La neutralità di questa voce o sezione sull'argomento religiosi è stata messa in dubbio.
|
Chiara Lubich, all'anagrafe Silvia Lubich (Trento, 22 gennaio 1920 – Rocca di Papa, 14 marzo 2008), è stata un'insegnante e saggista italiana, fondatrice del Movimento dei focolari che ha come obiettivo l'unità tra i popoli e la fraternità universale..
Donna carismatica, sin dai primi anni Quaranta ha rotto stereotipi della figura femminile portando la donna a una dimensione sociale e a un ruolo nella Chiesa cattolica allora inediti [1].
È nota per il costante impegno a gettare ponti di pace e di unità tra persone, generazioni, ceti sociali e popoli coinvolgendo persone di ogni età, cultura e credo ed è considerata una figura rappresentativa del dialogo ecumenico, interreligioso e interculturale[2] come riconosciuto dall'Unesco che le ha conferito il Premio per l'Educazione alla pace 1996, dal Consiglio d'Europa col Premio Diritti Umani '98 e da numerosi altri riconoscimenti a livello culturale e sociale.
È entrata nella storia della spiritualità contemporanea[3] fra i maestri e mistici[4][5] per la genuina ispirazione evangelica, la dimensione di universalità e l'incidenza culturale e sociale che caratterizzano il suo carisma, la sua spiritualità, il suo pensiero e la sua opera.
Chiara Lubich viene battezzata col nome di Silvia. Assume quello di Chiara quando entra nel Terz'Ordine Francescano, ora denominato Ordine francescano secolare (1942-1949). È la seconda di quattro figli. La madre, Luigia Marinconz è fervente cattolica, il padre Luigi è socialista e convinto antifascista.
Il padre, già tipografo al quotidiano dei socialisti trentini Il Popolo diretto da Cesare Battisti, dopo la soppressione del giornale da parte del regime fascista, apre un'attività di esportazione di vini italiani in Germania, ma a causa della grande depressione economica del 1929, è costretto a chiuderla. Avendo rifiutato la tessera del Partito Nazionale Fascista, è costretto a lavori saltuari e viene perseguitato. La famiglia per anni vive di stenti[6]. Per contribuire al bilancio familiare, sin da giovanissima, Silvia dà lezioni private. Educata dalla madre alla fede cristiana, dal padre, dal fratello Gino e dalla vita di povertà, eredita una spiccata sensibilità sociale. A 15 anni entra nelle file dell'Azione Cattolica all'interno della quale diviene presto dirigente giovanile diocesana[7].
Già da bambina emerge in lei la sete della verità, la ricerca di Dio. Frequenta le scuole magistrali e si appassiona alla filosofia. Appena diplomata, sogna di accedere all'Università Cattolica di Milano. Per un punto non vince il concorso per una borsa di studio. Profondamente amareggiata, si rasserena nell'avvertire una certezza interiore: «Sarò io [Dio] il tuo Maestro»[8]. Appena diplomata si dedica all'insegnamento in scuole elementari delle valli del Trentino (1938-39) e poi a Cognola (Trento) nella scuola dell'orfanotrofio gestito dai Frati Minori Cappuccini (1940-1943). Nell'autunno 1943 lascia l'insegnamento e si iscrive all’Università Ca' Foscari di Venezia, continuando a dare lezioni private, ma interrompe gli studi alla fine dell'anno successivo a causa degli eventi bellici[9].
In piena guerra, mentre i drammi di milioni di vittime, delle deportazioni in massa e dell'Olocausto segnano uno scacco per l'umanità, tanto da rimettere in discussione anche la comprensione di sé, del mondo e di Dio stesso[10], affiora in Silvia un'alternativa decisiva: la riscoperta di Dio Amore, che sarà, come dirà papa Giovanni Paolo II, "la scintilla ispiratrice"[11] di quell'opera di pace e di unità che nascerà in seguito. Questa riscoperta avviene nell'autunno del 1942, in un dialogo con il frate minore cappuccino Casimiro Bonetti. Su suo invito, Silvia entra nel Terz'Ordine francescano «per rianimarlo e ringiovanirlo»[12]. Attirata dalla scelta radicale di Dio di Santa Chiara d'Assisi, prende il suo nome. Questa nuova esperienza spirituale si riverbera nelle conferenze che tiene per le giovani del Terz'Ordine. Tra di loro, una diciottenne, Natalia Dallapiccola, che sarà la prima a seguirla[13].
Il 2 settembre 1943 un primo bombardamento delle forze anglo-americane coglie di sorpresa Trento, sino ad allora risparmiata dalla guerra. Nei giorni seguenti, a seguito dell'armistizio tra l'Italia e gli Alleati, il territorio trentino viene occupato dalle forze naziste e annesso al Terzo Reich[14]. Nel frattempo, il fratello Gino entra tra le file partigiane comuniste che combattevano il regime nazifascista. Più tardi, nell'estate del '44, verrà arrestato e torturato[15]. Per Chiara si apre un'altra scelta. L'infrangersi di ogni sicurezza e prospettiva di futuro sono una forte lezione. Nel 1950 scrive:
«Era la predica di Dio: 'tutto è vanità delle vanità'. Un ideale solo non sarebbe venuto meno mai, nemmeno con la nostra morte: Era Dio. E a Dio ci attaccammo con tutte le forze dell'anima. Non aderimmo a Lui perché nulla ci era rimasto, ma perché una Forza in noi ci rendeva felici di averlo trovato nella vita come l'unico Tutto, l'unico Eterno, l'unico degno d'esser amato perché non passa, l'unico dunque, che avrebbe saziato le esigenze del nostro cuore.[16]» |
Si fa viva in lei la certezza che, come si legge in una sua lettera del 1944, «è l'Amore la salvezza del XX secolo»[17]. Comunica questa novità a parenti, alle giovani del Terz'Ordine, alle colleghe[18]. Ben presto altre giovani ne sono attratte.
Due mesi dopo, a fine novembre 1943, avverte una decisa chiamata interiore a scegliere Dio come unico ideale della sua vita. Dopo pochi giorni, il 7 dicembre, nella cappella del collegio dei Frati Minori Cappuccini, pronuncia il suo sì totale per sempre con il voto di castità. Quell'atto «personale e segreto» sarà l'inizio di una nuova opera: il Movimento dei Focolari[19].
Nei rifugi antiaerei, dove a ogni allarme si trova con le sue prime compagne, porta solo il Vangelo. Si sentono spinte a metterlo subito in pratica. Quelle parole diventano il loro codice di vita.
La guerra semina distruzione, fame e miseria. Chiara e le sue compagne si dedicano ai più poveri di Trento in cui riconoscono la presenza di Gesù (cf Mt 25,40). Condividono con loro quel poco che hanno. Grazie al coinvolgimento di un numero crescente di persone, arrivano con insolita abbondanza viveri, vestiario e medicinali. Sperimentano il «date e vi sarà dato», «chiedete e otterrete» promesso dal Vangelo. L'azione di Chiara diviene sistematica: traccia un programma articolato che mira a risolvere il problema sociale di Trento. Nel 1947 prende forma il piano "Fraternità in atto". Nel febbraio 1948 in un editoriale firmato Silvia Lubich apparso su L'Amico Serafico, il periodico dei Padri Cappuccini, lancia la comunione dei beni sull'esempio dei primi cristiani oltre la piccola cerchia che le gravitava attorno. Dopo pochi mesi sono 500 le persone coinvolte in questa comunione spontanea di beni materiali e spirituali.[20].
In quel tempo buio senza prospettive di futuro, si spalanca agli occhi di Chiara un progetto universale:
«In un rifugio antiaereo apriamo a caso il Vangelo alla pagina del Testamento di Gesù: “Che tutti siano uno, Padre, come io e te” (Gv 17,21). Quelle parole sembrano illuminarsi a una a una. Quel “tutti” sarebbe stato il nostro orizzonte. Quel progetto di unità la ragione della nostra vita[21]» |
Nel gennaio 1944, nel dialogo con un sacerdote venuto a visitare una sua compagna con le piaghe in viso per un contagio a contatto con i poveri, Chiara viene a scoprire che il momento in cui Gesù più ha sofferto è stato in croce, quando ha vissuto il dramma dell’abbandono stesso di Dio. In quel grido intuisce esservi il segreto per realizzare il mondo uno. Avverte la chiamata a coniugare "la più alta contemplazione del divino e la più scoscesa immersione negli anfratti bui e doloranti dell’umano". Sul piano sociale questo mistero del Dio abbandonato, sarà per la fondatrice dei Focolari e per chi la seguirà, la chiave interpretativa delle vicende umane e della storia dell’umanità.
In Lui, come scrive Chiara, “l’eroica lezione di che cosa sia l’Amore” è la misura per attuare quel comandamento che scoprono al cuore del Vangelo: “amatevi l’un l’altro come io ho amato voi”[22]. Quel comandamento, come afferma il Concilio Vaticano II, si rivelerà "la legge fondamentale della umana perfezione, e perciò anche della trasformazione del mondo"[23]. L'amore vicendevole, vissuto con radicalità, provoca, infatti, un salto di qualità nella loro vita:
«Sperimentiamo una gioia, una pace nuova, una pienezza di vita, una luce inconfondibile. È Gesù che realizza fra noi quella sua promessa: “Dove due o più sono riuniti nel mio nome, Io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). È Lui che lega noi, membra sparse, in unità col Padre, e in unità fra noi, quell’unità sinora possibile[24]» |
Quest'unità che Chiara Lubich e le sue prime compagne andavano sperimentando, la comprendevano come destinata al mondo intero. Già nel 1946 prospettava una fraternità universale[25].
Mentre Chiara e le sue prime compagne credevano di vivere semplicemente il Vangelo, come lei stessa afferma,
«Inavvertitamente lo Spirito Santo ha scosso il divino caleidoscopio delle verità evangeliche e ha donato all'umanità - ogni carisma (cristianesimo) è per tutti - una composizione nuova capace di attirare e ispirare gli uomini della nostra epoca[26]» |
La nuova spiritualità assumerà la definizione di "spiritualità dell'unità" o "di comunione". Come riconosciuto a livello religioso[27] e civile[28], fiorisce da "un carisma con tratti di profezia" di cui Chiara è depositaria. Spiritualità che "si rivelerà il principio vitale alla base di ogni sua intuizione e realizzazione, capace di trasformare la vita di persone di ogni età, etnia, cultura e credo…»[29]. Come conferma Papa Francesco:
«È la spiritualità del “noi”. Non è un fatto solo spirituale, ma una realtà concreta con conseguenze a livello sociale, culturale, politico, economico… [30]» |
Man mano questi principi, sono stati da lei espressi e approfonditi nei suoi scritti spirituali e nella continua sua animazione spirituale del Movimento fino a diventare, come scrive Padre Jesus Castellano (OCD), "una ricca e solida sintesi di esperienza cristiana, notevole patrimonio di idee e di esperienze di vita, dal timbro spiccatamente comunitario"[31][32]. Si rivelerà in sintonia con la svolta impressa, vent'anni dopo, dal Concilio Vaticano II.
Il 13 maggio 1944 la città di Trento è colpita da uno dei bombardamenti più devastanti. Anche la casa di Chiara è sinistrata e inagibile. I suoi familiari sfollano in montagna. Lei fa una scelta sofferta, decisiva per il futuro: resta in città per sostenere il gruppo sempre più numeroso di ragazze animate dalla sua azione e dalla sua parola. Mentre va alla ricerca delle sue giovani compagne, si imbatte in una donna impazzita dal dolore che le grida la morte dei suoi 4 familiari. È per lei la chiamata a posporre il suo dolore per fare suoi i dolori dell'umanità[33].
Nell'autunno di quell'anno trova un piccolo appartamento in piazza Cappuccini, 2, dove va ad abitare con alcune compagne. Si compone «inavvertitamente» una piccola e originale comunità che si diffonderà con il nome di "focolare", appellativo assegnato in seguito da quanti avevano sperimentato il "fuoco" dell'amore evangelico che ardeva in quel gruppo di ragazze[34]. Il "focolare" diventa la prima articolazione (anche se non ancora compiuta) del Movimento nascente, e ne costituirà il "cuore", l'asse portante. Nell'autunno 1948 un giovane operaio, Marco Tecilla, e un commerciante, Livio Fauri, decidono di seguire la "nuova" strada di Chiara dando inizio in un modestissimo locale al primo focolare maschile. E nel 1953, il "focolare" acquisterà la sua forma "definitiva" quando diverranno parte integrante di esso anche persone sposate, primo fra tutti, Igino Giordani, segnando la nascita di una nuova via che sarà seguita da tanti sposati, desiderosi di perfezione[35].
Il dramma della guerra non è la sola difficoltà da superare. Come attestano le sue biografie, dal 1945, a Trento, nei confronti di questa "nuova comunità" iniziano a serpeggiare critiche, incomprensioni, accuse. Vivere il Vangelo e comunicarsi le esperienze, mettere in comune i pochi beni e fare dell'unità il loro ideale, suscitava sospetti di protestantesimo o di una nuova forma di comunismo, l'altra grande minaccia per i tempi di allora. Non solo: la radicalità proposta da Chiara nel vivere il Vangelo attira l'accusa di fanatismo, e la parola "Amore", allora non consueta in ambito cattolico, si presta a essere equivocata[36].
«Chi ascolta voi ascolta Me» (Lc 10,16). Chiara stessa attesta che è questa frase evangelica che motiva lei e il primo gruppo di Trento a recarsi dal loro vescovo, Carlo De Ferrari, il quale le ascolta, si informa e le rassicura «Qui c'è il dito di Dio, andate avanti». Il vescovo conferma inoltre che «questa esperienza era cosa nuova» rispetto al Terz'Ordine francescano e ufficializza tale novità il 1º maggio 1947, con l'approvazione dello "Statuto dei Focolari della Carità – Apostoli dell'unità".
Nel marzo 1949, un decreto del dicastero vaticano oggi denominato Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, sancisce la distinzione dei Focolari della Carità dal Terz'Ordine dei Cappuccini, che le aveva fatto, per così dire, da culla [37].
Le accuse, però, non cessano. Nel 1951 il Sant'Uffizio, attuale Congregazione per la dottrina della fede inizia un lungo studio e una serie di confronti con la giovane fondatrice. Nel febbraio 1952 viene chiesto a Chiara di dimettersi dalla guida del Movimento per mettere alla prova se l'Opera da lei fondata veniva da Dio o era opera sua e per misurarne la fedeltà alla Chiesa. Il Sant'Uffizio sceglie in sostituzione Giosi Guella, una delle sue prime compagne. Così per 12 anni, fino al 1965 quando Paolo VI la riconosce pubblicamente fondatrice e presidente del Movimento dei Focolari. La prima approvazione pontificia del Movimento è precedente: 1962, sotto il pontificato di Giovanni XXIII.
Nel lungo tempo di sospensione Chiara vive una profonda prova interiore che, come dirà pubblicamente, era da lei vista come "provvidenziale necessità per la purificazione dei membri". Più volte lei stessa la paragona alla metafora evangelica del chicco di grano che cade in terra e muore per portare frutto (Gv 12,24-26)[38].
Varie circostanze portano al trasferimento da Trento a Roma. Il 17 settembre 1948 Chiara incontra, nella sede del Parlamento italiano Igino Giordani (1894-1980), deputato, scrittore, giornalista, pioniere dell'ecumenismo, padre di 4 figli. Studioso ed esperto della storia della Chiesa, coglie in Chiara "qualcosa di nuovo" e decide di seguirla. Coi vergini, sarà parte integrante del focolare. Sulla sua scia, tanti altri nel mondo seguiranno questa originale via di consacrazione aperta ai coniugati. Al contempo Giordani sarà valido sostegno a Chiara per il contributo allo sviluppo dell'ecumenismo e della dimensione civile e sociale dello stile di vita suscitato dalla sua spiritualità, tanto da essere da lei riconosciuto un co-fondatore del Movimento. È attualmente in corso il processo di beatificazione e canonizzazione[39].
Dopo anni di intensa attività, nell'estate 1949, Chiara si reca con le sue compagne nella Valle di Primiero (TN) per un periodo di riposo. Qui l'attendeva un'ondata di illuminazioni, una grazia che generalmente è riservata a fondatori o a figure su cui si è poi manifestato uno speciale piano di Dio, come affermano studi storici[40]. In quest'esperienza mistica, passata alla storia come "Paradiso '49", come attesta la storica Lucia Abbignente, Chiara, penetra – per quanto possibile a una creatura – "nella realtà stessa del Paradiso, e da lì riceve una visione di tutta la realtà Increata e Creata". Comprende anche il progetto di Dio sul Movimento dei Focolari e sugli sviluppi futuri. Chiara comunica costantemente a Igino Giordani e alle giovani che sono con lei le «comprensioni spirituali» che sta vivendo, rendendoli partecipi della stessa esperienza sino a divenire (come avrà modo di dire) «un'anima sola». È un'esperienza fondante della nuova spiritualità comunitaria e della realtà ecclesiale che da essa prenderà forma[40].
A settembre di quell'anno 1949 Chiara ritorna a Roma. Inizia una nuova tappa: l'immersione nell'umanità per portarvi la luce, l'esperienza di Dio e di unità vissuta a Tonadico[41].
Prima che quell'anno abbia termine, avviene un altro "storico" incontro: quello con un giovane pistoiese, Pasquale Foresi (1929-2015), che si è formato in ambienti cattolici ed è travagliato da una profonda ricerca interiore. Diventerà uno dei più stretti collaboratori di Chiara, da lei considerato un "co-fondatore", accanto a Igino Giordani.
Molte volte Chiara si è definita "semplice strumento in mano all'Artista (Dio)", da Lui «formato con mille e mille accorgimenti dolorosi e gioiosi». Ed è proprio negli anni dolorosi, sotto studio da parte del Vaticano, che inizia la costruzione della sua opera. Avrà un sorprendente sviluppo con l'articolarsi in varie diramazioni e movimenti dopo l'approvazione pontificia all'inizio degli anni Sessanta. Chiara ha ripetuto più volte che non ha mai avuto un programma:
«Il progetto di quest’Opera non è stato e non è pensato solo da mente umana, ma viene dall’Alto (da Dio). Sono in genere le circostanze che ci manifestano ciò che Dio vuole. Noi cerchiamo di seguire la Sua volontà giorno dopo giorno[42]» |
Come osserva la teologa Florence Gillet, nel costante ascolto del grido che sale dai traumi delle divisioni, per sanare le piaghe di ogni tipo che lacerano l'umanità, nell'attenzione concreta alle singole persone e agli eventi della storia, Chiara, insieme ai suoi collaboratori, ha suscitato azioni, opere, movimenti d'impegno[43].
Nei giorni della sanguinosa rivoluzione ungherese del 1956, come si legge in un articolo apparso su uno dei primi numeri del nascente periodico Città Nuova, Chiara si era imbattuta a Vienna con un giovanissimo profugo ancora in possesso dell'arma con cui aveva combattuto. Individua le radici di quel dramma nello sradicamento di Dio. E facendo eco al grido di papa Pio XII che nel radiomessaggio del novembre 1956 aveva invocato il ritorno a Dio, «fonte di ogni diritto, giustizia, pace e libertà, vincolo dei popoli e delle nazioni"[44] lancia un messaggio chiamando innanzitutto il laicato cattolico, a
«edificare una società nuova, rinnovata dalla Buona Novella, sempre antica e sempre nuova, dove splendano con l’amore la giustizia e la verità. Una società che testimoni un solo nome: Dio[45]» |
Rispondono operai e professionisti, medici e contadini, politici e artisti. Nascono così i "volontari di Dio", la prima di 18 diramazioni.
A partire dall'impegno sociale di quegli anni Cinquanta, Chiara dà il via a Centri specifici: per la politica, l'economia, la medicina e l'arte. Sono i prodromi di uno sviluppo che darà vita nel 1968 ad un ampio movimento che verrà denominato "Per una Società Nuova", e più tardi: "Umanità Nuova"[46].
L'anno precedente all'esplosione della contestazione giovanile del "Sessantotto", Chiara dalle pagine del nascente periodico "GEN", (Generazione nuova) dell'aprile 1967, lancia "la rivoluzione dell'amore" codificata dal Vangelo, con l'appello: «Giovani di tutto il mondo unitevi», "quale eco dell'imperativo divino di Gesù 'che tutti siano uno'"[47]. E i giovani rispondono in gran numero. Nasce il Movimento Gen (Generazione nuova).
Già nel 1972 Chiara prevede che l'incontro fra popoli e civiltà del mondo intero «sarà irreversibile» e segnerà «una svolta nell'umanità». In un discorso al V Congresso internazionale del Movimento Gen, indica ai giovani un nuovo modello di uomo: l'”Uomo-mondo”[48]. Si svilupperà in seguito un più vasto movimento giovanile: Giovani per un mondo unito (1985) e per adolescenti, Ragazzi per l'unità (1984)[49].
Il profondo rivolgimento socio-culturale degli anni Sessanta scuote dalle fondamenta anche quella che era stata fino ad allora indiscutibile cellula base della società come la famiglia. In un discorso fondativo del 19 luglio 1967[50], Chiara affida alle famiglie, che già da anni vivono l'ideale dell'unità, le famiglie smembrate o minacciate da separazione e chiede loro di «svuotare gli orfanotrofi». Prende forma il movimento Famiglie Nuove[51].
Sin dagli anni 1946-47 Chiara intesse una corrispondenza con frati francescani, suore di varie congregazioni, e sacerdoti, che coinvolge nell'attuazione del testamento di Gesù "che tutti siano uno" (Gv 17,20) in un'unità che, come scrive in una lettera al frate Cappuccino Bonaventura di Malé l'11 maggio 1948, "dovrà tutti legare col dolce vincolo dell'Amore», «fino ai confini del mondo»[52]. Sin da allora, più tardi anche vescovi, riscoprono la loro vocazione, i loro carismi e contribuiscono alla comunione e al rinnovamento della Chiesa. Per loro Chiara dà forma a specifiche diramazioni[53].
Il Movimento, dapprima diffusosi in tutta Italia, si fa strada negli altri Paesi d'Europa e oltre. Dal 1967 è presente nei cinque continenti.
Tra il 1950 e il 1959, sui monti trentini, ogni estate, si uniscono a Chiara, e al primo piccolo gruppo, giovani, famiglie, professionisti, politici, sacerdoti e religiosi, vescovi che, in un clima di vacanza, desideravano sperimentare la nuova vita evangelica che avevano incontrato. Come attesta l'on. Igino Giordani, sono italiani sia di lingua tedesca che italiana, francesi e tedeschi che vedono dileguarsi odi e rancori nati a causa del recente conflitto mondiale. Prende forma spontaneamente il primo bozzetto multiculturale di società rinnovata dal Vangelo, a cui verrà dato il nome di "Mariapoli" (città di Maria). Tra i politici che si ritrovano a Fiera di Primiero, nel 1953, vi è l'allora Presidente del Consiglio dei Ministri italiano, Alcide De Gasperi. Nel 1959, a turno, giungono nella Valle di Primiero oltre 10.000 persone di 27 Paesi, tra cui Cecoslovacchia, Brasile e Taiwan[54].
In quella stessa estate, presente anche un gruppo di politici, Chiara parla con accenti profetici dell'unità tra i popoli, prefigurando «una nuova era»:
«“È arrivato il momento, in cui la patria altrui va amata come la propria”. Oggi i tempi domandano una coscienza sociale che edifichi non solo la propria terra, ma aiuti l’edificazione di quelle altrui[55]» |
Nella Mariapoli del '56 nasce, anche se in fase embrionale, la rivista Città Nuova. Nell'editoriale di uno dei primi numeri, Chiara ne delinea l'idealità:
«Vorremmo raccogliere quante aspirazioni all’unità oggi germogliano sulla terra… perché il bene di un fratello diventi il bene comune e quello comune di ciascuno[56]» |
Nel 1954, il vescovo gesuita Pavel Hnilica, fuggito dalla Cecoslovacchia, giunge alla Mariapoli di Vigo di Fassa (Trento) chiedendo un colloquio con Chiara: le rivela il dramma della Chiesa perseguitata. Dal 1955, anche grazie all'incoraggiamento di Pio XII e dei vescovi tedeschi, alcuni focolarini e focolarine si trasferiscono in Cecoslovacchia, poi nella Germania Orientale e in alcuni Paesi confinanti. Dopo anni di pedinamenti e spionaggio la Stasi, la polizia segreta tedesca, riconosce che lo scopo dei focolarini, molti erano medici, era servire e non convertire o sovvertire il sistema. Per 9 volte si è recata a Berlino, sia prima che dopo la costruzione del muro[57]. Nell'agosto 1991 erano oltre 6.000 i membri del Movimento dei Focolari provenienti dai Paesi dell'Est Europeo appartenuti al blocco comunista che si incontrano per la prima volta con Chiara e tra loro a Katowice (Polonia)[58]. Il 19 giugno 1996, l'Università Cattolica di Lublino conferisce a Chiara il dottorato h.c. in Scienze Sociali, riconoscendo “nel messaggio dell’unità e nella sua realizzazione nel Movimento dei Focolari, un vivo esempio per le scienze sociali di un nuovo paradigma di unità, che – afferma – ha lo stesso valore che la rivoluzione copernicana ha avuto per le scienze naturali”[59].
Nel 1964, giunge a Chiara, attraverso Jules Peeters, vescovo di Buéa (Camerun) a Roma per il Concilio Vaticano II, una pressante invocazione di aiuto per la popolazione di Fontem, nel cuore della foresta camerunense, a rischio di estinzione. Poco dopo invia sul luogo focolarini medici e infermieri. Lei stessa si reca a Fontem nel 1966, 1969 e 2000. Sorgono un ospedale, scuole e molte altre opere, nel segno di «far giustizia per ripagare il debito dell'Europa colonizzatrice verso l'Africa», come comunica ai giovani del Movimento che coinvolge in un'ampia comunione dei beni durata vari anni e rilanciata nell'anno 2000. Fontem diventa una cittadina che testimonia la fraternità tra europei e africani, e tra etnie locali. Diviene centro di irradiazione dello spirito di unità nel continente[60]. Di ritorno da Fontem nel 1969, parlando ai giovani della scuola di formazione della cittadella internazionale di Loppiano, dà particolare rilievo ai valori tipici della cultura africana. Le urge l'incontro tra le culture e afferma:
«Non siamo completi se non ‘siamo umanità’. Siamo umanità se abbiamo dentro tutte le culture[61]» |
Negli anni Novanta del secolo scorso e nell'avvio del nuovo millennio, Chiara si trova a prodigarsi in una incalzante presenza sulla scena sociale, culturale e politica internazionale.
Nel maggio 1991 giunge a San Paolo (Brasile). La miseria delle favelas che, come una corona di spine, circondano la metropoli sudamericane, le suggerisce il progetto per un'Economia di Comunione (EdC) con il quale prospetta una nuova prassi e teoria economica che punta a cambiare le regole del sistema economico-sociale vigente. Il progetto avrà ben presto attuazione da parte di imprenditori dei vari continenti e susciterà notevole interesse da parte del mondo accademico internazionale mostrato anche dal conferimento a Chiara di dottorati h.c. in economia. Nel 1999, lei stessa presenterà l'Economia di comunione alla Conferenza per il 50º del Consiglio d'Europa a Strasburgo (Francia). Con il conferimento del Cruzeiro do Sul del Brasile, il Presidente riconoscerà nell'EdC «una forma innovatrice ed efficace di lotta contro la povertà e l'esclusione»[62].
In un momento di profonda crisi dei partiti storici in Italia, il 2 maggio 1996, a Napoli, invitata a un incontro da un gruppo di esponenti politici di vari partiti e coalizioni, Chiara propone loro la fraternità assunta come politica in funzione del bene comune, per animare i rapporti tra politici di diversi schieramenti. Ben presto questo "seme" trova terreno fertile e in contesti socio-politici di altri Paesi dell'Europa, Asia e Americhe, dando forma al Movimento Politico per l'unità (MppU)[63]. In più occasioni ne delinea i tratti fondanti incontrando parlamentari della Slovenia, Spagna, Francia, Repubblica Ceca, Brasile (1998), Italia (2000), Inghilterra (Westminster 2004). Interviene sull'Unità dei popoli al Simposio della Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace (WCRP), presso la sede dell'Onu a New York (1997). Nel novembre 2001 è a Vienna a un grande convegno dal titolo "1.000 città per l'Europa", dove propone «lo spirito di fratellanza universale nella politica come chiave dell'unità dell'Europa e del mondo»[64]. Il 12 settembre 2004 il suo ultimo intervento pubblico, a Roma, in occasione della Seconda Giornata Internazionale per l'Interdipendenza.
Il Secolo breve chiude la sua parabola con un progressivo acuirsi di una crisi culturale segnata dalla frammentazione del sapere e dalla ricerca di un nuovo pensiero. Agli inizi degli anni Novanta, Chiara dà avvio alla Scuola Abba, un Centro interdisciplinare di studio, con sede al Centro Internazionale del Movimento dei Focolari a Rocca di Papa, su impulso del vescovo di Aquisgrana, Klaus Hemmerle, filosofo e teologo. Questa iniziativa culturale, come evidenzia il teologo Piero Coda, è dedita a enucleare le molteplici implicazioni innovative per i vari ambiti del sapere racchiuse nelle illuminazioni del 1949.[65]. Nel dicembre 2007, Chiara appone la firma per l'ultima fondazione da lei a lungo sognata: l'Istituto Universitario Sophia che ha sede nella cittadella di Loppiano (Firenze)[66].
Nell'ampio arco della sua vita, come evidenziato in molti riconoscimenti a livello internazionale, è diventata, al di là di ogni previsione, protagonista e spesso anticipatrice del dialogo tra personalità, movimenti e singole persone all'interno della Chiesa cattolica, con cristiani di diverse Chiese, con seguaci di altre religioni e anche con persone senza un riferimento religioso. In occasione di un convegno interreligioso internazionale del marzo 2014, un documentato articolo apparso sull'Osservatore Romano, delinea il metodo del dialogo secondo Chiara ed evidenzia l'amore evangelico che vede in ognuno, senza distinzione, «un candidato all'unità», conducendo da sconosciuti, a riscoprirsi fratelli, parte di una sola famiglia, senza ombra di proselitismo o sincretismo. Si configura come «il dialogo della vita», un dialogo non esclusivo dei vertici, degli specialisti, ma «un dialogo di popolo»[67].
In più occasioni, Chiara ne ha evidenziato il primo passo in due sole parole, «farsi uno»:
«“Farsi uno”, esige quell'amore che è "nulla di sé", che sa aprirsi del tutto all'altro, per entrare nella pelle dell'altro, vedere il mondo come l'altro lo vede[68]» |
Gli anni Sessanta segnano una decade di grande rilievo per il movimento ecumenico mondiale avviato sin dall’inizio del Novecento. La pagina ecumenica di Chiara si apre al di là di ogni previsione. Nel 1956, in Terra Santa, vedendo il luogo del Santo Sepolcro di Cristo diviso tra le Chiese, le si fanno presenti i traumi e le separazioni scavate nei secoli. Si accende in lei la passione per l’unità che trasmette ai suoi, raccomandando di “riaccostare cristiani di altre Chiese con una caritá vissuta all’estremo”[69]. Alcuni anni dopo, nel 1961, a Darmstadt in Germania, dove aveva avuto origine la spaccatura della cristianità d'Occidentale, Chiara, su invito di alcune suore luterane, narra la sua esperienza cristiana. Sono presenti anche tre pastori luterani che, colpiti dalla sua spiritualità evangelica desiderano che si diffonda anche nella loro Chiesa. In seguito anche numerosi leader cristiani riconoscono nella sua spiritualità un ponte per l'incontro tra le diverse tendenze all'interno della stessa Chiesa e tra le Chiese. Nel 1966 Chiara è ricevuta a Londra dall' Arcivescovo di Canterbury, dott. Michael Ramsey, Primate della Comunione anglicana, e poi dai suoi successori. Dal 1967 al 1972 si reca otto volte a Istanbul, dove intesse un profondo dialogo fraterno con il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Atenagora, con cui avrà 24 udienze. Incontrerà in seguito anche i successori, Dimitrio I e Bartolomeo I. In quegli stessi anni intesse rapporti fraterni con personalità della Chiesa Evangelica Luterana, della Chiesa Riformata e con membri del Consiglio Ecumenico delle Chiese, stringe una profonda amicizia anche con Frère Roger Schutz, fondatore della comunità ecumenica di Taizé. Oggi sono migliaia i cristiani di numerose Chiese che condividono la spiritualità dell'unità, contribuendo alla comunione reciproca[70][71].
Alla vigilia della Pentecoste 1998, in Piazza S. Pietro in Vaticano, avviene il primo grande incontro dei Movimenti ecclesiali e delle nuove comunità indetto da Giovanni Paolo II. Il Papa parla della riscoperta della dimensione carismatica della Chiesa di cui i movimenti ecclesiali e le nuove comunità sono espressione. Riconosce in loro, per i doni dello Spirito Santo ricevuti, una provvidenziale risposta alle drammatiche sfide del tempo, e auspica nuovi «frutti di comunione e di impegno»[72]. Chiara prende la parola insieme a mons. Luigi Giussani, Jean Vanier e Kiko Arguello. Da allora si dedica ad approfondire il cammino di comunione tra fondatori, responsabili e membri dei movimenti e nuove comunità.
Questa nuova stagione di comunione suscita, in responsabili di movimenti e nuove comunità di altre Chiese, il desiderio di unirvisi: dal 1999 si intesse una rete di collaborazione tra cattolici e luterani al contempo ecumenica e politica, che coinvolge un numero crescente di Movimenti e comunità e di Chiese dell'Est e Ovest. Si denominerà "Insieme per l'Europa" nel comune impegno di contribuire a dare un'anima nuova al vecchio continente nel tempo in cui è in corso il difficile processo di integrazione tra Est e Ovest. La prima grande manifestazione che vede Chiara tra i protagonisti, avviene nel 2004 a Stoccarda (Germania) con la partecipazione di 9.000 persone in collegamento con altri 163 eventi paralleli in altrettante città d'Europa[73].
Mentre la rapida trasformazione mondiale verso una società sempre più multiculturale e multireligiosa presenta sfide inedite, sin dal 1981 e poi dal 1997 al 2003, si aprono nuove prospettive per il dialogo interreligioso. Nel 2004, alla Westminster Central Hall di Londra, Chiara, parlando a un folto pubblico di varie religioni e culture, prospetta una strategia di fraternità per imprimere una svolta nei rapporti internazionali. Prefigura la «nascita di un mondo nuovo»: l'unità della famiglia umana[74][75].
Nel 1977, a Londra, riceve il Premio Templeton per il progresso della religione. Esponendo la sua esperienza nel discorso di ringraziamento, aveva fatto cenno ai primi contatti di membri del Movimento dei Focolari con seguaci dell'Ebraismo, Islam e Buddismo, intessuti nei Paesi dove il Movimento si era diffuso e aveva citato mistici di queste religioni che esaltano l'amore come l'essenza di ogni cosa. L'eco suscitata in personalità di varie religioni presenti era stato per lei un segnale che le aveva fatto intuire di dover dare concreto sviluppo al dialogo interreligioso[76].
Nel 1981 Chiara si trova a Tokyo a esporre la sua esperienza spirituale davanti a 10.000 aderenti all'associazione buddista laica Rissho Kosei Kai su invito del suo fondatore, Nikkyo Niwano, che aveva incontrato a Roma due anni prima. Nel gennaio 1997 è a Chiang Mai, in Tailandia, dove è chiamata a parlare a 800 monaci e monache buddisti. Nel maggio dello stesso anno, è nella moschea Malcolm X di Harlem, a New York, dove ancora espone la sua esperienza cristiana citando elementi comuni all'Islam, davanti a 3.000 musulmani aderenti alla Muslim American Society, l'ala pacifista afro-americana e stringe un patto di fraternità con il loro leader, Warith Deen Mohammed . Nell'aprile 1998 incontra a Buenos Aires membri della comunità ebraica dell'Argentina e Uruguay su invito della B'nai B'rith e di altre organizzazioni ebraiche[77][78].
Nel 2001, il suo primo viaggio in India. «È l'ora di abbattere i muri di separazione e scoprire il giardino dell'altro» aveva detto la prof.ssa Kala Acharya, indù, tra i promotori dell'incontro al campus universitario del Baratia Sanskriti Peetham di Mumbai a cui Chiara era stata invitata. Istituzioni accademiche indù e movimenti gandhiani del Tamil Nadu le conferiscono il Premio "Difensore della pace"[79]. Vi ritorna nel 2003 dove ha contatto anche con la dirigente del vasto movimento indù Swadhyaya Family.
Nel 2002, tra le testimonianze ufficiali offerte dai rappresentanti delle varie Chiese e religioni alla Giornata di preghiera per la pace di Assisi, presieduta da Giovanni Paolo II, Chiara e Andrea Riccardi, vengono incaricati a intervenire in rappresentanza della Chiesa Cattolica[80].
Chiara vi dà impulso nel 1978 inaugurando il Centro per il dialogo con «i non credenti», poi rinominato dialogo con persone senza riferimento religioso. In occasione del loro primo congresso nel 1992, afferma che «sono parte essenziale del Movimento dei Focolari, perché i valori di solidarietà e giustizia che promuovono, concorrono al progetto di unità a cui mira la sua opera»[81].
Nel corso dell'ultimo suo viaggio in Brasile (1998), con una lettera, Chiara comunica ai membri del Movimento nel mondo l'esigenza di un ulteriore salto di qualità: propone ai due movimenti operanti nell'ambito dell'economia e della politica di elaborare, a beneficio dell'intera società, una solida base culturale, coinvolgendo studiosi in grado di delinearne teoria e pratica e di confrontarle con altre di diverso orientamento. Da allora incoraggia e orienta la nascita e lo sviluppo di reti internazionali costituite da studiosi ed esperti di varie discipline, che promuovono congressi, corsi di formazione, pubblicazioni[82].
La sua biografia rivela un volto «nascosto», misterioso di ciò che nel linguaggio della mistica, da San Giovanni della Croce in poi, passa sotto il nome di "notti". Il biografo Maurizio Gentilini parla della «notte di Dio», l'ultima grave prova a conclusione della sua vita (2004-2008), quando, riportando le parole stesse di Chiara, pareva che «Dio fosse tramontato, come il sole che scompare all'orizzonte e non si vede più»[83]. Una "notte" personale che, come si legge nel suo ultimo scritto del 2006, vedeva proiettata sulla «notte della nostra epoca».
All'inizio di febbraio 2008 viene ricoverata al Policlinico Gemelli, a Roma, per una forte insufficienza respiratoria. Durante la degenza, riceve la visita del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e una lettera di papa Benedetto XVI. Il 13 marzo 2008, non essendovi più nessuna possibilità di intervento da parte dei medici, ottiene di essere dimessa. Si spegne serenamente il giorno dopo, 14 marzo, nella sua casa di Rocca di Papa, all'età di 88 anni. Le esequie sono celebrate a Roma nella Basilica di San Paolo fuori le mura il 18 marzo e vedono la partecipazione di migliaia di persone, tra cui numerose personalità civili e religiose, sia della Chiesa cattolica che delle diverse Chiese cristiane, e rappresentanti di altre religioni, che hanno dato la loro pubblica testimonianza.
Il 27 gennaio 2015, nella cattedrale di Frascati, ha avuto luogo l'apertura della sua Causa di beatificazione e canonizzazione con un messaggio di papa Francesco che ne evidenzia le motivazioni: «far conoscere la vita e le opere di colei che, accogliendo l'invito del Signore, ha acceso per la Chiesa una nuova luce sul cammino verso l'unità». [84]
«Se Dio mi chiamasse a Sé, desidererei che sulla mia tomba vi fosse un simbolo: la cupola di S. Pietro. Per me dice tutto: parla di ciò che più amo e voglio amare: la Chiesa. E non solo la chiesa con Papa Giovanni o Paolo VI o i pontefici che verranno, ma la Chiesa, la creatura di Gesù, quella per la cui fondazione è morto, la sua sposa che fu e sarà anche oltre il tempo[85]» |
Nei lunghi anni di studio è Papa Pio XII che salva il Movimento dei Focolari dallo scioglimento respingendone più volte la richiesta da parte degli organi ecclesiastici vaticani e italiani[86].
La prima approvazione pontificia (ad experimentum) avviene sotto il pontificato di Giovanni XXIII, negli anni in cui si apre la stagione del Concilio Vaticano II (1962).
Diviene definitiva nel 1964 con Papa Paolo VI, il quale già all’inizio degli anni ’50, quando era Sostituto alla Segreteria di Stato, aveva conosciuto Chiara e lo spirito del suo Movimento. Nel novembre di quell’anno ricevendola in udienza, afferma: “Questa è un’Opera di Dio”. Nel 1965 Wojtyla la riconosce ufficialmente fondatrice e presidente del Movimento dei Focolari, dopo 12 anni di sostituzione alla guida della sua opera[87].
Giovanni Paolo II aveva conosciuto l’Opera di Chiara in Polonia. Il 19 agosto 1984 visita il Centro internazionale del Movimento a Rocca di Papa e nel suo carisma il “radicalismo dell’amore”. Lo accosta al radicalismo di Ignazio di Loyola e di altri fondatori. Incoraggia lo sviluppo dei vari dialoghi, ne rileva la sintonia con lo spirito del Concilio Vaticano II[88]. L’anno seguente, nel corso di un’udienza, Chiara pone al Papa la domanda se anche in futuro sarebbe stata sempre una donna alla guida del Movimento (che comprende anche sacerdoti, religiosi e vescovi). La sua risposta è: “E perché no? Anzi! Io vi vedo come espressione del profilo mariano della Chiesa”[89]. In quello stesso anno, Giovanni Paolo II nomina Chiara consultrice del Pontificio consiglio per i laici. La invita a partecipare e intervenire alle Assemblee del Sinodo dei vescovi del 1985, 1987 e 1999. Nel 1990 Giovanni Paolo II approva gli Statuti che definiscono la composita fisionomia del Movimento dei Focolari così come si era andata sviluppando negli anni precedenti.
La salute ormai precaria impedisce a Chiara di incontrare Benedetto XVI. Per le sue esequie invia una lettera letta alla cerimonia dal card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, in cui riconosce “la sua fedeltà al successore di Pietro e la sua capacità profetica di intuire e attuare in anticipo il pensiero dei Papi”[90].
Dichiarata Autore dell'anno 1995 con il Premio Uelci, portano il nome di Chiara 58 libri (tra cui best seller quali Meditazioni), tradotti in 28 lingue, con 30 edizioni all'attivo per una diffusione di oltre 3.200.000 copie. Nel marzo 2018 è stato pubblicato il primo volume (Parole di Vita) di un nuovo progetto editoriale Opere di Chiara Lubich: un "corpus" di testi che intende presentare in maniera sistematica il patrimonio del suo pensiero. Coeditori: Città Nuova Editrice e il Centro Chiara Lubich, nato nel 2008 con lo scopo di curare, studiare, diffondere il suo pensiero e provvedere alla tutela del suo patrimonio[91]. Una selezione:
POVILUS J.M., «Gesù un mezzo» nel pensiero di Chiara Lubich. Genesi, contenuti ed attualità di un tema della sua spiritualità, Città Nuova, Roma 1981
Controllo di autorità | VIAF (EN) 114546179 · ISNI (EN) 0000 0001 1033 1338 · SBN IT\ICCU\CFIV\002534 · LCCN (EN) n79058691 · GND (DE) 11857468X · BNF (FR) cb11913544s (data) · BNE (ES) XX985123 (data) · BAV (EN) 495/85034 · NDL (EN, JA) 00621022 · WorldCat Identities (EN) lccn-n79058691 |
---|
L'articolo Chiara Lubich in Wikipedia italiana ha preso i seguenti posti nella classifica di popolarità locale:
Il contenuto presentato dell'articolo di Wikipedia è stato estratto 2021-06-13 sulla base di https://it.wikipedia.org/?curid=131375