Emanuela Setti Carraro

Emanuela Setti Carraro
Emanuela Setti Carraro.jpg
NascitaBorgosesia 9 ottobre 1950
MortePalermo 3 settembre 1982
Cause della morteAttentato
ReligioneCattolica
Dati militari
Paese servitoItalia Italia
Forza armataInfermiere.svg Corpo delle Infermiere volontarie della Croce rossa italiana
GradoInfermiera volontaria
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Emanuela Setti Carraro (Borgosesia, 9 ottobre 1950Palermo, 3 settembre 1982) è stata un'infermiera italiana, seconda moglie del generale-prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa[1].

Morì nella strage di via Carini in cui venne ucciso anche il marito, appena cinquantaquattro giorni dopo il loro matrimonio. È tumulata assieme al marito, nella tomba di famiglia, al cimitero della Villetta a Parma.

Biografia

Nacque in Piemonte a Borgosesia da una famiglia della "borghesia buona" milanese, reduce dalla guerra e poi attiva nel commercio della lana.[2] Il padre, Ferdinando Giulio Setti, era stato ufficiale volontario sul fronte greco albanese, e la madre, Maria Antonietta Carraro, ispettrice del Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana[2] durante la seconda guerra mondiale e nella Repubblica Sociale Italiana. Aveva due fratelli, il medico Paolo Giuseppe e il mercante d'arte Giovanni Maria.

Emanuela seguì l'impegno materno e si diplomò come infermiera volontaria della Croce Rossa Italiana,[3][2] la cui abilitazione prevedeva l'equiparazione alle mansioni di infermiera generica.[4][5] Prestò servizio in particolare presso l'ospedale militare di Milano e le sale operatorie dell'Istituto di Patologia Chirurgica dell'Università di Milano, diretto da Ugo Ruberti.[2] Prestò servizio anche alla caserma "Santa Barbara" di Milano, dove introdusse l'attività di ippoterapia con il determinante sostegno del Reggimento Artiglieria a Cavallo[6].

Sposò il 10 luglio 1982 il generale Carlo Alberto dalla Chiesa (vedovo dal 1978), dall'aprile prefetto di Palermo, dopo molte titubanze da parte del generale, a causa della differenza di età (30 anni),[7] e superate solo dalla convinzione e determinazione di Emanuela. Il matrimonio venne celebrato, in forma privata, nella chiesetta di Castel Ivano a Ivano-Fracena in Trentino.

La sera di venerdì 3 settembre 1982, alle ore 21:15, ora dell'agguato mortale a Palermo, la donna era alla guida della sua A112 con a fianco il marito. I loro corpi furono rinvenuti crivellati di colpi, con il generale che l'abbracciava come in un disperato tentativo di proteggerla con il proprio corpo; secondo la ricostruzione, fu la prima a essere colpita dal sicario.[8]
Pur non essendo la prima donna vittima della mafia, a quel tempo la sua morte suscitò molte riflessioni sull'evoluzione della pratica mafiosa, che aveva ormai abbandonato la regola "d'onore" di non uccidere le donne.[9]

Le informazioni sull'attività del marito

Sia la madre di Emanuela sia la collaboratrice domestica della famiglia Dalla Chiesa a Palermo, hanno ripetutamente sostenuto che il generale custodisse alcune carte relative o alla lotta contro il terrorismo oppure alla lotta antimafiosa e che Emanuela fosse informata della presenza di tali carte e su come usarle in caso di uccisione del prefetto. Ai timori, espressi a tavola da Emanuela Setti Carraro riguardo alla sicurezza di suo marito a Palermo, costui rispondeva di stare tranquilla e "se mi fanno qualcosa tu sai che c'è il nero su bianco e sai dove prenderlo".[10]

Tuttavia, dopo la loro morte le chiavi della cassaforte di Villa Paino, la residenza palermitana del prefetto, non furono trovate per 11 giorni, e all'apertura della cassaforte, dopo il ritrovamento delle chiavi, la stessa risultò vuota. In sede di commissione parlamentare d'inchiesta si avanzò l'ipotesi che l'uccisione del prefetto fosse stata pianificata congiuntamente a quella della moglie proprio per evitare la divulgazione di eventuali documenti lasciati a lei dal prefetto.[senza fonte]

Riconoscimenti

Dopo la sua morte le sono state intitolate numerose vie cittadine italiane.

Per ricordare la sua allieva, l'"Educandato Statale Collegio delle Fanciulle" di Milano è stato rinominato "Educandato Statale Emanuela Setti Carraro dalla Chiesa".[11]

A Buccinasco (MI) è stata intitolata a suo nome la nuova sede della Croce Rossa, posta in una palazzina inclusa in beni sequestrati dallo Stato per attività mafiose (clan Papalia e Sergi) e quindi destinati a opere pubbliche.

A Castano Primo (MI) le è stato dedicato l'asilo nido comunale che sorge in via Mameli.

Le è stata intitolata la Scuola Nazionale A.N.I.R.E. (Associazione Nazionale Italiana di Riabilitazione Equestre e di Equitazione Ricreativa per i Disabili) a ricordo del suo impegno umanitario a favore degli handicappati svolto durante il suo servizio come crocerossina.

Il Reggimento Artiglieria a Cavallo di Milano le ha intitolato il maneggio coperto in cui si svolge l'attività dell'Associazione A.N.I.R.E all'interno della Caserma Santa Barbara, proprio dove la giovane crocerossina contribuì in maniera determinante allo sviluppo dell'ippoterapia.

A Palermo, in via Tiepolo le è stata dedicata una scuola secondaria, l'Istituto Comprensivo Statale Emanuela Setti Carraro, che grazie alle donazioni dei ragazzi ha fatto costruire in Birmania una scuola dedicata sempre alla Setti Carraro.

A Borgosesia, sua città natale, il 7 settembre 2019 nella centrale piazza Mazzini è stata inaugurata una fontana monumentale dedicata a lei e al marito, presentata con una cerimonia che ha visto la presenza di tremila cittadini, oltre a numerose autorità.[12]

Onorificenze

Medaglia d'oro al merito della Croce Rossa Italiana - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro al merito della Croce Rossa Italiana

In occasione del XX anniversario della morte le è stata conferita la medaglia d'oro al merito della Croce Rossa Italiana alla memoria. Il conferimento della medaglia è stato così spiegato dal presidente della Croce Rossa Italiana:

«[Emanuela] che ha voluto stargli vicino in uno degli impegni certamente noto al generale come tra i più difficili e pericolosi della sua carriera. Emanuela Setti Carraro ha dato senso e continuità alla sua scelta di vita di essere crocerossina, cioè volontaria nel Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana, e quindi il suo sacrificio accanto al marito è il coronamento degli ideali per i quali ha vissuto.[13]»

Medaglia d'oro per i benemeriti della Sanità Pubblica - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro per i benemeriti della Sanità Pubblica
— Roma, 20 settembre 1985[14].

Con decreto del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, su proposta del Ministro della Salute Costante Degan.

Note

Bibliografia

  • Antonia Setti Carraro, Memorie di una Crocerossina, Mursia, 1982
  • Antonia Setti Carraro, Ricordi, Emanuela?, Rizzoli, 1983
  • Luigi Càstano, Emanuela dalla Chiesa Setti Carraro: una crocerossina secondo il Vangelo, Editrice Elle di Ci, 1993, 200 pp ISBN 8801102488
  • Renate Siebert, Secrets of Life and Death: Women and the Mafia, Verso editore, 1996, ISBN 185984023X

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