Enrico Letta | |
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Enrico Letta nel 2013. | |
Segretario del Partito Democratico | |
In carica | |
Inizio mandato | 14 marzo 2021 |
Presidente | Valentina Cuppi |
Predecessore | Nicola Zingaretti |
Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 28 aprile 2013 – 22 febbraio 2014 |
Capo di Stato | Giorgio Napolitano |
Vice presidente | Angelino Alfano |
Predecessore | Mario Monti |
Successore | Matteo Renzi |
Vicesegretario del Partito Democratico | |
Durata mandato | 7 novembre 2009 – 20 aprile 2013 |
Vice di | Pier Luigi Bersani |
Predecessore | Dario Franceschini |
Successore | Lorenzo Guerini Debora Serracchiani |
Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato | |
Durata mandato | 22 dicembre 1999 – 11 giugno 2001 |
Presidente | Massimo D'Alema Giuliano Amato |
Predecessore | Pier Luigi Bersani |
Successore | Antonio Marzano |
Ministro del commercio con l'estero | |
Durata mandato | 26 aprile 2000 – 11 giugno 2001 |
Presidente | Giuliano Amato |
Predecessore | Piero Fassino |
Successore | Adolfo Urso[1] |
Ministro per le politiche comunitarie | |
Durata mandato | 21 ottobre 1998 – 22 dicembre 1999 |
Presidente | Massimo D'Alema |
Predecessore | Piero Fassino[2] |
Successore | Patrizia Toia |
Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Segretario del Consiglio dei ministri | |
Durata mandato | 17 maggio 2006 – 8 maggio 2008 |
Presidente | Romano Prodi |
Predecessore | Gianni Letta |
Successore | Gianni Letta |
Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 30 maggio 2001 – 23 luglio 2015 |
Legislature | XIV, XV, XVI, XVII |
Gruppo parlamentare |
XIV: DL-L'Ulivo XV: L'Ulivo XV-XVII: PD |
Coalizione | L'Ulivo (XIV), L'Unione (XV), PD-IdV (XVI), Italia. Bene Comune (XVII) |
Circoscrizione | XIV: Piemonte 1 XV: Lombardia 1 XVI: Lombardia 2 XVII: Marche |
Incarichi parlamentari | |
XVI legislatura:
XV legislatura:
XIV legislatura:
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Sito istituzionale | |
Europarlamentare | |
Durata mandato | 20 luglio 2004 – 27 aprile 2006 |
Legislature | VI |
Gruppo parlamentare |
ALDE |
Circoscrizione | Italia nord-orientale |
Incarichi parlamentari | |
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Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Democratico (2007-2015; dal 2019) In precedenza: DC (fino al 1994) PPI (1994-2002) DL (2002-2007) |
Titolo di studio | Laurea in Scienze politiche Dottorato in Diritto delle comunità europee |
Università | Università di Pisa |
Professione | Dirigente di partito Dirigente d'impresa privata Docente |
Firma |
Enrico Letta (Pisa, 20 agosto 1966) è un politico e accademico italiano, presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014 e, dal 14 marzo 2021, segretario del Partito Democratico.
Europarlamentare dal 2004 al 2006 nel gruppo liberaldemocratico, dal 2001 al 2015 è deputato per la Margherita e, in seguito, per il PD.[3]
È stato Ministro per le politiche comunitarie tra il 1998 e il 1999 durante il Governo D'Alema I, quindi Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato durante i Governi D'Alema II e Amato II dal 1999 al 2001 e Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri durante il Governo Prodi II dal 2006 al 2008. Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana tra il 2013 ed il 2014, il 14 febbraio 2014 rassegna le proprie dimissioni a seguito della sfiducia votata il giorno precedente dalla Direzione Nazionale del Partito Democratico.[4]
Due mesi dopo le elezioni politiche del febbraio 2013 dove non è stata raggiunta una netta maggioranza in Parlamento, è stato nominato presidente del Consiglio dei ministri e forma un governo di grande coalizione, il suo governo ha cercato di promuovere la ripresa economica ottenendo un accordo di finanziamento dall'Unione europea per alleviare la disoccupazione giovanile, e abolire anche il finanziamento statale dei partiti politici, qualcosa che è stato visto come un momento di svolta per la politica italiana che per anni era dipesa dai fondi pubblici.[5][6], ha anche affrontato le prime fasi della crisi europea dei migranti, compreso il naufragio più mortale nella storia recente del Mar Mediterraneo; in risposta, Letta ha implementato l'operazione Mare nostrum per pattugliare i confini marittimi e salvare i migranti.[7] Nel novembre 2013, il leader del PdL Silvio Berlusconi ha tentato di ritirare l'appoggio del suo partito al governo, al fine di realizzare un cambio di presidente del Consiglio; in risposta, tutti i ministri di centrodestra del Gabinetto hanno scelto di lasciare il PdL e formare un nuovo partito, affermando di voler continuare a sostenere Letta. Si è dimesso un anno dopo, a seguito di un voto di sfiducia da parte della dirigenza del PD, venendo succeduto da Matteo Renzi.[7]
Il 9 giugno 2015 rinuncia al seggio in Parlamento per dedicarsi all'insegnamento universitario. Dal 1º settembre 2015 dirige la Scuola di affari internazionali dell'Istituto di studi politici di Parigi.[8]
Nel marzo 2021, in seguito alle dimissioni di Nicola Zingaretti, viene indicato come possibile successore alla Segreteria del partito. Il 14 marzo 2021 l'assemblea nazionale lo elegge segretario nazionale del Partito Democratico.[9]
Nato a Pisa in Toscana, in una famiglia numerosa, figlio di Anna Banchi, di origini sassaresi e toscane,[10][11][12] e del matematico Giorgio Letta, che insegna all'Università di Pisa[13]. Ha un fratello, Vincenzo (1971), ed è nipote del politico di centro-destra Gianni Letta, uno dei principali collaboratori e stretto consigliere di Silvio Berlusconi[14] e di conseguenza cugino del figlio di questi, l'amministratore delegato di Medusa Film Giampaolo Letta. È altresì nipote della Vicepresidente della Croce Rossa italiana Maria Teresa Letta e dell'archeologo e docente di storia romana presso l'Università di Pisa (come il padre) Cesare Letta.[13]
La famiglia Letta è originaria della Marsica, in provincia dell'Aquila, dove il nonno di Enrico, Vincenzo Letta — nativo di Aielli (paese del quale fu anche podestà) e sopravvissuto al terremoto della Marsica del 1915 — esercitò per decenni la professione di avvocato.[15]
Dopo aver trascorso parte dell'infanzia a Strasburgo, frequenta la scuola dell'obbligo. Completa gli studi di scuola superiore a Pisa, dove frequenta il liceo classico Galileo Galilei e fin dalla quarta ginnasiale partecipa alle attività del Movimento Studenti di Azione Cattolica[16][17]. Si laurea in scienze politiche (indirizzo politico-internazionale) all'Università di Pisa nel 1994 con la votazione di 110 e lode.[18] Consegue il diploma di perfezionamento (equivalente al dottorato di ricerca, in base alla legge n.41/1987) in Diritto delle Comunità Europee presso la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa.[19]
È stato professore a contratto presso l'Università Carlo Cattaneo tra il 2001 e il 2003, presso la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa nel 2003 e presso l'École des hautes études commerciales di Parigi nel 2004.[20]
Si è sposato una prima volta a 24 anni, ha divorziato 6 anni dopo[21] ed è sposato in seconde nozze con la giornalista del Corriere della Sera Gianna Fregonara, con la quale ha tre figli: Giacomo, Lorenzo e Francesco. Attualmente vive a Parigi.[22]
Incomincia la sua carriera politica nella Democrazia Cristiana. È stato presidente dei Giovani Democristiani Europei tra il 1991 e il 1995, dove ha usato la sua presidenza per contribuire a rafforzare i legami a lungo termine tra una varietà di partiti centristi in Europa e da allora è rimasto un convinto sostenitore dell'Unione europea.[23]
Durante il governo Ciampi, tra il 1993 e il 1994, ha lavorato come Capo di Gabinetto alla Farnesina sotto il ministro Beniamino Andreatta, con cui Letta aveva già collaborato nella associazione non-profit Agenzia di Ricerche e Legislazione.[19]
Dopo aver servito come segretario generale del Comitato Euro del Ministero del Tesoro nel biennio '96-'97, è diventato vicesegretario del Partito Popolare Italiano assieme a Dario Franceschini nel 1997 sotto la segreteria di Franco Marini[24]. Successivamente nel 1998, con la nascita del primo governo D'Alema, abbandona il ruolo di vicesegretario del PPI, e viene nominato ministro per le politiche comunitarie, diventando il più giovane ministro, fino ad allora, della storia della Repubblica.[3][25][26]
Nel 1999 Letta diventa Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato nel secondo governo D'Alema, e nel 2000 viene confermato in quel ruolo nel secondo governo Amato, diventando anche Ministro del commercio con l'estero.[3]
Alle elezioni politiche del 2001 viene eletto per la prima volta alla Camera dei deputati, tra le liste proporzionali nella circoscrizione Piemonte 1 de La Margherita, una lista elettorale centrista con Francesco Rutelli a capo, alla quale aderì il Partito Popolare Italiano (PPI)[27][28]. L'anno successivo nel 2002, il PPI confluì ne La Margherita come partito, con Rinnovamento Italiano di Lamberto Dini e I Democratici di Arturo Parisi, dove Letta fu nominato responsabile nazionale per l'economia fino al 2004.
Alle elezioni europee del 2004 viene candidato ed eletto al Parlamento europeo per la lista "Uniti nell'Ulivo" nella circoscrizione nord-orientale, ricevendo 176.000 preferenze[29]. Dopo essersi dimesso da deputato (a cui gli subentra Mauro Maria Marino), si è iscritto al gruppo parlamentare dell'ALDE, è stato membro della Commissione per i problemi economici e monetari; della Commissione temporanea sulle sfide e i mezzi finanziari dell'Unione allargata nel periodo 2007-2013; della Delegazione per le relazioni con i paesi del Maghreb e l'Unione del Maghreb arabo (compresa la Libia).[30]
Rieletto deputato alle politiche del 2006 nella circoscrizione Lombardia 1, successivamente con la vittoria de L'Unione alle politiche, viene nominato Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri nel secondo governo Prodi, succedendo allo zio Gianni Letta, e abbandona l'incarico di europarlamentare per accettare quello di deputato nazionale[3]. Nel ruolo di Segretario del Consiglio dei ministri, divenne il più stretto consigliere del Presidente del Consiglio Romano Prodi, diventando uno dei politici più influenti all'interno del governo.
Dal 23 maggio 2007 è uno dei 45 membri del Comitato Nazionale per il Partito Democratico che riunisce i leader delle componenti del futuro PD. Il 24 luglio 2007 annuncia la sua candidatura alle primarie per la segreteria del PD[31] tramite un video su YouTube.[32] In seguito ha dichiarato:
«Vorrei fare in modo che il nuovo partito sia costruito un po' come l'enciclopedia Wikipedia, un po' come un quadro di Van Gogh. Come accade con Wikipedia, anche nel PD ognuno delle centinaia di migliaia di partecipanti deve portare il proprio contributo, le proprie competenze, che in certi campi sono di sicuro maggiori delle mie e di quelle dei leader del centrosinistra. E, come i quadri di Van Gogh, il nuovo partito deve avere tinte forti: un giallo che sia giallo, un blu che sia blu.[33]» |
La sua candidatura raccoglie il sostegno di varie personalità e gruppi del centrosinistra:
Raccogliendo 391 775 voti (l'11,02%), supera i tre candidati indipendenti (Jacopo Schettini Gherardini, Pier Giorgio Gawronski e Mario Adinolfi) e si piazza terzo alle spalle di Rosy Bindi e Walter Veltroni, che viene eletto segretario col 75,82% dei voti. Nel 2007 è nominato Responsabile nazionale Lavoro nella Segreteria nazionale del Segretario Walter Veltroni.
Con la caduta del governo Prodi e la prematura fine della XV legislatura nel 2008, si indicono nuove elezioni politiche, dove viene rieletto per la terza volta alla Camera, nella circoscrizione Lombardia 2 tra le file del Partito Democratico. L'8 maggio l'incarico di Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri passa allo zio Gianni, a causa della vittoria alle politiche di quell'anno e nomina a Presidente del Consiglio di Silvio Berlusconi.
Tra le principali proposte di legge che ha presentato nella XVI legislatura (2008-2013), quella sull'abolizione dei vitalizi dei parlamentari.[39] Primo firmatario, insieme con Guglielmo Vaccaro, della Legge n. 238/2010 - Incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia rientrante nel progetto "Controesodo - Talenti in movimento".
Dal 9 maggio 2008 al 24 febbraio 2009 entra a far parte del cosiddetto governo ombra del Partito Democratico, con l'incarico corrispondente a quello del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali.[40]
Dal 24 febbraio 2009 il segretario del PD Dario Franceschini (già vicesegretario di Veltroni nominato leader del PD dopo le sue dimissioni dalla Segreteria nazionale) lo nomina presidente nazionale del Forum Welfare del PD.
Alle elezioni primarie del PD nel 2009 sostiene la mozione di Pier Luigi Bersani, ex ministro dello sviluppo economico nel secondo governo Prodi, che risulterà vincente con il 53% dei voti, e il 7 novembre 2009 viene eletto dall'Assemblea vicesegretario nazionale del PD.[41]
Nel giugno 2010 Letta ha organizzato a Verona una riunione di tre giorni, durante la quale ha incontrato imprenditori e dirigenti di spicco della Lega Nord, il più grande partito del Veneto e della Lombardia orientale. Un sondaggio di opinione tra i democratici del settentrione, pubblicato durante il "Nord Camp", ha mostrato che erano più interessati a un'alleanza con la Lega Nord rispetto a Il popolo della libertà di Silvio Berlusconi. Letta è stata elogiata sia da Roberto Maroni che da Umberto Bossi.[42]
L'8 gennaio 2013 la Direzione nazionale del PD candida Letta alla Camera dei deputati come capolista della lista PD nelle circoscrizioni Marche e Campania in vista delle elezioni politiche italiane del 2013.[43] A marzo, in seguito alle elezioni, insieme con molti altri colleghi del Parlamento, aderisce al progetto "Riparte il futuro", firmando la petizione che ha lo scopo di revisionare la legge anti-corruzione, modificando la norma sullo scambio elettorale politico-mafioso (ex art. 416-ter del codice penale) entro i primi cento giorni di attività parlamentare.[44]
Il 20 aprile 2013, contemporaneamente alla effettività delle dimissioni di Bersani da segretario del PD a causa dell'esito fallimentare delle candidature a Presidente della Repubblica di Franco Marini e Romano Prodi, durante le elezioni del presidente della Repubblica Italiana del 2013, tutta la segreteria del PD, e quindi anche Letta che era vicesegretario, rassegna le dimissioni dai propri incarichi nel partito.
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, appena rieletto e dopo le consultazioni con i presidenti di Camera, Senato e le forze politiche, conferisce a Enrico Letta l'incarico di formare un nuovo governo il 24 aprile 2013, incarico che accetta con riserva[45]. Dopo un rapido giro di consultazioni nella giornata del 25 aprile,[46] il successivo 27 aprile scioglie positivamente la riserva e forma il 62º governo della Repubblica Italiana, che il 28 aprile pronuncia il giuramento[3]. Il governo è composto da esponenti di Partito Democratico, Il Popolo della Libertà, Unione di Centro e Scelta Civica, formato da 21 ministri, di cui sette donne, con un'età media di 54 anni.[47]
Durante la cerimonia del giuramento, un uomo ha sparato colpi di arma da fuoco davanti a Palazzo Chigi e ha ferito due Carabinieri[48]. L'aggressore, Luigi Preiti, è stato fermato e arrestato; dichiarò di voler uccidere i politici o almeno di colpire un "simbolo della politica" e di essere stato costretto dalla disperazione da essere disoccupato e recentemente divorziato.[48]
Il 29 aprile ottiene la fiducia dalla Camera dei deputati con 453 voti favorevoli su 623 votanti, 153 contrari e 17 astenuti.[49] Il giorno successivo ha ottenuto la fiducia anche al Senato della Repubblica con 233 sì, 59 no e 18 astenuti[50]. Nel suo primo intervento davanti al Parlamento italiano, Letta ha sottolineato "la necessità di ripristinare la decenza, la sobrietà e il senso dell'onore"; ha anche sostenuto una riduzione dei costi della politica.[51]
Il suo governo si caratterizza come il primo esecutivo di grande coalizione della storia dell'Italia repubblicana, in quanto comprende esponenti di due delle tre principali forze politiche (centro-sinistra e centro-destra) che si contrapponevano prima delle elezioni. Il suo stretto rapporto con lo zio Gianni, uno dei consiglieri più fidati di Berlusconi, è stato percepito come un modo per superare l'aspra ostilità tra le due fazioni opposte. In particolare, la stessa carica di vicepresidente del Consiglio dei ministri è stata affidata al segretario politico del Popolo della Libertà Angelino Alfano.
Il 28 settembre i cinque ministri del Popolo della Libertà si dimettono su ordine del loro leader Silvio Berlusconi, prendendo a pretesto la decisione di posticipare il decreto che impediva l'aumento dell'IVA dal 21 al 22%, aprendo così di fatto una crisi di governo.[52] Il giorno seguente Letta si reca al Quirinale dal Presidente della Repubblica per fare il punto della situazione e per discutere delle alternative possibili. In precedenza il Presidente della Repubblica aveva sottolineato che avrebbe sciolto le camere solo se non ci fossero state alternative possibili.[53]
Il 2 ottobre si è votato per la fiducia: in mattinata si è votato presso il Senato, nel pomeriggio alla Camera.[54][55] Al Senato ha ottenuto 235 voti favorevoli e 70 contrari, mentre alla Camera 435 favorevoli e 162 contrari, ottenendo quindi la piena fiducia da parte del Parlamento[56]. Il 27 novembre il Senato approva il ddl di Stabilità con 162 voti favorevoli (Partito Democratico, Nuovo Centrodestra, Scelta Civica) e 115 contrari (Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Sinistra Ecologia Libertà, Fratelli d'Italia). Ciò comporta, dunque, sia l'approvazione della legge finanziaria da parte del Senato sia la composizione di una nuova maggioranza di Governo dopo l'uscita di Forza Italia, anche a seguito della votazione della decadenza dalla carica di senatore di Berlusconi avvenuta in quello stesso giorno.[57][58]
L'8 dicembre, il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha vinto con 2/3 dei voti le elezioni primarie del Partito Democratico di quell'anno, scatenando subito le voci sulla possibilità di rimuovere Letta e diventare il nuovo Presidente del Consiglio[59]. Il 17 gennaio 2014, mentre era in onda sul programma televisivo Le invasioni barbariche su LA7, intervistato sulle tensioni tra lui e Letta, Renzi ha lanciato l'hashtag #enricostaisereno per rassicurare il suo collega di partito di non tramare nulla contro di lui.[60]
In seguito alle dimissioni dal Governo del ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Nunzia De Girolamo, dal 27 gennaio assume la carica ad interim.[61]
Tuttavia, la crescente critica alla lentezza della riforma economica italiana lasciò Letta sempre più isolato, anche all'interno del suo stesso partito. Il 13 febbraio 2014 la Direzione nazionale del Partito Democratico, su impulso del neo-segretario Renzi, in rivalità con Letta, ha votato a favore delle dimissioni di Letta per fare spazio a un nuovo esecutivo guidato dallo stesso Renzi.[62] Il giorno seguente, Letta rassegna le proprie dimissioni al Presidente della Repubblica[63], restando in carica per gli affari correnti fino al 22 febbraio.[4][64]
Letta si è occupato di affrontare una grave crisi socio-economica causata dalla Grande Recessione e dalla successiva crisi del debito sovrano europeo. Nel 2013, uno dei maggiori problemi del paese era l'enorme disoccupazione giovanile, valutata intorno al 40%[65]. Per affrontare questo problema, il 14 giugno promuove un vertice a quattro a Palazzo Chigi con i ministri dell'economia, delle finanze e del lavoro di Italia, Germania, Francia e Spagna sul tema per organizzare politiche europee comuni per ridurre la disoccupazione giovanile[66]. Dopo poche settimane, durante una conferenza stampa al termine del Consiglio dell'Unione europea a Bruxelles, Letta ha annunciato che sarebbero stati ricevuti dall'Italia 1,5 miliardi di euro dai fondi europei per combattere la disoccupazione giovanile.[67]
Il 31 maggio il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge per abolire il finanziamento pubblico ai partiti politici, che era ampiamente considerato una rivoluzione per la politica e i partiti politici italiani, che dipendevano profondamente dai fondi pubblici[68]. Il 4 giugno Letta, assieme al suo ministro dello sviluppo economico Flavio Zanonato e al suo ministro dell'ambiente Andrea Orlando, ha annunciato l'amministrazione controllata dell'ILVA, una delle più grandi aziende siderurgiche d'Europa, per una durata di 36 mesi, affidandone la gestione a Enrico Bondi.[69]
Il 15 giugno il suo governo emana il cosiddetto "Decreto del fare", provvedimento finalizzato ad assumere politiche per il rilancio dell'economia[70]. Il decreto è stato successivamente approvato dal Parlamento italiano tra luglio e agosto con voto di fiducia. La riforma è stata duramente criticata dal Movimento 5 Stelle[71]. Il 29 agosto il suo governo ha abolito l'IMU, introdotta dal governo Monti, sia per le principali residenze che per gli edifici adibiti al settore agricolo.
A seguito delle guerre civili libiche e siriane, uno dei principali problemi affrontati da Letta una volta diventato Presidente del Consiglio nel 2013 sono stati gli alti livelli di immigrazione illegale in Italia.[72]
Il 3 ottobre 2013, un'imbarcazione che trasportava migranti dalla Libia in Italia è affondata al largo dell'isola di Lampedusa. È stato riferito che la barca era salpata da Misurata, in Libia, ma che molti dei migranti provenivano da Eritrea, Somalia e Ghana. Una risposta di emergenza che ha coinvolto la Guardia Costiera italiana ha portato al salvataggio di 155 sopravvissuti. Il 12 ottobre è stato riferito che il bilancio delle vittime confermato dopo la perquisizione della barca era di 359, ma che altri corpi erano ancora dispersi; una cifra di "più di 360" morti è stata successivamente segnalata, diventando il naufragio più mortale avvenuto nel Mar Mediterraneo.
Dopo la tragedia di Lampedusa, Letta ha deciso di rafforzare il pattugliamento nazionale del canale siciliano autorizzando l'operazione Mare nostrum, un'operazione militare e umanitaria il cui scopo era fornire soccorso ai migranti. Questa operazione aveva due scopi principali: salvaguardare la vita in mare e combattere il traffico illegale di migranti. L'operazione ha portato in Europa almeno 150.000 migranti, principalmente dall'Africa e dal Medio Oriente. L'operazione si è conclusa pochi mesi dopo la fine del suo mandato, il 31 ottobre 2014.
Politico fortemente filo-europeista, durante il suo governo ha stretto rapporti con gli altri importanti leader europei come la cancelliera tedesca Angela Merkel, che è stata il primo leader straniero che ha incontrato, pochi giorni dopo il suo giuramento, il 30 aprile[73]. Letta costruì anche un rapporto affettuoso con il presidente della Repubblica francese François Hollande, con il quale condivideva una visione comune sulle politiche di austerità, ritenute obsolete per affrontare la crisi economica del debito sovrano europeo; Letta e Hollande hanno spesso sottolineato la necessità di aumentare la spesa pubblica negli investimenti.[74]
Il 17 e 18 giugno partecipa al G8 del 2013 a Lough Erne in Irlanda del Nord[75]. Durante il summit, Letta ha avuto il suo primo incontro bilaterale con il Presidente degli Stati Uniti d'America Barack Obama. Il 17 ottobre Letta è stato invitato alla Casa Bianca dal presidente Obama, il quale si è dichiarato molto colpito dal primo ministro italiano e dal suo piano di riforme.[76]
Il 5 e il 6 settembre Letta partecipa al G20 del 2013 di San Pietroburgo[77]. Il summit si è concentrato sulle conseguenze della guerra civile siriana, dove Letta ha sostenuto per una risoluzione diplomatica della crisi promossa dalle Nazioni Unite.[78] Suo sherpa e consigliere economico è Fabrizio Pagani. Il 25 settembre, durante il suo discorso davanti all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, Letta ha chiesto una profonda riforma del Consiglio di sicurezza dell'ONU.[79]
Il 9 giugno 2015 presenta le dimissioni da deputato alla Camera, dopo aver votato contro alla nuova legge elettorale proposta dal PD e il suo segretario Renzi: l'Italicum, il cui incarico cessa definitivamente il 23 luglio.[8] Nel contempo non rinnova la tessera del PD.[80] Nello stesso anno, su sua iniziativa, viene fondata la Scuola di Politiche (SdP), promossa dall'Agenzia di ricerche e legislazione (AREL).
Nell'aprile 2015 si trasferisce a Parigi per insegnare nella Grande école Sciences Po Paris (Institut d'études politiques), dove tiene un corso su Europa e populismi.[81] Dal 1º settembre dirige l'École d'affaires internationales (PSIA - Scuola di affari internazionali) dello stesso istituto.[8] Con Sciences Po ha inoltre svolto periodi di ricerca e insegnamento presso l'Università della Tecnologia di Sydney[82] e la Scuola di Politica e Strategia Globali dell'Università della California, San Diego.[83]
Nella primavera 2016 si è espresso a favore della riforma costituzionale Renzi-Boschi proposta dal governo Renzi[84]. Nello stesso anno sotto l'egida dell'Istituto Jacques Delors (un think tank europeo fondato vent’anni prima dall’ex presidente della Commissione europea Jacques Delors, guidato in passato anche da Tommaso Padoa-Schioppa), di cui è stato nominato presidente, ha lanciato una scuola di politiche centrata sui temi europei, l'Académie Notre Europe.[85]
Nell'ottobre 2017 entra a far parte del nuovo Comitè Action Publique 2022, una Commissione pubblica per la riforma dello Stato e della Pubblica Amministrazione in Francia che dipende dal governo di Édouard Philippe e che è stata fortemente voluta dal presidente Emmanuel Macron.[86]
Nel marzo 2019, in seguito alla vittoria di Nicola Zingaretti alle elezioni primarie del Partito Democratico e diventando segretario del PD, annuncia che riprenderà la tessera del partito dopo quattro anni.[87] Nello stesso caso, Letta ha anche fatto parte del comitato consultivo dell'annuale Rapporto sullo sviluppo umano del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP), co-presieduto da Thomas Piketty e Tharman Shanmugaratnam.[88]
In seguito all'annuncio di Nicola Zingaretti di dimettersi dalla carica di segretario del Partito Democratico, viene menzionato il suo nome come possibile successore. Inizialmente lui rifiuta, anche per via dell'incarico universitario a Parigi[89]. Ma dopo che molti esponenti di spicco del PD, tra cui lo stesso Zingaretti[90], l'ex Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, l'ex segretario del PD Dario Franceschini e il presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini[91], hanno pubblicamente chiesto a Letta di diventare il nuovo segretario, ci ripensa e accetta ufficialmente il 12 marzo 2021.[92]
Il 14 marzo viene eletto segretario del Partito Democratico dall'Assemblea nazionale con 860 voti a favore, 2 contrari e 4 astenuti[9]. Durante il suo discorso per insediarsi, ha rivendicato il sostegno e la partecipazione al governo Draghi, e ha indicato di voler ricostruire la coalizione di centro-sinistra dialogando con Liberi e Uguali, Azione, Italia Viva e +Europa, per formare un'alleanza con il Movimento 5 Stelle[9]. Successivamente rilancia in modo ancora più netto la necessità di un'alleanza con i 5 Stelle.[93]
Il 17 marzo Letta ha nominato come vicesegretari del PD Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud e la coesione territoriale nel governo Conte bis, e Irene Tinagli, eurodeputata che presiede la Commissione per i problemi economici e monetari al Parlamento europeo, con quest'ultima che svolgerà le funzioni di vicaria.[94][95][96]
Il 18 marzo forma la sua segreteria, composta da 8 uomini e 8 donne, aggiungendo i suoi vicesegretari Tinagli e Provenzano, nominando tra i quali: l'ex CT della nazionale di pallavolo maschile Mauro Berruto, esponenti del governo Conte bis Antonio Misiani, Sandra Zampa e Francesco Boccia (quest'ultimo vicino a Letta) e persone esterne alla politica come il docente alla LUMSA ed ex commissario all'AgCom Antonio Nicita e l'ex segretario nazionale di Confartigianato Imprese Cesare Fumagalli.[97][98]
Favorevole allo ius soli,[99][100] a delle misure di contrasto e prevenzione dell’omofobia[100][101] e alla transizione digitale ed ecologica.[9]
Ritiene importante una "tech tax" a livello europeo ed è fortemente contrario ai paradisi fiscali, ritenendo che sia “insopportabile” la loro presenza in Europa e che bisognerebbe “fare in modo che non esistano più”.[102]
Riguardo alle politiche giovanili, propone l’erasmus obbligatorio per gli studenti universitari[103] e l’estensione del voto delle elezioni politiche a partire dall’età di 16 anni «per allargare il peso dei giovani nella società».[99] Propone anche, attraverso l’aumento dell’imposta di successione per le eredità superiori ai 5 milioni di euro, la creazione di una “dote” di 10 mila euro da consegnare ai 18enni meno abbienti, per sostenere spese legate alla formazione, all’istruzione, alla casa, all’affitto o per avviare un’impresa.[104][105]
Propone un modello economico basato sulla condivisione prevedendo la partecipazione dei lavoratori agli utili e alle decisioni delle grandi aziende, ricevendo gratuitamente e in condizioni di favore azioni di tali aziende[106]. Si era espresso già in precedenza a favore di questo tipo di compartecipazione, proponendo di sperimentarla su Poste italiane.[107]
Riguardo alle politiche migratorie, ritiene che il salvataggio in mare di chi muore sulle coste italiane sia “un dovere del nostro Paese”.[100]
Si dichiara inoltre a favore del superamento del patto di stabilità europeo, "la necessità cioè di non ritornare alle regole ferree su debito e deficit"[99], sostituendolo con un "patto di stabilità verde e sociale".[108]
Fortemente contrario al cosiddetto gruppo misto presente in parlamento durante una legislatura, ritenendo che sia "un paradiso per chi lascia il proprio gruppo" e che "la politica si fa con i gruppi parlamentari che si sono presentati alle elezioni". Sostiene l'introduzione di una legge che favorisca la democrazia interna ai partiti politici, in attuazione dell'art. 49 della Costituzione. È contrario alle leggi elettorali Porcellum e Rosatellum, e sostiene l’introduzione della sfiducia costruttiva.[99]
Riguardo al referendum costituzionale del 2020 sulla riduzione del numero dei parlamentari, annunciò di schierarsi per il Sì,[109][110] ritenendo che «per le attività che si svolgono alla Camera, 630 deputati sono troppi. 400 fanno benissimo il lavoro che la Camera deve svolgere» e che sia il primo passo per superare il bicameralismo perfetto.[111]
Si dichiara a favore delle quote rosa, sostenendo in Italia vi sia un problema di genere, non solo nelle quote dei gruppi ma anche negli incarichi monocratici, a causa di meccanismi di selezione che tenderebbero a favorire figure maschili.[112]
Nel gennaio 2012 l'ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi, iscritto nel registro degli indagati per aver sottratto, secondo la procura di Roma, ingenti somme di denaro dalle casse del partito, ha sostenuto che parte di tali soldi sia andata a diversi appartenenti al partito, tra i quali Enrico Letta.[113]
Sempre dal luglio 2016 Enrico Letta diventa il Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Aristide Merloni, incarico conferitogli per il triennio 2016-19.
Letta è segretario generale dell'Arel - Agenzia di ricerche e legislazione, fondata da Beniamino Andreatta, nonché fondatore delle associazioni Trecentosessanta e VeDrò.[114] Al 2015 è membro della Commissione Trilaterale[115] ed è stato membro del comitato esecutivo e vicepresidente dell'Aspen Institute Italia.
Commendatore della Legion d'onore | |
— Parigi— 25 marzo 2016[116] |
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