Con l'entrata in guerra dell'Italia, il futuro regista si rifugia a Mürren, in Svizzera, utilizzando il cognome francese della nonna, Firmy.[2]
A Mürren fu scritto il prologo di una grande pagina del cinema italiano: Dino Risi, Giorgio Strehler e Franco Brusati, durante il loro internamento, diedero vita ad un sogno comune e fondarono un Cineclub.
Nel 1944 viene catturato dai nazifascisti e incarcerato per sette giorni.[senza fonte]Questa esperienza ha ispirato la canzone Ma mi...,[Chi lo dice?] di cui ha composto il testo, musicato da Fiorenzo Carpi.
Giorgio Strehler ha dichiarato che Ma mi non è una canzone della Resistenza, ma una canzone che parla della resistenza, del non tradire, del sapere resistere e dire di no.[3]
Nella sua lunga attività, Strehler si collega alla tradizione italiana ed europea, e alle più recenti teorie novecentesche dell'arte drammatica, con riferimento alle lezioni, tra gli altri, di Bertolt Brecht, Antonin Artaud e Louis Jouvet. Attenzione viene data all'uso dello spazio scenico, dei ritmi spettacolari e all'illuminazione.
In accordo con la categoria proposta da Luigi Squarzina[5] e accolta dalla teatrografia successiva, il lavoro di Strehler rientra nei canoni della regia critica: nei suoi spettacoli il regista cerca di restituire dignità al passato eseguendo un'interpretazione rispettosa del testo e della volontà dell'autore. Attraverso un approfondito lavoro di ricerca storica, egli cerca di raggiungere lo spirito originario dell'opera, ripulendola dei cascami della tradizione. Nel centro dell'interesse del regista sono sempre la storia, l'essere umano e le sue azioni.
Nel 1985, il governo francese gli mette a disposizione il Teatro Odeon: diverrà Il Teatro d'Europa, che dirigerà, avendo per collaboratori il critico Renzo Tian e il teatrologo croato (jugoslavo, all'epoca) e regista Peter Selem. Nel 1990, il passo successivo, con la fondazione, assieme a Jack Lang, dell'Unione dei Teatri d'Europa, un'associazione a scopo culturale, con la volontà di fondere esperienze teatrali comunitarie sotto il segno degli scambi culturali. Nello stesso anno gli viene assegnato il Premio Europa per il Teatro.
Nel 1993 verrà processato dal Tribunale di Milano, su richiesta del pubblico ministero Fabio De Pasquale, con l'accusa di truffa e malversazione relativa all'utilizzo di contributi del Fondo sociale europeo. Nel 1995 verrà completamente scagionato ed assolto in quanto "il fatto non sussiste". Il procedimento giudiziario aveva determinato una forte reazione dell'artista, che aveva annunciato "mi dimetto da italiano" trasferendosi a Lugano ed annunciando che sarebbe rientrato in Italia solo da innocente.[7][8]
Morì a Lugano la notte di Natale del 1997, durante le prove del Così fan tutte. Questa sarebbe stata la sua prima regia al nuovo Piccolo Teatro di Largo Greppi, che egli non inaugurerà mai. I funerali con grande partecipazione di cittadini e di autorità si svolsero due giorni dopo a Milano partendo dalla sede di via Rovello del Piccolo Teatro.
Le sue ceneri sono conservate nel cimitero di Sant'Anna, a Trieste, sua città natale.
Eventi
Il 10 ottobre 2005 gli è stata dedicata la via attigua al Politeama Rossetti a Trieste.
In occasione del decennale della morte, il Comune di Trieste ha realizzato un'esposizione dedicata al profilo "privato" del regista. Ideata da Roberto Canziani, l'esposizione comprende oggetti e fotografie personali, lettere, libri, documenti privati, giocattoli d'infanzia donati dalle eredi, Andrea Jonasson e Mara Bugni, e custoditi adesso nel Fondo Strehler del Civico Museo teatrale Carlo Schmidl.
La ricerca sulle radici viennesi e balcaniche delle famiglie Strehler (linea paterna) e Lovrich (linea materna) permette di far luce sulla formazione intellettuale e civile dell'artista, e mette in rilievo tratti finora poco noti della sua personalità.
Oggi il teatro di Largo Greppi, che ne salutò le spoglie con l'ouverture di Così fan tutte il giorno dei funerali, si chiama Teatro Giorgio Strehler.
Ripresa nel Teatro della Piccola Scala di Milano di "L'histoire du soldat", balletto in 2 parti, 6 scene e 11 numeri per recitanti, danzatrice e 7 strumenti di Igor' Stravinskij (21 maggio 1962)
Inaugurazione del Teatro della Piccola Scala di Milano con la prima rappresentazione di "Il matrimonio segreto", melodramma in 2 atti, 5 quadri e 20 numeri di Domenico Cimarosa (26 dicembre 1955)