Emanuele Macaluso | |
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Senatore della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 5 luglio 1976 – 22 aprile 1992 |
Legislature | VII, VIII, IX, X |
Gruppo parlamentare |
PCI (VII-X) PDS (X) |
Circoscrizione | Sicilia |
Collegio | Catania |
Sito istituzionale | |
Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 16 maggio 1963 – 4 luglio 1976 |
Legislature | IV, V, VI |
Gruppo parlamentare |
PCI |
Circoscrizione | Sicilia 2 |
Collegio | Catania |
Incarichi parlamentari | |
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Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | PCd'I (1941-1943) PCI (1943-1991) PDS (1991-1998) DS (1998-2007) |
Titolo di studio | Perito industriale minerario |
Università | S. Mottura |
Professione | Sindacalista, funzionario di partito |
Emanuele Macaluso (Caltanissetta, 21 marzo 1924 – Roma, 19 gennaio 2021) è stato un politico, sindacalista e giornalista italiano.
Già iscritto al Partito Comunista d'Italia prima della caduta del Regime fascista, fu dirigente sindacale della CGIL. Iniziò la sua carriera politica nel 1951 come deputato regionale siciliano del Partito Comunista Italiano. Parlamentare nazionale per sette legislature (1963-1992), fu anche direttore de l'Unità dal 1982 al 1986 e ultimo direttore de Il Riformista dal 2011 al 2012. Quando il PCI si sciolse, aderì al PDS e poi ai DS.
Nato in una famiglia di modeste condizioni economiche (il padre era operaio delle ferrovie e la madre era casalinga), studiò presso l'Istituto Minerario Sebastiano Mottura di Caltanissetta.[1] Nel 1941 aderì clandestinamente al Partito Comunista d'Italia[2].
Giovanissimo prese parte al movimento sindacale siciliano, diventando nel 1944 segretario generale della Camera del Lavoro di Caltanissetta. Dal 1947 fino al 1956 Macaluso fu segretario regionale del più grande sindacato nazionale, la CGIL, e sempre nel 1947 partecipò al "I Congresso CGIL unitaria" svoltosi nel giugno a Firenze.
Nel 1951, senza dimettersi dall'incarico, si candidò con successo con il PCI come deputato regionale, eletto nella II, III e IV legislatura all'Assemblea Regionale Siciliana (1951-1962). Lasciata la Cgil nel 1956, fu segretario regionale del PCI e fu chiamato da Togliatti nel comitato centrale del partito. Nel 1958, con un'astuta mossa politica, fu in grado di far passare all'opposizione la Democrazia Cristiana: egli fu uno degli ideatori del cosiddetto "milazzismo", dal nome di Silvio Milazzo, eletto presidente della Regione siciliana, che portò al varo di un governo regionale sostenuto da comunisti, socialisti, monarchici, Movimento Sociale Italiano e fuoriusciti DC.
Il governo Milazzo suscitò le critiche di molti, ma Palmiro Togliatti sostenne l'operato di Macaluso. Dopo le elezioni regionali del 1959, Milazzo costituì il suo secondo governo con la partecipazione del suo partito, l'USCS, sostenuto dal PCI, PSI e monarchici, stavolta senza il MSI e il PLI, fino all'anno successivo.
Membro della corrente riformista (o, come egli preferiva, migliorista) del partito, di cui faceva parte anche Giorgio Napolitano, nel 1960 entrò nella Direzione del partito. Nel 1962 lasciò la segreteria regionale del PCI a Pio La Torre, e nell'ottobre anche l'Ars[3], e fu chiamato a Roma, dove, nel 1963, entrò nella Segreteria politica con Togliatti prima, con Luigi Longo dopo, e successivamente con Enrico Berlinguer. Fece parte anche dell'Ufficio Politico. In quel periodo diresse la Sezione di organizzazione dei comunisti, la stampa e la propaganda e, in un secondo momento, la Sezione meridionale. Sono da considerare un fiore all'occhiello le querele per diffamazione ricevute da personaggi notoriamente mafiosi[4][5].
Quell'anno fu anche eletto per la prima volta deputato nazionale alla Camera dei deputati nel 1963, confermato in questa carica nel 1968 e nel 1972, fino al 1976, quando fu eletto nel Senato della Repubblica,[6] e rieletto nel 1979, 1983 e 1987, dove fu vicepresidente della commissione vigilanza Rai[7]. Nel 1989 condivise la Svolta della Bolognina e nel 1991 aderì al Partito Democratico della Sinistra. Concluse la sua esperienza parlamentare nel 1992.
Già nel 1946 collaborò con il quotidiano La Voce della Sicilia. Giornalista pubblicista, dal 1982 al 1986 fu direttore de l'Unità, che tentò di modernizzare e con cui continuò per un periodo a collaborare. Dopo l'uscita dalla politica attiva si è dedicato al giornalismo con maggiore intensità: direttore della rivista Le nuove ragioni del socialismo, mensile da lui fondato nel 1996 ed editorialista de La Stampa e de Il Mattino. Fino al 5 marzo 2008 ha collaborato in veste di editorialista con il quotidiano Il Riformista, del quale, in seguito alle dimissioni di Antonio Polito, è stato direttore dal 1º maggio 2011 alla chiusura del giornale avvenuta il 30 marzo 2012.
Nei suoi articoli degli anni 2000 Macaluso ha sempre sostenuto l'ancoraggio di una moderna forza laica della sinistra italiana ai valori del socialismo europeo. La principale critica che egli rivolge al Partito Democratico nato nel 2007 è proprio relativa alla mancanza dell'ispirazione socialista nel profilo identitario del partito. Occasionalmente anche scrittore, ha pubblicato diverse opere: con gli Editori Riuniti, La Sicilia e lo Stato; Lo Stato e la mafia. Con Rubettino: Togliatti e i suoi eredi; Andreotti tra la mafia e lo Stato; 50 anni nel PCI. Con Rizzoli, insieme con Paolo Franchi: Da cosa non nasce cosa: i problemi dell'unità della Sinistra. Con Marsilio: La mafia senza identità. Con Feltrinelli: Al capolinea. Controstoria del Partito Democratico.
Craxi, nell'ultima intervista rilasciata ad Hammamet, ha ricordato il legame di amicizia fra Macaluso e Rino Formica[8], che nel 2013 recensì positivamente il suo volume Togliatti e la via italiana al socialismo, riferito alla "terza via" socialdemocratica del PCI.[9]
È deceduto a Roma il 19 gennaio 2021 all'età di 96 anni a causa di un infarto[10][11]. Il 21 gennaio si sono tenuti i funerali laici davanti alla sede della CGIL a Roma, presenti i compagni di partito come Piero Fassino, Massimo D’Alema, il segretario del PD Nicola Zingaretti e tante altre persone del mondo politico. Successivamente la salma è stata portata al cimitero del Verano per la sepoltura.[12]
Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana | |
«Di iniziativa del Presidente della Repubblica» — 21 dicembre 2015[13] |
Controllo di autorità | VIAF (EN) 111623313 · ISNI (EN) 0000 0001 2321 582X · SBN IT\ICCU\CFIV\085291 · LCCN (EN) n79084124 · GND (DE) 1031407391 · BNF (FR) cb12885005d (data) · WorldCat Identities (EN) lccn-n79084124 |
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Il contenuto presentato dell'articolo di Wikipedia è stato estratto 2021-06-13 sulla base di https://it.wikipedia.org/?curid=232313