Autostrade per l'Italia | |
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Sede centrale Autostrade per l'Italia a Roma | |
Stato | Italia |
Forma societaria | Società per azioni |
Fondazione | 2002 a Roma |
Fondata da | IRI (come Società Autostrade Concessioni e Costruzioni S.p.A.) |
Sede principale | Roma |
Gruppo | Atlantia S.p.A. |
Controllate | SAT, Autostrade Meridionali, SITMB, Tangenziale di Napoli, RAV, Strada dei Parchi S.p.A. |
Persone chiave |
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Settore | Gestione di tratte autostradali |
Fatturato | 3,668 miliardi di € (2017) |
Utile netto | 998 milioni di € (2017) |
Dipendenti | 7350 (2018) |
Slogan | «La passione di muovere il Paese» |
Sito web | www.autostrade.it |
Autostrade per l'Italia S.p.A. (in sigla Aspi) è una società per azioni italiana, nata originariamente come società di proprietà pubblica facente capo all'IRI, ma privatizzata nel 1999 e poi costituita nella forma attuale nel 2003. Ha come attività la gestione in concessione di tratte autostradali, nonché lo svolgimento della relativa manutenzione.
La società fa parte del gruppo Atlantia, che ne possiede l'88,06% del capitale sociale e che fa riferimento, come principale azionista, alla famiglia Benetton.
Nel 1950 viene costituita dall'IRI la Società Autostrade Concessioni e Costruzioni S.p.A., l'obiettivo è partecipare insieme ad altri gruppi industriali alla ricostruzione post bellica dell'Italia.
Il 1956 è l'anno in cui viene firmata la prima Convenzione tra ANAS e la Società Autostrade, la convenzione prevede che la Società Autostrade co-finanzi assieme ad ANAS la costruzione e la gestione dell'Autostrada del Sole Milano - Napoli, che viene inaugurata nel 1964.
Nel 1982 in seguito all'aggregazione di più società Concessionarie autostradali viene costituito il Gruppo Autostrade.
Il 1987 è l'anno in cui Autostrade Concessioni e Costruzioni S.p.A. viene quotata presso la Borsa Italiana, nel listino Mib30.
Nel 1990 Autostrade introduce il Telepass, il primo sistema al mondo su larga scala per il pagamento dinamico del pedaggio, che conta oltre 7 milioni di clienti.
Nel 1992 il gruppo partecipa al primo progetto di autostrada a pedaggio nel Regno Unito, la M6 Toll di Birmingham, che entrerà in esercizio nel 2003. Nel 1995 la Società realizza la prima autostrada a pedaggio finanziata con risorse private negli Stati Uniti d'America, la Dulles Greenway, in Virginia.
Nel 1997 viene firmata la nuova Convenzione tra ANAS e Autostrade, che prevede l'estensione della Concessione dal 2018 al 2038.
Nel 1999 la Società Autostrade viene privatizzata. In lizza c'erano la cordata guidata da Schemaventotto S.p.A. (Edizione Partecipations di Gilberto Benetton al 60%, Fondazione CRT con il 13,33%, Acesa Italia con il 12,83%, Assicurazioni Generali e Unicredito Italiano entrambe al 6,67% e Brisa International SGPS S.A. con lo 0,50%[3]) ed un secondo raggruppamento trainato dalla banca d'affari australiana Macquarie che però si ritirò all'ultimo[4]. Al Gruppo IRI, che era l'azionista di riferimento (86% del capitale sociale, con il restante 14% quotato in borsa[5]) subentra quindi, con il 30% del capitale, Schemaventotto[5] dai quali è pervenuta l'unica offerta vincolante di acquisto per il pacchetto azionario[5], versando a IRI 5.050 miliardi di lire[6]; il restante 56% del pacchetto azionario allora posseduto dall'IRI viene destinato al mercato borsistico attraverso un'offerta pubblica di vendita[5] che ha permesso di ricavare 8.750 miliardi di lire, per un incasso complessivo per IRI di 13.800 miliardi di lire[7][8].
Nel 2002 Autostrade vince la gara internazionale indetta dal governo austriaco per creare il più evoluto sistema al mondo di tele pedaggio elettronico non-stop per mezzi pesanti. Il sistema, completato ed attivato nel 2004, è gestito dalla società Europass.
Gli azionisti di riferimento di Schemaventotto sul finire dell'anno 2002 annunciarono la volontà di consolidare la propria quota di possesso di Autostrade S.p.A., oggetto di possibile desiderio di investitori anche esteri stimolati dal buon andamento del flusso di cassa.
Autostrade fu così oggetto di Offerta Pubblica di Acquisto totalitaria da parte di Newco28 (controllata di Schemaventotto) nel gennaio 2003[9], tramite un'operazione di leveraged buyout (un'operazione finanziaria di investimento a debito in cui il raffronto tra il costo storico del capitale e quello attuale di mercato depongono a favore dell'operazione): la liquidità necessaria per l'acquisizione fu reperita da Newco28 facendo ricorso al sistema creditizio e, successivamente, il debito fu trasferito da Newco28 ad Autostrade, a seguito di fusione per incorporazione[10][11].
Nello specifico l’O.P.A. tenutasi tra il 20 gennaio 2003 e di 21 febbraio 2003, si concluse con successo consegnando a Newco28 il 53,8% del totale delle azioni di autostrade pari a 645.883.233 titoli portati in adesione. L'O.P.A. si prefissava il raggiungimento, come condizione inverante, di almeno il 66,7% dell'intero capitale sociale ordinario di autostrade (azioni di Schemaventotto e di Newco 28 complessivamente).
Il prezzo dell'offerta inizialmente fissato a 9,5 euro per azione era stato rilanciato a 10 euro per effetto delle pressioni a non vendere degli investitori istituzionali. Il valore di 9,5 euro nasceva dalla valutazione effettuata mediante il metodo dei flussi di cassa scontati e congiuntamente con il metodo dei multipli di mercato di società quotate comparabili.
Il Consiglio di Amministrazione di Autostrade e l'Amministratore Unico di Newco28 si sono avvalsi, in qualità di advisor per la determinazione del rapporto di cambio, di Merrill Lynch, Rothschild, Schroder Salomon Smith Barney (Autostrade) e di Mediobanca e Goldman Sachs (Newco28)[12], con l'inserimento successivo di Lehman Brothers per il piano di riorganizzazione interna.[13]
L'esborso per il solo acquisto delle azioni fu pari a 6,45 miliardi di euro. Il management dichiarò di non voler toccare la sostanza dei dividendi per i successivi due anni, incoraggiando gli investitori.
Il cash flow notevole di Autostrade sarebbe servito a coprire gli oneri finanziari che il mercato stimava in 450 milioni di euro (a fronte di un cash flow di circa un miliardo di euro all'anno).
L'offerta fu promossa esclusivamente sul mercato italiano e rivolta a tutti gli azionisti ordinari di Autostrade a parità di condizioni, ma non diffusa negli Stati Uniti d'America, Canada e Giappone e Australia nonché in qualsiasi altro Paese nel quale tale diffusione non sia consentita in assenza di autorizzazione da parte delle competenti autorità.[14] L'operazione finanziaria veniva conclusa nell'ambito del "Progetto Mediterraneo" finalizzato alla crescita di un operatore autostradale paneuropeo.
Questo piano, il "Progetto Mediterraneo", proponeva un nuovo disegno della struttura del Gruppo tendente a concentrare i vincoli concessori nell'ambito delle sole attività dell'esercizio collegate alla concessione, e a raggiungere un'ottimizzazione della struttura operativa mediante nuove società del Gruppo più caratterizzate nell'attività svolta e capaci di proporsi per alleanze specifiche con altri soggetti del campo imprenditoriale. L'intenzione dichiarata era quella di portare gli assets all’allineamento a valori consoni al mercato, valori che la privatizzazione, nelle dichiarazioni dei soci di maggioranza, aveva solo parzialmente riconosciuto.
Ma a suo tempo interrogativi su quanto stava avvenendo erano leciti, in quanto con la nascita della holding il rapporto del debito sul margine operativo diventava superiore a quello di società come France Telecom e Deutsche Telecom operanti nel settore Tlc, molto più esposto alle turbolenze finanziarie per via di un business legato in maniera più stringente all'innovazione tecnologica. Infatti le agenzie di rating come Moody’s e Standard and Poor posero sotto osservazione Autostrade per un eventuale downgrading facendo temere un aumento del costo del debito.
Inoltre un'esposizione così alta degli oneri finanziari, qualora si fossero presentati condizioni avverse al mantenimento del cash flow, avrebbero messo il Gruppo in difficoltà relativamente alla disponibilità monetaria verso gli impegni assunti per l'ammodernamento dell'infrastruttura viaria previsti nell’addendum alla convenzione firmato il 23 dicembre 2002.
La creazione vera e propria della società, intesa come persona giuridica, avviene il 1º luglio 2003[15]: in seguito ad un nuovo assetto organizzativo, le attività di concessione autostradale vengono conferite da Autostrade S.p.A. ad Autostrade per l'Italia, controllata al 100% da Autostrade S.p.A. (dal 2007, Atlantia).
Il 31 maggio 2021 l'assemblea societaria di Atlantia ha deliberato (con l'88,06% di soci favorevoli) la vendita di Autostrade per l'Italia al gruppo Cassa depositi e prestiti.[16]
La società gestisce direttamente le seguenti tratte autostradali:
Simbolo | Nome autostrada | Altra denominazione | Tratto | Lunghezza (km) |
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Autostrada A1 | Autostrada del Sole | Milano → Napoli | 803,5 | |
Autostrada A1 var | Variante di Valico | La Quercia → Aglio | 32,5 | |
Autostrada A4 | Serenissima | Milano Fiorenza → Brescia ovest | 93,5 | |
Autostrada A7 | Autostrada dei Giovi / La Serravalle | Serravalle Scrivia → Genova ovest | 50,0 | |
Autostrada A8 | Autostrada dei Laghi | Milano → Varese | 43,6 | |
Autostrada A8/A26 | Diramazione Gallarate-Gattico | Gallarate → Innesto Autostrada A26 | 9,870 | |
Autostrada A9 | Autostrada dei Laghi | Lainate → Ponte Chiasso | 31,5 | |
Autostrada A10 | Autostrada dei Fiori | Genova → Savona | 44,785 | |
Autostrada A11 | Autostrada Firenze-Mare | Firenze → Pisa nord | 81,7 | |
Autostrada A12 | Autostrada Azzurra | Genova → Sestri Levante | 48,970 | |
Autostrada A12 | Autostrada Azzurra | Civitavecchia → Roma | 65,4 | |
Autostrada A13 | Autostrada Bologna-Padova | Bologna → Padova | 127,3 | |
Autostrada A14 | Autostrada Adriatica | Bologna → Taranto | 781,4 | |
Raccordo autostradale 1 | Tangenziale di Bologna | Casalecchio di Reno/Borgo Panigale → San Lazzaro di Savena | 25,5 | |
Autostrada A16 | Autostrada dei due mari | Napoli nord (A1) → Canosa di Puglia (A14) | 172,3 | |
Autostrada A23 | Autostrada Alpe-Adria | Udine nord → Tarvisio | 101,2 | |
Autostrada A26 | Autostrada dei Trafori | Genova Voltri (A10) → Innesto SS 33 | 197,137 | |
Diramazione A26/A4 | Diramazione Stroppiana-Santhià | Stroppiana → Santhià | 30,734 | |
Diramazione A26/A7 | Diramazione Predosa-Bettole | Predosa → Bettole di Tortona | 17,035 | |
Autostrada A27 | Autostrada d'Alemagna | Innesto Autostrada A57 → Pian di Vedoia (Innesto SS 51) | 82,2 | |
Autostrada A30 | Autostrada Caserta-Salerno | Caserta → Salerno | 55,3 |
Il totale gestito è di 2.964,7 km e la scadenza delle concessioni è al 31 dicembre 2038[17].
A seguito del crollo del viadotto Polcevera a Genova (anche noto come "Ponte Morandi") avvenuto il 14 agosto 2018 con 43 morti e 566 sfollati[18][19] notevole attenzione è stata sollevata sulla concessione ad Autostrade per l'Italia, la società controllata dai Benetton attraverso Atlantia.
In data 27 agosto 2018 la società ha pubblicato sul proprio sito internet i documenti integrali relativi a tale concessione, comprensivi degli allegati economici e finanziari[20][21][22], pubblicati in seguito anche dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti[23]. In quei giorni il dibattito politico si è concentrato, sul tasso di remunerazione del capitale investito, sui pedaggi, sull'affidamento delle attività di monitoraggio della rete a società del Gruppo, cui sono subentrate nel 2018 società esterne, le penali in caso di revoca ingiustificata.[24][25] Alcune di tali problematiche, in particolare riguardo alla proroga automatica della concessione avvenuta nel 2014 estendendola fino al 2038, erano già state evidenziate in precedenza dall'Autorità Anticorruzione[24][26].
La polemica si protrae nel tempo e porta nel settembre 2019 alle dimissioni di Giovanni Castellucci dai ruoli di amministratore delegato e direttore generale di Atlantia con una buonuscita di 13 milioni. Nel novembre 2019 Luciano Benetton invia una lettera ai maggiori quotidiani italiani in cui parla di "campagna d'odio" che si è scatenata sulla sua famiglia, definisce i Benetton "parte lesa" rispetto alle vicende di Genova perché "nessun componente della famiglia Benetton ha mai gestito Autostrade". E ancora: "Non cerco giustificazioni, da quanto sembra l'organizzazione di Autostrade si è dimostrata non all'altezza, non è stato mantenuto il controllo necessario a tenere i settori di un sistema così complesso. Una struttura è fatta di uomini e qualche mela marcia può celarsi dappertutto".[27][28] Una lettera che ha suscitato anche polemiche.[29]
Nel gennaio 2019 Fabio Cerchiai, presidente di Autostrade per l'Italia dall'aprile 2010, lascia l'incarico per diventare presidente di Atlantia. Al suo posto è nominato Giuliano Mari.[30] Al posto di Castellucci subentra, nell'incarico di amministratore delegato, il direttore generale Roberto Tomasi.[2][31]
Il 22 aprile 2021 la Procura di Genova ha chiuso l'inchiesta sul crollo con un documento di 2 mila pagine e il rinvio a giudizio di 69 persone tra manager, dirigenti e tecnici. Le accuse: falsi report e allarmi ignorati. Dal 1982 al crollo, quindi in 36 anni e 8 mesi, "gli interventi di natura strutturale eseguiti sull'intero viadotto Polcevera avevano avuto un costo complessivo di 24,5 milioni di euro: di questi il 98,01% spesi quando il concessionario era pubblico e solo l'1,99% (equivalente a 488 mila euro) dal concessionario privato. Inoltre Autostrade aveva chiuso una situazione di incuria, scrivono gli inquirenti, "non giustificabile con l'insufficienza delle risorse finanziarie necessarie, dal momento che Autostrade aveva chiuso tutti i bilanci dal 1999 al 2005 in forte attivo (con utili compresi tra 220 e 528 milioni di euro) e che, tra il 2006 e il 2017, l'ammontare degli utili conseguiti da Aspi è variato da un minimo di 586 a un massimo di 969 milioni, distribuiti agli azionisti in una percentuale media attorno all'80%".[32][33][34]
La gestione delle tratte autostradali si articola in 9 direzioni di esercizio:
Al 31 dicembre 2017, gli azionisti di Autostrade per l'Italia S.p.A. erano i seguenti soggetti[35]:
Al 2017, Appia Investments S.r.l era un consorzio formato da Allianz Capital Partners, per conto di Allianz Group, EDF Invest e DIF Infrastructure, che operava per tramite di due propri fondi di investimento.[36][37]
Nell'esercizio 2006 Autostrade per l'Italia ha sviluppato un fatturato di circa 2,72 miliardi di Euro, un EBIT di 1,519 miliardi e utili per 685 milioni occupando un organico medio nell'anno di 6.070 dipendenti. Il patrimonio netto ammonta a 2,386 miliardi.
Nel 2007 Autostrade per l'Italia ha sviluppato un fatturato 2,779 miliardi di euro, un EBIT di 1,468 miliardi e utili per 722 milioni occupando mediamente 5786 dipendenti. Il patrimonio netto ammonta a 2,638 miliardi[42].
Nel 2008 Autostrade per l'Italia ha fatturato 2,88 miliardi, EBIT di 1,48 miliardi, utili per 735,28 milioni. Patrimonio netto di 2,87 miliardi. Il gruppo ha effettuato investimenti in grandi opere per 4,09 miliardi, aprendo al traffico 199,9 km di rete nuova o riammodernata pari al 34% delle opere elencate nella Convenzione con ANAS nel 1997 e nel IV Atto Aggiuntivo del 2002[43].
Fino al 16 febbraio 2011 la società, tramite Telepass S.p.a., ha gestito Telepass Mobile, un operatore virtuale SP MVNO basato su servizi collegati agli utilizzatori di Telepass che si appoggiava alla rete Wind; dopo tale data i clienti sono diventati automaticamente utenti Wind[44]. Per Società Autostrade si è trattato del secondo tentativo di entrare nel mondo degli operatori telefonici dopo il fallimento di Blu.
Nel 2017, il gruppo Autostrade per l'Italia ha ottenuto ricavi per 3,94 miliardi di euro, di cui 3.59 miliardi dai pedaggi autostradali. Ebitda di 2.45 miliardi di euro, 1,91 miliardi di Ebit, 1,04 miliardi di utile. Ha versato ad Anas 465,05 milioni di euro di oneri concessori. Il valore dell'infrastruttura che ha ricevuto in concessione è stimato in 12,22 miliardi di euro.
In virtù delle convenzioni con lo Stato del 1997 (Convenzione originaria), del 2002 (IV Atto aggiuntivo) e del 2007 (Convenzione Unica), Autostrade per l'Italia deve realizzare o ammodernare 923 km di nuove autostrade, per un investimento previsto di 24,4 miliardi di euro. Al 31 dicembre 2017 sono stati aperti al traffico 484 km di tratte per un totale di 11,4 miliardi già investiti.
A livello di manutenzione, invece, nel 2017 sono stati spesi 444 milioni di euro.
2,39 miliardi di patrimonio netto, 7.349 dipendenti.
Nome | Periodo |
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Fedele Cova | 1956 - 1º aprile 1970[46] |
Ennio Santucci | 1971 - 1983[47] |
Filippo Carpi De Resmini | 1983 - maggio 1986 |
Mario Schiavone | maggio 1986[48] - marzo 1995 |
Giancarlo Elia Valori | marzo 1995[49] - maggio 2002 |
Gian Maria Gros-Pietro | maggio 2002[50] - aprile 2010[51] |
Fabio Cerchiai | aprile 2010[51] - gennaio 2019 |
Giuliano Mari | gennaio 2019 - luglio 2020 [30] |
Attestato e medaglia di bronzo dorata di eccellenza di I classe di pubblica benemerenza del Dipartimento della Protezione civile | |
«Per la partecipazione all'evento sismico del 6 aprile 2009 in Abruzzo, in ragione dello straordinario contributo reso con l'impiego di risorse umane e strumentali per il superamento dell'emergenza.» — D.P.C.M. 11 ottobre 2010, ai sensi dell'art.5, comma 5, del D.P.C.M. 19 dicembre 2008. |
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