Cosimo Di Lauro (Napoli, 8 dicembre 1973 – Opera, 13 giugno 2022) è stato un mafioso italiano, camorrista ed ex capo del clan Di Lauro di Napoli.
Grazie alla sua passione per gli abiti firmati, si guadagnò il soprannome di "The Designer Don". Di Lauro fu conosciuto da alcuni come "'o Chiatto" (grasso in napoletano), e dai giornalisti come il "principe reggente".[1]
Figlio maggiore del boss della camorra, Paolo Di Lauro detto Ciruzzo 'o milionario ("Ciruzzo il milionario"), Cosimo prese il controllo del clan Di Lauro in assenza del padre latitante per reati di camorra.[1]
Cosimo Di Lauro volle centralizzare lo spaccio di droga che fu gestita come un franchising in cui gli spacciatori pagavano ai Di Lauro una tassa per fare affari e potevano acquistare la droga da qualsiasi fonte disponibile. Fece uccidere gli affiliati (i soldati) più anziani e li sostituì con giovani teppisti. Un clan noto come gli Scissionisti sfidò i Di Lauro nell'ottobre 2004.[2]
Uno dei più importanti luogotenenti del padre, Raffaele Amato, contestò le nuove regole, fuggì in Spagna e organizzò una rivolta contro i suoi ex capi. A Scampia sono conosciuti come gli spagnoli. Gli scissionisti iniziarono la guerra ordinando l'uccisione di due fedelissimi di Cosimo Di Lauro, Fulvio Montanino il suo braccio destro e Claudio Salerno il 28 ottobre 2004. Tre giorni dopo il loro funerale, la polizia arrestò due uomini armati di mitra che stavano progettando una risposta all'agguato subito dai Di Lauro.[1]
La conseguente guerra tra clan, nota come faida di Scampia, ha provocato oltre 60 omicidi nel 2004 e nel 2005. Le due bande si sono combattute con una brutalità tale che gli inquirenti non si trovavano a fronteggiare dai tempi della guerra degli anni 80 tra l’NCO di Raffaele Cutolo e la Nuova Famiglia di Carmine Alfieri e dei fratelli Nuvoletta. La faida causò una diffusa repulsione pubblica e una risonanza mediatica internazionale nei confronti della camorra e portò a un'importante repressione da parte delle autorità, con la cattura e l'incarcerazione di figure di alto rango della camorra, incluso suo padre.[2]
Cosimo Di Lauro è stato poi arrestato il 21 gennaio 2005, nel quartiere denominato "terzo mondo" di Secondigliano, fortino della criminalità organizzata e in particolare della famiglia Di Lauro, dove abitanti del quartiere si rivoltarono contro le forze dell'ordine lanciando oggetti dai balconi cercando di evitare l’arresto di Di Lauro. Nel febbraio 2008, è stato condannato a 15 anni di carcere per associazione camorristica. Il 13 dicembre 2008 è stato nuovamente condannato all'ergastolo per aver ordinato l'omicidio di Gelsomina Verde, l'ex fidanzata di un camorrista rivale Scissionisti, Gennaro Notturno il 21 novembre 2004.[3]
Gelsomina è stata rapita, torturata e successivamente uccisa dai membri del clan Di Lauro, nel tentativo di farle rivelare dove si trovasse Notturno. Gli assassini hanno poi dato fuoco al suo corpo all'interno della sua auto, al fine di cancellare ogni traccia che avrebbe potuto collegarli al vile assassinio.[3]
È morto il 13 giugno 2022 all'età di 48 anni nel carcere di Opera, dove era detenuto in regime di 41-bis.[4]
In Gomorra - La serie la figura di Genny Savastano è ispirata a quella di Cosimo Di Lauro.
L'articolo Cosimo Di Lauro in Wikipedia italiana ha preso i seguenti posti nella classifica di popolarità locale:
Il contenuto presentato dell'articolo di Wikipedia è stato estratto 2022-06-28 sulla base di https://it.wikipedia.org/?curid=9059898