Il termine non binario (anche detto nonbinary o genderqueer)[1] è un termine ombrello per definire quelle identità di genere che non sono strettamente e completamente né maschili né femminili, identità quindi che sono al di fuori del binarismo di genere.[2][3][4][5] Le identità non binarie rientrano nel termine ombrello transgender, poiché le persone non binarie si identificano tipicamente con un genere diverso dal genere assegnato.[4]
Le persone non binarie possono identificarsi come aventi due o più generi (bigender o trigender),[6][7] non avere genere (agender, genderfree), spostarsi tra i generi o avere un'identità di genere fluttuante (genderfluid).[8]
Un altro termine per dire non binario è enby (dall'abbreviazione "NB").[9]
L'identità di genere è distinta e indipendente dall'orientamento sessuale.[10][11]
Nonbinary (o non-binary) è un termine ampio che include le persone che hanno un'identità di genere non binaria, quindi è chi non può essere adeguatamente rappresentato attraverso una ‘scelta’ tra la mascolinità e la femminilità.[12]
Il termine non-binary indica la non conformità al sistema del binarismo di genere, che classifica gli esseri umani nei generi maschile/femminile.[13] Secondo un sondaggio del 2011 dell'Equality and Human Rights Commission Research, circa lo 0,4% dei residenti del Regno Unito si considera in modo diverso da "uomo" e "donna".[14][15] I risultati di questo sondaggio sono da considerare un indicatore del numero minimo di persone nonbinary: anche se un numero relativamente piccolo di persone si identifica con il termine nonbinary (al punto di usare un'etichetta di genere non binario, o rifiutarsi di segnare maschio o femmina in un sondaggio), molte più persone hanno esperienza di sé stesse in modo non binario.[16]
Secondo il Gender Census 2019, il 66,4% delle persone "la cui identità di genere non è accuratamente descritta dal binario di genere di sempre, solamente e completamente femmina o sempre, solamente e completamente maschio" si descrivono utilizzando il termine nonbinary.[17]
Secondo un'ampia definizione di transgender che include tutte quelle persone la cui identità di genere è diversa dal genere che gli è stato assegnato alla nascita[18][19], le persone non-binarie possono essere incluse al di sotto dell'ombrello transgender, tuttavia una persona che si identifica parzialmente con il genere che gli è stato assegnato alla nascita oppure una persona che non ha alcuna identità di genere può ragionevolmente considerarsi esclusa dalla definizione.
Inoltre, mentre alcune persone non-binarie possono sperimentare in prima persona e riconoscersi nell'esperienza transgender, di cui la transizione è un aspetto principale, altre possono non riconoscersi nel termine transgender perché non hanno il desiderio o la volontà di effettuare una transizione, o non desiderano modificare significativamente la propria presentazione di genere.
Le persone non-binary possono provare sensazioni di malessere, alienazione e disagio, dovute all'incongruenza di genere, del tutto paragonabili alla disforia di genere[20].
I criteri di diagnosi della disforia di genere contenuti nel DSM-5, il manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali, punto di riferimento per psicologi e psichiatri in tutto il mondo, includono dal 2013 la possibilità per qualcuno che non si identifica con il genere maschile o il genere femminile di ricevere una diagnosi. Tuttavia, secondo alcuni i criteri sono ancora realizzati a partire alle persone transgender di genere binario (le donne e gli uomini transgender).[21] Citando dai criteri di diagnosi:
«4. A strong desire to be of the other gender (or some alternative gender different from one's assigned gender) 5. A strong desire to be treated as the other gender (or some alternative gender different from one's assigned gender) 6. A strong conviction that one has the typical feelings and reactions of the other gender (or an alternative gender different from one's assigned gender).» |
La traduzione in italiano è:
«4. Un forte desiderio di far parte del genere opposto (o di un genere alternativo, diverso dal genere assegnatogli alla nascita) 5. Un forte desiderio di essere trattati come l'altro genere (o di un genere alternativo, diverso dal genere assegnatogli alla nascita) 6. Una forte convinzione di avere i sentimenti e le reazioni tipiche dell'altro genere (o di un genere alternativo, diverso dal genere assegnatogli alla nascita).[22][2]» |
Anche così, i protocolli di transizione sono anch'essi indirizzati maggiormente alle persone binarie, quindi se la persona nonbinary vuole effettuare un tipo di transizione diverso da quello di una persona transgender binaria va incontro a ostacoli aggiuntivi.[23] Per questo è in corso una protesta da parte della comunità trans, e in particolare non binaria, per avere accesso ad una transizione parziale e ai micro-dosaggi nella terapia ormonale (in quanto dimezzare autonomamente la dose porta, nei successivi controlli, a compromettere la transizione sui documenti e la ricetta per le cure ormonali).
Mentre si parla di intersessualità per descrivere condizioni anatomiche e genetiche che non rientrano nella definizione tipica di corpi maschili o femminili, le identità non binarie riguardano esclusivamente la dimensione mentale, sociale e psicologica. Infatti, mentre l'intersessualità riguarda il sesso biologico, l'essere nonbinary dipende dall'identità di genere.
Anche se entrambe le situazioni possono, secondo alcuni, mettere in dubbio le idee tradizionali di sesso e genere, non bisogna confonderle, e non sarebbe corretto utilizzare l'esistenza delle condizioni di intersessualità per dimostrare l'esistenza delle identità non binarie. In primo luogo, la maggior parte delle persone intersessuali si identificano con il genere maschile o con il genere femminile.[24] Allo stesso modo, la maggior parte delle persone nonbinary alla nascita avevano caratteristiche sessuali tipiche del sesso maschile o del sesso femminile. In secondo luogo, la distinzione tra caratteristiche sessuali e identità di genere è essenziale per comprendere cosa significa essere transgender, e un ragionamento di questo tipo può creare contraddizione con questo stesso presupposto.
Un approccio più ortodosso sarebbe accettare il fatto che migliaia di persone riportino di avere identità di genere non binarie[25] come prova dell'esistenza delle persone nonbinary, allo stesso modo in cui si accetta il fatto che milioni di persone provano attrazione omosessuale, come prova dell'esistenza dell'omosessualità.[26]
Gli individui non-binary possono identificarsi come parte di una specifica categoria di "terzo genere" che è statica e stabile, oppure possono identificarsi come genderfluid, per cui l'identità di genere può variare con il tempo. Alcuni si identificano come bigender, laddove si identificano come maschio (o prevalentemente maschile) a volte o femmina (o in modo prevalentemente femminile) altre volte. Altri ancora si identificano come agender o neutrois, termini dal significato simile che possono essere interpretati come l'assenza di genere, o la presenza di un genere neutrale. Alcune persone non-binary usano solo i termini ampi non-binary o genderqueer, mentre altre usano termini specifici come androgyne, pangender e demigender. Esistono molti altri termini riconosciuti all'interno della comunità, che crescono e si modificano continuamente.
Da questo si può vedere che le identità non binarie sono ricche e complesse, e possono coinvolgere un misto o una combinazione di femminilità e mascolinità, o possono trovarsi definitivamente al di fuori di questo paradigma.[27]
Anche se nella maggior parte delle società contemporanee occidentali solo due generi sono riconosciuti al livello legale e culturale, abbiamo esempi di variazioni nel genere e di categorie di genere alternative sia nell'Europa passata, sia nell'Asia contemporanea e nelle culture dei popoli nativi delle Americhe.[1]
Se si esaminano le identità nei contesti europei, troviamo i mollies inglesi, i femminielli italiani, le vergini giurate albanesi, e gli esempi multi-contestuali di eunuchi. Questi individui erano tutti posizionati come estranei agli uomini e alle donne, senza necessariamente essere marginalizzati. Si può considerare poi il genere nel sottocontinente asiatico, attraverso gli hijra indiani, i Kathoey tailandesi, e i due esempi indonesiani degli waria, e il genere nella società Bugis. Nelle tribù delle Prime Nazioni degli Stati Uniti e del Canada esiste un ampio spettro di identità Two-Spirit, mentre in Sud America abbiamo i machi.
Questa breve casistica può supportare sia l'evidenza di una eterogeneità della varianza di genere nel mondo, sia le ragioni di chi osserva come la nozione moderna e occidentale di "binarismo di genere" sia solo una tra le varie prospettive possibili.[28]
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