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Crisi russo-ucraina parte della crisi russo-ucraina | |||
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Valutazione dell'intelligence statunitense sul movimento delle truppe russe vicino al confine russo-ucraino (18 febbraio 2022) | |||
Data | 1ª fase: marzo - aprile 2021 2ª fase: ottobre 2021 - in corso | ||
Luogo | Ucraina | ||
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La crisi russo-ucraina del 2021-2022 è una crisi diplomatica e militare tra la Federazione Russa e l'Ucraina, iniziata nella prima fase tra il marzo e l'aprile del 2021, e poi successivamente riesplosa nella seconda fase tra l'ottobre del 2021 e l'inizio del 2022.[4][5] Questa crisi rientra nella più ampia crisi russo-ucraina iniziata nel 2014 dopo la svolta europeista del governo ucraino.
L'acme di questa crisi si è raggiunta a seguito dell'invio di un ingente numero di unità militari russe lungo il confine con l'Ucraina, giustificata dal presidente russo Putin con il timore russo di una possibile futura adesione dell'Ucraina alla NATO[6][7] a seguito dell'adesione della stessa a MAP (Membership Action Plan o pre-adesione)[2], il successivo riconoscimento ufficiale da parte della Russia delle autoproclamate Repubblica Popolare di Doneck e Repubblica Popolare di Lugansk, definita come missione di peace-keaping[8], e l'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito russo.
Alcuni analisti e opinionisti politici hanno paragonato questa crisi alla crisi dei missili di Cuba.[9][10][11][12]
A marzo e aprile 2021 ai confini dell'Ucraina è stata osservata una mobilitazione di oltre 100.000 soldati delle forze armate russe; rappresentando la più grande mobilitazione dalla fine della guerra fredda, ciò ha innescato una grave crisi internazionale, poi contenuta dopo l'incontro a Ginevra fra il presidente statunitense Joe Biden e il presidente russo Vladimir Putin. La crisi ha avuto un momento grave quando una nave della Marina russa e due aerei hanno aperto il fuoco contro una nave della Marina Britannica, sparando colpi d'avvertimento e sganciando bombe a qualche decina di metri dalla nave NATO. La crisi è riesplosa violentemente quando, a ottobre 2021, è stata osservata nuovamente una grande mobilitazione russa di oltre 100.000 uomini. A gennaio 2022, le forze russe al confine ucraino contano 150.000-180.000 uomini, con una previsione di 250.000.[13]
La crisi segue una lunga tensione russo-ucraina che prende radici all'inizio del 2014. Nel dicembre 2021, la Russia ha avanzato due bozze di trattati che contenevano richieste di quelle che definiva "garanzie di sicurezza", inclusa una promessa giuridicamente vincolante che l'Ucraina non si sarebbe unita all'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO), nonché una riduzione delle truppe NATO e dell'equipaggiamento militare di stanza nell'Europa orientale, e hanno minacciato una risposta militare non specificata se tali richieste non fossero state soddisfatte pienamente.[14] Gli Stati Uniti d'America e altri membri della NATO hanno respinto queste richieste e hanno avvertito la Russia riguardo a sanzioni economiche "rapide e severe" se dovesse invadere ulteriormente l'Ucraina.[15] Nel gennaio 2022 si sono tenuti colloqui diplomatici bilaterali USA-Russia, ma sono stati tutti fallimentari.[16]
Il 15 febbraio 2022 la Duma di Stato della Federazione Russa ha approvato una richiesta al Presidente della Federazione Russa per il riconoscimento delle repubbliche popolari di Doneck e di Lugansk. Putin, attraverso il portavoce Dmitrij Peskov, ha riferito di aver preso nota della proposta, sottolineando tuttavia che il riconoscimento delle due repubbliche separatiste comporterebbe la violazione degli accordi di Minsk II.[17] Il 16 febbraio viene annunciato che è in corso il ritiro delle truppe russe dai confini tra l'Ucraina e la Bielorussia e quello della Russia.[18]
Il 17 febbraio 2022 la Federazione Russa ha consegnato la risposta alla lettera statunitense e della NATO alle richieste di sicurezza russe, il presidente Putin si è detto deluso e non soddisfatto dalle risposte. Alle 12:30 orario di Roma il Cremlino ha espulso dal paese il Vice-Ambasciatore statunitense con effetto immediato.[19][20]
Il 18 febbraio 2022 le Repubbliche popolari autoproclamate di Doneck e Lugansk hanno ordinato l’evacuazione di tutti i cittadini dalla regione[21], diretti in Russia, gli unici a non essere autorizzati ad evacuare sono i maschi in età militare (18-60 anni)[22], in contemporanea a questi eventi si sono verificati altri scontri molto accesi nella regione, con presunti sabotaggi e tentativi di assassinio (secondo l’Intelligence ucraina operazioni di False Flag condotte dalle forze speciali Russe al fine di giustificare un invasione su larga scala del paese[23]) alle 13 ore locali a Doneck e Lugansk sono suonati gli allarmi antiaerei in vista dell’imminente evacuazione.[24] Nella notte si sono verificate violente esplosioni nei dintorni di Luhansk nei gasdotti locali.[25]
Il 19 febbraio 2022 verso le ore 21:40, il Ministero degli Esteri Francese ha pubblicato una nota dove dopo attente considerazioni, sono riusciti a constatare una concentrazione senza precedenti di truppe russe alla frontiera con l'Ucraina, e ciò aumenterebbe esponenzialmente le possibilità che l'attacco russo possa effettivamente concretizzarsi[26]. Successivamente, verso le ore 22:09 italiane, anche il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, confermerà le voci di un vasto schieramento militare russo sui confini ucraini, affermando con certezza che si tratterebbe dei preparativi finali di un'imminente invasione su larga scala[27].
Il 21 febbraio 2022 la Federazione Russa ha dichiarato che un gruppo di sabotaggio ucraino è entrato in territorio russo[28], dichiarando che le forze armate russe hanno neutralizzato i militari ucraini, successivamente dopo un incontro fra Putin e membri del Governo della federazione Russa è stato deciso il riconoscimento delle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk, in un lungo discorso alla nazione il presidente Vladimir Putin ha confermato tale decisione[29], firmando il documento in diretta nazionale, accusando il governo di Kiev di avere il progetto di sviluppare armi nucleari impiegando la vecchia tecnologia sovietica di cui sarebbe ancora in possesso[30] e di star progettando un'offensiva in Crimea, dichiarando anche che l'Ucraina non è un entità nazionale fondata su un passato storico autonomo, ma parte della storia e della sovranità della Russia, definendola una «creazione di Lenin».[31] La stessa notte il presidente Vladimir Putin ha ordinato l’entrata delle forze russe nelle regioni separatiste.[32]
Il 22 febbraio 2022 il presidente russo Vladimir Putin ha avanzato una richiesta prima alla Duma di Stato e successivamente all’Assemblea federale per avere i pieni poteri sull’effettuare operazioni militari all’estero, la richiesta è stata pienamente accolta sia dalla Duma che dall’Assemblea federale, dando così a Vladimir Putin il pieno controllo delle forze armate russe, senza limiti di tempo, luogo e per qualsiasi tipo di operazione militare.[33] Qualche ora dopo durante la conferenza stampa del presidente statunitense Joe Biden, sono state annunciate le prime sanzioni contro la Russia, fra cui la sospensione della certificazione del Gasdotto Nord Stream 2,[34] è stato anche confermato l’annullamento dell’incontro programmato fra il Segretario di Stato statunitense Blinken ed il Ministro degli Esteri Russo Lavrov il 24 febbraio a Ginevra, affermando che «l’invasione è già iniziata, l’incontro non ha più senso».[35] Il Segretario Generale NATO Jens Stoltenberg alle ore 23:45 (UTC+1) ha affermato che la NATO ha in massima allerta 100 aerei e vari gruppi navali in tutta Europa.[36]
Nella prima mattinata del 24 febbraio 2022 Putin ha annunciato un'operazione militare nel Donbass, dando inizio ad un'invasione dell'Ucraina.[37][38]
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Il contenuto presentato dell'articolo di Wikipedia è stato estratto 2022-03-15 sulla base di https://it.wikipedia.org/?curid=9300591