Delitto di Garlasco

Delitto di Garlasco
omicidio
TipoPestaggio
Data13 agosto 2007
09:12 – 09:35 ca.
LuogoVia Giovanni Pascoli, 8[1]
Garlasco
StatoItalia Italia
Coordinate45°11′39.2″N 8°56′05.3″E / 45.194222°N 8.934806°E45.194222; 8.934806
ObiettivoChiara Poggi
ResponsabiliAlberto Stasi
Conseguenze
Morti1

Il delitto di Garlasco è un caso di omicidio avvenuto a Garlasco, in provincia di Pavia, il mattino del 13 agosto 2007 ai danni di Chiara Poggi (nata a Vigevano il 31 marzo 1981), impiegata ventiseienne, laureata in economia. Il caso di cronaca nera ha avuto una grande rilevanza mediatica in Italia, con un susseguirsi di reportage giornalistici, programmi televisivi, interviste dedicate al caso.[2]

Il 12 dicembre 2015 la corte suprema di cassazione ha riconosciuto definitivamente come unico colpevole del delitto Alberto Stasi (Sesto San Giovanni, 6 luglio 1983)[3], fidanzato della vittima, allora studente di economia e poi divenuto commercialista. Le reiterate richieste di revisione del processo da parte di Stasi, condannato a 16 anni di reclusione, sono state sempre rigettate.[4]

I fatti

Chiara Poggi fu colpita a morte con un oggetto contundente mai identificato (forse un martello[5]), nella villetta di famiglia a Garlasco, lunedì 13 agosto 2007. Secondo gli inquirenti conosceva l'assassino, avendogli aperto la porta di casa in pigiama e in maniera spontanea, dato che non furono rilevati segni di effrazione all'interno dell'abitazione. La ragazza era sola in casa, mentre i genitori e il fratello erano in vacanza. Il fidanzato Alberto Stasi, studente della Bocconi e in seguito impiegato commercialista, trovò il corpo della ragazza e diede l'allarme, ma i sospetti si concentrarono subito su di lui a causa dell'eccessiva pulizia delle scarpe, come se le avesse lucidate o cambiate dopo essere passato sul pavimento sporco di sangue (su cui avrebbe dovuto perlomeno minimamente sporcarsi mentre vi camminava in cerca della fidanzata, o dopo), oltre che sull'assenza di sangue sui vestiti (anche in questo caso, come se fossero stati cambiati) e su alcune incongruenze del suo racconto. Fu arrestato il 24 settembre 2007- con un ordine della procura di Vigevano - ma scarcerato il 28 settembre 2007 dal giudice per le indagini preliminari Giulia Pravon per insufficienza di prove.

Gli indizi

L'ora del delitto e l'alibi di Stasi

Secondo l'alibi fornito da subito, Stasi la mattina del delitto avrebbe lavorato al computer nella redazione della sua tesi. Il computer fu consegnato ai carabinieri già il giorno successivo. Tuttavia, cattive operazioni degli inquirenti, avrebbero alterato e cancellato gli accessi all'hard disk. Solo grazie ad una perizia informatica molto più profonda si accertò che Stasi si trovò effettivamente al computer dalle 9:35 alle 12:20.[6] Questo lascerebbe però ancora una finestra disponibile di 23 minuti: dalle 9:12, ora in cui Chiara Poggi disattivò l'antifurto della villetta, ultima prova certa di sua esistenza in vita, appunto alle 9:35 in cui Stasi si trovava certamente davanti al suo computer.

Le scarpe prive di tracce di sangue

Le scarpe di Stasi, quelle che calzava nel momento in cui sarebbe entrato nella villetta, avrebbe camminato nei corridoi sporchi di sangue e avrebbe scoperto il delitto, furono analizzate con una perizia della scientifica del 2007 e trovate non contenere alcuna traccia di sangue. Secondo la perizia dei RIS del 2014, avrebbero dovuto "captare particelle ematiche", perlomeno in maniera minima e non potevano essere completamente pulite. Lo stesso viene affermato del tappetino dell'auto con cui si sarebbe recato alla villetta e sarebbe ripartito dopo la scoperta del delitto.[7] Perciò, secondo l'ipotesi accusatoria, Stasi non sarebbe veramente entrato nella villetta per scoprire il delitto, un delitto di cui era già a conoscenza perché sarebbe stato lui a commetterlo. La difesa invece sostenne che Stasi camminò nella villetta evitando le pozze di sangue. Ed inoltre che, a causa del tempo ormai trascorso dal delitto, gli schizzi più piccoli di sangue di cui era cosparso tutto il pavimento, erano ormai già secchi (al tempo si sostenne e che eventuali bassi residui si sarebbero ripuliti al contatto con l'erba bagnata del giardino). In effetti, particelle di DNA della vittima furono trovate già nel 2007 sul tappeto dell'automobile da lui usata, ma ci fu incertezza sul fatto che fossero sangue e furono scartati dal GUP. Secondo le nuove analisi invece almeno le tracce del tappetino sono ematiche.[8]

Il giallo delle biciclette e dei pedali

Due testimoni (Bermani e Travain) ritenute affidabili notarono quella mattina verso le 9:30 una bicicletta nera da donna appoggiata fuori al muro di cinta della villetta. Questa bicicletta nera fu da subito collegata con l'assassino di Chiara Poggi.[9] La bicicletta da uomo bordeaux di marca "Umberto Dei" in possesso di Alberto Stasi fu subito sequestrata. Sui pedali di questa bicicletta furono trovate tracce biologiche di Chiara Poggi, benché non ematiche. Tuttavia, Stasi aveva anche a disposizione una bicicletta di famiglia nera da donna di marca "Luxury". Questa bicicletta fu visionata dal maresciallo dei Carabinieri Marchetto, ma non fu sequestrata perché ritenuta non compatibile con la descrizione di una testimone che la descriveva con un portapacchi nero.

Una perizia condotta 7 anni dopo dalla parte civile, l'avvocato Tizzoni, accerta che la bicicletta "Luxury" nera da donna della famiglia Stasi monta pedali "Union", che sono montati di serie sulla bicicletta "Umberto Dei" da uomo bordeaux della famiglia Stasi. Viceversa, tale bicicletta, sequestrata ai tempi dell'inchiesta, monta pedali non originali Wellgo, sui quali sono state trovate tracce dei DNA della vittima. Si suppone pertanto uno scambio di pedali tra le due biciclette della famiglia Stasi.[10][11]. Secondo questa ricostruzione, Stasi, essendo venuto a conoscenza che delle testimoni avevano notato una bicicletta nera fuori della villetta ricollegabile all'assassino, nella settimana successiva al delitto avrebbe scambiato i pedali della bicicletta nera, sporchi delle tracce biologiche di Chiara Poggi, con quelli della bicicletta bordeaux.

Tuttavia, al processo di appello bis nel 2014 è il rappresentante dell'accusa, il sostituto procuratore generale di Milano Laura Barbaini, a sostenere che «È matematicamente escluso che vi sia stato uno scambio tra i pedali» delle due biciclette nella disponibilità di Alberto Stasi. Il pg esclude lo scambio i pedali sulla base di una consulenza «sulla data di fabbricazione dei vari componenti e sulle eventuali modifiche» affidata a degli esperti durante le attività istruttorie eseguite nell’ambito del processo di appello-bis. Nell’istanza in cui ha chiesto ai giudici della Corte di Assise d’Appello che siano svolte ulteriori attività istruttorie, il pg spiega che la bicicletta nera sequestrata «è coerente in tutti i suoi componenti che hanno date di fabbricazione tra loro congruenti». In realtà - chiarisce il magistrato - non è mai avvenuto nessuno scambio di pedali tra la Umberto Dei bordeaux di Stasi e la bicicletta nera da donna sequestrati.[12]

Il materiale genetico sotto le unghie della vittima e il capello

Il capello castano chiaro risulta invece privo di bulbo e quindi di DNA, mentre i residui sotto le unghie presentano marcatori maschili compatibili, ma non attribuibili con certezza all'imputato e, secondo indiscrezioni dei mass media, anche con almeno due profili maschili sconosciuti e non identificabili o confrontabili a causa del deterioramento del materiale.[13]

Il presunto graffio sul braccio

Una fotografia con un presunto graffio sul braccio del giovane, risulta però non probatoria perché sgranata.[14] I primi investigatori che interrogarono Stasi non rilevarono sul momento alcun graffio, né esso risulta verbalizzato in alcun atto preliminare.

Processi

L'unico indagato per l'omicidio è il fidanzato Alberto Stasi, che viene assolto dall'accusa di omicidio con rito abbreviato, sia in primo sia in secondo grado, mentre la Corte di cassazione, il 18 aprile 2013, annulla la sentenza di assoluzione.

Secondo i legali, Alberto Stasi non si sarebbe potuto sporcare poiché il sangue era già secco; la perizia medico-legale indicò un'ora della morte congruente con questa ipotesi e quella informatica diede un alibi al giovane, che sarebbe stato al lavoro sul computer a preparare la tesi di laurea. Sempre secondo la difesa, il delitto, dopo aver suggerito di indagare in ambito famigliare e lavorativo, potrebbe attribuirsi a una rapina violenta, in cui il ladro si sarebbe fatto inizialmente aprire dalla vittima con l'inganno. Questa ipotesi fu respinta anche dalle sentenze assolutorie.[15]

In primo grado il 17 dicembre 2009 al Tribunale di Vigevano, il GUP Stefano Vitelli, in funzione di giudice monocratico, assolse Alberto Stasi, per non aver commesso il fatto.[16]

In appello il 7 dicembre 2011, davanti alla Corte d'Assise d'Appello con giudici popolari e col processo spostato a Milano, una nuova perizia (non accettata però dal collegio giudicante) spostò l'ora della morte, negandogli così l'alibi e la plausibilità del fatto che non si sarebbe sporcato, senza per questo ottenere una condanna. La sentenza fu di assoluzione "per non aver commesso il fatto".[17]

La Cassazione, tra le motivazioni dell'annullamento, ordinò esami del DNA su un capello trovato tra le mani della vittima (non noto durante il primo giudizio) e su residui di DNA sotto le unghie, repertati e mai analizzati. Nonostante l'annullamento con rinvio dell'assoluzione, la Suprema corte ribadì che fosse, a proprio giudizio, difficile «pervenire a un risultato, di assoluzione o di condanna, contrassegnato da coerenza, credibilità e ragionevolezza» e quindi «impossibile condannare o assolvere Alberto Stasi», preferendo però non confermare l'assoluzione, in attesa dei nuovi esami scientifici.[18]

Al processo d'appello bis il 17 dicembre 2014, in seguito alla nuova perizia computerizzata sulla camminata e ad alcune incongruenze nel racconto, e pur in assenza di riscontri nei nuovi test del DNA (come quello sul capello)[19], Stasi viene ritenuto colpevole e condannato a ventiquattro anni di reclusione (pena poi ridotta a 16 anni grazie al rito abbreviato) per omicidio volontario, con l'esclusione però delle aggravanti della crudeltà e della premeditazione.[20] Presentando poi ricorso in Cassazione, il pm chiede la conferma della condanna e l'aggravante della crudeltà (per inasprire la pena), mentre la difesa (composta dagli avvocati Angelo e Fabio Giarda e Giuseppe Colli) chiede l'annullamento senza rinvio o un nuovo processo, ricollegandosi ai dubbi espressi in precedenza dalla stessa Cassazione sull'impossibilità di determinare la colpevolezza o l'innocenza con certezza.

Il procuratore della Cassazione chiese a sorpresa l'annullamento della condanna, con preferenza per il rinvio. Tuttavia, il 12 dicembre 2015 la Corte di Cassazione conferma la sentenza-bis della Corte d'Appello di Milano condannando in via definitiva Alberto Stasi a 16 anni di reclusione[21], anche senza delineare un movente, parlando di un momento di rabbia di Stasi.

Motivazioni

In particolare, la colpevolezza di Alberto Stasi risiede:

  1. nel fatto che Chiara Poggi è stata uccisa da una persona conosciuta, arrivata da sola in bicicletta, che ella stessa ha fatto entrare in casa. Chi ha fatto ingresso nell'abitazione la conosceva bene, come desumibile anche dal percorso effettuato all'interno delle stanze al piano terra;
  2. nel fatto che Alberto Stasi - fidanzato della vittima, in rapporto di confidenza con lei, conoscitore della sua casa e delle sue abitudini - possessore di più di una bicicletta da donna, compatibile con la "macrodescrizione" fattane dalle testimoni Bermani e Travain, ha fornito un alibi che non lo elimina dalla scena del crimine nella "finestra temporale" compatibile con la commissione dell'omicidio;
  3. nel fatto che Alberto Stasi ha reso un racconto incongruo, illogico e falso, quanto al ritrovamento del corpo senza vita della fidanzata, sostenendo di avere attraversato di corsa i diversi locali della villetta per cercare Chiara; sulle sue scarpe, tuttavia, non è stata rinvenuta traccia di residui ematici, né le macchie di sangue sul pavimento sono risultate modificate dal suo passaggio; neppure sui tappetini dell'auto, sulla quale egli stesso ha sostenuto di essere risalito immediatamente dopo la scoperta di Chiara, sono state rinvenute tracce di sangue per trasferimento dalle scarpe; il racconto dell'imputato, anche con il riferimento all'indicazione delle modalità di rinvenimento del corpo di Chiara (con la parte visibile del volto bianca, invece che completamente ricoperta di sangue), è assimilabile a quello dell'aggressore, non dello scopritore;
  4. nel fatto che Alberto Stasi non ha mai menzionato, tra le biciclette in suo possesso, proprio la bicicletta nera da donna collegata sin dal primo momento al delitto e corrispondente alla "macrodescrizione" fattane dalle testimoni Bermani e Travain, fatto questo che evidenzia come l'imputato ne conoscesse l'importanza e la possibilità di collegarla all'omicidio;
  5. nel fatto che sul dispenser del sapone liquido, utilizzato dall'aggressore per lavarsi le mani dopo il delitto, sono state trovate soltanto le impronte dell'anulare destro di Alberto Stasi, che lo individuano come l'ultimo soggetto a maneggiare quel dispenser considerate, peraltro, la posizione delle due impronte e la non commistione con DNA della vittima, circostanze dimostrative del fatto che l'imputato maneggiò il dispenser per pulirlo accuratamente, dopo essersi lavato le mani e avere ripulito il lavandino;
  6. nel fatto che sui pedali della bicicletta di Alberto Stasi, la "Umberto Dei", Milano, è stata rinvenuta una copiosa quantità di DNA di Chiara Poggi, riconducibile a materiale "altamente cellulato"; tali pedali non sono risultati quelli propri di quella tipologia di bicicletta - venduta, invece, alla famiglia Stasi con pedali diversi e di serie - e risultano apposti sull'unico velocipede appartenente alla famiglia Stasi, che non poteva venire confuso con quello individuato dai testi oculari davanti a casa Poggi;
  7. nel fatto che l'assassino era un uomo che calzava scarpe n. 42 e Alberto Stasi possedeva e indossava anche scarpe della marca di quelle dell'aggressore, nonché anche di taglia 42[22].

Tali molteplici elementi, di valenza indiziaria e valutati globalmente sono stati ritenuti convergenti verso la responsabilità dell'imputato per l'omicidio della fidanzata. Ciascun indizio, secondo la Suprema Corte, risulta integrarsi perfettamente con gli altri come tessere di un mosaico che hanno contribuito a creare un quadro d'insieme convergente verso la colpevolezza di Alberto Stasi, oltre ogni ragionevole dubbio.

Richiesta di revisione processuale

I suoi avvocati in seguito presentano ricorso presso la Corte europea dei diritti dell'uomo per ottenere la revisione del processo.[23]

Il 19 dicembre 2016 la difesa presenta una perizia genetica che indica che il DNA ritrovato sotto le unghie di Chiara Poggi apparterrebbe a un conoscente della vittima e non a Stasi.[24] Il 22 dicembre la procura di Pavia ha aperto una nuova indagine[25] riguardante un amico del fratello di Chiara Poggi, Andrea Sempio, il quale era solito spostarsi in bicicletta per Garlasco e avrebbe il numero di scarpe simile a quello di Stasi, oltre a un alibi non completamente solido.[26][27] Il giorno seguente il Procuratore generale di Milano, Roberto Alfonso, ha accolto l'istanza di richiesta della revisione del processo, ritenuta "fondata", e trasmettendola alla competente Corte d'Appello di Brescia.[26]

La Corte d'Appello di Brescia si è dichiarata nel 2017 non competente per vizio procedurale (gli avvocati di Stasi non hanno presentato esplicita richiesta). I legali hanno poi ripresentato istanza, allegando anche prove testimoniali.[28][29] L'inchiesta su Andrea Sempio è stata invece archiviata il 2 marzo 2017.[30] Sempio ha poi querelato i legali di Stasi per calunnia. Stasi a maggio del 2017 ha invece inoltrato ricorso straordinario in Cassazione per vizio di procedura (testimoni e prove di primo e secondo grado non richiamati in appello sebbene non delegittimati nell'annullamento, che chiese solo alcuni nuovi accertamenti: ossia la donna che vide la bicicletta non riconoscendola, i periti informatici e i periti medico-legali di primo grado) e quindi violazione del diritto al giusto processo, chiedendo la revoca della condanna, il sollevamento della questione di legittimità costituzionale e un nuovo processo d'appello.[31]

Il 19 marzo 2021, la prima sezione penale della Suprema Corte ha respinto la richiesta di revisione della condanna per omicidio, permanendo «la valenza indiziaria di altri numerosi e gravi elementi» contro Stasi.[4]

Procedimenti correlati

Alberto Stasi è stato condannato a risarcire un milione di euro in sede civile alla famiglia Poggi.[32] Stasi lavora come centralinista al carcere di Bollate, ma ha rinunciato all'eredità paterna, risultando nullatenente.[33]

Stasi fu imputato anche di possesso di materiale pedopornografico e, come possibile movente del delitto, venne indicato dall'accusa del processo per omicidio in primo e secondo grado il fatto che Chiara potesse averlo scoperto. Egli venne inizialmente condannato in primo grado e in appello, in un processo separato, a una pena di 30 giorni di reclusione convertiti poi in 2.540 euro di multa più l'interdizione perpetua a lavorare a contatto con minorenni; venne invece assolto con annullamento senza rinvio dalla Cassazione nel 2014, per insussistenza del fatto in quanto tali presunti file visivi erano solo "tracce", mai scaricate, recuperate parzialmente dalla polizia scientifica ma che non furono mai visibili all'imputato. Nel computer venne trovata solo pornografia legale, che Stasi ammise di guardare, anche in compagnia della fidanzata assassinata.[34]

L'ex maresciallo dei carabinieri Francesco Marchetto, nel 2015, è stato invece accusato di falsa testimonianza poiché avrebbe mentito sulla bicicletta nera da donna vista sul luogo del delitto, dicendo che non assomigliava a quella in possesso della famiglia Stasi.[35]

Il 23 settembre 2016 il giudice monocratico del Tribunale di Pavia Daniela Garlaschelli ha condannato per falsa testimonianza il Marchetto a due anni e mezzo di reclusione e a una provvisionale di 10 000 euro per risarcimento danni da pagarsi ai familiari di Chiara Poggi[36].

Nel 2017 la corte d'appello ha dichiarato l'intervenuta prescrizione del reato e la fine del procedimento.

Il 15 novembre 2017 si è aperto un procedimento per diffamazione e minacce ai danni di Alberto Stasi contro l'amministratrice di una pagina Facebook, che aveva scritto ingiurie e usato stalking contro Stasi seguendolo in un parcheggio quando era ancora libero.[37] Gli avvocati di Stasi chiesero 40 000 euro di risarcimento e rifiutarono il patteggiamento per 15 000 euro. La donna, sedicente medium, ha risarcito Stasi extragiudizialmente di 6 000 euro, ed è stata condannata per diffamazione in sede civile a risarcirlo di 9 000 euro, per un totale di 15 000 euro, nonché al pagamento di una multa di 800 euro e il pagamento delle spese processuali, per il solo reato di diffamazione aggravata, non ritenendo invece fondata l'accusa di minacce.[38]

Il delitto di Garlasco nella cultura di massa

Trasmissioni e documentari TV dedicati al delitto di Garlasco

Podcast

  • Indagini: Garlasco, 13 agosto 2007 (2022), podcast in due puntate a cura di Stefano Nazzi per il Post [40]

Influenza nella cultura di massa

Note

  1. ^ «Ero in via Pascoli solo nel pomeriggio», su Necrologie. URL consultato il 27 ottobre 2019.
  2. ^ Marco Covacich, Garlasco e Cogne come le partite di Coppa, in La Gazzetta dello Sport, 27 settembre 2007, p. 38.
  3. ^ Delitto di Garlasco, depositate le motivazioni della Corte di Cassazione, su Giurisprudenza penale, 22 giugno 2016. URL consultato il 19 luglio 2016.
  4. ^ a b Alberto Stasi, anche la Cassazione dice no alla revisione del processo per l'omicidio di Chiara Poggi - Il Fatto Quotidiano
  5. ^ Sentenza 25799/16 pagina 2 primo paragrafo (PDF), su ilsole24ore.com. URL consultato il 23 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2016).
  6. ^ Omicidio Garlasco, depositata la perizia sul pc di Stasi: regge l'alibi dell'imputato
  7. ^ Omicidio Garlasco, nei nuovi test le scarpe di Stasi sempre sporche di sangue
  8. ^ Garlasco. Alberto Stasi incastrato da 5 indizi: pigiama, pedale bici…
  9. ^ Omicidio Garlasco, la vicina di casa: "La bici che ho visto era un'altra"
  10. ^ Alberto Stasi e il mistero della bici
  11. ^ Garlasco, dopo 7 anni la scoperta «Scambiati i pedali delle bici di Stasi»
  12. ^ Il processo d’appello bis - per l’accusa non ci fu nessuno scambio di pedali tra le biciclette
  13. ^ Garlasco, media: sotto le unghie di Chiara Poggi il Dna di due uomini
  14. ^ Garlasco, 'Quarto grado': mostrate le foto di Alberto Stasi con i graffi sul braccio
  15. ^ La Cassazione: «Riesaminare indizi su Stasi» Archiviato il 22 dicembre 2015 in Internet Archive.
  16. ^ Il giudice di primo grado: Vi spiego perché ho assolto Alberto Stasi
  17. ^ Garlasco, Alberto Stasi assolto anche in appello La mamma di Chiara: «Non mi arrendo»
  18. ^ Garlasco, giallo infinito. "Impossibile condannare o assolvere Alberto Stasi"
  19. ^ Alberto Stasi condannato a 16 anni. Ai giudici aveva detto: "Non cercate a tutti costi un colpevole condannando un innocente"
  20. ^ Stasi condannato a 16 anni
  21. ^ Stasi condannato in via definitiva
  22. ^ Cassazione penale, sez. V, sentenza n. 25799/2016 (PDF), su ilsole24ore.com. URL consultato il 23 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2016).
  23. ^ Delitto di Garlasco, Stasi ricorre alla Corte europea
  24. ^ Caso Stasi, il dna sulla scena del delitto Poggi torna alla ribalta: sei anni di battaglie tra genetisti
  25. ^ Garlasco, colpo di scena. C'è una nuova inchiesta sul delitto di Chiara
  26. ^ a b Garlasco, aperta una "seconda" inchiesta: indagato il "ragazzo del Dna"
  27. ^ Omicidio di Chiara Poggi, svolta dopo nove anni. I pm indagano sull’amico del fratello
  28. ^ Alberto Stasi innocente? La video inchiesta de Le iene getta nuovi dubbi[collegamento interrotto]
  29. ^ Delitto Garlasco, la difesa non si arrende
  30. ^ Garlasco, dubbi finiti: Stasi colpevole
  31. ^ Alberto Stasi, ricorso straordinario in Cassazione: processo non equo, su liberoquotidiano.it. URL consultato il 26 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 24 maggio 2017).
  32. ^ Garlasco, Stasi condannato a 16 anni e a un risarcimento da un milione di euro
  33. ^ Alberto Stasi rinuncia alla "consistente" eredità del padre: la decisione dei giudici
  34. ^ Garlasco: Cassazione assolve Alberto Stasi dall’accusa di pedopornografia
  35. ^ Delitto di Garlasco, l’ex maresciallo accusato di falsa testimonianza
  36. ^ N.P., Falsa testimonianza: due anni e mezzo al maresciallo che indagò sul delitto di Garlasco - Il Giorno, su ilgiorno.it, 23 settembre 2016. URL consultato il 23 settembre 2016.
  37. ^ Alberto Stasi per la prima volta in aula dopo la condanna: è parte offesa
  38. ^ Insulta Alberto Stasi su Facebook, condannata a pagare 9.000 euro, ecco cosa è successo, su notizieora.it. URL consultato il 10 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 24 novembre 2020).
  39. ^ Crime+Investigation: Delitti: Speciale Garlasco, questa sera il docufilm in esclusiva su Sky, su comingsoon.it, 29 agosto 2017. URL consultato il 29 agosto 2017.
  40. ^ Indagini - Garlasco, 13 agosto 2007 – Prima parte, su Il Post, 1º aprile 2022. URL consultato il 3 giugno 2022.
  41. ^ IMMANUEL CASTO: guarda il video di "Killer Star" il nuovo singolo!, su rockrebelmagazine.com, Rock Rebel Magazine, 19 settembre 2011. URL consultato il 5 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 5 gennaio 2015).
  42. ^ Massimo Carlotto, Attrazioni criminali nella fabbrica del consenso, il manifesto, 2007

Bibliografia

Voci correlate

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