Giordano Bruno Guerri Anselmi[1][2] (Monticiano, 21 dicembre 1950) è uno storico, saggista e giornalista italiano, noto studioso del XX secolo italiano, in particolare del ventennio fascista[3] e dei rapporti fra italiani e Chiesa cattolica.
Giordano Bruno Guerri è nato a Iesa, una frazione di Monticiano in provincia di Siena, figlio di Gina Guerri e di Febo Anselmi, detto Ebo. Il padre sposò Gina in seconde nozze dopo l'introduzione del divorzio in Italia.[4]
Nonostante il nome di battesimo, la famiglia gli impartì un'educazione di stampo cattolico. Ha raccontato la storia della sua famiglia, a partire dai nonni fino all'infanzia, in Ebo e Gina, pubblicato come allegato al Corriere della Sera nel luglio 2011. I genitori, contadini inurbati a Colle di Val d'Elsa (Siena), dopo avere fatto gli operai aprirono prima una trattoria, poi un negozio di alimentari, che fallì; per due anni (1963-64) lavorarono a Viareggio come coppia di domestici e nel 1965 si trasferirono con lui nell'hinterland milanese, Ospiate di Bollate, come operai. Lì alternò gli studi a lavori saltuari. Prese parte al Sessantotto "come cane sciolto ringhiante, ma non politicizzato" e conseguì la licenza liceale nel 1969. Si iscrisse quindi alla facoltà di Lettere moderne (indirizzo di Storia contemporanea) alla "Cattolica" di Milano, come dirà egli stesso poi, per la curiosità di voler conoscere la vita durante il regime fascista, a suo parere descritto troppo superficialmente dagli storici dell'epoca.[5]
Con l'inizio della frequenza universitaria andò a vivere da solo, lavorando come correttore di bozze, dapprima a domicilio e poi alla Garzanti, presso cui fu impiegato fino al 1980. Le sue Norme grafiche e redazionali, scritte nel 1971 per la Bompiani, sono tuttora in uso. Nel 1974 si laureò con una tesi su La figura e l'opera di Giuseppe Bottai, che fu pubblicata da Feltrinelli nel 1976[6].
Nel 1982 è stato uno dei curatori della mostra "Anni Trenta. Arte e cultura in Italia", allestita negli spazi di Palazzo Reale di Milano, Arengario e Galleria del Sagrato.
Nel 1985, dopo il successo ottenuto dal saggio Povera santa, povero assassino. La vera storia di Santa Maria Goretti (Mondadori), fu nominato direttore del mensile Storia Illustrata, senza essere giornalista, e svolse il praticantato come direttore, ottenendo l'iscrizione all'albo dei giornalisti nel 1986. Con una formula che collegava la storia all'attualità in 15 mesi portò le vendite da 60 a 150 000 copie, e nel 1986 fu promosso direttore editoriale della Mondadori, incarico da cui si dimise nel 1988. Nel 1989 assunse la direzione del mensile Chorus, incarico che tenne fino al 1991[5], per trasferirsi a New York.
Nel 1995 si trasferì a Roma e gli fu offerto di condurre un programma della RAI insieme a Cinzia Tani, Italia mia benché, che andò avanti fino al 1997.[5]
Dal 2003 al 2008 è stato presidente della Fondazione Ugo Bordoni, istituto di alta cultura nel settore delle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni. Nell'incarico si adoperò come "ponte fra la cultura umanistica e quella scientifica" e fondò il ForumTal, di cui è ancora presidente: Il TAL (Trattamento Automatico del Linguaggio) è la tecnologia che insegna alle macchine a comprendere, parlare e scrivere l'italiano. Il 1º aprile 2004 assunse anche la direzione de L'Indipendente, in cui si fece notare per la linea imparziale, per le critiche alla destra e per aver pubblicato in prima pagina un aforisma del poeta statunitense John Giorno: «Nessun cazzo è duro come la vita»[7]; fu sostituito nel febbraio 2005 da Gennaro Malgieri.[5]
Dal 1984 Guerri collabora con Il Giornale come opinionista.[5]
Dall'ottobre del 2008 è presidente (e dal 2014 anche direttore generale) della Fondazione Vittoriale degli Italiani, la casa di Gabriele D'Annunzio a Gardone Riviera, cui ha ridato slancio con nuove creazioni museali e l'acquisizione di opere d'arte contemporanea e di importanti documenti, portandola da 146.000 a oltre 265.000 visitatori.[5][8] Nel 2016 il ministro Dario Franceschini l'ha confermato per il terzo mandato, fino al 2021. A fine 2021, il Consiglio di Amministrazione ha rinnovato per un ulteriore quinquennio la sua nomina a presidente dell'istituzione.
Dal 2015 è presidente della Fondazione Opera pia Carità laicale e direttore del MuSa, Museo di Salò.
Nel 2016 ha fondato GardaMusei, che dirige, un'associazione culturale e turistica fra comuni, musei e altre istituzioni, che si è allargata fino a comprendere la Fondazione Guglielmo Marconi (Emilia-Romagna), la Fondazione Giovanni Pascoli (Toscana) e Istituti Italiani di Cultura all'estero.
Dopo un primo matrimonio (1983-1988) a New York con la scrittrice Gaia de Beaumont, nel 2005 Guerri si è unito alla scrittrice Paola Veneto, sposata nel 2014, dalla quale ha avuto due figli, Nicola Giordano (2006) e Pietro Tancredi (2011)[5][9][10].
Negli anni '90 si definì liberale, liberista, libertario, ex libertino, e fu in passato vicino al Partito Radicale, che ha sostenuto talvolta[11] e del quale condivide alcune battaglie come quella contro la pena di morte[12]. Ha fondato con Ida Magli un movimento culturale, "ItalianiLiberi", di matrice "antieuropeista e di libero pensiero", per il quale ha diretto il giornale Internet www.italianiliberi.it[13].
Dopo la televisione arrivò anche l'impegno pubblico: il sindaco del comune calabrese di Soveria Mannelli, Mario Caligiuri, gli propose l'incarico di assessore alla Cultura. Guerri accettò ma pose come condizione quella di definirsi "Assessore al Dissolvimento dell'Ovvio", denominazione con la quale, effettivamente, prese servizio il 1º agosto 1997[14], lasciandolo però circa un mese dopo. Tra le spiegazioni addotte per il suo repentino abbandono dell'incarico quella più singolare, da lui stesso addotta, fu «per eccesso di cene ufficiali»[14]. Nelle quattro settimane in carica tuttavia si fece notare per alcune provocatorie ordinanze, quali ad esempio il Monumento al Cassonetto, con lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'inopportunità di installare antiestetici cassonetti per la nettezza urbana in zone cittadine di pregio artistico e architettonico; nella carica fu anche il promotore della prima notte bianca in Italia, che si svolse nel paese presilano il 18 agosto 1997.[14]
È stato anche uno dei firmatari, nel 2006, del manifesto dei Riformatori Liberali, il quale chiedeva alla coalizione di centro-destra aperture su vari temi etici come eutanasia, droghe leggere, prostituzione e unioni omosessuali.[15]
Nel 1976, per l'Editore Feltrinelli, pubblica la sua tesi di laurea col titolo Giuseppe Bottai, un fascista critico.[5] Uscito contemporaneamente al volume sul "consenso" popolare al regime fascista di Renzo De Felice, il saggio lo pose fra i più autorevoli storici "revisionisti" italiani. La biografia del gerarca apre il dibattito sulla cultura fascista e i suoi sviluppi nella società italiana del Dopoguerra, argomento sul quale Guerri torna con contributi su riviste scientifiche e divulgative (ad esempio la curatela della sezione "Vita politica e sociale" della mostra Anni Trenta, organizzata dal Comune di Milano, sempre nel 1982).[5]
Seguono: la raccolta di documenti storici Rapporto al Duce (Bompiani, 1978); la biografia di Galeazzo Ciano (Bompiani, 1979), figlio di gerarca e genero di Mussolini; L'Arcitaliano. Vita di Curzio Malaparte, basato su documentazioni inedite sulla vita dello scrittore; il saggio su Italo Balbo chiude la quadrilogia sulla classe dirigente fascista.[5]
Cura la pubblicazione dei Diari di Giuseppe Bottai in due volumi (I: 1935-1944; II: 1944-1948) editi da Rizzoli, nel 1982 e 1988.
Nel 1983 pubblica Io, l'infame (Mondadori, 1983), biografia del brigatista rosso Patrizio Peci, scritta assieme al terrorista in due settimane mentre Peci si teneva nascosto dagli ex compagni.[5]
Nonostante la formazione cattolica, Guerri si definisce ateo.[16] Non si è occupato di questioni religiose fino a 32 anni, quando iniziò a scrivere Povera santa, Povero assassino, la storia di Maria Goretti. Polemiche ha suscitato anche il libro Io ti assolvo, il resoconto di confessioni fatte in giro per l'Italia in cui si sottolineavano differenze tra diversi confessori cattolici sugli stessi argomenti e prassi penitenziali, a suo dire discutibili. Questi due libri hanno ricevuto dure critiche dal Vaticano e dagli ambienti cattolici in generale. Anticlericalismo e interesse laico verso la spiritualità sono comparsi più volte anche nella sua esperienza televisiva.[5]
Altro lavoro divulgativo è Fascisti. Gli italiani di Mussolini, il regime degli italiani (Mondadori, 1995).
Nel 1992 pubblica Gli italiani sotto la Chiesa. Da san Pietro a Mussolini (Mondadori) e nel 1997 L'Antistoria degli italiani. Da Romolo a Giovanni Paolo II, uscita aggiornata nel giugno 2018. Altre importanti opere sono le biografie di Ernesto Buonaiuti, Gabriele d'Annunzio e Filippo Tommaso Marinetti.[5]
Nel 2019, ha pubblicato Disobbedisco. Cinquecento giorni di rivoluzione a Fiume (Mondadori), nel quale sostiene che d'Annunzio e la sua impresa non furono fasciste.
Le sue opere sono tradotte in croato, francese, inglese, olandese, polacco, portoghese, serbo, spagnolo, tedesco, ungherese.
Nel luglio 2019 vince il Premio letterario "La Tore isola d'Elba" già assegnato a Camilleri, Vitali, Cazzullo, Veltroni e Daverio, tra gli altri.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 110820022 · ISNI (EN) 0000 0001 0935 0443 · SBN CFIV059776 · LCCN (EN) n79093262 · GND (DE) 118120123 · BNE (ES) XX1721280 (data) · BNF (FR) cb11906199g (data) · J9U (EN, HE) 987007273524305171 · CONOR.SI (SL) 42476899 · WorldCat Identities (EN) lccn-n79093262 |
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