Caravaggio

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Ritratto di Caravaggio
di Ottavio Leoni, 1621 ca.
(Carboncino nero e pastelli su carta blu, 23,4 × 16,3 cm)
Firenze, Biblioteca Marucelliana, inventario n. BMF DIS. VOL. H n. 4

Michelangelo Merisi, universalmente detto Caravaggio, (Milano, 29 settembre 1571[1]Porto Ercole, 18 luglio 1610) è stato un pittore italiano.

Formatosi a Milano e attivo a Roma, Napoli, Malta e in Sicilia fra il 1593 e il 1610, Caravaggio acquisì grande fama internazionale in vita[2] e subito dopo la morte, costituendo la corrente del caravaggismo ed esercitando una forte influenza sulla pittura barocca del XVII secolo[3][4][5], ma venne poi dimenticato fino alla riscoperta critica nel XX secolo[6], ed è oggi considerato uno dei più celebri rappresentanti dell'arte occidentale di tutti i tempi.

I suoi dipinti dimostrano un'eccezionale sensibilità nell'osservazione della condizione umana fisica ed emotiva, accentuata dalla grande fedeltà al modello dal vivo e dall'uso scenografico della luce, considerate al tempo caratteristiche rivoluzionarie in totale contrapposizione alla prassi accademica raffaellesca[2].

Animo particolarmente irrequieto, nella sua breve esistenza affrontò gravi vicissitudini. Data cruciale nella vita di Caravaggio fu il 28 maggio 1606: responsabile di un omicidio durante una rissa e condannato a morte, dovette fuggire per il resto della sua vita per scampare alla pena capitale.

Biografia

Giovinezza e formazione (1571-1594)

Caravaggio, Fanciullo con canestro di frutta, 1592 ca. Olio su tela, 70 × 67 cm. Roma, Galleria Borghese.

Prima del ritrovamento dell'atto di Battesimo di Michelangelo Merisi, si credeva che il pittore fosse nato nel paese di Caravaggio, nel 1573. A seguito della scoperta archivistica nel Liber Baptizatorum della Parrocchia di Santo Stefano in Brolo, è ormai certo che Caravaggio nacque nella città di Milano, probabilmente il 29 settembre (giorno di San Michele Arcangelo, dal quale forse il nome Michelangelo[7]. Meno certa è invece la data del 25 settembre[1]), visto che l'atto di battesimo è datato 30 settembre 1571. Tale documento recita: «Adi 30 fu batz.o [battezzato] Michel angelo f[ilio] de d[omino] Fermo Merixio et d[omina] Lutia de Oratoribus/ compare d[omino] Fran[cesco] Sessa»[8].

I genitori del pittore – Fermo Merisi e Lucia Aratori – erano comunque nativi di Caravaggio. Il cognome, a volte trascritto in alcuni documenti come Merigi, Amerighi o Merighi, viene più spesso confermato come Merisi e, più tardivamente, anche nella variante Merisio.
Il 14 gennaio 1571 si sposarono e, sotto la protezione e l'aiuto del marchese di Caravaggio e conte di Galliate Francesco I Sforza (che fece loro da testimone), si trasferirono a Milano, probabilmente per lavoro. Alcuni storici affermano che Fermo Merisi appartenesse al gruppo dei magister, uno dei maestri-architetti addetti ai cantieri delle chiese milanesi[9]. È dunque ipotizzabile che la famiglia vivesse presso gli alloggi delle maestranze della "Fabbrica del Duomo di Milano", delle quali faceva probabilmente parte anche Fermo Merisi. Altre ipotesi invece, avanzate dallo storico Maurizio Calvesi, sosterrebbero che Fermo Merisi fosse, in realtà, un semplice maestro di casa al soldo degli stessi marchesi della città di Caravaggio residenti a Milano, e che esercitasse "sia pure modestamente, il mestiere di architetto"[10]. È confermata anche l'esistenza di una sorella[11], Caterina[12], più altri due fratelli[13], Giovan Battista, che si farà prete, e Giovan Pietro.

Apprendistato

Caravaggio, I musici, 1595 ca. Olio su tela, 92,1 × 118,4 cm. New York, Metropolitan Museum of Art.

Nel 1577, per sfuggire alla peste, la famiglia Merisi lasciò Milano per tornare al paese, tuttavia il padre contrasse la malattia e morì dopo poco tempo, seguito dal nonno Bernardino e dallo zio Pietro.
A soli 13 anni, terminata l'epidemia in città, il giovane Michelangelo fu mandato a lavorare a bottega a Milano presso il laboratorio di Simone Peterzano[14], pittore del manierismo lombardo che si professava diretto allievo di Tiziano (si veda l'iscrizione in calce al suo autoritratto). Il contratto di lavoro, datato 6 aprile 1584, venne firmato dalla madre per poco più di quaranta scudi d'oro. Secondo i biografi Mia Cinotti e Gian Alberto dell'Acqua, "il contratto di apprendistato col Peterzano, del 6 aprile 1584, sanzionava certamente un rapporto già in atto, perché Michelangelo risulta abitante nella casa del maestro"[15]. Le varie date dei documenti sono certe, considerando che in quel periodo era appena stato riformato il calendario.

L'apprendistato del giovane si protrasse per circa quattro anni, durante i quali apprese la lezione dei maestri della scuola pittorica lombarda e veneta. Dalle Considerazioni sulla pittura di Giulio Mancini, uno dei biografi dell'artista, abbiamo notizia del carattere del giovane Caravaggio in quegli anni: «Studiò in fanciullezza per quattro o cinque anni in Milano, con diligenza ancorché di quando in quando facesse qualche stravaganza causata da quel calore e spirito così grande».

Gli anni dal 1588, anno di scadenza con Peterzano, fino al 1592, ultima testimonianza della sua presenza in Lombardia prima di raggiungere Roma, risultano piuttosto nebulosi. Secondo Mancini, la madre del pittore morì a Milano il 29 novembre 1590, dunque, risolta la spartizione dell'eredità (della quale è pervenuta la documentazione), il giovane Merisi lasciò definitivamente la Lombardia circa alla metà del 1592[1].
Tuttavia, secondo documenti emersi nel 2010 dall'Archivio di Stato di Roma (testimonianza del barbiere Pietropaolo Pellegrino), l'artista non visse stabilmente nella Città eterna almeno fino al 1596, anno nel quale è documentata la sua residenza presso la bottega del pittore siciliano Lorenzo Carli[16]. Secondo il biografo Bellori, il giovane pittore, «d'ingegno torbido, e contentioso», fuggì da Milano per altre ragioni, definite vagamente «discordie», e quindi giunse «in Venetia ove si compiacque tanto del colorito di Giorgione, che se lo propose per iscorta nell'imitatione»[17]. Sempre secondo il Bellori infatti, il pittore si sarebbe recato a Venezia col maestro Peterzano, per un soggiorno di breve durata. Tale notizia, sostenuta solo dal Bellori è ancor oggi fortemente dibattuta, giacché non ci sono altri riscontri d'archivio. Tuttavia, i legami stilistici con la grande scuola veneta di Giorgione, Tiziano e Tintoretto sarebbero ancor più facilmente spiegabili[18], anche se occorre precisare che il suo stile avrebbe potuto risentire in ogni caso degli influssi veneti, poiché il dominio della Serenissima arrivava, all'epoca, fino a Bergamo.

Secondo Longhi, per lo sviluppo dello stile del pittore sarebbe stata significativa la riflessione su alcuni maestri lombardi, soprattutto di area bresciana, quali Foppa, Bergognone, Savoldo, Moretto e Romanino, e cremonese, come Vincenzo Campi (in particolare il suo capolavoro, la tela di San Matteo[19]) che Longhi definisce pre-caravaggeschi. A tale scuola, si dovrebbero l'avvio della rivoluzione luministica e la caratterizzazione naturalistica dei dipinti (contrapposta a certa aulicità rinascimentale), elementi centrali della pittura di Caravaggio[20].

I primi successi a Roma (1594-1606)

Caravaggio, I bari, 1595 ca. Olio su tela, 91,5 × 128,2 cm. Fort Worth, Kimbell Art Museum.
Caravaggio, Riposo durante la fuga in Egitto, 1594-1595 ca. Olio su tela, 135,5 × 166,5 cm. Roma, Galleria Doria Pamphilj.

La sua presenza a Roma dal 1592 al 1593 non è sostenuta da fonti storiche certe, tuttavia sappiamo che nel 1594 fu sicuramente ospite di monsignor Pandolfo Pucci da Recanati, da lui soprannominato monsignor Insalata, per via dell'unico alimento che gli forniva. Secondo le fonti Caravaggio dipingeva ritratti e copie di devozione. Nel periodo 1595-1596 cominciò ad entrare nell'ambiente artistico romano, dove conobbe il già noto pittore messinese Lorenzo Carli, all'epoca con una bottega in via della Scrofa, e dove il giovane Merisi trovò lavoro e soggiorno. Grazie a lui, conobbe a sua volta il giovane siciliano Mario Minniti, che diventerà uno dei suoi più cari amici almeno fino agli inizi del XVII secolo, quando il Minniti fece ritorno in Sicilia. Lasciata la bottega del Carli, dedicata a fasce più modeste di mercato, ebbe un breve sodalizio con Antiveduto Gramatica, quindi frequentò, per alcuni mesi, la bottega del pittore Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d'Arpino[21][22], uno dei maggiori esponenti del tardo manierismo.

Per una breve malattia, Merisi fu ricoverato all'ospedale della Consolazione, interrompendo così il rapporto con il Cesari[23]. In questo periodo probabilmente, Caravaggio fu impiegato come esecutore di nature morte e di parti decorative di opere più complesse, ma non se ne ha testimonianza certa. Un'ipotesi, priva di riscontri, è che Caravaggio possa aver realizzato i festoni decorativi della cappella Olgiati, nella basilica di Santa Prassede a Roma, cappella poi affrescata dallo stesso Cavalier d'Arpino.

L'amicizia con il cardinal Del Monte

Dimesso dal ricovero, grazie al suo amico pittore Costantino Spata[24], nel 1597 Merisi conobbe il cardinal Francesco Maria del Monte, grandissimo uomo di cultura e appassionato d'arte che, incantato dalla sua pittura, gli acquistò alcuni quadri, tra i quali il famosissimo I bari[25]. Il giovane lombardo entrò quindi al suo servizio[26], rimanendovi per circa tre anni. Del Monte, secondo Bellori: «ridusse in buono stato Michele e lo sollevò dandogli luogo onorato in casa fra i gentiluomini»[27].
La fama dell'artista cominciò a salire all'interno dei più importanti salotti dell'alta nobiltà romana. L'ambiente fu scosso dalla sua pittura rivoluzionaria, immediatamente al centro di discussioni e accese polemiche. Grazie alle commissioni del suo influente e illuminato prelato, Caravaggio mutò il proprio stile, abbandonando le tele di piccole dimensioni e i singoli ritratti e cominciando a dedicarsi alla realizzazione di opere complesse, con gruppi di più personaggi descritti in episodi specifici. Uno dei primi lavori di questo periodo è il Riposo durante la fuga in Egitto.
Nel giro di pochi anni la sua fama crebbe moltissimo e Caravaggio divenne un mito vivente per un'intera generazione di pittori, che ne esaltò stile e tematiche.

Le opere romane dal 1599 in poi

Nel 1599 Caravaggio, grazie all'aiuto del cardinale Francesco Maria del Monte, ricevette la prima commissione pubblica per tre grandi tele da collocare all'interno della cappella Contarelli nella Chiesa di San Luigi dei Francesi, a Roma[28][29]. I dipinti che Caravaggio doveva realizzare riguardavano episodi tratti dalla vita di san Matteo: la Vocazione e il Martirio.

Caravaggio, Natività con i santi Lorenzo e Francesco d'Assisi, 1600. Olio su tela, 268 × 197 cm. Già Palermo, Oratorio di San Lorenzo. Trafugato nel 1969.
Caravaggio, Conversione di san Paolo, 1601. Olio su tela, 230 × 175 cm. Roma, Basilica di Santa Maria del Popolo.

In meno di un anno il pittore concluse le due opere che gli aprirono il successo, così che ebbe immediatamente altri importanti incarichi. Dapprima da parte del commerciante Fabio Nuti, per un quadro identificato nella Natività con i santi Lorenzo e Francesco d'Assisi di Palermo, a lungo ritenuta dipinta in Sicilia nel 1609[30]. Quindi, per la basilica di Santa Maria del Popolo. Per ordine del monsignor Tiberio Cerasi, che aveva acquistato una cappella in questa chiesa (la cappella Cerasi, appunto), gli furono commissionati due dipinti: la Crocefissione di san Pietro e la Conversione di san Paolo. Contemporaneamente Francesco Contarelli (nipote o figlio illegittimo di Matteo Contarelli) nel 1602 gli chiese la realizzazione di una terza tela per San Luigi dei Francesi: San Matteo e l'angelo. Il pittore, nonostante conoscesse bene il gusto dei suoi committenti, scelse soggetti popolari, che esprimessero in una dimensione reale e drammatica lo svolgersi degli eventi, rappresentando i valori spirituali della corrente pauperista all'interno della Chiesa cattolica[31].

La prima versione del San Matteo e l'angelo, distrutta in Germania durante la seconda guerra mondiale, fu rifiutata, dice il pittore e biografo Giovanni Baglione. La notizia, ritenuta attendibile fino a tutto il XX secolo, fu smentita da Luigi Spezzaferro nel 2000. L'insigne studioso ha dimostrato che la prima straordinaria versione del San Matteo e l'angelo era una pala d'altare provvisoria, da collocare temporaneamente nella Cappella in attesa che vi terminassero i lavori. La tela provvisoria non solo dava la possibilità ai religiosi di officiare la messa in un ambiente più decoroso, ma offrì a Caravaggio la possibilità di mettere in mostra le sue capacità, con la speranza di ricevere - come poi avvenne - la commissione delle tele, oggi note come il Ciclo di San Matteo[32]. Quando a Caravaggio fu affidata la decorazione definitiva della Cappella Contarelli, la prima versione del San Matteo e l'angelo fu rimpiazzata dall'attuale, tuttora in loco. Nel caso del San Matteo e l'angelo, dunque, non si trattò di un rifiuto ma di una sostituzione già prevista. L'informazione fornita da Giovanni Baglione è quindi una "malignità" dovuta alla nota rivalità esistente tra Merisi e Baglione, per la quale si rimanda alla bibliografia in nota[33]. L'episodio del presunto rifiuto del San Matteo e l'angelo, narrato anche da Bellori, coinvolge anche un altro importante protettore di Caravaggio, il marchese Vincenzo Giustiniani. Queste le parole di Bellori:

«Qui avvenne cosa, che pose in grandissimo disturbo, e quasi fece disperare Caravaggio in riguardo della riputazione; poiché avendo egli terminato il quadro di mezzo di San Matteo e postolo sù l'altare, fu tolto via dai Preti, con dire che quella figura non aveva decoro, né aspetto di santo, stando à sedere con le gambe incavalcate, e co' piedi rozzamente esposti al popolo. Si disperava il Caravaggio per tale affronto nella prima opera da esso pubblicata in chiesa, quando il Marchese Vincenzo Giustiniani si mosse à favorirlo, e liberollo da questa pena; poiché interpostosi con quei Sacerdoti, si prese per sé il quadro, e glie ne fece fare un altro diverso, che è quello che si vede ora sul'altare[34]»

Il marchese Giustiniani, ricco banchiere genovese nel giro della corte pontificia (oltre che vicino di casa del cardinal Del Monte, visto che a Roma abitava in palazzo Giustiniani con il fratello cardinal Benedetto Giustiniani), fu protettore di Caravaggio per molti anni; collezionò moltissime sue opere e contribuì grandemente alla formazione culturale del pittore. In più di un'occasione, grazie alle sue ramificate influenze, riuscì a salvarlo dalle gravi questioni legali nelle quali era spesso implicato per colpa di un'indole aggressiva[35].

Caravaggio, Crocifissione di san Pietro, 1601. Olio su tela, 230 × 175 cm. Roma, Basilica di Santa Maria del Popolo.

Un'altra opera comunemente ed erroneamente ritenuta rifiutata è la prima versione della Conversione di San Paolo, dipinta su legno di cipresso per la Cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo. Come dimostrato da Luigi Spezzaferro, la pala non fu rifiutata ma sostituita con l'attuale in seguito a nuovi accordi intervenuti tra l'artista e gli eredi del committente Tiberio Cerasi[36].

Nel caso invece della Morte della Vergine, commissionata per la chiesa di Santa Maria della Scala a Roma, si trattò senza dubbio di un rifiuto[37]. La figura della Vergine, rappresentata con il ventre gonfio e con i piedi in vista, fu ritenuta indecente dai Carmelitani Scalzi che rifiutarono il dipinto. Oltre alla posa indecorosa, Baglione e Bellori scrivono che la Vergine era stata raffigurata addirittura come "morta gonfia". Scrive Spezzaferro:

«[…] per chi è romano e in modi più o meno simili parli ancora la lingua in cui scriveva il Baglione, ["morta gonfia"] significa semplicemente che la Vergine era un'umanissima donna gravida, morta di parto. Con buona pace dei tanti esegeti che su questo quadro si sono esercitati, forse si possono comprendere meglio le sacrosante ragioni [all'origine del rifiuto] dei Carmelitani scalzi […][38]»

Dunque, piuttosto che una morte per annegamento, il ventre gonfio suggeriva una gravidanza che, ovviamente, rendeva questa raffigurazione ancora più scandalosa. Di questa grande pala, esiste un abbozzo eseguito dal Merisi, della sola figura della Maddalena piangente collocata in basso ai piedi della Vergine. Il ritaglio di questa sola figura, delle stesse dimensioni, è nota come Maddalena addolorata. L'opera di Caravaggio fu rimossa e sostituita da un dipinto eseguito da Carlo Saraceni, raffigurante lo stesso soggetto. Nonostante il rifiuto, la tela di Merisi fu immediatamente notata (e apprezzata) da Pieter Paul Rubens, celebre pittore fiammingo che all'epoca si trovava in Italia, pittore di corte al servizio di Vincenzo I Gonzaga. Rubens, che aveva anche l'incarico di arricchire la collezione del Duca di Mantova, suggerì a Vincenzo I di acquistare la Morte della Vergine per la considerevole cifra di 300 scudi[39]. Il dipinto, acquistato da Rubens tra il febbraio e l'aprile del 1607, entrò così a far parte della ricchissima quadreria dei Gonzaga[40]. In seguito ai dissesti finanziari del casato, il duca Vincenzo II (quartogenito di Vincenzo I ed erede del titolo ducale per la morte degli altri fratelli) svendette l'eccezionale collezione di famiglia. Parte di essa fu acquistata da Carlo I d'Inghilterra e la Morte della Vergine di Caravaggio lasciò l'Italia. In seguito alla decapitazione di Carlo I, i dipinti della collezione Gonzaga furono acquistati dal finanziere e collezionista Everard Jabach e successivamente da Luigi XIV[41]. Il dipinto di Caravaggio arrivò così a Parigi, dove si trova tuttora (Musée du Louvre, Galerie des Italiens)[42].

I guai con la legge e l'omicidio Tommasoni

Durante il soggiorno presso palazzo Madama, dimora del cardinal Del Monte, il 28 novembre del 1600 Merisi malmenò e percosse con un bastone Girolamo Stampa da Montepulciano, un nobile ospite del prelato: ne seguì una denuncia. Gli episodi di risse, violenze e schiamazzi andarono via via aumentando[43]; spesso il pittore fu arrestato e condotto nelle carceri di Tor di Nona[44][45].

Non sarebbe comunque stato quello il primo guaio con la legge per il turbolento artista. Il Bellori sostenne che, intorno al 1590-1592, Caravaggio, già distintosi per risse tra bande di giovinastri, commise un omicidio a causa del quale fuggì da Milano prima per Venezia, poi per Roma. Il suo arrivo nella città papale sarebbe stato dunque la conseguenza di una fuga[46].

Caravaggio, Amor vincit omnia, 1601-1602. Olio su tela, 156,5 × 113,3 cm. Berlino, Gemäldegalerie.

Nel 1601 fu rilasciato dal carcere, tornando a dipingere dapprima la Cattura di Cristo e poi Amor vincit omnia. Nel 1603 fu nuovamente processato, questa volta per la diffamazione di un altro pittore, Giovanni Baglione, che querelò sia Caravaggio sia i suoi seguaci Orazio Gentileschi e Onorio Longhi, colpevoli di aver scritto rime offensive nei suoi confronti. Grazie all'intervento dell'ambasciatore francese, Merisi, condannato al processo, fu liberato e trasferito agli arresti domiciliari, seppur per poco (aveva scontato già un mese di carcere a Tor di Nona)[47].

Tra il maggio e l'ottobre del 1604 il pittore fu arrestato varie volte per possesso d'armi e ingiurie alle guardie cittadine; inoltre, fu querelato da un garzone d'osteria per avergli tirato in faccia un piatto di carciofi[48].

Nel 1605 fu costretto a scappare a Genova per circa tre settimane, dopo aver ferito gravemente un notaio, Mariano Pasqualone di Accumoli, a causa di Lena, amante e modella di Caravaggio[49]. L'intervento dei protettori dell'artista riuscì a insabbiare l'accaduto anche se, al ritorno a Roma, il pittore fu querelato da Prudenzia Bruni, sua padrona di casa, per non aver pagato l'affitto; per ripicca, Merisi prese nottetempo a sassate la sua finestra, finendo nuovamente querelato. Nel novembre dello stesso anno il pittore fu degente per una ferita, che egli sostenne essersi procurato cadendo sulla propria spada[49].

Il fatto più grave però si svolse a Campo Marzio, la sera del 28 maggio 1606 (anno successivo all'elezione di papa Paolo V, zio di Scipione Borghese, grande estimatore di Caravaggio): a causa di una discussione causata da un fallo nel gioco della pallacorda (una sorta di tennis) il pittore fu ferito e, a sua volta, ferì mortalmente il rivale, tal Ranuccio Tommasoni da Terni, con il quale aveva avuto già in precedenza discussioni spesso sfociate in risse. Anche questa volta c'era di mezzo una donna, Fillide Melandroni, le cui grazie erano contese da entrambi. Probabilmente dietro l'assassinio di Ranuccio c'erano anche questioni economiche, forse qualche debito di gioco non pagato dal pittore, o addirittura questioni politiche: la famiglia Tommasoni infatti, era notoriamente filo-spagnola, mentre Michelangelo Merisi era un protetto dell'ambasciatore di Francia[50].

Il verdetto per il delitto di Campo Marzio fu severissimo: Caravaggio fu condannato alla decapitazione, che poteva esser eseguita da chiunque lo avesse riconosciuto per strada. Nei suoi dipinti cominciarono ossessivamente a comparire teste mozzate, e il suo macabro autoritratto prendeva spesso il posto del condannato[51].

Degli autoritratti di come fosse effettivamente il reale volto del pittore, forse uno dei più verosimili resta quello di un fuggitivo nella sua scena del "Martirio di san Matteo". Tuttavia il ritratto più noto del Merisi rimane quello a opera di Ottavio Leoni, che lo conobbe personalmente ma lo eseguì almeno 11 anni dopo la morte. Il Leoni ritrasse anche Galileo Galilei, contemporaneo del Merisi, nel 1624; alcuni hanno riconosciuto, in quest'ultimo, la grande somiglianza con il Pilato nella celebre tela Ecce Homo di Caravaggio del 1601.

La fuga da Roma

La permanenza in città non era praticamente più possibile: ad aiutare Caravaggio a fuggire fu il principe Filippo I Colonna che gli offrì asilo all'interno di uno dei suoi feudi laziali di Marino, Palestrina, Zagarolo e Paliano[51]. Il nobile romano mise in atto una serie di depistaggi, con l'aiuto di altri componenti della sua famiglia, che testimoniarono la presenza del pittore in altre città, facendone così perdere le tracce.

Per i Colonna Caravaggio eseguì in quel periodo diversi dipinti, su tutti la Cena in Emmaus, nella scarna versione oggi a Brera[52].

Caravaggio, Flagellazione di Cristo, 1607 ca. Olio su tela, 134,5 × 175,5 cm. Napoli, Museo di Capodimonte.

Gli ultimi anni (1606-1610)

Il primo periodo napoletano

Caravaggio, Sette opere di Misericordia, 1606-1607. Olio su tela, 390 × 260 cm. Napoli, Pio Monte della Misericordia.

Alla fine del 1606, Caravaggio giunse a Napoli, nei Quartieri Spagnoli, dove rimase circa un anno.
La fama del pittore era ben nota. I Colonna lo raccomandarono a un ramo collaterale della famiglia residente a Napoli: i Carafa-Colonna. Qui il Merisi visse un periodo felice e prolifico. Furono infatti eseguiti: la Giuditta che decapita Oloferne (1607), scomparsa, della quale forse esiste una copia coeva nelle collezioni del banco di Napoli; una prima versione della Flagellazione di Cristo (1607), conservata presso il Musée des Beaux-Arts di Rouen; la Salomè con la testa del Battista (1607), alla National Gallery di Londra; la prima versione di Davide con la testa di Golia (1607), al Kunsthistorisches Museum di Vienna; la Crocifissione di sant'Andrea (1607), presso il Cleveland Museum of Art e infine, la più importante, che si ipotizza sia stata commissionata dai Carafa-Colonna, forse per collocarla nella cappella di famiglia nella chiesa di San Domenico Maggiore, la Madonna del Rosario (1606-1607). Poco dopo la sua esecuzione, il dipinto fu venduto a mercanti e portato nelle Fiandre, poi a Vienna, dove ora si trova.

Dei molti dipinti eseguiti durante il primo periodo napoletano, solo due sono ancora in città.

Il primo è il suggestivo Sette opere di Misericordia (1606-1607), uno dei lavori più importanti del Caravaggio. Le “sette opere di Misericordia corporali” sono condensati in un'unica scena. Sulla parte superiore del dipinto, a supervisionare l'intera scena che si svolge nella parte bassa, vi è la Madonna col Bambino accompagnata da due angeli. Riguardo ai forti contrasti del chiaroscuro, si potrebbe interpretare la luce luminosa come metafora della misericordia che “aiuta il pubblico a cercarla nella propria vita”[53]. La tela, cardine per la pittura in Italia Meridionale e per la pittura italiana in generale, presenta una composizione più drammatica e concitata rispetto alle pitture romane, rinunciando a un fulcro centrale dell'azione. Questo aspetto fu di grande stimolo per la pittura barocca partenopea successiva e il passaggio del Merisi a Napoli, infatti, diede luogo alla nascita di molti esponenti caravaggeschi tra i pittori locali.

L'altro dipinto rimasto a Napoli, ovvero una seconda versione della Flagellazione di Cristo, fu eseguito tra il 1607 e il 1608 per la chiesa di San Domenico Maggiore e poi spostato al museo di Capodimonte.

Il soggiorno a Malta e in Sicilia

Caravaggio, Decollazione di San Giovanni Battista, 1608. Olio su tela, 361 × 520 cm. La Valletta, Concattedrale di San Giovanni.

Nel 1607 Michelangelo Merisi partì per Malta, sempre per intercessione dei Colonna, e qui entrò in contatto con il gran maestro dell'ordine dei cavalieri di san Giovanni, Alof de Wignacourt, cui il pittore fece anche un ritratto. Il suo obiettivo era diventare cavaliere per ottenere l'immunità, poiché su di lui pendeva ancora la condanna alla decapitazione. In questo contesto il Caravaggio firmò un documento che mise in discussione il suo reale luogo di nascita: il pittore vi dichiara che sua città natale è Caravaggio, in provincia di Bergamo: "Carraca oppido vulgo de Caravagio in Longobardis natus"[54]. A rimettere in discussione il suo luogo d'origine vi è poi un'ulteriore attestazione, proveniente dalla scoperta di un documento nuovo; in esso si legge la dichiarazione resa a Roma da un garzone mediolanensis, Pietro Paolo Pellegrino, nel corso di un interrogatorio: «questo pittore Michelangelo... al parlare tengo sia milanese», ma poi specifica «mettete lombardo, per che lui parla alla lombarda». Pellegrino non riconobbe nella cadenza del pittore l'accento che gli era familiare, essendo lui stesso milanese per nascita[55].

Mappa dei viaggi di Caravaggio

L'attività di pittore del Merisi proseguì, dipingendo nel 1608 la Decollazione di san Giovanni Battista, il suo quadro più grande per dimensioni, conservato nella Concattedrale di San Giovanni di La Valletta. Nella stessa chiesa si trova un'altra opera del pittore, il San Girolamo scrivente.
Dopo un anno di noviziato, il 14 luglio 1608 Caravaggio fu investito della carica di "cavaliere di grazia", rango inferiore rispetto ai "cavalieri di giustizia" di origine aristocratica. Anche qui ebbe dei problemi: fu arrestato per un duro litigio con un cavaliere del rango superiore e perché si venne a sapere che su di lui pendeva una condanna a morte. Fu rinchiuso nel carcere di Sant'Angelo a La Valletta, il 6 ottobre: riuscì incredibilmente a evadere e a rifugiarsi in Sicilia, a Siracusa. Il 6 dicembre i cavalieri espulsero con disonore Caravaggio dall'ordine: «Come membro fetido e putrido»[56][57].

A Siracusa, Caravaggio fu ospite di Mario Minniti, l'amico, conosciuto durante gli ultimi anni romani. Nella città siciliana s'interessò molto all'archeologia, studiandone i reperti ellenistici e romani: durante una visita assieme allo storico Vincenzo Mirabella coniò il nome "orecchio di Dionigi" per descrivere la "Grotta delle Latomie". Durante questo soggiorno dipinse, per la Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro, una pala d'altare raffigurante il Seppellimento di santa Lucia (la patrona della città siciliana), la cui ambientazione sembra proprio quella delle grotte da lui ammirate.

A Messina dipinse la Resurrezione di Lazzaro, tetra incompiuta e cimiteriale rappresentazione, la cui parte centrale è occupata dal corpo di Lazzaro spasmodicamente teso nel gesto del braccio verso la luce, e l'Adorazione dei pastori.

Il Bellori cita la Natività con i santi Lorenzo e Francesco d'Assisi eseguita a Palermo per l'oratorio di san Lorenzo, ma recentemente ha preso consistenza l'ipotesi, suffragata anche da nuovi ritrovamenti documentari, secondo la quale essa fu dipinta nel 1600 a Roma, su richiesta del commerciante Fabio Nuti, e da lì spedita a Palermo[58]. L'opera fu trafugata nel 1969 e mai più trovata. Le ipotesi di una sua distruzione sono state poi smentite[59].

Il secondo periodo napoletano

Alla fine dell'estate del 1609 Caravaggio tornò a Napoli. Qui, probabilmente in ottobre, affrontato con violenza da alcuni uomini al soldo del suo rivale maltese, all'uscita della Locanda del Cerriglio (nei pressi di via Monteoliveto), rimase sfigurato e cominciò a circolare la notizia della sua morte[60].

Caravaggio, David con la testa di Golia, 1609-1610. Olio su tela, 125 × 101 cm. Roma, Galleria Borghese.

La fase creativa del suo secondo periodo napoletano è ricostruita dagli storici con molte congetture: dipinse sicuramente il San Giovanni Battista disteso (1610) appartenente a una collezione privata a Monaco di Baviera, la Negazione di san Pietro, il San Giovanni Battista e il Davide con la testa di Golia, quest'ultimo molto importante dal punto di vista storiografico in quanto raffigurante un autoritratto del Caravaggio nella testa mozzata, sorte dalla quale il Merisi tentava da anni di fuggire[61].

Ancora al periodo di Napoli sono da attribuire i due quadri con medesimo soggetto: la Salomè con la testa del Battista, che il pittore avrebbe dovuto recapitare ai Cavalieri dell'Ordine, e la Salomè con la testa del Battista a Madrid, cominciata durante il primo periodo napoletano.

Caravaggio, Martirio di sant'Orsola, 1610. Olio su tela, 143 × 180 cm Napoli, Galleria di palazzo Zevallos.

Poi vi furono tre tele per la chiesa di Sant'Anna dei Lombardi di Napoli, il San Francesco che riceve le Stimmate, il San Francesco in meditazione e una Resurrezione (quest'ultima nota oggi attraverso una copia di Louis Finson ad Aix en Provence), tutte perdute durante il terremoto del 1805 che causò il crollo di una parte dell'edificio[62][63].

Infine, dipinse il Martirio di sant'Orsola (1610) per Marcantonio Doria, oggi conservato nel palazzo Zevallos di Napoli. Questo è considerato l'ultimo dipinto di Caravaggio[64].

Ultimi giorni di vita

Da Roma gli fu inviata la notizia che papa Paolo V stava preparando una revoca della condanna a morte. Da Napoli quindi, dove abitava presso la marchesa Costanza Colonna nel palazzo Cellammare[65], si mise in viaggio nel luglio 1610 con una feluca-traghetto che, settimanalmente, navigava verso Porto Ercole (oggi frazione del promontorio di Monte Argentario, in Toscana) e ritorno, ma diretto segretamente allo scalo portuale di Palo di Ladispoli, sotto il feudo degli Orsini, in territorio papale, luogo distante circa 40 km da Roma. In quel feudo avrebbe atteso, in tutta sicurezza, il condono papale prima di ritornare, da uomo libero, nella Città eterna.

L'ipotesi più certa racconta che l'arrivo a Palo di Ladispoli, disatteso dalla sorveglianza costiera, ne causò il suo fermo per accertamenti. Tuttavia la feluca, non potendo aspettare, sbarcò il Merisi e continuò la rotta a nord, presso Porto Ercole, dove effettivamente doveva giungere, tuttavia portandosi dietro il bagaglio dell'artista. Quelle casse però, contenevano anche il prezzo concordato dal Merisi col cardinale Scipione Borghese per la sua definitiva libertà, ed in particolare tre sue tele: una "Maria Maddalena in estasi", che dopo la sua morte fu invece restituita alla marchesa Colonna, un "San Giovanni Battista" (conosciuto anche come il "Buon Pastore"), questo successivamente consegnato a Scipione Borghese, quindi un altro "San Giovanni Battista disteso"' ora conservato in una collezione privata. Il bagaglio, letteralmente vitale, andava assolutamente recuperato: la versione ufficiale affermerebbe che gli Orsini gli avrebbero offerto un'imbarcazione per raggiungere Porto Ercole, e recuperare quindi il prezioso carico. L'artista quindi raggiunse Porto Ercole via mare, approdando lungo la spiaggia del tombolo della Feniglia, ma non è chiaro se la precedente feluca-traghetto stesse invece già ritornando a Napoli, coi suoi bagagli a bordo.

Provato, affaticato e malato di febbre alta, probabilmente a causa di un'infezione intestinale trascurata, restò a Porto Ercole, quindi curato inutilmente nel sanatorio Santa Maria Ausiliatrice della allora Confraternita locale di Santa Croce, che alloggiava presso il retro della chiesetta di Sant'Erasmo, situata nel borgo alto, e che assistette al suo decesso, a soli 38 anni, il 18 luglio 1610.

Il dibattito post-mortem

Caravaggio, stampa 1672

In merito alla datazione, al luogo e alle modalità della sua morte, furono prospettate altre ipotesi. La versione più probabile sopracitata infatti, deriva da carteggi indiretti[66] (esclusa la documentazione abbastanza certa del suo fermo a Palo di Ladispoli), che furono inizialmente raccolti dai biografi Baglione e Bellori.
In un certificato ritrovato a Porto Ercole l'anno di morte è retrodatato al 1609[67], anno nel quale fu dimostrato fosse ancora a Napoli, ma può essere stato un errore di orientamento temporale. Comunque, non vi è prova certa che il condono papale fosse stato effettivamente spedito qualche giorno dopo alla marchesa Colonna[68].

È altresì verosimile che i confratelli di Porto Ercole del XVII secolo non avessero riconosciuto immediatamente l'identità del povero sofferente. I forestieri in misere condizioni quindi, venivano solitamente sepolti in anonimato nell'allora Cimitero di San Sebastiano, dove attualmente c'è il moderno centro abitato. Nel 1956, a causa dei lavori per l'ampliamento della strada principale, alcuni scheletri dell'antico camposanto furono trasferiti nell'ossario dell'attuale cimitero[69].
Nel 2008, in occasione dell'imminente quattrocentenario dalla morte, furono riesumati tali resti ossei, più tutti quelle rinvenuti nei pressi della Chiesetta di Sant'Erasmo, e fu condotta una ricerca. Dopo oltre un anno di ricerche storiografiche, analisi dei sedimenti terrosi, della datazione con il metodo del carbonio-14 e analisi scheletriche[70], coordinate dall'Università di Bologna, col supporto degli atenei de L'Aquila, Salento e del centro ricerche ambientali di Ravenna, furono selezionati dei resti ossei appartenenti all'ex Cimitero di San Sebastiano. Furono quindi portati direttamente a Caravaggio, al fine di effettuare dei test di confronto col DNA di possibili, lontani discendenti dei fratelli del pittore (l'artista non ebbe figli noti), individuati esclusivamente attraverso il cognome Merisio[71]. Il 16 luglio 2010, un'équipe di scienziati italiani dichiarò che alcuni resti ossei selezionati con la comparazione del DNA, e contenenti altresì un'alta percentuale di piombo e mercurio, elementi questi usati in grande abbondanza dai pittori dell'epoca per preparare i colori, potessero essere attribuiti per l'85% a quelle del famoso pittore. Il 3 luglio 2010, dopo una settimana di permanenza a Caravaggio, tali resti furono riportati via mare a Porto Ercole e messi in mostra a Forte Stella, una fortificazione del paese[72].

Il 19 luglio 2014, a Porto Ercole, presso lo stesso luogo dove sorgeva anticamente il Cimitero di San Sebastiano, ovvero la moderna e centralissima via Caravaggio angolo via Nuova, furono eretti un piccolo monumento evocativo ed un altro monumento funebre dedicato al pittore e contenente tali resti.

La tesi ufficiale della morte a Porto Ercole tuttavia, fu dibattuta dal solo Vincenzo Pacelli, un professore dell'Università di Napoli ed esperto della storia del Merisi, sostenuto anche dallo storico dell'arte e divulgatore Tomaso Montanari. A conclusione di una rilettura di documenti dell'archivio di Stato e dell'Archivio Vaticano, infatti, la morte sarebbe avvenuta direttamente a Palo di Ladispoli. Secondo Pacelli, il Caravaggio fu assassinato da emissari dei cavalieri di Malta, con il tacito assenso della Curia Romana[73][74][75].

Nel 2010 nuove ricerche hanno supposto che la morte possa essere stata causata da brucellosi o saturnismo, dovuto in particolare alla presenze di piombo e arsenico nei colori impiegati per le opere d'arte.[76]

Attività artistica

Caravaggio, Cena in Emmaus, 1601. Olio su tela, 141 × 196,2 cm. Londra, National Gallery.

Giulio Carlo Argan rileva che la pittura caravaggesca si distingue per un realismo drammatico. Argan evidenzia anche che «il motivo religioso è anche sociale: il divino si rivela negli umili». Il suo realismo nasce dall'etica religiosa instaurata da Carlo Borromeo: non consiste nell'osservare e copiare la natura ma nel rifiutare le convenzioni, nel puntare sul vero rinunciando alla ricerca del "bello", nel rinunciare all'invenzione per puntare sui fatti. Quanto alla morte: «il pensiero della morte è dominante nel Caravaggio, come già in Michelangelo Buonarroti. Ma per Michelangelo la morte era liberazione e sublimazione, per il Caravaggio è soltanto la fine, l'enigma della tomba»[77]. La religiosità di Caravaggio trova riscontro nell'impulso dato da alcuni settori della Controriforma cattolica (San Filippo Neri, Sant'Ignazio di Loyola, San Carlo Borromeo) alla pratica di culto rivolta a più ampi strati popolari[78].

Stile pittorico

La particolare tecnica pittorica di Caravaggio fu il suo successo. Fino al suo inizio nella pittura, lo stile di molti artisti era legato a un metodo basato prevalentemente sullo studio dell'arte classica, con forti influssi derivati dai protagonisti del rinascimento italiano. Su tutti le figure di Michelangelo e Raffaello, nell'Italia centrale, mentre nel Settentrione la pittura si rifaceva soprattutto a Tiziano, Correggio e Leonardo.

La rivoluzione di Caravaggio sta nel naturalismo, espresso nei soggetti e nelle atmosfere nei quali la capacità di dare a un corpo una forma tridimensionale è evidenziata dalla particolare illuminazione che teatralmente sottolinea i volumi dei corpi che escono improvvisamente dal buio della scena. Sono pochi i quadri nei quali il pittore lombardo dipinge lo sfondo, che passa in secondo piano rispetto ai soggetti, i soli protagonisti della sua opera. Per la realizzazione dei suoi dipinti, Caravaggio nel suo studio posizionava lanterne in posti specifici per far sì che i modelli fossero illuminati solo in parte, a "luce radente". Con questo artificio, Caravaggio fa emergere da uno sfondo scuro solo specifiche porzioni della scena dipinta, che acquistano in tal modo un rilievo quasi scultoreo.

Nell'opera del pittore sono evidenti dunque forti contrasti di luci e ombre. La luce plasma le figure, determina ambienti e situazioni ed è concepita o come apparizione simbolica (essa è "Grazia" nella Vocazione di San Matteo in San Luigi dei Francesi) o come fatto drammatico nell'intensità dei gesti dei personaggi (Martirio di San Matteo nella medesima chiesa romana)[79]. Nella pittura caravaggesca il valore materico-percettivo della luce si fonde con quello teologico-mistico.

I soggetti

Caravaggio, Bacco, 1598 ca. Olio su tela, 95 × 85 cm. Firenze, Galleria degli Uffizi.

I soggetti efebici e la presunta omosessualità

È documentata la frequentazione del Caravaggio, specie nei suoi anni romani, sia di diverse prostitute, alcune delle quali, come è noto, ritratte nei suoi dipinti, sia di ragazzi con i quali pare intrattenesse rapporti sentimentali, tra i quali Mario Minniti, modello per il Fanciullo con canestro di frutta, la Buona ventura, I bari, il Concerto, il Suonatore di liuto, il Bacco, il Ragazzo morso da un ramarro, la Vocazione e il Martirio di san Matteo.

Sulla questione, i critici d'arte e gli storici hanno espresso pareri contrastanti. Maurizio Calvesi sostiene:

«In realtà, la presunta omosessualità del Caravaggio, utile ad aggiungere un tocco al quadro del suo "maledettismo", è probabilmente solo un abbaglio; e questo discende da una discutibile esegesi di alcuni dipinti del primo periodo romano, che presentano figure effeminate o ritenute provocanti. A lungo, del resto, ci si è rifiutati (e molti ancora si rifiutano) di applicare al Caravaggio quella lettura secondo i codici "iconologici" dell'epoca, che consente di apprezzare le bellissime e rivelatrici simbologie di cui la sua pittura è intessuta, pur nell'approccio realistico. Senza intendere il contesto dei simboli ogni scelta di figure o di oggetti appare come il frutto di un impulso immediato, orientando verso interpretazioni soggettive e modernizzanti[80]»

Vittorio Sgarbi sostiene invece:

«Non m’importa conoscere la vita privata di Caravaggio (…) però mi colpisce la sua ambiguità. Mi colpiscono quei giovani modelli, i suoi Bacco e i suoi Giovanni Battista, allusivi e lascivi come i ragazzi fotografati da von Gloeden. Una omosessualità intinta di cattolicesimo, come quella di Pasolini e di Testori e di altri maledetti nostri contemporanei quali Fassbinder e Genet[81]»

Caravaggio, Cattura di Cristo, 1598. Olio su tela, 133,5 × 169,5 cm. Dublino, National Gallery of Ireland.

Gli altri soggetti

Non solo soggetti efebici caratterizzarono le pitture di Caravaggio, spesso la rappresentazione, anche nelle opere ufficiali per committenze pubbliche, di personaggi vecchi e deformi nei panni di venerati santi e di prostitute e umili donne nelle vesti di importanti figure femminili della storia della chiesa. L'utilizzo di questi modelli fu motivo di molte critiche che accusavano l'artista di esaltare la goffaggine e la sporcizia di certi personaggi, lasciando da parte l'idealizzazione della bellezza e la ricerca di una perfezione compositiva, particolarità da sempre ricercate dagli artisti precedenti, specie nella rappresentazione di soggetti appartenenti alla storia della religione.

Caravaggio, Canestra di frutta, 1599. Olio su tela, 31 × 47 cm. Milano, Pinacoteca Ambrosiana.

La natura morta

Nelle prime opere del Caravaggio si trovano spesso splendidi particolari di nature morte, ma una sola è la composizione completa che ci sia pervenuta, la Canestra di frutta della pinacoteca Ambrosiana. Ciò è riferibile soprattutto al periodo di apprendistato nella bottega dal Cavalier d'Arpino. La frutta rappresentata da Merisi è in perfetta sintonia con i personaggi. Le foglie appassite, con il loro stato di maturazione avanzata, danno l'idea di una particolare atmosfera di decadenza autunnale. Tradizionalmente, alle nature morte venivano associati significati allegorici, e l'appassire di frutta e verdura in questo caso sembra parlare del rapporto di convivenza tra vita e morte. Caravaggio si rivela da subito come artista rivoluzionario che non si limita all'osservare e copiare la natura, ma cerca di immergersi nella realtà e di presentarla senza filtri. Già nei primi dipinti di Caravaggio possiamo notare la sua estrema voglia di puntare sul vero e la sua capacità di prestare grande attenzione ai dettagli. Gli scienziati che analizzano i quadri di Caravaggio sono in grado di riconoscere le malattie visibili sulle piante dipinte dall'artista[82].

I ritratti

Il pittore non dipinse molti ritratti e di quei pochi restano soltanto quattro o cinque (l'unico ritratto femminile, quello di una cortigiana, probabilmente Fillide Melandroni, modella per dipinti dell'artista, andò distrutto a Berlino, nel Kaiser Friedrich Museum durante la Seconda guerra mondiale). Sopravvivono inoltre il ritratto del cardinale Maffeo Barberini (che poi sarà papa col nome di Urbano VIII), quello del Gran Maestro dei cavalieri di Malta Alof de Wignacourt con un paggio, il ritratto di un altro cavaliere di Malta, Antonio Martelli, quello di un gentiluomo sconosciuto e quello del papa Paolo V, di incerta attribuzione. Altrettanto di incerta attribuzione è il ritratto di Benedetto Giustiniani (o di Serafino Olivier Razali)[83].

Caravaggio, San Gerolamo scrivente, 1606 ca. Olio su tela, 112 × 157 cm. Roma, Galleria Borghese.

Importanti committenze

Tra il 1600 e il 1606 Caravaggio dipinse per alcune chiese romane quattro importanti tele laterali e cinque pale d'altare (compresa la Deposizione nel sepolcro, ora alla Pinacoteca vaticana, ma dipinta per la seconda cappella a destra in Santa Maria in Vallicella, la chiesa Nuova di Roma), del quali tre (San Matteo e l'angelo, Morte della Vergine e Madonna dei Palafrenieri) furono rifiutate o rimosse perché ritenute rappresentazioni disdicevoli e poco decorose del soggetto sacro[84].

Molti quadri di Caravaggio raffigurano santi, i più rappresentati sono san Francesco, san Girolamo e san Giovanni Battista. San Francesco appare di solito come una figura ascetica in preghiera, San Girolamo come un vecchio intento a scrivere e San Giovanni come un giovane, praticamente nudo, nel deserto.

Il periodo d'oblio e la moderna riscoperta

Caravaggio sulla banconota da 100.000 lire.

Famoso e ammirato in vita, Caravaggio fu quasi completamente dimenticato nei secoli successivi alla sua morte. In realtà dopo la sua scomparsa, il duro giudizio sul suo modo - così crudo - di rappresentare la realtà fu presto utilizzato dai suoi detrattori per denigrarne il valore e la memoria. Basti pensare alle parole di un celebre pittore del Seicento, Nicolas Poussin, giunto a Roma quattordici anni dopo la morte di Caravaggio, che lo apostrofò con parole lapidarie: "Era venuto per distruggere la pittura"[85].

Questo lungo periodo di oblio fu interrotto solo a metà del XX secolo e la validità della sua opera fu universalmente riconosciuta solo grazie al contributo di alcuni dei più importanti storici dell'arte del tempo, tra i quali spicca il fondamentale apporto critico di Roberto Longhi, che mise in luce la sua importanza nello sviluppo dell'arte pittorica moderna e le sue profonde influenze sull'arte europea dei due secoli successivi, dimostrando la profonda influenza di Caravaggio soprattutto sulla successiva pittura barocca (lo stile pittorico che emerse dalle rovine del manierismo)[86].

«Ribera, Vermeer, La Tour e Rembrandt non avrebbero mai potuto esistere senza di lui e l'arte di Delacroix, Courbet e Manet sarebbe stata completamente diversa[20]»

André Berne-Joffroy, autore di Le Dossier Caravage, disse di lui: «ciò che inizia con l'opera di Caravaggio è molto semplicemente la pittura moderna»[87].

Il Caravaggismo

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Caravaggismo.
Caravaggio, La Deposizione, 1602-1604 ca. Olio su tela, 300 × 203 cm. Maria Vergine, Maria Maddalena e Maria di Cleofa seguono san Giovanni Evangelista e Nicodemo che depongono il Cristo morto nel sepolcro, Città del Vaticano, Pinacoteca vaticana.

Con questo termine si indica lo stile degli artisti che si ispirano al Caravaggio[88].

Nei dipinti caravaggeschi troviamo grande realismo nelle figure, rappresentate generalmente su uno sfondo monocromo, e illuminate da una luce violenta. I principali pittori caravaggisti sono Bartolomeo Manfredi, Carlo Saraceni, Orazio e Artemisia Gentileschi, Giovanni Antonio Galli (detto lo Spadarino), Francesco Boneri (più noto come Cecco del Caravaggio), Gerrit van Honthorst (tradizionalmente chiamato Gherardo delle Notti), Hendrick ter Brugghen, Giovanni Serodine, Carlo Sellitto, Battistello Caracciolo e Jusepe de Ribera; in questi ultimi due, operanti a Napoli, ritroviamo riproposto lo stile degli ultimi anni del Caravaggio, caratterizzato da atmosfere molto cupe. Altri artisti del Regno di Napoli influenzati dalla lezione caravaggesca furono Pietro Antonio Ferro nonché Luca Giordano, Mattia Preti, Francesco Guarini e (attraverso questi ultimi) Francesco Solimena.

La monumentale opera del Caravaggio influenza anche una fitta schiera di grandi artisti d'Oltralpe, tra i quali: Louis Le Nain, Georges de La Tour, Valentin de Boulogne, Simon Vouet, Francisco de Zurbarán, Diego Velázquez, Bartolomé Esteban Murillo, Matthias Stomer, Pieter Paul Rubens, Antoon van Dyck, Rembrandt, Jan Vermeer, Adam Elsheimer.

Inoltre, influenze caravaggesche pervadono persino le opere di artisti ottocenteschi: David, Goya, Gericault, Delacroix, Courbet[89].

Opere su Caravaggio

Cinema

Televisione

Fumetto

Onorificenze

Cavaliere dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, detto anche degli Ospitalieri - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, detto anche degli Ospitalieri

Al Caravaggio è intitolato il cratere Caravaggio su Mercurio[90] e l'aeroporto di Orio al Serio, a 5 km dalla città di Bergamo[91].

Opere

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Opere di Caravaggio.

Note

  1. ^ a b c Ferdinando Bologna, MERISI, Michelangelo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 73, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. Modifica su Wikidata
  2. ^ a b Francesca Valdinoci (a cura di), Vite di Caravaggio, CasadeiLibri, 2016, ISBN 8889466531ISBN non valido (aiuto).
  3. ^ Vincenzio Fanti, Descrizzione completa di tutto ciò che ritrovasi nella galleria di pittura e scultura di sua altezza Giuseppe Venceslao del S.R.I. Principe Regnante della casa di Lichtenstein, volume 1. Michelangiolo da Caravaggio di Casa Amerighi, books.google.com, 1767, p. 21..
  4. ^ Giacinto Amati, Ricerche storico-critico-scientifiche sulle origini, scoperte, invenzioni e perfezionamenti fatti nelle lettere, nelle arti e nelle scienze con alcuni tratti biografici: della vita dei più distinti autori nelle medesime, vol. 1, books.google.com, 1828, 169, 170.
  5. ^ (EN) Getty profile, including variant spellings of the artist's name, su getty.edu. URL consultato il 24 febbraio 2012.
  6. ^ Il Caravaggio di Roberto Longhi, su Civita, 30 settembre 2016. URL consultato l'8 febbraio 2021.
  7. ^ Michelangelo Merisi da Caravaggio. Come nascono i capolavori, catalogo della mostra a cura di Mina Gregori, Milano, Electa, 1991, p. 75.
  8. ^ Si veda Caravaggio, Il Sole 24 ore, inserto domenicale, 25 febbraio 2007. URL consultato il 16 luglio 2010 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2013).
  9. ^ Ragozzino, p. 4, Papa, p. 12, Baglione, p. 129
  10. ^ Maurizio Calvesi, Caravaggio, Art dossier, 2009, Firenze, Giunti, p. 7.
  11. ^ Caravaggio, il municipio come un laboratorio del Csi, 9 marzo 2010.
  12. ^ Esame del Dna per i parenti del Caravaggio, su Ravenna24ore.it.
  13. ^ Giuseppe Frangi, Il pittore delle cose che accadono mentre accadono, su 30Giorni.it.
  14. ^ Papa, p. 18.
  15. ^ Mia Cinotti e Gian Alberto Dell'Acqua, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio: tutte le opere, Bergamo, Bolis, 1983, p. 208.
  16. ^ Archivio di Stato di Roma, Tribunale criminale del Governatore, Investigazioni, reg. 274, c.180recto. Si veda anche Caravaggio a Roma. Una vita dal vero, catalogo della mostra, Roma, De Luca Editori d'Arte, 2010, p. 235.
  17. ^ Giovanni Pietro Bellori, Le vite de' pittori, scultori et architetti moderni, Roma, Per il Successore al Mascardi, 1672, p. 202.
  18. ^ Storia dell'Arte, p. 5.
  19. ^ “Gli occhi di Caravaggio - Gli anni della formazione tra Venezia e Milano” - Spaziodi Magazine - blog EVENTI, su www.spaziodi.it. URL consultato il 21 marzo 2019.
  20. ^ a b Longhi.
  21. ^ Papa, pp. 41-43.
  22. ^ Il cavalier d'Arpino (1568-1640), su arte-argomenti.org. URL consultato il 18 febbraio 2012.
  23. ^ Papa, p. 44.
  24. ^ Catalogo POI, su appasseggio.it, 10 novembre 2016. URL consultato il 20 gennaio 2017.
  25. ^ I bari a confronto. Il giovane Caravaggio nella casa del cardinale Francesco Maria Dal Monte, di P. Carofano (a cura di), Bandecchi & Vivaldi, 2012.
  26. ^ Grazie ai verbali di interrogatorio sul caso del furto del ferraiuolo, reperiti all'Archivio di Stato di Roma nel 2010, sappiamo che già nel 1597 Caravaggio risiedeva a palazzo Madama ospite del Cardinale: Andrew Graham-Dixon, Caravaggio, Edizioni Mondadori, 2012.
  27. ^ Bellori, p. 210.
  28. ^ Papa, p. 73.
  29. ^ Le grandi opere: Piazza San Luigi dei Francesi, in Repubblica.it, 5 aprile 2011. URL consultato il 22 febbraio 2012.
  30. ^ M. Cuppone, "Caravaggio. La Natività di Palermo. Nascita e scomparsa di un capolavoro", 2020. Per un precedente saggio del medesimo autore, completo di riferimenti bibliografici, vedi M. Cuppone, "La Natività di Palermo: prima pala d'altare per Caravaggio?", in "Valori Tattili", 9, 2017, pp. 61-83.
  31. ^ Papa, p. 101.
  32. ^ Luigi Spezzaferro, "Caravaggio accettato", in Caravaggio nel IV centenario della Cappella Contarelli: convegno internazionale di studi, Roma 24-26 maggio 2001, Città di Castello, Petruzzi Stampa, 2002, pp. 23-50.
  33. ^ Per la rivalità tra Caravaggio e Giovanni Baglione si vedano Michele Di Sivo, "Uomini valenti: il processo di Giovanni Baglione contro Caravaggio", in Caravaggio a Roma: una vita dal vero, catalogo della mostra, Roma, De Luca Editori d'Arte, 2011, pp. 90-108; ma anche Federica Papi, "Ombre e luci nel processo a Caravaggio: ipotesi sulla Resurrezione di Baglione, novità su Filippo Trisegni e una proposta per Francesco Scarpellino", in Caravaggio a Roma: una vita dal vero, catalogo della mostra, pp. 109-116; e infine Herwarth Röttgen, "Quel diavolo è Caravaggio: Giovanni Baglione e la sua denuncia satirica dell'Amore terreno", in Storia dell'arte, 79.1993, pp. 326-340.
  34. ^ Bellori, op. cit., 1672, pp. 205-206.
  35. ^ Papa, pp. 111-114.
  36. ^ Luigi Spezzaferro, "La Cappella Cerasi e il Caravaggio", in Caravaggio, Carracci, Maderno. La Cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo a Roma, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2001, pp. 9-34.
  37. ^ Per ulteriori letture su questo dipinto, si rimanda alla scheda del Louvre: (FR) "The Death of the Virgin" of Caravaggio, Musée du Louvre.
  38. ^ Luigi Spezzaferro, Caravaggio, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2010, p. 202.
  39. ^ Carmen Scano, Michel Angelo io pittore da Caravaggio: la sua vita, i suoi tempi, il Seicento, Milano, Edizioni Virgilio, 1977, p. 68.
  40. ^ Germano Mulazzani, "Introduzione", in Rubens a Mantova, catalogo della mostra (Mantova, palazzo Ducale 25 settembre-20 novembre 1977), Milano, Electa, 1977, p. 13.
  41. ^ Ian Chilvers, Dizionario dell'arte, Milano: Baldini Castoldi Dalai, 2008, p. 455.
  42. ^ Per ulteriori letture sulla Collezione Gonzaga e sul suo smembramento, si veda Gonzaga: la Celeste galeria. Catalogo della mostra a cura di Raffaella Morselli (Mantova, Palazzo Te - Palazzo Ducale, 2 settembre - 8 dicembre 2002), Milano, Skira, 2002; Stefania Lapenta e Raffaella Morselli, Le collezioni Gonzaga: la quadreria nell'elenco dei beni del 1626-1627, Milano, Silvana Editoriale, 2006.
  43. ^ Mariano Luigi Patrizi, Il Caravaggio e la nova critica d'arte: un pittore criminale. Ricostruzione psicologica, R. Simboli, 1921, p. 158.
  44. ^ Calvesi 1986, pp. 8-9.
  45. ^ Papa, p. 94.
  46. ^ Bellori, p. 215.
  47. ^ Papa, p. 125.
  48. ^ Calvesi 1986, p. 8.
  49. ^ a b Papa, p. 124.
  50. ^ Papa, pp. 127-128.
  51. ^ a b Papa, p. 130.
  52. ^ Papa, pp. 130-132.
  53. ^ Ralf van Bühren, Caravaggio’s ‘Seven Works of Mercy’ in Naples 2017, pp. 79-80.
  54. ^ Vinceti, Gruppioni, pp. 41-42.
  55. ^ Marco Carminati, Caravaggio da Milano, in Il Sole 24 ore, 25 aprile 2010. URL consultato il 21 febbraio 2012.
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  59. ^ L'Antimafia: «La Natività di Caravaggio rubata non è stata distrutta», su lasicilia.it, 26 maggio 2018. URL consultato il 18 ottobre 2020.
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  70. ^ Il Dna conferma: del Caravaggio i resti ritrovati a Porto Ercole, su L'Eco di Bergamo, 16 giugno 2010. URL consultato il 17 giugno 2010.
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  72. ^ Il tempo e la storia - archivio, Caravaggio, in Rai Storia. URL consultato il 21 dicembre 2016.
  73. ^ Caravaggio: 'Fu ucciso a Palo', nel Lazio, su ansa.it. URL consultato il 7 febbraio 2012.
  74. ^ Marco Vallora, Caravaggio, omicidio di Stato. Fu ucciso dai Cavalieri di Malta. La Stampa, 1º aprile 2012, p. 31
  75. ^ http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/03/31/news/caravaggio_mor_a_palo_laziale_la_scoperta_del_professor_pacelli-32508629/
  76. ^ Caravaggio, spunta l'ipotesi di morte per avvelenamento da colori, Il Resto del Carlino, 11 gennaio 2010.
  77. ^ Argan, p. 271 e segg. ed. Sansoni, 1979.
  78. ^ Garzantina, Arte, ed. 2002, pp. 202-203.
  79. ^ Garzantina, Arte, ed. 2002, pag. 202.
  80. ^ Calvesi 1986, p. 14.
  81. ^ Citato da: Ranieri Polese, Giappone tutti pazzi per Caravaggio, "Corriere della Sera", 30 settembre 2001.
  82. ^ Caravaggio - riproduzioni su tela delle opere più famose, su bimago.it.
  83. ^ Gianpasquale Greco, Marzio Milesi poeta e conoscitore d'arte: una nota sull'identità di un ritratto di prelato agli Uffizi attribuito a Caravaggio., in Rivista di Letteratura e Storia Ecclesiastica, II, 2017., pp. 127-131 (archiviato dall'originale).
  84. ^ Ragozzino, p. 18.
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  86. ^ Dal catalogo della mostra tenutasi a Milano e Vienna nel 2005, Caravaggio e l'Europa : il movimento caravaggesco internazionale da Caravaggio a Mattia Preti, Milano, Skira, 2005. ISBN 88-7624-617-7
  87. ^ André Berne-Joffroy, Le Dossier Caravage, Ed. Minuit (1959).
  88. ^ Silvia Danesi Squarzina, Caravaggio e il Caravaggismo, a cura di Giovanna Capitelli e Caterina Volpi, dispense dal Corso di Storia dell'Arte Moderna I, Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Facoltà di Lettere e Filosofia, Istituto di Storia dell'Arte, Roma, Il Bagatto, A.A. 1994-95.
  89. ^ Per il peso determinante di Caravaggio sull'arte europea, vedi: Caravaggismo, in Enciclopedia Rizzoli-Larousse. Piero Adorno, L'arte italiana, Messina-Firenze, Casa editrice G. D'Anna, 1993. Sandro Sproccati, Arte, Milano, Arnoldo Mondadori, 2000.
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  91. ^ Dal 23 marzo l'aeroporto di Orio è intitolato al pittore Caravaggio, su ecodibergamo.it. URL consultato il 6 gennaio 2016.

Bibliografia

Saggi e studi specialistici
Testi generalisti citati nella voce
Cataloghi di mostre, atti di convegni, raccolte di saggi e riviste scientifiche
Mostre
  • Roberto Longhi (a cura di), Mostra del Caravaggio e dei caravaggeschi, (catalogo dell'omonima mostra tenutasi a Milano, Palazzo Reale, aprile-giugno 1951), Firenze, Sansoni, 1951, ISBN non esistente.
  • Gabriella Borsano, Silvia Cassani (a cura di), Caravaggio e il suo tempo, (catalogo dell'omonima mostra tenutasi al Metropolitan Museum of Art di New York e al Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte di Napoli, Napoli, Electa, 1985.
  • Mina Gregori (a cura di), Michelangelo Merisi da Caravaggio. Come nascono i capolavori, (catalogo dell'omonima mostra tenutasi a Palazzo Pitti a Firenze e a Palazzo Ruspoli a Roma, Milano, Electa, 1991.
  • Claudio Strinati (a cura di), Caravaggio, (catalogo dell'omonima mostra tenutasi a Roma nel 2010), Milano, Skira, 2010, ISBN 978-88-572-0601-1.
  • Michele Di Sivo, Orietta Verdi (a cura di), Caravaggio a Roma. Una vita dal vero, (catalogo dell'omonima mostra), Roma, De Luca, 2010.
  • Rossella Vodret (a cura di), Dentro Caravaggio, (catalogo dell'omonima mostra tenutasi a Milano nel 2017-2018), Milano, Skira, 2017, ISBN 978-88-572-3607-0.
Altro
  • L'ultimo Caravaggio e la cultura artistica a Napoli, in Sicilia e a Malta, a cura di Maurizio Calvesi, Siracusa, Ediprint, 1987.
  • Caravaggio. Nuove riflessioni, Quaderni di Palazzo Venezia, 6 (1989).
  • Caravaggio e il Caravaggismo, dispense dal Corso di Storia dell'Arte Moderna I tenuta da Silvia Danesi Squarzina, A.A. 1994/1995, a cura di Giovanna Capitelli e Caterina Volpi, Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Facoltà di Lettere e Filosofia, Istituto di Storia dell'Arte, Roma, Il Bagatto, 1995.
  • Caravaggio e la collezione Mattei, catalogo della mostra a cura di Rossella Vodret, Roma (Galleria Nazionale d'Arte Antica), Milano, Electa, 1995.
  • Come dipingeva il Caravaggio, atti della giornata di studio, a cura di Mina Gregori con la collaborazione di Elisa Acanfora, Milano, Electa 1996.
  • Michelangelo Merisi da Caravaggio: la vita e le opere attraverso i documenti, atti del convegno internazionale di studi (Roma, 1995), a cura di Stefania Macioce, collaborazione scientifica e redazione Marco Gallo, redazione e coordinamento a cura di Malena B. McGrath, Roma, Logart Press, 1996.
  • La Madonna dei Palafrenieri di Caravaggio nella collezione di Scipione Borghese a cura di Anna Coliva, Venezia, Marsilio, 1998.
  • La luce del vero : Caravaggio, La Tour, Rembrandt, Zurbarán, catalogo della mostra (Bergamo, Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea), Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale 2000.
  • Michelangelo Merisi da Caravaggio: fonti e documenti, 1532 - 1724, a cura di Stefania Macioce, Roma, Bozzi, 2003.
  • Caravaggio nel IV centenario della cappella Contarelli, atti del convegno internazionale di studi (Roma 2001), a cura di Maurizio Calvesi e Caterina Volpi, Città di Castello, Petruzzi Stampa, 2002.
  • Caravaggio e l'Europa: il movimento caravaggesco internazionale da Caravaggio a Mattia Preti, catalogo della mostra a cura di Luigi Spezzaferro, Milano, Skira, 2005.
  • Caravaggio Bacon, catalogo della mostra (Roma, Museo e Galleria Borghese) a cura di Anna Coliva e Michael Peppiatt, Roma, Milano Motta, 2009.
  • Caravaggio e l'Europa: l'artista, la storia, la tecnica e la sua eredità, atti del convegno internazionale di studi (Milano, 2006), a cura di Luigi Spezzaferro, Milano, Silvana Editoriale, 2009
Opere di fiction
Testi letterari
Testi teatrali
Fumetti

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