Festival di Sanremo | |
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Festival della canzone italiana | |
Luogo | Sanremo, ![]() |
Anni | 1951 – presente |
Frequenza | annuale |
Fondato da | Angelo Nicola Amato e Angelo Nizza |
Date | gennaio – marzo |
Genere | musicale |
Organizzazione | Rai (dal 1951) Publispei (1979-1988) OAI (1989-1993) |
Sito ufficiale | rai.it/programmi/sanremo |
Il Festival della canzone italiana, più comunemente Festival di Sanremo o anche semplicemente Sanremo, è un festival musicale che si tiene ogni anno in Italia, a Sanremo, a partire dal 1951. Vi hanno preso parte come concorrenti, ospiti o compositori, molti dei nomi più noti della musica italiana. È uno dei più importanti e longevi festival musicali al mondo.
Rappresenta uno dei principali eventi mediatici italiani, con un certo riscontro anche all'estero, in quanto viene trasmesso in diretta sia televisiva, in Eurovisione, sia radiofonica. La statuetta del Leone di Sanremo è il riconoscimento più prestigioso per i musicisti e gli interpreti italiani di musica leggera.
I brani in gara al festival vengono selezionati nei mesi immediatamente precedenti da un'apposita commissione sulla base delle candidature pervenute. Tali brani, che devono essere stati composti da autori italiani con testi in lingua italiana o, in alternativa, anche in una lingua regionale italiana, vengono proposti da diversi interpreti e devono essere inediti, quindi mai eseguiti pubblicamente prima della competizione, pena la squalifica. Essi vengono votati da giurie scelte (demoscopiche, di addetti ai lavori, di consumatori) e/o mediante il voto popolare sotto forma di televoto (in passato anche tramite concorsi di vario genere come il Totip), le quali proclamano e premiano i tre brani più votati, in alcuni casi i soli vincitori assoluti, tra quelli in gara nella sezione principale, denominata a seconda delle edizioni Big, Campioni o Artisti (talvolta con ulteriori suddivisioni quali Donne, Uomini, Gruppi e Classic), e in quella degli artisti meno noti, definita generalmente Nuove proposte o Giovani. Vengono assegnati anche altri riconoscimenti speciali, tra cui il Premio della Critica, creato ad hoc dalla stampa specializzata nel 1982 per premiare la qualità del brano di Mia Martini E non finisce mica il cielo e intitolato alla stessa cantante a partire dall'edizione successiva alla sua scomparsa (1996).
Durante le edizioni della prima metà degli anni ottanta, gli artisti in gara si esibivano in playback ma fu solo dopo l'edizione del 1985, in cui Claudio Baglioni fu invitato per ricevere il premio alla "canzone del secolo" e si esibì dal vivo in un assolo di pianoforte e voce in un'edizione dominata dal playback, che tutti i cantanti iniziarono ad esibirsi dal vivo.
In origine la sede della kermesse era il salone delle feste del Casinò di Sanremo e il periodo di svolgimento era variabile tra gennaio e marzo, mentre dal 1977 si svolge presso il teatro Ariston della città ligure (a parte l'edizione del 1990, svoltasi al nuovo mercato dei fiori di Bussana, frazione del comune di Sanremo), in un periodo che, dal 1983, oscilla tra i primi giorni di febbraio e la prima decade di marzo.
Dal 1956 (ad eccezione del periodo tra il 1998 e il 2010 e di molte altre occasioni) il vincitore della competizione ottiene il diritto di rappresentare l'Italia all'Eurovision Song Contest, che trae ispirazione proprio dal festival italiano. Tuttavia ciò non rappresenta un obbligo per il cantante, che può rimettere alla Rai la decisione sul rappresentante italiano.
Nel 1948 e 1949 si tennero a Viareggio le prime due edizioni del Festival della Canzone Italiana, nate da un'idea del 1947 di Aldo Valleroni e poi interrotto nel 1950 a causa di problemi economici, e che sarebbero state la genesi del futuro Festival di Sanremo[1][2][3][4]. La prima edizione viareggina, ospitata alla "Capannina del Marco Polo", si tenne il 25 agosto 1948 e fu vinta da Serenata al primo amore di Pino Moschini; la seconda, nella medesima sede l'anno seguente, vide il successo de Il topo di campagna di Narciso Parigi[5].
L'idea di un Festival della Canzone italiana venne ripresa a Sanremo due anni dopo, ma a differenza dell'esperienza toscana, fu deciso di ospitare l'evento nella "stagione morta" invernale, per incrementare le presenze quando il turismo balneare è pressoché assente.
Durante un colloquio l'allora direttore delle manifestazioni e delle pubbliche relazioni del casinò di Sanremo, Angelo Nicola Amato, e il conduttore radiofonico Angelo Nizza, assiduo frequentatore del casinò municipale, decisero di creare una manifestazione di carattere musicale. Nizza allora cercò di trovare un accordo con l'EIAR a Torino, mentre Amato si recò a Milano per spargere la voce tra le case discografiche e spingerle ad inviare i propri cantanti.
Il 29 gennaio 1951 si tenne la prima edizione nel salone delle feste del casinò, condotta da Nunzio Filogamo, particolarmente noto per il suo saluto radiofonico agli "amici vicini e lontani". A questa edizione presero parte 3 interpreti, Nilla Pizzi, il Duo Fasano e Achille Togliani, che si alternarono nell'esibizione di 20 brani inediti. L'evento fu accolto molto freddamente dalla stampa e dai critici musicali dell'epoca, così come dal pubblico in sala che continuò a cenare e parlottare durante le esecuzioni. A vincere la prima storica edizione fu Nilla Pizzi con Grazie dei fiori.[6]
La musica cambiò per la seconda edizione, che trovò un maggiore riscontro dagli autori e dagli editori musicali.[7] I partecipanti salirono a 5, ma a vincere, come l'anno prima, fu Nilla Pizzi con la «serenata popolareggiante» Vola colomba, che si aggiudicò anche il resto del podio con Papaveri e papere e Una donna prega, risultato mai più ripetuto nella storia del festival.[8][9]
L'edizione del 1953 segnò il primo cambio nel regolamento di un certo rilievo: venne infatti introdotto l'obbligo della doppia interpretazione per ogni brano musicale con una diversa orchestra: una di tipo "classico" (in quell'anno diretta da Cinico Angelini) e una di tipo più "moderno" (condotta in quell'occasione da Armando Trovajoli).[7][10]
La quinta edizione fu la prima edizione trasmessa in diretta radio-televisiva dal Programma Nazionale e la prima edizione in cui la finale fu trasmessa in Eurovisione.[11] Nell'edizione del 1956, in via del tutto eccezionale, i sei partecipanti al Festival furono selezionati con un concorso per "voci nuove", a cui presero parte 6.656 aspiranti[12], e, sempre nel 1956, si tenne la prima edizione dell'Eurovision Song Contest, ispirato dallo stesso Festival di Sanremo, al quale prese parte anche l'Italia con la vincitrice dell'edizione, Franca Raimondi, e la seconda classificata, Tonina Torrielli.[13]
A dominare il Festival nelle sue prime edizioni fu la canzone tradizionale italiana,[14] all'epoca poco apprezzata,[15] il cui testo «non esce di un millimetro dal solco Dio-Patria-Famiglia».[16] Tuttavia, già con Papaveri e papere (oggi nota come una sottile presa in giro rivolta alla Democrazia Cristiana e, al contempo, come un accenno di denuncia della condizione di subalternità della donna nella società italiana dell'epoca)[17] e poi con Canzone da due soldi di Katyna Ranieri, iniziò a farsi spazio un tipo di canzone diversa da quelle «così proverbialmente sciroppose e stucchevoli»,[18] con un lessico più colloquiale e allegro.[12] Fu comunque solo nell'edizione del 1958, con la vittoria di Domenico Modugno (in coppia con Johnny Dorelli) e la sua Nel blu dipinto di blu,[19][20] che si aprì una nuova fase per il Festival e per la canzone italiana: quella della «commistione di autore e interprete», che fu confermata nel 1960 con la vittoria di Renato Rascel con Romantica in coppia con Tony Dallara.[21]
Gli anni sessanta si aprirono con l'improvvisa decisione della SIAE di vietare la partecipazione dei propri autori all'edizione del 1961, che però non fu seguita dalla maggioranza degli aderenti.[22] Negli anni successivi si registrò l'inizio della cosiddetta "era Bongiorno" (dal nome del conduttore Mike Bongiorno che presentò le edizioni dal 1963 al 1967)[23][24] e fecero il loro esordio sul palco gli "urlatori" come Mina (la quale, dopo la delusione per non essere nemmeno salita sul podio nel 1961, decise di non prendere mai più parte al Festival come concorrente),[25] Adriano Celentano e Bobby Solo, i cantautori come Gino Paoli e Umberto Bindi e i gruppi beat (questi ultimi «sopportati più che supportati»,[26] anche per problemi di organizzazione).[27][28]
A vincere però fu perlopiù la musica melodica: la vittoria più rilevante del periodo fu quella di Gigliola Cinquetti al Festival del 1964 con Non ho l'età (per amarti), con la quale vinse anche l'Eurovision Song Contest dello stesso anno.[29] Sempre nel 1964 venne estesa la partecipazione anche ai cantanti stranieri, che parteciparono in forze a quell'edizione (fra i tanti Paul Anka, Gene Pitney, Ben E. King e Antonio Prieto):[30] la nuova regola fu «pensata come confronto tra interpreti italiani e stranieri», ma soprattutto «aspirava sia ad arricchire di nuova linfa la musica leggera sia a esportare oltre i pochi consueti mercati la nostra produzione».[31] Questa innovazione fu tuttavia abbandonata già con l'edizione del 1966.[32]
Nel frattempo, i temi sociali e la contestazione iniziarono ad apparire sul palco del Casinò. Nell'edizione del 1966, Adriano Celentano presentò Il ragazzo della via Gluck, subito eliminata dalla competizione; l'anno successivo, gli intenti "rivoluzionari" (sebbene estremamente edulcorati) dei giovani fecero capolino con La rivoluzione di Gianni Pettenati e Proposta de I Giganti. Il 1967 viene ricordato soprattutto per il suicidio del cantautore genovese Luigi Tenco, la cui canzone Ciao amore, ciao (cantata in coppia con Dalida e che raccontava il disagio di un Paese che, nonostante il miracolo economico, aveva «ancora sacche paurose di povertà e di indigenza») fu eliminata dalla finale.[33][34][35] La morte di Tenco, semplicemente accennata, «tacendo persino il nome della vittima», durante il festival da Mike Bongiorno, «concluse la fase aurea del racconto di Sanremo», dando inizio ad «un convulso lungo periodo dopo il quale l'Italia non fu più la stessa e, conseguentemente, neppure la trama che il Festival ne forniva».[36]
Nonostante questo, l'edizione del 1968 «costituì il maggiore sforzo dell'aspirazione del Festival a rappresentare sul piano della musica leggera tutto ciò che si muoveva nel paese»:[37] presentata per la prima volta da Pippo Baudo,[23] vide la vittoria di Sergio Endrigo (tanto a testimonianza dell'imporsi dei cantautori nel mercato musicale, quanto una sorta di "vittoria di compensazione" per quanto accaduto con Tenco).[38][39] Sempre in quella edizione, esordirono anche Fausto Leali, Al Bano e Massimo Ranieri, «tutti e tre, in modi diversi, ben piantati nei caratteri eterogenei dei ragazzi di allora».[40]
Le tre edizioni del 1969 (vinta da Iva Zanicchi e Bobby Solo con Zingara), 1970 (vinta da Celentano e Claudia Mori con Chi non lavora non fa l'amore) e 1971 (vinta da Nada e Nicola Di Bari con Il cuore è uno zingaro), ma soprattutto i grandi successi di Lucio Dalla (4/3/1943 nel 1971 e Piazza Grande nel 1972) e Roberto Vecchioni (L'uomo che si gioca il cielo a dadi nel 1973)[41] «non evidenziarono pienamente la crisi della manifestazione», che ormai si avviava a un periodo di declino.[42] A partire dal 1973, la Rai decise di trasmettere solo la serata finale del Festival[43][44] e «anche la tanto sbandierata trasmissione in Eurovisione accomunava in realtà l'Italia alle aree arretrate dell'Est e dell'Ovest: nel 1973, infatti, si collegarono l'URSS e i paesi del socialismo reale» così come «Turchia, Cipro, Spagna e Portogallo, ove ancora per poco sopravvissero i fascismi»,[45] mentre dal punto di vista musicale, il Festival virò pesantemente sulla via «dell'erotismo in pillole e della pornografia casareccia», in «un trionfo di seni e cosce» e di canzoni che fanno riferimento agli stessi «irritanti stereotipi dell'erotismo da celluloide»,[46] al punto che l'edizione del 1975 «fu la più infelice e, se si vuole, la più insulsa nello scollamento tra realtà e rappresentazione».[47]
Fu comunque in questo periodo che si sperimentarono varie formule per il Festival. L'edizione del 1974 vide i 28 interpreti in gara divisi in due gruppi, ossia 14 "Big" (già qualificati alla serata finale) e 14 "aspiranti", che si sarebbero sfidati per gli ultimi 4 posti disponibili. L'edizione del 1976 vide i partecipanti divisi in cinque gruppi, ciascuno con due interpreti "capigruppo" automaticamente qualificati alla finale, ma soprattutto per la prima volta scomparve l'orchestra (sostituita dalle basi musicali). Eliminazioni e gruppi furono aboliti nel 1977, anche perché le canzoni in gara quell'anno erano solo 12, ma già nell'edizione successiva venne ripristinata la divisione in categorie ("Solisti", "Complessi" e "Cantautori"), i cui vincitori si sarebbero poi affrontati per il titolo.[48] In ultimo, si assistette al "trasloco" (inizialmente provvisorio causa lavori di ristrutturazione, poi divenuto definitivo) del Festival dal Casinò di Sanremo al teatro Ariston.[49]
Il Festival 1980 segnò il primo segnale di rottura dell'andamento declinante: la presentazione di Claudio Cecchetto, Roberto Benigni e Olimpia Carlisi rappresentò la prima occasione in cui il presentatore non svolgeva un ruolo di «mero officiante», ma di «protagonista del racconto», fu ripristinata la suddivisione in due categorie, una per le "nuove proposte italiane" (che si sarebbero contesi 8 posti alla serata finale) e una per i "Big italiani e stranieri" (18 canzoni già qualificate alla serata finale), ma soprattutto fu nuovamente abbandonata l'orchestra per le basi registrate (nel corso degli anni ottanta vi furono edizioni in cui i cantanti si esibirono addirittura in playback).[50]
Questo portò la Rai a "riappropriarsi" del Festival e a procedere a una "ristrutturazione" dello stesso, culminata nella "prima era Baudo" (1984-1987): con lui Sanremo riconquistò la credibilità perduta, portando «la cronaca e l'attualità sul palcoscenico dell'Ariston» e istituendo col Festival del 1984 una competizione separata per le "Nuove proposte italiane", con tanto di eliminazioni, assenti invece per la categoria dei "Campioni".[51] Nel 1982, infine, fu creato un Premio della Critica, che «ufficializzò l'esistenza di una frattura» fra i gusti del pubblico e quelli «delle nicchie del gusto».[52]
L'edizione del 1986 si ricorda anche come la prima a vedere una donna, Loretta Goggi, come conduttrice principale dell'evento ma, nonostante il rilancio, molti dei grandi nomi della scena musicale sorti lungo gli anni settanta mantennero una certa distanza dalla competizione, accettando invece di esibirsi come ospiti o (più raramente) di concorrere come autori. A partecipare più attivamente furono i cantanti divenuti famosi negli anni sessanta e nei primi anni settanta (Iva Zanicchi, Peppino di Capri, Bobby Solo Fred Bongusto), quelli la cui carriera aveva necessità di un rilancio o di una conferma (Loredana Bertè, Alberto Camerini, Donatella Rettore, Alan Sorrenti, Renato Zero, Anna Oxa, Mango, Mia Martini, Raf) o quelli che legarono indissolubilmente il loro nome alla manifestazione (Matia Bazar, Fiordaliso, Riccardo Fogli).[53]
Con l'eccezione di Per Elisa di Alice (vincitrice del Festival di Sanremo 1981), Sarà quel che sarà di Tiziana Rivale (vincitrice del Festival di Sanremo 1983) e di Adesso tu di Eros Ramazzotti (vincitore di Sanremo 1986, dopo la vittoria nella sezione Nuove proposte del 1984 con Terra promessa), nel resto dei casi «Sanremo si limitò a laureare personaggi già laureati, che avevano già scritto le loro pagine più ricche di senso», quasi come se la vittoria a Sanremo costituisse un «premio alla carriera» per questi interpreti. In questo modo, il voto popolare (espresso tramite il concorso Totip) legittimò le vittorie di Al Bano e Romina Power nel 1984, dei Ricchi e Poveri nel 1985, di Eros Ramazzotti nel 1986, del trio Morandi-Ruggeri-Tozzi nell'edizione del 1987, di Massimo Ranieri nel 1988 e di Anna Oxa e Fausto Leali al Festival del 1989. Il ritorno della giuria popolare non cambiò di fatto la situazione: il primo posto fu dei Pooh nell'edizione 1990 e di Riccardo Cocciante nell'edizione 1991.[54]
Il Festival, tuttavia, funse da trampolino di lancio per una generazione di cantanti che, una volta famosi, recise il proprio rapporto con la manifestazione: è il caso del già citato Eros Ramazzotti, ma anche di Vasco Rossi, Jovanotti, Fiorella Mannoia e Zucchero Fornaciari, che portarono sul palco nuove sonorità e nuovi temi ma che furono penalizzati in classifica (e dunque conquistarono «credibilità agli occhi di un pubblico più attento alla qualità»).[55]
Gli anni novanta sancirono il ritorno di Sanremo come appuntamento fisso per la società italiana (al punto tale che la sigla d'apertura delle edizioni 1995 e 1996, Perché Sanremo è Sanremo, divenne una sorta di slogan informale della manifestazione):[56] per il Festival di Sanremo 1990, come già detto, tornarono le giurie popolari, ma anche l'orchestra e gli interpreti stranieri in gara,[57] seguite due anni dopo dal ritorno alla presentazione di Pippo Baudo (che assunse anche la direzione artistica del Festival) e delle eliminatorie fra i "Big". Queste, al contrario delle edizioni precedenti, colpirono stavolta gli esponenti della musica dell'ultimo trentennio a tutto vantaggio delle "nuove voci" emergenti, come Laura Pausini (vincitrice della categoria Giovani nel 1993 e terza l'anno dopo fra i "Campioni"), Biagio Antonacci, Andrea Bocelli e Giorgia (vincitrice del Festival di Sanremo 1995).[58]
L'edizione del 1997, vinta dai Jalisse con Fiumi di parole, segnò l'ultima discussa partecipazione italiana all'Eurovision Song Contest nel XX secolo. Il duo, infatti, dato per favorito anche all'estero, raggiunse solo il quarto posto, lasciando spazio alle voci riguardanti un possibile sabotaggio interno da parte della Rai, che malvolentieri si sarebbe fatta carico delle spese d'organizzazione dell'edizione seguente della kermesse europea in caso di vittoria.
A confermare il tentativo di svecchiamento della canzone italiana, a partire dal 1995 fu garantito l'accesso alla finale dei Campioni ai primi classificati fra i giovani: se la regola funzionò in quell'anno, garantendo proprio l'affermazione di Giorgia, il meccanismo produsse in seguito una serie di cantanti (come i Jalisse, vincitori nel 1997, e Annalisa Minetti, che vinse nel 1998) destinati a finire ben presto nell'oblio. Addirittura, nessuna delle canzoni dell'edizione del 1998 riuscì a rientrare nella classifica dei 100 singoli più venduti di quell'anno.[59]
Anche per questo motivo, a partire dal 1999, il Festival iniziò ad aprirsi al circuito della "musica indipendente" con mutuo beneficio, visto che il primo recuperò autorevolezza e il secondo approfittò della visibilità sanremese per ottenere migliori vendite.[60] Questo, però, non fermò il calo degli ascolti dei primi anni duemila, culminato con l'edizione del 2004 (con Tony Renis alla direzione artistica e Simona Ventura alla conduzione), dove per la prima volta un programma della concorrenza (la quarta edizione del Grande Fratello) superò in ascolti il Festival, complice anche il boicottaggio delle major discografiche e il successo della "contro-rassegna" musicale organizzata a Mantova quell'anno.[61][62] Questo nuovo periodo di flessione del Festival si interruppe nel 2007, con la vittoria fra i Campioni di Simone Cristicchi con Ti regalerò una rosa e di Fabrizio Moro fra i giovani con Pensa.[63]
Nonostante il calo di ascolti e le polemiche, Sanremo si affermò sempre più nei primi anni del XXI secolo come palcoscenico dove lanciare o confermare artisti emergenti come Dolcenera (fra i vincitori di Destinazione Sanremo nel 2002), Sergio Cammariere (terzo a Sanremo 2003), Povia (vincitore dell'edizione 2006), Francesco Renga (ex-Timoria, vincitore dell'edizione 2005), Giò Di Tonno e Lola Ponce (vincitori dell'edizione 2008), Tricarico (vincitore del Premio della critica nel 2008), Arisa (vincitrice di SanremoLab 2008, della sezione Proposte nel 2009 e della sezione Campioni nel 2014), Paolo Meneguzzi, Irene Fornaciari e Sonohra (vincitori della sezione Giovani nel 2008).[64]
Sul finire del decennio, invece, con la vittoria di Marco Carta nel 2009 (già vincitore della settima edizione di Amici nel 2008), si nota una "saldatura" fra «i nuovi "palcoscenici" della canzone virtuale» come Amici di Maria De Filippi e X Factor e «la madre di tutti i palchi della canzone italiana», confermata dalla vittoria nel 2010 di Valerio Scanu (finalista dell'ottava edizione di Amici nel 2009), ma anche dalla partecipazione di cantanti provenienti dai talent come Giusy Ferreri (finalista della prima edizione di X Factor nel 2008), Noemi (partecipante alla seconda edizione di X Factor nel 2009 e terza al Festival di Sanremo 2012), Marco Mengoni (vincitore della terza edizione di X Factor nel 2010, terzo classificato al Festival di Sanremo 2010 e vincitore nel 2013),[65] Emma Marrone (vincitrice della nona edizione di Amici nel 2010 e del Festival di Sanremo 2012),[66] Annalisa (finalista della decima edizione di Amici nel 2011 e terza al Festival di Sanremo 2018), Francesca Michielin (vincitrice della quinta edizione di X Factor nel 2012 e seconda classificata ai Festival di Sanremo 2016 e 2021)[67] e così via. L'eccezione di questo scenario è data da due interpreti femminili, Malika Ayane (finalista della sezione Giovani di Sanremo 2009 e terza classificata a Sanremo 2015) e Nina Zilli (premio della critica nella sezione Nuova Generazione a Sanremo 2010).[68]
In ultimo, a partire dall'edizione del 2011, il Festival di Sanremo torna a essere il meccanismo di selezione per la canzone partecipante italiana all'Eurovision Song Contest.[69]
Con la direzione artistica di Fabio Fazio nelle edizioni 2013 e 2014 si assiste a una significativa diminuzione del numero di artisti provenienti dai talent show, a beneficio di rappresentanti di generi musicali meno tipici per la kermesse sanremese, tra cui The Bloody Beetroots (musica elettronica), Giuliano Palma (ska), i Perturbazione (indie rock). Sebbene le edizioni condotte e dirette da Fabio Fazio non rappresentino un successo in termini di ascolti, fungono da apripista per scelte stilistiche che si consolidarono nelle successive edizioni. Con Carlo Conti, conduttore e direttore delle edizioni 2015, 2016 e 2017, viene privilegiata la radiofonicità come criterio per la scelta dei brani in concorso, spezzando il paradigma per cui fino a quel momento la scelta ricadesse prevalentemente su ballate d'amore.[70] Con l'edizione 2015, il Festival viene inoltre definitivamente agganciato all'Eurovision Song Contest, dal momento che il regolamento stabilisce che la canzone vincitrice del Festival sia automaticamente designata, salvo rinuncia, a rappresentare l'Italia al concorso canoro europeo.[71]
Il successo e la qualità di queste edizioni è testimoniato anche dai partecipanti nella categoria Giovani: nell'edizione 2016, in particolare, tre dei quattro finalisti di tale sezione avrebbero in seguito vinto nella sezione principale e sono Francesco Gabbani (vincitore dell'edizione 2017), Ermal Meta (2018) e Mahmood (2019).[70]
Con le successive edizioni del 2018 e 2019, condotte e dirette da Claudio Baglioni, vengono rimosse le eliminazioni dei brani dalla gara su esplicita richiesta dei cantanti. Fu inoltre e aumentata la durata massima dei brani da tre minuti e mezzo a quattro, influenzando in positivo anche la qualità stessa delle canzoni in gara. Nell'edizione del 2019, la vittoria di Mahmood con il brano Soldi è considerata il segno di una cesura netta con il passato, poiché appartenente a un genere, l'urban, fino ad allora rimasto ai margini di Sanremo, riavvicinando così il pubblico più giovane al Festival e attirando le attenzioni delle case discografiche, le quali colgono l'opportunità di allargare il pubblico di determinati cantanti.[70] Mahmood si piazzerà al secondo posto all'Eurovision Song Contest 2019 con lo stesso brano, acquisendo notorietà internazionale, e vincerà il Festival di Sanremo 2022 in coppia con Blanco.
Dall'edizione del 2020 il Festival è diretto e condotto da Amadeus, che è riuscito a ottenere buoni risultati in termini di ascolti. L'edizione del Festival di Sanremo 2021 è segnata dalla pandemia di COVID-19: a causa delle misure di contenimento in vigore nei primi mesi del 2021, il Festival si svolge per la prima volta nella sua storia senza il pubblico all'interno del teatro Ariston; inoltre, come già accaduto nel 2004, si svolge interamente nel mese di marzo, precisamente dal 2 al 6. Nonostante le difficoltà e i risultati d'ascolto nettamente più bassi rispetto all'anno precedente,[72] per la prima volta il Festival vede trionfare un gruppo rock, i Måneskin, che con il brano hard rock Zitti e buoni arrivano a vincere anche l'Eurovision Song Contest 2021 e a raggiungere un successo planetario.
L'edizione del 2022, caratterizzata da ascolti record,[73] vede la vittoria del brano Brividi di Blanco in coppia con Mahmood, già vincitore dell'edizione 2019.
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La lista che segue è riguardante le varie modifiche fatte al regolamento del Festival di Sanremo e le varie novità apportate al Festival
Cantanti | Vittorie | Anni |
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Domenico Modugno | 4 | 1958, 1959, 1962, 1966 |
Claudio Villa | 1955, 1957, 1962, 1967 | |
Iva Zanicchi | 3 | 1967, 1969, 1974 |
Arisa | 2 | 2009 (Nuove proposte), 2014 |
Aleandro Baldi | 1992 (Nuove proposte), 1994 | |
Matia Bazar | 1978, 2002 | |
Gigliola Cinquetti | 1964, 1966 | |
Nicola Di Bari | 1971, 1972 | |
Peppino di Capri | 1973, 1976 | |
Johnny Dorelli | 1958, 1959 | |
Francesco Gabbani | 2016 (Nuove proposte), 2017 | |
Mahmood | 2019, 2022 | |
Marco Masini | 1990 (Nuove proposte), 2004 | |
Fabrizio Moro | 2007 (Nuove proposte), 2018 | |
Anna Oxa | 1989, 1999 | |
Nilla Pizzi | 1951, 1952 | |
Eros Ramazzotti | 1984 (Nuove proposte), 1986 | |
Enrico Ruggeri | 1987, 1993 | |
Bobby Solo | 1965, 1969 |
Anno | Interprete | Canzone |
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2011 | Al Bano | Va, pensiero |
2012 | Marlene Kuntz con Patti Smith | Impressioni di settembre |
2015 | Nek | Se telefonando |
2016 | Stadio | La sera dei miracoli |
2017 | Ermal Meta | Amara terra mia |
2020 | Tosca | Piazza Grande |
2021 | Ermal Meta (2) | Caruso |
2022 | Gianni Morandi | Medley[85] |
Anno | Interprete | Brano |
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2013 | Il Cile | Le parole non servono più |
2014 | Cristiano De André | Invisibili |
2015 | Kaligola | Oltre il giardino |
2016 | Francesco Gabbani | Amen |
2017 | Fiorella Mannoia | Che sia benedetta |
2018 | Mirkoeilcane | Stiamo tutti bene |
2019 | Daniele Silvestri | Argentovivo |
2020 | Rancore | Eden |
2021 | Madame | Voce |
2022 | Fabrizio Moro | Sei tu |
Anno | Interprete | Brano |
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2013 | Elio e le Storie Tese | La canzone mononota |
2014 | Renzo Rubino | Per sempre e poi basta |
2015 | Nek | Fatti avanti amore |
2016 | Stadio | Un giorno mi dirai |
2017 | Al Bano | Di rose e di spine |
2018 | Max Gazzè | La leggenda di Cristalda e Pizzomunno |
2019 | Simone Cristicchi | Abbi cura di me |
2020 | Tosca | Ho amato tutto |
2021 | Ermal Meta | Un milione di cose da dirti |
2022 | Elisa | O forse sei tu |
Anno | Interprete | Brano |
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2009 | Arisa | Sincerità |
2010 | Nina Zilli | L'uomo che amava le donne |
2011 | Raphael Gualazzi | Follia d'amore |
2012 | Marco Guazzone | Guasto |
2013 | Il Cile | Le parole non servono più |
2014 | Rocco Hunt | Nu juorno buono |
2015 | kuTso | Elisa |
2016 | Chiara Dello Iacovo | Introverso |
2017 | Maldestro | Canzone per Federica |
2018 | Mudimbi | Il mago |
2019 | La Rua | Alla mia età si vola |
2020 | Eugenio in Via Di Gioia | Tsunami |
Anno | Cantante |
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1967 | Ornella Vanoni |
1968 | Iva Zanicchi |
1973 | Milva |
1974 | Gilda Giuliani |
1975 | Valentina Greco |
1976 | Dori Ghezzi |
1977 | Daniela Davoli |
1978 | Dora Moroni |
1980 | Mela Lo Cicero |
Anno | Vincitore |
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1999 | Ornella Vanoni |
2000 | Tony Renis |
2001 | Domenico Modugno (postumo) |
2002 | Carlo Alberto Rossi e Roberto Murolo |
2003 | Nilla Pizzi |
2004 | Gino Paoli |
2005 | Vasco Rossi |
2006 | Riccardo Cocciante |
2007 | Armando Trovajoli |
2008 | Nicola Piovani |
2009 | Mino Reitano (postumo) |
2010 | Nilla Pizzi (2) |
2011 | Gianni Morandi |
2012 | Gianmarco Mazzi e Lucio Presta |
2013 | Toto Cutugno, Ricchi e Poveri, Al Bano e Pippo Baudo |
2014 | Renzo Arbore |
2015 | Pino Donaggio e Giorgio Panariello |
2016 | Aldo, Giovanni e Giacomo |
2017 | Giorgio Moroder e Rita Pavone |
2018 | Milva |
2019 | Pino Daniele (postumo) |
2020 | Ricchi e Poveri (2) |
2021 | Fiorello |
2022 | Amadeus |
Anno | Interprete | Brano |
---|---|---|
2018 | Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico | Imparare ad amarsi |
2019 | Simone Cristicchi | Abbi cura di me |
2020 | Tosca | Ho amato tutto |
2021 | Ermal Meta | Un milione di cose da dirti |
Anno | Interprete | Brano |
---|---|---|
2017 | Francesco Gabbani | Occidentali's Karma |
2018 | Ermal Meta e Fabrizio Moro | Non mi avete fatto niente |
2019 | Ultimo | I tuoi particolari |
2020 | Francesco Gabbani (2) | Viceversa |
Anno | Interprete | Brano |
---|---|---|
2019 | Mahmood | Soldi |
2020 | Tecla | 8 marzo |
2021 | Gaudiano | Polvere da sparo |
2022 | Yuman | Ora e qui |
Nella tabella che segue sono riportati i vincitori di premi istituiti per meno di tre edizioni.
Il Festival ha avuto quasi sempre un presentatore principale di volta in volta affiancato da vallette o spalle. In rari casi si è trattato di vere e proprie co-conduzioni.
Il record appartiene a Pippo Baudo, in scena per ben tredici edizioni, seguito da Mike Bongiorno che ha presentato la manifestazione per undici volte, da Nunzio Filogamo per cinque, da Fabio Fazio con quattro, da Claudio Cecchetto, Carlo Conti, Piero Chiambretti e Amadeus con tre e da Nuccio Costa, Paolo Bonolis, Gianni Morandi, Luciana Littizzetto, Claudio Baglioni e Fiorello con due.[86]
Sono solo quattro invece le donne ad aver condotto il Festival come presentatrici principali: la prima fu Loretta Goggi per l'edizione del 1986, seguita da Raffaella Carrà nel 2001, Simona Ventura nel 2004 e Antonella Clerici nel 2010.
Va specificato però che la prima conduzione al femminile avvenne per il Festival del 1961, ad opera di Lilli Lembo e Giuliana Calandra, quest'ultima sostituita per la serata finale da Alberto Lionello.
Nell'edizione del 1973 Gabriella Farinon condusse le prime due serate da sola (seppur trasmesse solo in radio), affiancando Mike Bongiorno nella serata finale, trasmessa in TV.
Nell'edizione del 1977 Maria Giovanna Elmi condusse le prime due serate da sola (trasmesse solo in radio), mentre nell'edizione successiva, pur essendo accreditata nei titoli di testa come unica conduttrice, si limitò a svolgere un ruolo simile a quello dell'annunciatrice, aprendo tutte le serate con una presentazione generale della manifestazione e del regolamento, nonché a introdurre le esibizioni degli ospiti stranieri. Di fatto, però, la maggior parte del Festival fu presentata dallo stesso patron Salvetti, il quale annunciò i vari cantanti in gara e comunicò la totalità dei risultati delle giurie preposte alle votazioni.
La Goggi quindi, nonostante fosse coadiuvata dai tre VJ di Discoring Anna Pettinelli, Mauro Micheloni e Sergio Mancinelli, è stata di fatto la prima conduttrice donna ad aver condotto singolarmente il Festival.
Gabriella Farinon e Antonella Clerici hanno condotto il Festival tre volte, seguite da Maria De Filippi, Michelle Hunziker, Virginia Raffaele, Gabriella Carlucci, Luciana Littizzetto, Maria Teresa Ruta, Maria Giovanna Elmi, Anna Pettinelli, Tiziana Pini e Sabrina Ferilli che hanno condotto o co-condotto la kermesse per due volte.
Undici artisti, ovvero Nilla Pizzi, Johnny Dorelli, Gianni Morandi, Loretta Goggi, Anna Oxa, Lorella Cuccarini, Arisa, Emma Marrone, Fiorello, Sabrina Salerno ed Elodie hanno partecipato al Festival sia nelle vesti di presentatore sia nelle vesti di cantante in gara e sei di loro (Pizzi, Dorelli, Morandi, Oxa, Arisa e Marrone) ne sono risultati anche vincitori.
La prima edizione del Festival i cui ascolti furono rilevati dall'Auditel (entrato in funzione il 7 dicembre 1986) fu quella del 1987.
Fonte: dati Auditel[87]
Edizione | Anno | Telespettatori | Share | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
I | II | III | IV | V | Media | I | II | III | IV | V | Media | ||
37ª | 1987 | 17 500 000 | 14 800 000 | 13 200 000 | 18 300 000 | - | 15 950 000 | 66,3% | 64,4% | 67,5% | 77,5% | - | 68,71% |
38ª | 1988 | 15 500 000 | 13 000 000 | 13 900 000 | 15 200 000 | - | 14 400 000 | 69,5% | 58,24% | 54,69% | 71,01% | - | 63,35% |
39ª | 1989 | 17 000 000 | 17 000 000 | 12 300 000 | 12 800 000 | 15 900 000 | 15 000 000 | 65,68% | 65,14% | 61,51% | 62,93% | 75,43% | 66,13% |
40ª | 1990 | 13 639 000 | 16 926 000 | 12 357 000 | 14 341 000 | - | 14 316 000 | 53,71% | 60,97% | 64,59% | 76,26% | - | 63,88% |
41ª | 1991 | 15 023 000 | 12 550 000 | 9 837 000 | 11 156 000 | - | 13 786 000 | 54,63% | 47,56% | 46,85% | 60,11% | - | 52,29% |
42ª | 1992 | 16 614 000 | 15 527 000 | 14 593 000 | 14 575 000 | - | 15 275 000 | 57,68% | 57,94% | 56,04% | 69,62% | - | 60,32% |
43ª | 1993 | 14 736 000 | 13 998 000 | 14 427 000 | 16 786 000 | - | 15 267 000 | 54,42% | 49,85% | 51,01% | 69,17% | - | 56,11% |
44ª | 1994 | 13 400 000 | 11 300 000 | 12 700 000 | 13 100 000 | - | 12 625 000 | 56,93% | 44,77% | 52,18% | 60,63% | - | 53,63% |
45ª | 1995 | 15 602 000 | 18 389 000 | 15 825 000 | 16 804 000 | 17 601 000 | 16 845 000 | 65,14% | 65,42% | 60,47% | 65,81% | 75,22% | 66,42% |
46ª | 1996 | 11 268 000 | 12 981 000 | 12 557 000 | 13 003 000 | 13 862 000 | 12 734 000 | 53,31% | 48,13% | 46,95% | 53,94% | 62,86% | 52,99% |
47ª | 1997 | 13 140 000 | 13 626 000 | 13 997 000 | 13 382 000 | 15 562 000 | 13 937 000 | 58,74% | 52,36% | 55,55% | 55,63% | 68,29% | 58,11% |
48ª | 1998 | 11 083 000 | 12 788 000 | 13 006 000 | 12 742 000 | 15 067 000 | 13 694 000 | 54,47% | 46,54% | 48,27% | 49,6% | 62,7% | 52,62% |
49ª | 1999 | 16 234 000 | 13 755 000 | 14 167 000 | 13 639 000 | 15 649 000 | 14 548 000 | 56,75% | 49,37% | 53,94% | 54,06% | 64,08% | 56,02% |
50ª | 2000 | 15 907 000 | 13 171 000 | 11 888 000 | 11 786 000 | 15 223 000 | 12 920 000 | 57,18% | 51,60% | 47,3% | 49,82% | 65,45% | 54,25% |
51ª | 2001 | 12 160 000 | 10 298 000 | 10 145 000 | 10 010 000 | 12 998 000 | 10 989 000 | 51,98% | 43,85% | 43,01% | 43,01% | 57,25% | 47,42% |
52ª | 2002 | 12 461 000 | 10 397 000 | 10 382 000 | 9 758 000 | 13 397 000 | 11 479 000 | 56,22% | 47,23% | 48,56% | 50,34% | 62,66% | 54,02% |
53ª | 2003 | 9 257 000 | 8 842 000 | 8 392 000 | 7 813 000 | 9 828 000 | 8 888 000 | 42,55% | 40,39% | 37,19% | 38,23% | 54,12% | 43,44% |
54ª | 2004 | 10 104 000 | 8 402 000 | 6 961 000 | 9 742 000 | 9 527 000 | 8 947 000 | 42,48% | 33,74% | 29,28% | 40,69% | 48,57% | 38,98% |
55ª | 2005 | 12 218 000 | 11 185 000 | 11 560 000 | 10 387 000 | 13 606 000 | 11 366 000 | 54,78% | 52,8% | 51,05% | 50,18% | 55,08% | 52,79% |
56ª | 2006 | 9 141 000 | 8 235 000 | 6 234 000 | 8 267 000 | 9 523 000 | 8 280 000 | 44,45% | 37,33% | 33,49% | 36,74% | 48,23% | 40,17% |
57ª | 2007 | 9 760 000 | 8 973 000 | 8 945 000 | 8 682 000 | 12 309 000 | 9 731 000 | 45,44% | 47,05% | 43,58% | 48,18% | 55,32% | 48,07% |
58ª | 2008 | 7 680 000 | 6 500 000 | 6 152 000 | 5 305 000 | 9 600 000 | 6 810 000 | 36,46% | 32,33% | 32,2% | 32,28% | 44,9% | 36,56% |
59ª | 2009 | 10 114 000 | 9 856 000 | 9 238 000 | 10 219 000 | 12 309 000 | 10 335 000 | 47,93% | 42,64% | 47,16% | 47,47% | 54,25% | 47,96% |
60ª | 2010 | 10 718 000 | 10 163 000 | 10 005 000 | 11 274 000 | 12 462 000 | 10 924 000 | 45,29% | 43,88% | 46,02% | 50,74% | 53,21% | 47,84% |
61ª | 2011 | 11 992 000 | 10 145 000 | 12 363 000 | 10 617 000 | 12 136 000 | 11 450 600 | 46,32% | 42,67% | 50,89% | 46,91% | 52,12% | 47,70% |
62ª | 2012 | 12 764 000 | 9 199 000 | 10 537 000 | 9 931 000 | 13 287 000 | 11 136 000 | 49,69% | 39,26% | 47,84% | 41,91% | 57,43% | 47,29% |
63ª | 2013 | 12 969 000 | 11 330 000 | 10 709 000 | 11 538 000 | 12 997 000 | 11 936 600 | 48,2% | 42,89% | 42,48% | 48,17% | 53,8% | 47,49% |
64ª | 2014 | 10 938 000 | 7 711 000 | 7 673 000 | 8 188 000 | 9 348 000 | 8 763 000 | 45,93% | 33,95% | 34,94% | 37,97% | 43,51% | 39,32% |
65ª | 2015 | 11 767 000 | 10 091 000 | 10 586 000 | 9 857 000 | 11 843 000 | 10 837 000 | 49,34% | 41,7% | 49,51% | 47,82% | 54,21% | 48,64% |
66ª | 2016 | 11 134 000 | 10 748 000 | 10 462 000 | 10 164 000 | 11 222 128 | 10 746 429 | 49,48% | 49,91% | 47,88% | 47,81% | 52,52% | 49,58% |
67ª | 2017 | 11 374 000 | 10 367 000 | 10 420 000 | 9 886 000 | 12 022 000 | 10 853 000 | 50,37% | 46,6% | 49,7% | 47,05% | 58,4% | 50,42% |
68ª | 2018 | 11 603 000 | 9 687 000 | 10 825 000 | 10 108 000 | 12 125 000 | 10 869 000 | 52,1% | 47,7% | 51,6% | 51,1% | 58,3% | 52,16% |
69ª | 2019 | 10 086 000 | 9 144 000 | 9 409 000 | 9 552 000 | 10 622 000 | 9 763 000 | 49,5% | 47,3% | 46,7% | 46,1% | 56,5% | 49,38% |
70ª | 2020 | 10 058 000 | 9 693 000 | 9 836 000 | 9 504 000 | 11 477 000 | 10 114 000 | 52,2% | 53,3% | 54,5% | 53,3% | 60,6% | 54,78% |
71ª | 2021 | 8 363 000 | 7 586 000 | 7 653 000 | 8 014 000 | 10 715 000 | 8 466 000 | 46,6% | 42,1% | 44,3% | 44,7% | 53,5% | 46,24% |
72ª | 2022 | 10 911 000 | 11 320 000 | 9 360 000 | 11 378 000 | 13 380 000 | 11 270 000 | 54,7% | 55,8% | 54,1% | 60,5% | 64,9% | 58,00% |
Legenda:
Media dell'edizione
Prima puntata dell'edizione
Finale dell'edizione (quarta o quinta serata)
Legenda:
Media dell'edizione
Prima puntata dell'edizione
Finale dell'edizione (quarta o quinta serata)
Anno | Scenografo[88] |
---|---|
1977 | Milos Anelli Monti |
1978 | Rino Ceriolo |
1979 | Gianfranco Ramacci |
1980 | |
1981 | Enzo Somigli |
1982 | |
1983 | |
1984 | |
1985 | Luigi dall'Aglio |
1986 | Enzo Somigli |
1987 | Gaetano Castelli |
1988 | |
1989 | Carlo Cesarini da Senigallia |
1990 | Uberto Bertacca |
1991 | |
1992 | Gaetano Castelli |
1993 | |
1994 | |
1995 | |
1996 | |
1997 | Armando Nobili |
1998 | |
1999 | |
2000 | |
2001 | Mario Catalano |
2002 | Gaetano Castelli |
2003 | |
2004 | |
2005 | |
2006 | Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo |
2007 | Gaetano Castelli |
2008 | |
2009 | |
2010 | Gaetano e Maria Chiara Castelli |
2011 | |
2012 | |
2013 | Francesca Montinaro |
2014 | Emanuela Trixie Zitkowsky |
2015 | Riccardo Bocchini |
2016 | |
2017 | |
2018 | Emanuela Trixie Zitkowsky |
2019 | Francesca Montinaro |
2020 | Gaetano Castelli |
2021 | Gaetano e Maria Chiara Castelli |
2022 |
Edizioni | Scenografo[88] |
---|---|
20 | Gaetano Castelli |
5 | Enzo Somigli |
Maria Chiara Castelli | |
4 | Armando Nobili |
3 | Riccardo Bocchini |
2 | Uberto Bertacca |
Gianfranco Ramacci | |
Francesca Montinaro | |
Emanuela Trixie Zitkowsky | |
1 | Milos Anelli Monti |
Rino Ceriolo | |
Luigi dall'Aglio | |
Carlo Cesarini da Senigallia | |
Mario Catalano | |
Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo |
La manifestazione canora deve la sua nascita, la sua longevità e anche il suo successo internazionale al filone tradizionale delle canzoni melodiche ispirate alle arie del melodramma, il cui stile, pur conoscendo una serie di evoluzioni, ha mantenuto i propri tratti distintivi fino ai giorni nostri, finendo col riconoscersi in essa.
Lo stesso impiego dell'orchestra nelle esibizioni sul palco (che è mancato soltanto negli anni ottanta) ha probabilmente permesso che sopravvivesse questo genere di canzoni con ampio dispiego di strumenti ad arco, melodie classicheggianti, una struttura standard della forma-canzone e un lessico passionale riconducibile alle frasi d'amore, che al Festival di Sanremo hanno trovato terreno fertile, fino a coniare il termine "sanremese" e assegnare questa discutibile etichetta anche ad alcuni artisti che hanno preso parte a più edizioni, come se costoro potessero ottenere un certo successo soltanto tramite questa vetrina mediatica o da questa ottenere un certo potere d'acquisto in rapporto alla propria casa discografica.
Sinonimo di qualità è stato, per molti critici del settore, il proporre a Sanremo canzoni lontane dallo stesso cliché cosiddetto "sanremese", restando fedeli al proprio stile; per contro molti artisti, pur possedendo una cifra artistica differente, hanno preferito presentare canzoni in sintonia con la manifestazione, in modo da attirare i consensi di un pubblico più vasto a discapito della propria coerenza artistica. Per altri ancora è bastato partecipare per farsi guardare in modo sospetto da parte del pubblico e della critica, i quali si sono quindi chiesti a cosa fosse dovuto ciò che per alcuni artisti avrebbe rappresentato un dover scendere a compromessi con il mercato. Da un altro punto di vista, la presenza di alcuni artisti di spicco non ha fatto che nobilitare la stessa gara canora: ne sono l'esempio più significativo i numerosi interpreti internazionali che negli anni sessanta hanno accettato l'invito a prendervi parte.
Diversi generi musicali hanno trovato posto nella kermesse sanremese nel corso degli anni, essendo questa una vetrina utile alle major discografiche per promuovere i propri artisti di fronte a una fetta considerevole di pubblico, includendo anche quelle fasce giovanili che non si specchiano necessariamente nel genere melodico "tout court". Sanremo ha infatti attraversato, anche se in modo parziale, la stagione beat degli anni sessanta e accolto alcuni esponenti della stagione aurea dei cantautori anni settanta, nonostante il disinteresse di molti altri, offrendo il polso della situazione sulle nuove istanze musicali. Negli ultimi anni è quindi in atto un'attenzione precipua delle major e delle rispettive direzioni artistiche per porre l'accento sulle nuove tendenze al di là della categoria Nuove Proposte, che non è sempre stata apportatrice di idee innovative quanto soltanto di nuovi interpreti. Ecco quindi che, per vari esponenti dei generi rock e indie, partecipare a Sanremo ha coinciso con l'inizio delle proprie fortunate carriere o di una loro maggiore popolarità.
Per contro, si può affermare che il Festival non è esaustivo dell'intero panorama musicale italiano, che conosce infinite realtà e artisti.
Da sempre oggetto di discussione sono state le discordanze tra i verdetti delle giurie e le vendite dei rispettivi dischi, le quali sono state definite come il verdetto del pubblico, quindi più veritiero in quanto in grado di distribuirsi nel corso del tempo e non a seguito di un ascolto da parte di alcuni giurati.
Molte canzoni penalizzate dalle giurie sono state definite infatti come canzoni non immediate, tali da non essere apprezzate al primo ascolto, fino a decretare, tramite l'insieme dei consensi di pubblico e critica, un vincitore morale, quasi sempre differente dal vincitore ufficiale, e spesso anche dai premi assegnati dagli addetti ai lavori. Soprattutto nelle gare che comprendevano serate a eliminazione, e quindi il verdetto di alcuni giurati, l'estromissione di alcune canzoni ha fatto gridare allo scandalo e spesso il responso degli acquirenti di dischi ha dato torto ad alcune giurie che sono state definite "miopi", della cui competenza in materia l'opinione pubblica ha spesso dubitato fino a ipotizzare (senza mai riscontri concreti) una certa manipolabilità delle stesse da parte dei discografici.
Meno indicativi, invece, i piazzamenti nelle gare in cui tutte le canzoni in gara avevano assicurata la serata finale ma in maggior misura i risultati dei voti popolari, dov'era logico aspettarsi delle preferenze che non potessero rispecchiare la qualità delle canzoni; in questo caso la presenza dei giurati appunto esigeva (e quasi mai otteneva) un giudizio più obiettivo che potesse distinguere le canzoni degne di nota da quelle più corrive o di cattivo gusto.
Numerosi sono stati i casi di quest'ampio divario tra il consenso delle giurie e e quello del pubblico. Tralasciando quelli che sono stati semplicemente dei trampolini di lancio per molti artisti al di là dei loro risultati e delle stesse canzoni proposte, si possono citare alcuni esempi di canzoni che hanno ottenuto piazzamenti modesti o sono state escluse dalla serata finale, venendo successivamente rivalutate: E se domani di Fausto Cigliano e Gene Pitney del 1964, affermatasi nella successiva versione di Mina; Io che non vivo (senza te) di Pino Donaggio e Jody Miller del 1965, in seguito reinterpretata da numerosi artisti; Il ragazzo della via Gluck di Adriano Celentano del 1966; Una rosa blu di Michele Zarrillo del 1982, rilanciata dallo stesso artista nel 1998; 1950 di Amedeo Minghi e Vita spericolata di Vasco Rossi del 1983; Donne di Zucchero Fornaciari del 1985; Confusa e felice di Carmen Consoli del 1997; Mentre tutto scorre dei Negramaro del 2005.
Come citato in precedenza, il Festival di Sanremo fu d'ispirazione per l'Eurovision Song Contest.
Il rappresentante italiano dell'Eurovision Song Contest è stato spesso selezionato all'interno della kermesse canora sanremese: dal 1956 al 1966, e anche nel 1972, 1997, 2011, 2012, 2013, 2015, 2016 e dal 2017 la partecipazione è stata appannaggio del brano e dell'interprete (o uno degli interpreti, negli anni della doppia esecuzione) vincitore a Sanremo; dal 1967 al 1969, e anche nel 1987, 1989 e 1993, l'artista vincitore del Festival ha partecipato all'ESC presentando un altro brano; nel 1988, 1990 e 1992 sono invece stati i cantanti secondi o terzi classificati del Festival ad aver preso parte all'ESC, ancora con un brano diverso da quello proposto nella manifestazione italiana. Dal 1970 al 1975 è stato invece scelto quale rappresentante il vincitore della trasmissione Canzonissima (che nel 1972 ha coinciso con il vincitore del Festival di Sanremo), mentre nel 1984 a partecipare all'ESC furono i vincitori della manifestazione Azzurro 1983. In altre occasioni la scelta è stata effettuata direttamente dalla Rai.
Dal 1998 la Rai ha deciso che l'Italia non avrebbe più preso parte alla competizione musicale continentale, pausa protrattasi fino al ritorno in gara nel 2011. Per quell'anno e per i due successivi, l'artista rappresentante dell'Italia all'Eurovision Song Contest è stato nominato da un'apposita commissione tra quelli in competizione a Sanremo. I prescelti sono stati Raphael Gualazzi (2011), Nina Zilli (2012) e Marco Mengoni (2013), tutti classificatisi entro le prime dieci posizioni della kermesse europea. Solo nel 2014 la scelta è stata effettuata internamente dalla Rai, che ha individuato Emma Marrone con la canzone La mia città, posizionatasi al ventunesimo posto. Dal 2015 è stato deciso da regolamento che a rappresentare l'Italia, salvo rinuncia, sarebbe stato il vincitore di Sanremo: in quell'anno partecipò Il Volo, che raggiunse la terza posizione in classifica. Così è stato negli anni a seguire ad eccezione del 2016, quando gli Stadio, vincitori della rassegna italiana, hanno rinunciato a partecipare a quella europea, rimandando la scelta direttamente alla Rai che selezionò la seconda classificata Francesca Michielin. Nel 2020 il rappresentante designato era Diodato con Fai rumore; tuttavia l'evento è stato annullato a causa della pandemia di COVID-19. Nel 2021 sono stati i Måneskin a rappresentare la nazione alla kermesse europea con il brano Zitti e buoni, trionfando con un totale di 524 punti e totalizzando la terza vittoria per l'Italia nella storia della manifestazione.
Dal 1992 al 2003, nel 2007, nel 2008 e dal 2014 al 2020 è andato in onda il DopoFestival, trasmissione in onda alla fine delle serate della kermesse con interviste agli artisti in gare e discussioni sui principali argomenti legati al Festival con opinionisti, musicisti e ospiti in studio. Nel corso degli anni ha cambiato varie volte titolo, location e conduzione ed è stato trasmesso prima su Rai 1 (dal 1992 al 2008 e dal 2016 al 2019), poi su Rai.tv (nel 2014 e nel 2015) e infine su RaiPlay (nel 2020).
A partire dal 2003 il Festival è preceduto in alcune edizioni da una breve striscia quotidiana d'anteprima della manifestazione con interviste agli artisti in gara e anticipazioni sulle serate. Dal 2017 l'appuntamento, in onda dopo il TG1 e prima di ogni serata, assume il titolo di PrimaFestival.
Anno | Titolo | Programmazione | Conduzione | Sede | |||
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Inizio | Fine | ||||||
2003 | Perchè Sanremo è Sanremo | 4 marzo | 8 marzo | Marco Maccarini | Back stage del Teatro Ariston | ||
2013 | Anteprima Sanremo 2013 | 12 febbraio | 16 febbraio | Antonello Dose e Marco Presta | |||
2014 | Sanremo & Sanromolo | 18 febbraio | 22 febbraio | Pif | |||
2016 | Anteprima Sanremo Start | 9 febbraio | 13 febbraio | Sergio Friscia | |||
2017 | PrimaFestival | 29 gennaio | 11 febbraio | Federico Russo | Tess Masazza | Herbert Ballerina | Sala Biribissi del Casinò di Sanremo[89] |
2018 | 26 gennaio | 10 febbraio | Sergio Assisi | Melissa Greta Marchetto | |||
2019 | 25 gennaio | 9 febbraio | Simone Montedoro | Anna Ferzetti | |||
Glass Studio nel Red Carpet del teatro Ariston | |||||||
2020 | 27 gennaio | 8 febbraio | Gigi e Ross | Ema Stokholma | |||
2021 | 27 febbraio | 6 marzo | Giovanna Civitillo | Giovanni Vernia | Valeria Graci | Teatro Ariston | |
2022 | 29 gennaio | 5 febbraio | Roberta Capua | Ciro Priello | Paola Di Benedetto | Glass Studio nel Green Carpet del Teatro Ariston |
Dal 2020 va in onda, la sera successiva alla finale in access prime time, un montaggio del backstage dell'edizione appena conclusa.
Anno | Sponsor | Fonte | |||
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2008 | Toyota | Acqua Minerale San Benedetto | Beghelli | Wind | [90] |
2009 | Ferrero | Le Fablier | [91] | ||
2010 | Mondelēz | [92] | |||
2011 | Volkswagen | Procter & Gamble | Eni | [93] | |
2012 | |||||
2013 | FIAT | Mondelēz | Samsung | Vodafone | [94] |
2014 | Suzuki | Procter & Gamble | Conad | Findus | [95] |
2015 | UniCredit | Wind | [96] | ||
2016 | Orogel | TIM | [97] | ||
2017 | TIM | [98] | |||
2018 | [99] | ||||
2019 | [100] | ||||
2020 | [101] | ||||
2021 | N.D. | ||||
2022 | Eni gas e luce | Costa Crociere | Lavazza | Ferrero, Suzuki | [102] |
Il Festival è stato analizzato da diverse figure di spicco della cultura italiana, valutandolo in particolare nel contesto culturale italiano degli anni cinquanta e sessanta. Nel 1969 Pier Paolo Pasolini, in un articolo pubblicato dal Tempo illustrato e intitolato Sanremo: povere idiozie, scriveva: «È cominciato ed è finito il Festival di Sanremo. Le città erano deserte; tutti gli italiani erano raccolti intorno ai loro televisori. Il Festival di Sanremo e le sue canzonette sono qualcosa che deturpa irrimediabilmente una società. [...]». Secondo Pasolini il Festival epitomizzava il conformismo e il vuoto culturale nella società italiana neo-capitalista. La critica pasoliniana non è assimilabile al rifiuto snobistico, pregiudizialmente ostile alle "cose che piacciono al popolo", quanto piuttosto alla volontà gramsciana di capire i meccanismi della produzione culturale di massa e le sue strumentalizzazioni politiche.[103][104] Lo storico Silvio Lanaro ha rimarcato ulteriormente questo aspetto, ponendolo in relazione all'egemonia culturale cattolica nell'Italia del dopoguerra: «il clima di castità verbale impregna ogni forma di loisir prima fra tutte la musica leggere. Negli anni in cui emerge il talento di Georges Brassens, e Juliette Greco - nelle caves del quartiere latino di Parigi - interpreta testi di Jean-Paul Sartre e Raymond Queneau, in Italia trionfano le marcette di Armando Fragna, arrivano i nostri, i cadetti di guascogna o i pompieri di Viggiù, e il seguitissimo festival di Sanremo - inaugurato nel 1951 - consacra canzoni grondanti attualità patriottica (vola colomba), satira scipita e tremebonda (papaveri e papere), ambigui omaggi all'alpinismo (vecchio scarpone), lacrimosi elogi alla maternità (tutte le mamme), squallidi inviti al servilismo (arriva il direttor!), balbettanti e involontari nonsense (casetta in canada); i baci sono generalmente proscritti, e l'amore ammesso solo per ricordare che va spesso a finir male (grazie dei fior) o che genera comunque sofferenza e infelicità (viale d'autunno, buongiorno tristezza, amare un'altra)».[105] Il cantautore, musicologo e giornalista italiano Michele Straniero ha analizzato, nel suo saggio Antistoria d'Italia in canzonetta, la continuità culturale tra il Festival di Sanremo degli anni cinquanta e l'utilizzo della musica leggera da parte del regime fascista. Proprio il fascismo si interessò alla canzonetta, trovando in essa un efficace mezzo di propaganda e di pressione ideologica. Tale continuità si riscontra nella persona di Giulio Razzi, già direttore dei programmi dell'EIAR, in seguito direttore artistico della Rai e firmatario nel 1951 del regolamento del primo Festival di Sanremo.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 236028909 · LCCN (EN) n83220354 · GND (DE) 4271720-6 · BNF (FR) cb13558756z (data) · BNE (ES) XX31504 (data) · WorldCat Identities (EN) lccn-n83220354 |
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