Gianni Minà

Gianni Minà al Giffoni Film Festival nel 2010

Gianni Minà (Torino, 17 maggio 1938Roma, 27 marzo 2023[1]) è stato un giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano.

Annoverato tra i più importanti giornalisti italiani, collaborò con quotidiani e settimanali italiani e stranieri, realizzò centinaia di reportage per la Rai, ideò e condusse programmi televisivi, girò film documentari su Che Guevara, Muhammad Ali, Fidel Castro, Rigoberta Menchú, Silvia Baraldini, il subcomandante Marcos, Diego Armando Maradona.

Minà fu editore e direttore della rivista letteraria Latinoamerica e tutti i sud del mondo dal 2000 al 2015: fu anche direttore della collana di Sperling & Kupfer Continente desaparecido, dedicata a realtà e autori latinoamericani. Pubblicò numerosi libri sull'America Latina.

Nel 2003 fu eletto nell'assemblea della SIAE e fece parte del comitato che ideò e realizzò Vivaverdi, la rivista degli autori italiani. Nel 2007 ricevette[2] il Premio Kamera della Berlinale per la carriera, il più prestigioso premio al mondo per documentaristi.

Biografia

Gianni Minà durante una sua intervista con Sergio Leone, Federico Fellini e Giulietta Masina negli anni ottanta

Gianni Minà era nato a Torino da una famiglia di origini siciliane. Il nonno paterno era di Castelbuono, in provincia di Palermo, "dove fanno dolci con la manna e i panettoni giganti", come ha scritto lui stesso nella sua autobiografia, Storia di un boxeur latino (Minimum Fax), mentre la famiglia materna, con la madre Francesca e i nonni Giovanni e Nella, erano della Città Metropolitana di Messina. Il nonno materno Giovanni Impallomeni, di cui portava fiero il nome, era di Messina, professore all'Università della città dello Stretto, morto durante il terremoto del 1908. Di Lipari era la nonna materna Nella, trasferitasi a Trieste con la figlia dopo la scomparsa del marito e la catastrofe del sisma. Originaria di Asti era invece la nonna paterna.

Trascorse parte della sua infanzia a Brusasco, sempre sito nella provincia torinese,[3] per via dei bombardamenti che interessarono la città durante la seconda guerra mondiale.[3]

Tifoso del Torino Football Club[4] fin dai tempi del Grande Torino,[5] incominciò la carriera giornalistica proprio in ambito sportivo nel 1959 a Tuttosport, di cui fu poi direttore dal 1996 al 1998. Nel 1960 ha esordito alla Rai come collaboratore dei servizi sportivi per le Olimpiadi di Roma. Nel 1965, dopo aver esordito al rotocalco televisivo di genere sportivo Sprint, diretto da Maurizio Barendson, iniziò a realizzare reportage e documentari per rubriche che hanno evoluto il linguaggio giornalistico della televisione, come Tv7, AZ, un fatto come e perché, i Servizi speciali del TG, Dribbling, Odeon. Tutto quanto fa spettacolo, Gulliver.

Minà seguì otto mondiali di calcio e sette olimpiadi, oltre a decine di campionati mondiali di pugilato, fra cui quelli, diventati storici, dell'epoca di Muhammad Ali.

Realizzò una Storia del Jazz in quattro puntate, programmi sulla musica popolare centro e sudamericana (come ad esempio Caccia al bisonte con Gianni Morandi) e una storia sociologica e tecnica della boxe in 14 puntate, intitolata Facce piene di pugni.

Fu tra i fondatori dell'altra domenica con Maurizio Barendson e Renzo Arbore. Nel 1976, dopo 17 anni di precariato, venne assunto al Tg2 diretto da Andrea Barbato e iniziò a raccontare la grande boxe e l'America dello show-business, ma anche i conflitti sociali delle minoranze. In quegli anni ebbero inizio anche i reportage dall'America Latina che hanno caratterizzato la sua carriera. Nel 1978, mentre seguiva come cronista il campionato mondiale di calcio 1978, venne ammonito e poi espulso dall'Argentina per aver fatto domande sui desaparecidos al capitano di vascello Carlos Alberto Lacoste (capo dell'ente per l'organizzazione del mondiale) durante una conferenza stampa, e aver cercato poi di raccogliere informazioni.[6]

Nel 1981 il presidente Sandro Pertini gli consegnò il Premio Saint Vincent come miglior giornalista televisivo dell'anno. Nello stesso periodo, dopo aver collaborato a due cicli di Mixer di Giovanni Minoli, dal 1981 al 1984 esordì come autore e conduttore di Blitz, un programma innovativo di Rai 2 che occupava tutta la domenica pomeriggio e nel quale intervennero fra gli altri Federico Fellini, Giulietta Masina, Sergio Leone, Eduardo De Filippo, Robert De Niro, Jane Fonda, Betty Faria, Gabriel García Márquez, Enzo Ferrari, Fabrizio De André, Giorgio Gaber, Léo Ferré, Tito Schipa Jr. e Muhammad Ali, che Minà ha seguito in tutta la sua carriera e al quale ha dedicato un lungometraggio intitolato Cassius Clay, una storia americana.

Nel 1987 intervistò una prima volta per 16 ore il presidente cubano Fidel Castro, in un documentario dal quale fu tratto un libro pubblicato in tutto il mondo. Da quello stesso incontro fu ricavato Fidel racconta il Che, un reportage nel quale il leader cubano per la prima e unica volta raccontò l'epopea di Ernesto Che Guevara. L'intervista fu ripetuta nel 1990, dopo il tramonto del comunismo. I due incontri furono riuniti nel libro Fidel. Il prologo alla prima intervista con Fidel Castro fu scritto da Gabriel García Márquez; quello alla seconda, dallo scrittore brasiliano Jorge Amado.

Nel 1991 realizzò il programma Alta classe, una serie di profili di grandi artisti come Ray Charles, Pino Daniele, Massimo Troisi e Chico Buarque de Hollanda. Nello stesso anno presentò La Domenica Sportiva e ideò il programma di approfondimento Zona Cesarini, che seguiva la tradizionale rubrica riservata agli eventi agonistici.

Tra gli altri programmi realizzati: Un mondo nel pallone, Ieri, oggi... domani? con Simona Marchini ed Enrico Vaime e due edizioni di Te voglio bene assaje, lo show ideato da Lucio Dalla e dedicato uno alle canzoni di Antonello Venditti e l'altro a quelle di Zucchero Fornaciari. Fra i documentari di maggior successo, alcuni di carattere sportivo su Nereo Rocco, Diego Maradona, Michel Platini, Ronaldo, Carlos Monzón, Nino Benvenuti, Edwin Moses, Tommie Smith, Lee Evans, Pietro Mennea e Muhammad Ali.

Nel 1992 incominciò un ciclo di opere rivolte al continente latinoamericano:

  • Storia di Rigoberta sul Nobel per la pace Rigoberta Menchú (premiato a Vienna in occasione del summit per i diritti umani organizzato dall'ONU),
  • Immagini dal Chiapas (Marcos e l'insurrezione zapatista) presentato al Festival di Venezia del 1996;
  • Marcos: aquí estamos (un reportage in due puntate sulla marcia degli indigeni Maya dal Chiapas a Città del Messico con un'intervista esclusiva al subcomandante realizzata insieme allo scrittore Manuel Vázquez Montalbán);
  • Il Che quarant'anni dopo ispirato alla vicenda umana e politica di Ernesto "Che" Guevara.

Nel 2001 Minà firmò Maradona: non sarò mai un uomo comune un reportage-confessione di 70 minuti con Diego Maradona alla fine dell'anno più sofferto per la vita dell'ex calciatore. Nel 2004 realizzò un progetto inseguito per undici anni e basato sui diari giovanili di Ernesto Guevara e del suo amico Alberto Granado quando, nel 1952, attraversarono in motocicletta l'America Latina, partendo dall'Argentina e proseguendo per il sud del Cile, il deserto di Atacama, le miniere di Chuquicamata, l'Amazzonia peruviana, la Colombia ed il Venezuela. Dopo aver collaborato alla costruzione del film tratto da questa avventura e intitolato I diari della motocicletta diretto da Walter Salles e prodotto da Robert Redford e Michael Nozik, Minà diresse il lungometraggio In viaggio con Che Guevara, ripercorrendo con l'ottantenne Alberto Granado quell'avventura mitica. L'opera, invitata al Sundance Festival, alla Berlinale e ai Festival di Annecy, di Morelia (Messico), di Valladolid e di Belgrado, vinse il Festival di Montréal ed in Italia il Nastro d'argento, il premio della critica.

Collaboratore per anni di la Repubblica, l'Unità, Corriere della Sera e il Manifesto, Minà realizzò dal 1996 al 1998 il programma televisivo Storie, dove intervennero tra gli altri il Dalai Lama, Jorge Amado, Luis Sepúlveda, Martin Scorsese, Naomi Campbell, John John Kennedy, Pietro Ingrao; programma dal quale furono tratti due libri. Un suo saggio Continente desaparecido, realizzato con interviste a Gabriel García Márquez, Jorge Amado, Eduardo Galeano, Rigoberta Menchú, mons. Samuel Ruiz García, Frei Betto e Pombo e Urbano, compagni sopravvissuti a Che Guevara in Bolivia, ha dato il titolo a una collana di saggi sull'America Latina edita dalla Sperling & Kupfer.

Nel 2003 Minà scrisse Un mondo migliore è possibile, un saggio sulle idee germogliate al Forum sociale mondiale di Porto Alegre che hanno cambiato l'America Latina. L'opera fu tradotta in lingua spagnola, portoghese e francese.

Il suo penultimo lavoro editoriale, edito sempre dalla Sperling & Kupfer, si intitolò Politicamente scorretto, un giornalista fuori dal coro, raccolta di suoi articoli e saggi pubblicati tra il 1990 e il 2007 su la Repubblica, l'Unità, il Manifesto, Latinoamerica, costituenti un autentico esercizio di controinformazione sugli avvenimenti più diversi e controversi dei primi anni del terzo millennio. Nel 2007 Minà, per la GME Produzioni S.r.l., Rai Trade e La Gazzetta dello Sport, fece uscire Maradona, non sarò mai un uomo comune, la storia del mitico calciatore argentino in 10 Dvd. L'opera, con 1 200 000 copie vendute si è rivelata record di vendite negli ultimi dieci anni.

Nel 2008 produsse il film documentario Cuba nell'epoca di Obama, un viaggio nella Cuba del passato con interviste a personaggi storici dell'isola come Roberto Fernández Retamar o la ballerina classica Alicia Alonso, e in quella del futuro, con interviste alle nuove generazioni nelle scuole d'avanguardia. Questo documentario fece vincere a Minà il suo secondo Nastro d'argento nel 2012. Sempre nel 2008 andò in onda su Rai 3 La stagione di Blitz, un programma in 10 puntate, parziale rivisitazione del primo anno del programma di Minà Blitz, della stagione televisiva 1983-85.

Nel 2014, con Rai Eri, distribuito dalla Rizzoli, uscì Il mio Alì, un libro-raccolta di articoli scritti da Minà su Muhammad Alì dal 1971 a oggi. Minà ebbe sempre una attenzione particolare per campioni complessi come Maradona, Pietro Mennea, Tommie Smith, Lee Evans, Roberto Baggio, Alberto Tomba, Marco Pantani.

Nel 2015 Minà produsse Papa Francesco, Cuba e Fidel, un reportage sulla storica visita del Pontefice argentino avvenuta a Cuba nel settembre del 2015 e con il quale vinse, nel 2016, l'Award of Excellence all'ICFF di Toronto, Canada. Infine, nel 2016, Minà produsse L'ultima intervista a Fidel Castro, della durata di 40 minuti, effettuata alcuni mesi prima della scomparsa dello storico leader cubano. Dal 2000 al 2015 Minà diresse con Alessandra Riccio la storica rivista letteraria Latinoamerica e tutti i sud del mondo, un trimestrale di geopolitica dove hanno scritto gli intellettuali più prestigiosi del continente americano.

Nel 2017 uscì il libro-intervista Così va il mondo, con Giuseppe De Marzo, dove Minà raccontò cinquant'anni di giornalismo con un'attenzione particolare ai diritti dei più deboli ed a chi si ribella alle ingiustizie in Italia, negli Stati Uniti, in America latina, ovunque.

Nel 2020 Minà pubblicò il libro autobiografico Storia di un boxeur latino, edito da Minimum fax.

È morto dopo una breve malattia cardiaca il 27 marzo 2023 a Roma, presso la clinica Villa del Rosario, a 84 anni: [7] l'annuncio è stato dato dalla famiglia. La camera ardente è stata aperta il 29 marzo dalle ore 10 alle 19, presso la sala della Protomoteca in Campidoglio; il funerale verrà celebrato il giorno dopo, in forma privata, presso il santuario della Verna.[8][9]

Vita privata

Si sposò con la cubana Georgina García Menocal, dalla quale ebbe la figlia Marianna. Convolò poi a seconde nozze con la sua segretaria Loredana Macchietti, che gli diede le altre figlie Francesca e Paola, e che gli è rimasta accanto fino alla morte.[10]

Opere

Programmi TV

Riconoscimenti

  • Nel 1981 il presidente Pertini gli consegnò il Premio Saint Vincent come miglior giornalista televisivo dell'anno.
  • Nel 2004 ha vinto, per il film documentario In viaggio con Che Guevara, il primo premio nel settore documentari al Festival di Montréal, il Nastro d'argento in Italia e L'Agave di Cristallo per la qualità dei dialoghi.
  • Nello stesso anno gli sono stati assegnati il Premio Flaiano e il Premio Vittorini per il giornalismo televisivo.
  • Nel 2007 ha vinto, per la collezione di documentari Cuban Memories il premio Berlinale Kamera alla carriera al Festival di Berlino e il premio alla carriera al festival di Siviglia.
  • Il 28 luglio 2009 il Comune di Castelbuono, paese d'origine del nonno paterno, gli conferisce la cittadinanza onoraria a margine dell'84 edizione del Giro Podistico, la corsa su strada più antica d'Europa.
  • Nel 2010 al Giffoni Film Festival gli è stato conferito il "Premio Speciale Vittorio Mezzogiorno" da Giovanna Mezzogiorno.
  • Nel 2012, ha vinto la targa Nastri d'argento, settore documentari, per l'opera Cuba nell'epoca di Obama («Per l'infaticabile, enciclopedica, unica capacità di raccontare controcorrente nel giornalismo mondiale la realtà sociale e politica di Cuba con un'appassionante ricerca, anche cinematografica.»).
  • Sempre nello stesso anno, il 15 luglio, gli è stato conferito il "Premio Trabucchi d'Illasi alla Passione Civile", 6ª edizione.[11]
  • Nel 2016, per Papa Francesco, Cuba e Fidel, ha vinto all'ICFF di Toronto, Canada, l'Award of Excellence.
  • Nel 2017 ha vinto il 3° Nastro d'argento alla carriera.
  • L'8 giugno 2019 il sindaco di Napoli Luigi de Magistris gli ha conferito la cittadinanza onoraria napoletana[12]
  • Il 12 luglio dello stesso anno riceve la laurea honoris causa dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
  • Il 29 gennaio 2022 ha ricevuto la cittadinanza onoraria del comune brusaschese dal sindaco Giulio Bosso.[3]

Onorificenze

Cittadinanza onoraria della città di Napoli - nastrino per uniforme ordinaria Cittadinanza onoraria della città di Napoli
— Napoli, 8 giugno 2019[13]

Note

  1. ^ Morto Gianni Minà, il giornalista e conduttore televisivo aveva 84 anni, in Il Mattino, 27 marzo 2023. URL consultato il 27 marzo 2023.
  2. ^ (DEEN) 30.01.2007: Berlinale Kameras für Gianni Minà, Márta Mészáros, Dorothea Moritz und Ron Holloway
  3. ^ a b c Emiliano Rozzini, Il giornalista Gianni Minà: "Cuore pieno di gioia e tenerezza, Brusasco parte della mia infanzia", su giornalelavoce.it, 26 gennaio 2022.
  4. ^ Il dolore del Torino: "Fedele innamorato granata, ci mancherai tanto", su La Gazzetta dello Sport. URL consultato il 1º aprile 2023.
  5. ^ Minà, la fede granata e il Grande Torino: “Era facile innamorarsi di quella squadra”, su Toro News. URL consultato il 1º aprile 2023.
  6. ^ redazione, Gli scomparsi, su Spazio Napoli - News Napoli Calcio e Calciomercato Napoli, 27 febbraio 2012. URL consultato il 27 marzo 2023.
  7. ^ Morto Gianni Minà, il giornalista e conduttore televisivo aveva 84 anni, su ilmattino.it, 27 marzo 2023. URL consultato il 27 marzo 2023.
  8. ^ Redazione, Addio a Gianni Minà, domani la camera ardente in Campidoglio. I funerali in forma privata., in Open, 28 marzo 2023.
  9. ^ Luca Cirillo, "Ca..o Minà, quanto ci manchi", Bartoletti riporta le parole di fra Francesco., in Areanapoli.it, 30 marzo 2023.
  10. ^ Elvira Serra, Quando Loredana raccontava il marito Minà: «Il suo dono? Farti sentire accolto senza pregiudizio», su Corriere della Sera, 28 marzo 2023. URL consultato il 1º aprile 2023.
  11. ^ Sito del Premio Trabucchi, su premiotrabucchi.it (archiviato dall'url originale il 10 aprile 2015).
  12. ^ Comune di Napoli, Gianni Minà, cittadino napoletano, su multimediale.comune.napoli.it. URL consultato il 27 marzo 2023.
  13. ^ Napoli, cittadinanza onoraria a Gianni Minà, su la Repubblica, 30 maggio 2019. URL consultato il 27 marzo 2023.

Altri progetti

Collegamenti esterni

Predecessore Direttore di Tuttosport Successore
Franco Colombo 1996-1998 Xavier Jacobelli
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