

Mentre si trovava sul set a Malta, l'attore Oliver Reed morì improvvisamente per un infarto prima che tutte le sue scene fossero state girate. Il tragico evento obbligò la produzione a creare un doppio digitale per le scene rimanenti che coinvolgevano il personaggio di Proximo, fotografando una controfigura in ombra e mappando una maschera tridimensionale fatta di immagini al computer del volto di Reed; il tutto con un costo stimato di 3,2 milioni di dollari per soli due minuti di riprese aggiuntive. Il supervisore degli effetti visivi, John Nelson, rifletté sulla decisione di includere le scene aggiuntive e dichiarò in seguito:

«Quello che abbiamo fatto è stato poco rispettoso agli altri nostri lavori nel film. Quello che Oliver ha fatto è stato ben più grande. Ha dato una performance stimolante e commovente. Tutto ciò che abbiamo fatto è stato aiutarlo a completarla»

Il film stesso è dedicato proprio alla memoria di Reed.

Colonna sonora

La colonna sonora del film è stata composta da Hans Zimmer e cantata da Lisa Gerrard (vocalist del gruppo Dead Can Dance). È stata pubblicata in due CD usciti alla distanza di un anno l'uno dall'altro, Gladiator (Music From The Motion Picture) e Gladiator (More Music From The Motion Picture).

In Italia, il trailer del film aveva la musica di Conan, il barbaro. Nei contenuti speciali del DVD vi sono le varie versioni dei trailer cinematografici.

Distribuzione

La pellicola uscì nelle sale cinematografiche il 5 maggio 2000 negli USA, il 12 maggio nel Regno Unito e il 19 maggio in Italia.[2]

Edizione home video

Il film fu distribuito inizialmente in VHS e successivamente riprodotto in DVD. La prima distribuzione in DVD fu in una versione di 2 dischi, di cui il secondo interamente dedicato ai contenuti speciali. Nel 2005 la Universal mise in commercio la versione estesa, con tre dischi di cui 2 con contenuti extra. Questa versione del film offre circa 17 minuti in più rispetto alla versione cinematografica, oltre che diverse scene inedite, il dietro le quinte, il documentario sulle arti gladiatorie "Roman Blood Sport", la colonna sonora, i bozzetti di lavorazione, la galleria fotografica, i trailer, le note di produzione, il diario di produzione di Spencer Treat Clark e il commento del regista Ridley Scott.

Accoglienza

Incassi

Il film si è rivelato uno dei maggiori successi della sua annata cinematografica. Nel 2000 a livello internazionale ha incassato 503,162,313 $,[3] contro un budget di circa 103.000.000 $, secondo solo a Mission: Impossible II.

Negli Stati Uniti, dove è stato distribuito in oltre tremila sale e per oltre cinquanta settimane, è stato il quarto incasso stagionale con circa 187.705.427 $.[3]

In Italia ha incassato complessivamente oltre venti miliardi di lire: con 16.337.604.000 £ è stato l'undicesimo incasso della stagione cinematografica 1999/2000,[4] con 5.239.764.000 £ il quarantanovesimo incasso della stagione cinematografica 2000/2001.[5] Considerando l'intero incasso può essere inserito fra i primi dieci incassi dell'una o dell'altra stagione.

Riconoscimenti

Inesattezze storiche

Il film è basato su eventi reali accaduti nell'Impero romano durante la seconda metà del II secolo d.C. Poiché Ridley Scott voleva rappresentare la civiltà romana nel modo più accurato possibile rispetto a qualsiasi altro film precedente, è ricorso alla consulenza di diversi storici moderni. Malgrado ciò, sono state inserite alcune deviazioni dai fatti storici per aumentare l'interesse della trama e mantenere la continuità narrativa. Scott ha anche affermato che, visto quanto i precedenti film storici avevano influenzato l'immaginario sull'antica Roma, alcuni fatti storici risultarono "eccessivamente incredibili" per essere inseriti nella sceneggiatura.

Almeno un consulente storico ha rassegnato le dimissioni a causa di queste modifiche. Un altro ha chiesto di non essere menzionato nei titoli di coda (anche se, nel commento del regista, è stato affermato che ha costantemente chiesto "Dov'è la prova che certe cose erano esattamente come dicono?"). Lo storico Allen Ward, dell'Università del Connecticut, credeva che l'accuratezza storica non avrebbe reso Il gladiatore meno interessante o eccitante, affermando che "agli artisti creativi deve essere concessa una licenza poetica, ma ciò non dovrebbe essere un permesso per il totale disprezzo dei fatti storici della fiction".

Incongruenze

  • Non vi è alcuna indicazione che Marco Aurelio volesse riportare l'Impero a una forma di governo repubblicana, come rappresentato nel film. Inoltre, nel 177 d.C., tre anni prima della sua morte, associò al trono imperiale il figlio Commodo, che in seguito governò da solo fino alla morte, avvenuta nel 192 d.C.
  • Il film descrive Marco Aurelio che ha sconfitto i barbari nelle Guerre marcomanniche. In realtà la guerra era ancora in corso quando Marco Aurelio morì; Commodo assicurò la pace con un trattato con le due tribù germaniche alleate contro Roma, i Marcomanni e i Quadi, subito dopo la morte di suo padre.
  • Il personaggio di Massimo è immaginario, sebbene per alcuni aspetti assomigli alle figure storiche di Narcisso (atleta e lottatore, noto soprattutto per essere stato l'assassino di Commodo, del quale era allenatore personale; "Narcisso" era anche il nome del protagonista nella prima bozza della sceneggiatura), Spartaco (che guidò una celebre rivolta di schiavi nel 73-71 a.C.), Cincinnato (famoso perché, nominato dittatore nel 458 a.C. nel corso della guerra contro gli Equi, si dimise dalla carica dopo soli sedici giorni, non appena ottenuta la vittoria, senza aspettare la scadenza del mandato), e Marco Nonio Macrino (generale di fiducia e amico di Marco Aurelio).
  • Sebbene Commodo fosse impegnato in combattimenti per spettacoli nel Colosseo, non fu ucciso nell'arena ma fu strangolato nel suo bagno dal lottatore Narcisso. Commodo regnò per oltre dodici anni, a differenza del periodo più breve rappresentato nel film.
  • Nel film, Lucilla è interpretata come una sola vedova di Lucio Vero con un figlio, chiamato anch'esso Lucio Vero. Mentre Lucilla era la vedova di Vero e aveva anche un figlio con quel nome, il loro figlio morì giovane, molto prima del regno di Commodo, e Lucilla si risposò con Claudio Pompeiano poco dopo la morte di Vero. Era stata sposata con lui per 11 anni quando suo fratello divenne Imperatore. Il film omette gli altri due figli di Lucilla con Vero, Lucilla Plautia e Aurelia Lucilla.
  • Lucilla fu implicata in un complotto per assassinare suo fratello nel 182 d.C., insieme a suo marito Pompeiano e molti altri. Fu esiliata per la prima volta nell'isola di Capri da suo fratello, quindi uccisa per suo ordine più tardi nel corso dell'anno.
  • Il personaggio di Massimo ha avuto una carriera e tratti di personalità (come documentato da Erodiano) simili a Claudio Pompeiano (un siriano) che ha sposato Lucilla, figlia di Marco Aurelio, dopo la morte di Lucio Vero. Si ritiene che Marco Aurelio avrebbe potuto volere che Pompeiano gli succedesse come Cesare preferendo Commodo, ma fu respinto. Pompeiano non fece parte di nessuna delle tante trame contro Commodo. Ciò non è stato rappresentato nel film.
  • Nel film il personaggio Antonius Proximo afferma che "il saggio" Marco Aurelio ha vietato i giochi di gladiatori a Roma costringendolo a trasferirsi in Mauretania. Il vero Aurelio vietò i giochi, ma solo ad Antiochia come punizione per il sostegno della città all'usurpatore Avidio Cassio. Nessun gioco è mai stato bandito a Roma. Tuttavia, quando l'imperatore iniziò ad arruolare gladiatori nelle legioni, la conseguente carenza di combattenti permise a lanisti come Proximo di realizzare profitti "a sorpresa" attraverso maggiori compensi per i loro servizi.
  • Nella realtà, la morte di Commodo non ha provocato una pace per Roma, né un ritorno nella Repubblica Romana. Piuttosto, ha inaugurato una caotica e sanguinosa lotta di potere che è culminata nell'Anno dei Cinque Imperatori del 193 d.C. Secondo Erodiano, il popolo di Roma era felicissimo della notizia della morte di Commodo, anche se temeva che i pretoriani non avrebbero accettato il nuovo imperatore Pertinace.
  • I costumi nel film raramente sono storicamente corretti. Alcuni soldati indossano elmi di stile fantasy. Le fasce avvolte attorno alle braccia erano raramente indossate. Il loro aspetto è il prodotto di uno stereotipo filmico in base al quale i film storici raffigurano popoli dell'antichità che indossano tali fasce. Sebbene il film sia ambientato nel II secolo d.C., l'armatura gallica imperiale e gli elmetti indossati dai legionari risalgono al 75 d.C., un secolo prima. Questo fu sostituito da nuovi progetti nel 100 d.C. I portatori degli stendardi delle legioni (Aquiliferi), i centurioni, le forze montate e gli ausiliari avrebbero indossato armature in scala, lorica e squamata. Le tribù germaniche sono vestite con abiti dell'età della pietra.
  • La cavalleria romana viene mostrata usare le staffe mentre cavalca. Questo è un anacronismo, in quanto le forze montate a cavallo dell'esercito romano usavano una sella a due corna, ma senza staffe. Le staffe sono state impiegate nelle riprese solo per motivi di sicurezza, a causa dell'addestramento e dell'abilità supplementari richiesti per condurre con una sella romana. Catapulte e baliste non sarebbero mai state utilizzate in battaglia all'interno di una foresta. Tali armi erano riservate principalmente agli assedi e venivano usate raramente in battaglie aperte. Le frecce infuocate e i contenitori sparati dalle catapulte sono un mito diffuso da Hollywood e non sarebbero stati usati nella storia antica.
  • Le guardie pretoriane viste nel film indossano tutte uniformi nere. Nessuna prova storica lo dimostra. In campagna, di solito, indossavano equipaggiamento legionario standard con alcuni elementi decorativi unici.
  • Nella vista a volo d'uccello di Roma, quando la città viene presentata per la prima volta, si vedono diversi edifici che al tempo di Marco Aurelio non esistevano ancora, come la Basilica di Massenzio e Costantino, costruita solo nel IV sec. d.C.
  • Un'incongruenza storica è inoltre presente nei discorsi di Marco Aurelio e di Massimo: entrambi descrivono il ritorno della Repubblica a Roma come di una "restituzione" del potere al popolo. Tuttavia la realtà risiede nel fatto che la Repubblica Romana fosse invece più vicina ad un'oligarchia, cioè uno stato governato da un gruppo ristretto di persone, in questo caso particolare i patrizi; quindi, non è mai esistito un periodo in cui il potere fosse davvero nelle mani del popolo.
  • Un altro esempio di incongruenza è riscontrabile nell'aspetto fisico di Commodo: secondo le fonti, infatti, egli non portò la barba fino a quando non divenne imperatore. Nel film, invece, Joaquin Phoenix non porta mai la barba, neppure dopo essere salito al potere.
  • Questi errori, più evidenti forse per gli storici, si riscontrano anche negli equipaggiamenti, nelle armi usate e nelle vesti di soldati e di vari personaggi nel film; e inoltre, nel film, il gladiatore Massimo combatte anche con le tigri, ma il combattimento con le bestie feroci era compito esclusivo dei venatori.

La battaglia

La colonna di Marco Aurelio, rappresentazione storica delle guerre marcomanniche (166/7-180), a cui il film si è ispirato per la sequenza della battaglia iniziale
Lo stesso argomento in dettaglio: Guerre marcomanniche, Colonna di Marco Aurelio ed Esercito romano.

Il film resta memorabile per la meticolosa ricostruzione delle scene della battaglia (dal lancio di dardi degli arcieri ausiliari di chiara origine orientale, alla carica compatta e ordinata delle legioni, a quella della cavalleria pesante romana). Questa la famosa frase prima dell'inizio della battaglia:

«Al mio segnale: scatenate l'inferno!»

Queste prime sequenze rispecchiano, in maniera sufficientemente fedele, la tattica bellica dell'epoca e il contesto storico della fine del II secolo, preludio alle prime grandi invasioni barbariche e denominato dalla stessa Historia Augusta,[6] il periodo delle guerre marcomanniche, così ben rappresentate sul monumento della Colonna di Marco Aurelio di fronte a Palazzo Chigi.[7] Ci sono però delle precisazioni da fare:

«Egli [nel 178] diede una grossa armata a Paterno [prefetto della guardia pretoriana] e lo inviò sul fronte [pannonico] a combattere. I barbari combatterono per un'intera giornata, ma alla fine furono sconfitti dai Romani e Marco fu salutato imperator per la decima volta

Si articola in tre differenti fasi:
  1. Una prima, che vede impegnata l'artiglieria romana in un lancio continuo di dardi incendiari attraverso tutta una serie di macchine belliche (in latino tormenta) come catapulte, "scorpioni" e baliste (affidate ai cosiddetti ballistarii) e a reparti di arcieri (sagittarii) di tipo orientale (come ad es. la cohors I equitata milliaria Hemesenorum sagittaria civium Romanorum, a quel tempo in Pannonia).[8]
  2. Una seconda, affidata all'attacco delle popolazioni germaniche dei Quadi e dei Marcomanni (popolazioni suebe che si trovavano a nord del Danubio, nel tratto che va dalla fortezza legionaria di Vindobona a quella di Aquincum), e al successivo contrattacco della fanteria legionaria.
  3. Una terza, dove si vede l'attacco della cavalleria romana sul retro o lungo un fianco della fanteria germanica, in una manovra "a tenaglia".
  • La guardia dell'imperatore, il corpo dei pretoriani (compresi gli equites singulares di istituzione flavia), inquadrato sin dalle primissime sequenze e distribuito attorno alla persona di Marco Aurelio, indossa un'armatura con elementi di stoffa di colore viola, mentre nella realtà storica i pretoriani vestivano una tunica di colore bianco (candida). Come afferma lo stesso Tacito, i pretoriani erano muniti di un equipaggiamento quasi del tutto assimilabile a quello degli altri legionari ed erano dotati di armi di diverse epoche e di foggia variegata. Nel film i pretoriani risaltano sugli altri soldati per un abbigliamento spiccatamente diverso, oltre a una forse eccessiva cura delle componenti dell'armamento.
  • Prima della battaglia, i Germani lanciano alte grida (il cosiddetto barritus), tipiche delle popolazioni del Nord, il cui scopo principale era quello di terrorizzare il nemico prima dello scontro. I romani lo conoscevano bene fin dai tempi delle guerre cimbriche (113-101 a.C.).
  • Nel film non si vede la "mutatio", cioè l'alternanza di schieramento tipica dei combattimenti legionari, in più si vede lo schieramento romano aprirsi al primo assalto dei marcomanni, se questo fosse veramente accaduto sarebbe stato possibile perdere la battaglia, in quanto lo schieramento compatto era una componente determinante per la tattica della stessa legione.
  • La legione Felix rappresentata sui vessilli legionari nelle prime sequenze del film, potrebbe identificarsi o con la legio III Gallica Felix[9] (a quel tempo di stanza a Samosata in Siria,[10] ma con vexillationes inviate lungo il fronte pannonico[11]), oppure con la IV Flavia Felix[12] (di stanza a Singidunum, in Mesia superiore, con vexillationes inviate anch'esse lungo il tratto di limes pannonico[13]). Altre legioni Felix furono: la II Augusta[14] e la VI Victrix Felix,[15] a quel tempo dislocate in Britannia (dove è stato girato il film); la VII Gemina Felix Pia di stanza in Hispania;[16] mentre la II Parthica Felix fu costituita vent'anni più tardi al tempo dell'imperatore Settimio Severo, dislocata presso Roma, nei Castra Albana.[17]
  • Durante la battaglia iniziale (e poi anche nell'assalto delle guardie pretoriane alla palestra dei gladiatori) si vede chiaramente che i soldati usano il pilum come una lancia, mentre è noto che fosse invece un giavellotto, utilizzato poco prima del combattimento corpo a corpo per colpire il nemico senza che poi lo stesso potesse reimpiegarlo in un lancio successivo contro i legionari stessi. In battaglia l'arma usata dai legionari nel combattimento ravvicinato era il gladio.
  • Il film sembra seguire, inoltre, quanto narrato dallo storico romano Aurelio Vittore, secondo il quale Marco Aurelio sarebbe morto a Vindobona in Pannonia superiore (lungo il fronte marcomannico, durante la secunda expeditio germanica), il 17 marzo del 180;[18] al contrario Tertulliano, contemporaneo agli avvenimenti, pone il luogo di morte nei pressi di Sirmio in Pannonia inferiore, sul fronte sarmata.[19]
  • Sappiamo da numerosi passi della Historia Augusta che le armate imperiali al tempo di Marco Aurelio, tornati dall'Oriente al termine delle campagne partiche di Lucio Vero (degli anni 161/2-166), portarono in tutto l'Impero, compreso il limes danubiano, un'epidemia di peste (la cosiddetta "peste antonina"),[20] che sembra abbia mietuto vittime per circa un quarto dell'intera popolazione nel solo mondo romano nei vent'anni successivi. Dell'epidemia nel film, però, non sembra esservi traccia, con l'esclusione di un breve accenno fatto da Gracco in Senato.
  • Una delle scene chiave del film (la scoperta della famiglia massacrata dopo la lunga e estenuante corsa di Massimo verso la sua casa in Iberia) potrebbe presentare una evidente incongruenza, ovvero la superiore velocità dell'ordine impartito da Commodo rispetto a quella del viaggio di Massimo. In realtà questo è possibile, in quanto, fin dall'epoca augustea, nell'Impero romano esisteva un rapido ed efficiente servizio postale (il Cursus publicus) adibito (con rare eccezioni) al servizio esclusivo delle istituzioni, con "corrieri" che cavalcavano instancabilmente facendo sosta in stazioni di posta che avevano l'obbligo di rifocillare il messaggero (mansio) e fornirgli un cavallo fresco (mutatio). Considerato che Massimo si è fermato durante la notte e per un tratto di strada ha proseguito a passo lento, essendo stremato dal dolore, si può giungere alla ragionevole conclusione che l'ordine imperiale sia arrivato effettivamente prima di lui.

Marco Aurelio e il figlio Commodo

Lo stesso argomento in dettaglio: Marco Aurelio e Commodo.

Commodo succedette sul trono a Marco Aurelio nel 180 d.C. e, dodici anni dopo, fu effettivamente ucciso da un gladiatore, anche se non nell'arena: fu strangolato nel bagno dal suo istruttore, il maestro di gladiatori Narcisso, coinvolto in una congiura in cui ebbe un ruolo chiave la cristiana Marzia, cugina e amante di Commodo.

È vero che il regno di Commodo fu contrassegnato dall'accentuarsi dell'assolutismo imperiale, e che Commodo stesso si appoggiò direttamente ai pretoriani e al popolo di Roma, compiacendone i gusti, per scardinare quel poco che ancora restava delle antiche istituzioni romane, ponendo così fine a una serie di cinque imperatori saggi e illuminati. Insieme con Nerone, Eliogabalo, Domiziano e Caligola, Commodo subì la cosiddetta damnatio memoriae, ovvero la cancellazione del suo nome da molti monumenti, come ci racconta la Historia Augusta:

«Che il ricordo dell'assassino e del gladiatore sia cancellato del tutto. Lasciate che le statue dell'assassino e del gladiatore siano rovesciate. Lasciate che la memoria dell'osceno gladiatore sia completamente cancellata. Gettate il gladiatore nell'ossario. Ascolta, o Cesare: lascia che l'omicida sia trascinato con un gancio, alla maniera dei nostri padri, lascia che l'assassino del Senato sia trascinato con il gancio. Più feroce di Domiziano, più turpe di Nerone. Ciò che ha fatto agli altri, sia fatto a lui stesso. Sia da salvare invece il ricordo di chi è senza colpa. Si ripristinino gli onori degli innocenti, vi prego

Lo stesso Commodo, al culmine del suo regno, decise di ribattezzare la città Colonia Commodiana e si autodefinì l'Ercole Romano, ma di ciò nel film non v'è traccia. È vero anche che Commodo scese personalmente in campo contro gladiatori in battaglie manipolate a suo favore (gli avversari erano armati di spade di legno) e che sua sorella Lucilla cospirò contro di lui.

Nella scena del trionfo di Commodo è possibile contare il numero dei soldati stimandolo dal numero di "quadrati". Essendo ogni quadrato composto da 16x25=400 soldati, ed essendo rappresentati almeno 50 quadrati, il totale ammonterebbe ad almeno 20 000, pari a quattro intere legioni. Se da un lato è vero che al tempo di Commodo ormai la regola che vietava di portare armi all'interno del pomerium era un debole residuo di epoche antiche, d'altro canto quattro legioni sembrano davvero un eccesso inaccettabile.

La figura storica di Commodo era già stata trattata al cinema: era accaduto nel film peplum italiano del 1964 di Mario Caiano I due gladiatori, ma soprattutto nel film gemello (che può considerarsi la prima versione de Il gladiatore) di Anthony Mann del 1964 La caduta dell'Impero romano, con Sophia Loren, Stephen Boyd, Alec Guinness e Christopher Plummer rispettivamente nelle parti di Lucilla, del generale Livio (il protagonista al posto di Massimo), di Marco Aurelio e di Commodo.

I giochi gladiatori

Questo quadro di Jean-Léon Gérôme è stato per il regista del film, Ridley Scott, fonte di ispirazione per le sequenze di combattimento tra gladiatori nell'arena del Colosseo.[21]
Lo stesso argomento in dettaglio: Gladiatore.

Come mostrato nel film, i gladiatori erano sì schiavi, ma anche uomini ammirati e ossequiati, che in tal caso godevano di condizioni privilegiate e dell'accesso alle attrazioni più prestigiose della civiltà romana.

L'intero film sembra indicare che all'epoca ci si aspettasse che un gladiatore trovasse la morte durante i giochi e che questo evento fosse il mezzo attraverso cui i giochi gladiatori intrattenessero il pubblico. Il modo con cui essi intrattenevano il pubblico era invece dimostrare l'abilità nel combattimento dei partecipanti, ma per ottenere questo ad essere necessario era che loro restassero vivi: un gladiatore non era un semplice schiavo, ma era un individuo sul quale i proprietari avevano investito un'elevata quantità di risorse, per addestrarlo e armarlo, e quindi si lucrava su di lui facendolo partecipare ai giochi quanto più a lungo e frequentemente possibile. Da questo ne consegue che non fosse conveniente che un gladiatore morisse e che quindi la morte fosse un evento raro. Ogni gladiatore aveva la facoltà di ritirarsi dall'incontro a propria discrezione; inoltre, nel momento in cui uno dei duellanti prevaleva sull'altro, la folla esprimeva effettivamente il proprio volere circa la sorte dello sconfitto. L'ultima parola spettava all'imperatore, ma raramente questi ne decretava l'esecuzione: in tal caso, infatti, era tenuto a pagare un consistente risarcimento. Il gladiatore prossimo alla morte a causa di ferite gravi esponeva coraggiosamente il petto al vincitore.

Sembrano del tutto assenti le categorie gladiatorie. Gli scontri erano resi il più lunghi possibile facendo in modo che ogni partecipante fosse equipaggiato con armamenti che lo rendessero alla pari, sotto questo punto di vista, con l'avversario. Ogni gladiatore era assegnato quindi ad una determinata categoria, dotata di specifico equipaggiamento e intesa per combattere solo e soltanto contro gladiatori appartenenti ad altre categorie specifiche.

I gladiatori sono raffigurati come individui dal fisico scolpito e tipico di quello attribuito agli atleti odierni: in realtà erano noti per avere invece una consistente quantità di grasso addominale, in modo che gli fosse possibile venire feriti in modo sufficiente da rendere le loro ferite ben evidenti alla folla senza però rischiare di soffrire lesioni agli organi interni.

Il gesto dell'imperatore che ordinava la morte dello sconfitto non era il pollice abbassato (il proverbiale pollice verso), ma il pollice alzato, simbolo della spada sguainata (il gesto contrario, cioè il pollice richiuso nel pugno, indicava la spada rimessa nel fodero). Sebbene Scott fosse stato informato di questo, ha preferito usare il gesto classico per non confondere gli spettatori.[22]

Il rudis era effettivamente donato ai gladiatori che si erano dimostrati abbastanza abili da essere amati dalla folla, tuttavia non rappresentava né implicava la libertà del gladiatore, ma solo la possibilità di non essere più obbligato a combattere. L'oggetto che rappresentava la libertà e che veniva donato al gladiatore quando questi veniva definitivamente liberato era un berretto di lana chiamato pileo.

In uno dei combattimenti nel Colosseo, mentre Massimo affronta un erculeo gallico, alcuni schiavi fanno uscire dalle grate intorno all'arena, tenendole al guinzaglio con delle catene, delle tigri che tentano di azzannare i due: questo tipo di combattimento non era tipico dei gladiatori (che combattevano solo tra di loro), bensì dei giochi venatorii (le venationes); inoltre, in questi combattimenti, venivano perlopiù usati i leoni importati a questo scopo in grande quantità dal Nord Africa (dove tale commercio contribuì alla loro estinzione) e solo assai più di rado le tigri.

Nella scena della distribuzione del pane all'inizio dei giochi ci si potrebbe riferire alla celebre frase "panem et circenses": tuttavia è errato interpretarla come desiderio del popolo, poiché la frase era riferita ai depositi portuali nelle odierne Libia e Tunisia, da dove partivano le navi cariche di grano e animali per i giochi circensi.

Il popolo non gridava "A morte!" nei confronti dello sconfitto, ma "Jugula!" ("Tagliagli la gola!"): questo, infatti, era il sistema più rapido per uccidere lo sconfitto. Spesso però, se questo si difendeva bene e con valore, veniva risparmiato.

In uno degli epici scontri ambientati nel Colosseo, nell'arena fanno la loro comparsa anche balestre a ripetizione, che al tempo della storia narrata non esistevano. Inoltre, nella scena con le bighe che corrono nell'arena, durante il rovesciamento a terra di una di queste (quella che finisce contro il muro) si vede al suo interno, nascosta goffamente da un panno, una bombola di aria compressa (con manometro e valvola di regolazione) per gli effetti speciali di ribaltamento.

Il Colosseo

Alcune sequenze del film "a volo d'uccello" sono state ricostruite sulla base del diorama del museo della civiltà romana (all'EUR), dove è rappresentata la parte tra il foro romano fino al Colosseo stesso, compreso il tempio di Venere e Roma.
Lo stesso argomento in dettaglio: Colosseo.

Nel film si indica la famosa arena con il nome di "Colosseo"; tale denominazione risalirebbe, tuttavia, solo all'XI secolo. In precedenza la struttura era chiamata Amphitheatrum Flavium (anfiteatro Flavio), sebbene tale aspetto sia tuttora controverso.[23] In età medievale contava quasi 80.000 posti, e non i "soli" 50.000 dichiarati da Proximo. Dopo incendi e terremoti fu utilizzato come arena fino al VI secolo e poi come cimitero.

Inoltre, nella Roma ricostruita al computer per qualche scena grafica, a fianco del Colosseo appare un lago, che era il lago della Domus Aurea di un altro imperatore, Nerone: l'errore storico consiste nel fatto che questo lago della Domus Aurea venne prosciugato proprio per la costruzione dell'anfiteatro Flavio.

Nella panoramica aerea finale il Tevere apparirebbe troppo vicino all'arena. Delle montagne a nord, seppur ricordando le colline del Monte Mario, sono altissime, trattandosi di immagini dei rilievi nei dintorni della città catalana di Gerona.

Falsa anche la data dell'inaugurazione del Colosseo, fatta risalire al secondo secolo, mentre in realtà venne costruito dall'imperatore Vespasiano e inaugurato dal figlio Tito nel corso del primo, intorno all'80 d.C.

Architetture di Roma

Lo stesso argomento in dettaglio: Roma (città antica).

Nella visione aerea di Roma sono riconoscibili la basilica di Massenzio e l'arco di Costantino, edifici costruiti però nel IV secolo d.C.,[24] quindi più di un secolo dopo l'epoca di Marco Aurelio e Commodo.

Nelle panoramiche appaiono inoltre cupole proprie dell'architettura rinascimentale e successiva, simili a quelle di Sant'Andrea della Valle o di Santa Maria di Loreto, nei pressi del Vittoriano e della Colonna Traiana.

Nella scena del trionfo di Commodo appare quello che dovrebbe essere il Foro, di dimensioni enormi e completamente diverso dalla realtà.

Altre

I senatori, i generali e i personaggi illustri si salutavano chiamandosi solo per nome proprio (ad esempio "Ave Caio", "Ave Massimo", "Ave Giulio") e non anteponendo il titolo o il ruolo sociale.

La provincia dello Zucchabar, in cui sono ambientate le prime battaglie tra gladiatori prima che i personaggi arrivino a Roma, non è mai esistita. In verità Zuccabar era una piccola cittadina situata nella provincia romana della Mauretania Cesarensis, l'odierna Algeria settentrionale mediterranea. Sorgeva lungo la lunghissima strada romana che collegava Tingis (Tangeri in Marocco, che era la provincia della Mauretania Tingitania) fino a Cartagine, l'attuale Tunisi. Zucchabar era situata a sud della città costiera, di fondazione romana, di Cesarea, mentre Zucchabar stessa era di probabili origini numide: infatti verso est, lungo la strada che arrivava fino a Cartagine, sorgeva Cirta, la capitale del regno numida ancestrale, alleato dei Romani fin dagli albori della repubblica e acerrimo nemico di Cartagine (la terza guerra punica si ebbe, in un certo senso, grazie a loro).

La frase «Ave, Caesar, morituri te salutant» non veniva pronunciata dai gladiatori, ma dai condannati a morte, come ci racconta Svetonio.[25]

La celebre frase pronunciata dal generale Massimo (Russell Crowe) all'inizio del film prima della battaglia contro i Barbari «Ciò che facciamo in vita riecheggia nell'eternità» è in realtà una citazione tratta dal libro dell'Hagakure di Yamamoto Tsunetomo.[senza fonte]

I fiori presenti nella villa di Massimo, visibili nella scena dello svenimento, sono delle bougainvillea, è impossibile che questa pianta fosse presente essendo presente all'epoca solo nel continente americano sconosciuto ai romani.

Sequel

Nel giugno 2001 il produttore Douglas Wick dichiarò che era in fase di sviluppo un prequel del Gladiatore. L'anno seguente, Wick, Walter Parkes, David Franzoni e John Logan cambiarono direzione verso un sequel ambientato quindici anni dopo, dove le guardie pretoriane governano Roma e un più vecchio Lucio sta cercando di scoprire chi fosse il suo vero padre. Tuttavia, Russell Crowe era interessato a far risorgere Massimo, per approfondire ulteriormente le credenze romane sull'aldilà. Ridley Scott manifestò interesse, sebbene ammettesse che il progetto avrebbe dovuto essere rivisto in quanto aveva poco a che fare con i gladiatori. Un easter egg contenuto nel disco 2 dell'edizione estesa del film in DVD include una discussione sui possibili scenari per un seguito. Ciò include un suggerimento di Parkes che, per consentire a Russell Crowe di tornare a interpretare Massimo, un sequel potrebbe comportare un "dramma multi-generazionale su Massimo e gli Aureliani e su questo capitolo di Roma", simile nel concetto a Il padrino - Parte II.

Nel 2006 Scott dichiarò che lui e Crowe si erano avvicinati a Nick Cave per riscrivere il film, ma le loro idee entrarono in conflitto con l'idea della DreamWorks di uno spin-off che coinvolgeva Lucio, che Scott ha rivelato che sarebbe diventato il figlio di Massimo e Lucilla. Scott notò che una storia di corruzione a Roma era troppo complessa, mentre Il gladiatore aveva funzionato ai tempi grazie alla sua spinta semplice nella storia. Nel 2009, i dettagli della sceneggiatura (alla fine respinta) di Cave sono emersi su Internet: la sceneggiatura con Massimo che si reincarnava dagli dei romani e tornava a Roma per difendere i cristiani dalla persecuzione; poi trasportato in altri periodi importanti della storia, tra cui la seconda guerra mondiale, la guerra del Vietnam, e, infine, essere un generale nel Pentagono di oggi. Questa sceneggiatura di un sequel, tuttavia, venne respinta in quanto troppo inverosimile e non conforme allo spirito e al tema del film originale.[senza fonte]

Nel marzo 2017 Scott ha nuovamente affermato di avere un'idea di come si potrebbe fare un sequel e che attualmente sta cercando di convincere Russell Crowe a riprendere il suo ruolo di Massimo: "Saprei come riportare il film sullo schermo. Ho parlato di questo anche con gli studios. Mi hanno risposto: ‘ma…il personaggio è morto’. Ma esiste un modo di farlo tornare[26]".

A novembre 2018 è stato annunciato che Paramount Pictures sta sviluppando un sequel e che la Universal Pictures ha l'opzione di co-finanziare l'opera, con Scott di nuovo come regista e Peter Craig come sceneggiatore.

Nel giugno 2019 Parkes e MacDonald hanno confermato che il sequel è ancora in fase di sviluppo con Scott e Craig, dicendo: "Stiamo lavorando con Ridley Scott, è uno che non toccheremmo se non avessimo ritenuto che fosse legittimo. Stiamo lavorando anche con uno scrittore straordinario, Peter Craig. Racconta la storia 30 anni dopo... 25 anni dopo".

Il 30 settembre 2021 Ridley Scott dichiara di essere ufficialmente in fase di pre produzione e che dopo aver terminato le riprese di Napoleon comincerà quelle del sequel.[27]

Note

  1. ^ Detto Meridio perché nato a Mérida, l'antica Emerita Augusta, capitale della Lusitania.
  2. ^ (EN) Gladiator (2000) - Release dates for Gladiator
  3. ^ a b (EN) Box Office Mojo, su boxofficemojo.com. URL consultato il 31 marzo 2008.
  4. ^ Ciak, n. 8/2000
  5. ^ Ciak, n. 8/2001
  6. ^ Historia Augusta, Marco Aurelio, 12; 13; 17; 21; 22; 25; 29.
  7. ^ AAVV, Autor de la Colonne Aurélienne, Turnhout, Belgium, 2000.
  8. ^ AE 1909, 148c; AE 1929, 49; AE 1975, 701; AE 2002, 1180; CIL III, 3328.
  9. ^ J.R.Gonzalez, Historia del las legiones romanas, Madrid 2003, p. 140.
  10. ^ J.R.Gonzalez, Historia del las legiones romanas, Madrid 2003, p. 144.
  11. ^ J.R.Gonzalez, Historia del las legiones romanas, Madrid 2003, p. 146.
  12. ^ J.R.Gonzalez, Historia del las legiones romanas, Madrid 2003, p.157.
  13. ^ J.R.Gonzalez, Historia del las legiones romanas, Madrid 2003, pp.160-161.
  14. ^ J.R.Gonzalez, Historia del las legiones romanas, Madrid 2003, pp.91-92.
  15. ^ J.R.Gonzalez, Historia del las legiones romanas, Madrid 2003, p.217.
  16. ^ J.R.Gonzalez, Historia del las legiones romanas, Madrid 2003, pp.245 e 250.
  17. ^ J.R.Gonzalez, Historia del las legiones romanas, Madrid 2003, pp.101 ss.
  18. ^ Aurelio Vittore, De Caesaribus, 16.
  19. ^ Tertulliano, Apologeticum, XXV, 5.
  20. ^ Historia Augusta, Vita Marci Antonini philosophi, 13.1-6; Verus, 8.1-2.
  21. ^ Ridley Scott & Walter Parkes, Gladiator: The Making of the Ridley Scott Epic, 2000, pp.7, 24 e 25. ISBN 978-1-55704-431-0.
  22. ^ John Mitchinson, Il libro dell'ignoranza, Einaudi, 2007, pag.70, ISBN 978-88-06-19060-6.
  23. ^ Cenni storici sul Colosseo
  24. ^ The Roman Hideout - Images from Gladiator movie (2000)
  25. ^ Svetonio, Vita di Claudio, 21.6.
  26. ^ Valentina Appolloni, Ridley Scott: il regista potrebbe girare un sequel per "Il Gladiatore", in Cinematographe - FilmIsNow, 13 marzo 2017. URL consultato il 15 marzo 2017.
  27. ^ https://cinema.everyeye.it/notizie/gladiatore-2-ridley-scott-aggiorna-sequel-la-sceneggiatura-pronta-570375.html, su cinema.everyeye.it.

Bibliografia

Fonti antiche ricostruttive del periodo storico
Fonti moderne
Per saperne di più sul periodo storico
  • Autori Vari, Autor de la Colonne Aurélienne, Turnhout, Belgium, 2000.
  • A.Birley, Marco Aurelio, trad. it., Milano, 1990.
  • G.Cascarino, L'esercito romano. Armamento e organizzazione, Vol. II - Da Augusto ai Severi, Rimini 2008.
  • F.Coarelli, La colonna di Marco Aurelio, Roma 2008.
  • P.Grimal, Marco Aurelio, trad. it., Milano, 2004.
  • A.K.Goldsworthy, Storia completa dell'esercito romano, Modena 2007. ISBN 978-88-7940-306-1
  • M.Grant, The Antonines: the roman empire in transition, Londra, 1994.
  • Y.Le Bohec, L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo, Roma 1992, VII ristampa 2008.
  • A.Mócsy, Pannonia and Upper Moesia, Londra/Boston, 1974.
  • C.Scarre, Chronicle of the roman emperors, Londra 1995.
  • G.Webster, The roman imperial army, Londra 1998.

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