AC ChievoVerona Calcio | ||||
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Clivensi, Squadra della Diga, Mussi Volanti, Céo | ||||
Segni distintivi | ||||
Uniformi di gara
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Colori sociali | Giallo, blu | |||
Simboli | Cangrande della Scala, Diga | |||
Inno | Vola con noi Sonohra | |||
Dati societari | ||||
Città | Verona (Chievo) | |||
Nazione | Italia | |||
Confederazione | UEFA | |||
Federazione | FIGC | |||
Fondazione | 1929 | |||
Scioglimento | 1936 | |||
Rifondazione | 1948 | |||
Presidente | Luca Campedelli | |||
Allenatore | carica vacante | |||
Stadio | Marcantonio Bentegodi (39 211 posti) | |||
Sito web | www.chievoverona.it | |||
Palmarès | ||||
Titoli nazionali | 1 Campionato di Serie B | |||
Si invita a seguire il modello di voce |
L'Associazione Calcio ChievoVerona, meglio nota come ChievoVerona o più semplicemente Chievo, è una società calcistica italiana con sede nella città di Verona, di cui rappresenta la frazione di Chievo.
Fondato nel 1929 e ricostituitosi nel 1948,[1] il Chievo costituisce un unicum nel panorama calcistico italiano, essendo l'unico club proveniente dalle categorie regionali minori ad aver scalato l'intera piramide calcistica nazionale, fino a giungere dapprima in Serie A e poi nelle coppe europee.[2]
Ha partecipato a 32 campionati nazionali, di cui 5 in Serie C1, 10 in Serie B e 17 in Serie A, di cui 11 consecutivi, vincendo un campionato di B nel 2007-2008.[2] In ambito europeo i migliori risultati ottenuti sono state le partecipazioni, negli anni 2000, alla Coppa UEFA e alla UEFA Champions League.[2]
L'Opera Nazionale Dopolavoro Chievo nasce nel 1929 su iniziativa di un gruppo di appassionati di calcio del borgo di Chievo, situato alle porte di Verona,[3][4] con i colori sociali blu e bianco, alternati su una maglia a quadri, e con pantaloncini bianchi. Inizialmente la società non viene affiliata alla FIGC, limitandosi a disputare gare a carattere amichevole. Dal 1931 il blu delle divise diventa celeste, tant'è che, per molti anni, i giocatori di Chievo assumeranno l'appellativo di "biancocelesti". L'attività dell'O.N.D. Chievo termina nel 1936, in seguito a problemi finanziari.
Al termine della seconda guerra mondiale, nel 1948, la società viene rifondata come A.C. Chievo e si iscrive alla Seconda Divisione. Al termine della stagione 1950-1951, la squadra vince il campionato regionale di Seconda Divisione, ottenendo la promozione in Prima Divisione veneta. Nell'aprile 1952 fa il suo debutto in squadra Bruno Vantini, giocatore che manterrà la casacca clivense fino al 1971, e che detiene il primato di reti con la maglia del club. Nel 1957 la squadra cambia impianto in cui disputare le gare, spostandosi al campo parrocchiale "Carlantonio Bottagisio", dove giocherà le partite interne fino al 1986. Nel 1959, grazie alla ristrutturazione dei campionati nazionali, il Chievo viene ammesso in Seconda Categoria; sempre in quell'anno la squadra cambia denominazione societaria in Cardi Chievo, dal nome del nuovo sponsor, ed ottiene rapidamente la promozione in Prima Categoria. La squadra resta nella medesima serie fino al 1963, quando subisce la prima retrocessione della sua storia.
Nel 1964 Luigi Campedelli, uomo d'affari e proprietario della Paluani, diviene presidente del Chievo; tuttavia, nel corso degli anni successivi, egli cederà la carica presidenziale, pur rimanendo "patron" della società, fino al 1990 quando vi tornerà a pieno titolo. Il Chievo inizia così la lunga scalata tra i livelli del calcio italiano fino a raggiungere la Serie A nel 2001 e la UEFA Champions League nel 2007.
Nella seconda metà degli anni 1960 la squadra vince per tre volte il campionato di Seconda Divisione (1965, 1968 e 1969), rinunciando alla Prima Categoria all'inizio della stagione 1968-1969 per problemi economici, e reiscrivendosi nell'annata successiva. Dopo aver giocato in Promozione tra il 1971 e il 1975 e in Serie D per il lustro successivo, dalla stagione 1981-1982 l'A.C. Chievo prende la denominazione Paluani Chievo, dal nome dello sponsor Paluani. Nel campionato di D del 1986, il Chievo si gioca la vittoria del torneo con il Bassano: lo spareggio promozione a Brescia vede prevalere la squadra vicentina. Tuttavia, il 13 giugno 1986, una sentenza condanna il Bassano per illecito sportivo e il Chievo ottiene la promozione in Serie C2. Per la prima stagione in un campionato professionistico la squadra torna a chiamarsi A.C. Chievo, e passa a disputare le gare interne allo stadio Marcantonio Bentegodi di Verona. Segue la promozione in Serie C1 nel 1989.
Nel 1990 Luigi Campedelli torna presidente della società, e per identificare maggiormente la formazione con la città, decide di mutare la denominazione in A.C. ChievoVerona. Il 15 settembre 1992 il presidente Luigi Campedelli muore improvvisamente per un attacco cardiaco, e a succedergli nella guida della società è il figlio Luca, che decide di farsi affiancare, con il ruolo di direttore sportivo, dall'ex calciatore clivense Giovanni Sartori.[5] Nella stagione 1993-1994, con Alberto Malesani in panchina, il Chievo chiude il girone di Serie C1 al primo posto guadagnando la promozione in Serie B. Nel torneo cadetto il club disputa per la prima volta nella storia il derby con il Verona. Nell'estate del 2000 la guida tecnica passa a Luigi Delneri, il cui arrivo aprirà un ciclo di quattro anni in cui il friulano porterà la squadra dalla serie cadetta alla qualificazione in Coppa UEFA. Nel 2000-2001 la squadra chiude, infatti, al terzo posto in classifica e viene promossa per la prima volta in Serie A.
Il rendimento sorprendente durante la prima stagione in massima serie porta la squadra di Delneri al centro di una grande attenzione mediatica, inducendo la stampa a parlare di miracolo Chievo. Il quinto posto nel campionato di Serie A 2001-2002 vale l'accesso alla successiva Coppa UEFA, dove tuttavia il Chievo esce al primo turno. Nel campionato 2005-2006 la dirigenza decide di affidare la squadra a Giuseppe Pillon, che ottiene il settimo posto in campionato: nonostante ciò, dopo i fatti di Calciopoli e il conseguente sconvolgimento della classifica, il Chievo scala alcune posizioni ritrovandosi al quarto posto, che consente alla formazione gialloblù di disputare il terzo turno preliminare della UEFA Champions League 2006-2007, dalla quale però viene subito eliminata. I clivensi vengono dunque ammessi in Coppa UEFA, dove escono al primo turno. Le eliminazioni e soprattutto l'avvio negativo nel campionato 2006-2007[6] convincono i dirigenti clivensi a sostituire Pillon con il rientrante Delneri, l'artefice del Miracolo Chievo. Il tentativo di risollevare le sorti della squadra è, però, vano, e il Chievo chiude in diciottesima posizione, retrocedendo in Serie B. Tornata in Serie A sotto la guida di Giuseppe Iachini nel 2008, con il bomber e bandiera gialloblù Sergio Pellissier ai primi posti della classifica dei marcatori, negli anni seguenti il Chievo ottiene vari piazzamenti di medio-bassa classifica sotto la guida di Domenico Di Carlo, Stefano Pioli, Eugenio Corini e Rolando Maran, arrivando nel 2010-2011, durante la gestione di Pioli, a occupare solitario la testa della classifica a pieni punti dopo le prime due giornate. Il 30 gennaio 2011, battendo per 3-0 il Brescia, i clivensi festeggiano la 100ª vittoria in Serie A.
Il 6 gennaio 2016 il Chievo disputa contro la Roma la sua partita numero 500 in Serie A, terminata poi 3-3. L'annata 2018-2019 (partita con una penalizzazione di tre punti in classifica), la diciassettesima in Serie A dei clivensi, si chiude con l'ultimo posto in classifica e la retrocessione in Serie B con cinque giornate d'anticipo, dopo undici stagioni consecutive nella massima serie. L'anno dopo la squadra, piazzatasi sesta in serie cadetta, viene eliminata nelle semifinali dei play-off. Anche nel 2020-2021 i clivensi, ottavi al termine della stagione regolare di Serie B, si fermano ai play-off, stavolta al turno preliminare, dopo i tempi supplementari. In entrambe le occasioni, la squadra che ha eliminato i veneti accederà alla Serie A. Nell'agosto 2021 il Chievo, oberato dai debiti,[7] viene escluso dai campionati professionistici per inadempienze tributarie.[8]
Cronistoria dell'Associazione Calcio ChievoVerona |
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Nella storia della società clivense, due sono le colorazioni principali della maglia del club: il biancazzurro utilizzato fino al 1956, e il gialloblù da allora in uso. La divisa degli esordi nel 1929 era a quarti biancoblù, mentre presto si virò sul biancazzurro dapprima partito[9] e poi a tinta unita (maglia azzurra e pantaloncini bianchi). In questi decenni, l'unica eccezione fu rappresentata dalla stagione 1948-49 quando i dirigenti, a causa delle ristrettezze economiche della squadra appena rifondata, acquistarono maglie palate rossoblù.[9]
Al termine del campionato 1955-56, la dirigenza clivense decise di abbandonare il biancazzurro in favore del gialloblù, i colori della città di Verona[9] e già usati dall'altra squadra cittadina, l'allora più noto Verona.[10] Sino ai primi anni 1990 il Chievo sfoggiò spesso delle divise molto simili a quelle dei concittadini scaligeri, blu con dettagli gialli, e passando contestualmente e gradualmente dai pantaloncini bianchi alla tinta unita; seppur non mancarono sporadiche sperimentazioni come i pantaloncini neri degli anni 1970, o la maglia palata giallonera della stagione 1980-81. Dagli anni 1990 in poi, con la definitiva stabilizzazione dei clivensi nel calcio professionistico, si procedette a un'inversione cromatica con divise gialle bordate di blu: dalla stagione 2002-03 la maglia casalinga prevede busto giallo e maniche blu.[10]
Per quanto concerne le divise di cortesia, solitamente si opta sempre per il giallo e il blu ma a tinte inverse rispetto alla prima maglia. Soprattutto con l'entrata nel XXI secolo, non sono tuttavia mancati rimandi al passato del club, rispolverando per le seconde e terze divise del Chievo il biancazzurro e il biancoblù degli albori (colori tuttora molto amati dalla tifoseria);[10] inoltre, data la passione del presidente clivense Luca Campedelli per le uniformi sportive, in alcune stagioni la squadra ha omaggiato in trasferta altre famose tinte sportive, calcistiche e non.
Di seguito i modelli principali delle divise del Chievo dal 1929 ad oggi:
Lo stemma del club è, dal 1998, uno scudo svizzero giallo bordato di blu, riportante al centro l'effigie della statua equestre di Cangrande I della Scala (posta sulla cuspide della sua sepoltura presso le arche scaligere), sormontata dalla denominazione societaria, scritta in caratteri Fraktur azzurri; nella parte inferiore dello scudo è impresso l'anno di fondazione.
L'effigie del condottiero scaligero costituisce il simbolo più longevo e rappresentativo del club clivense; a esso si affianca il simbolo degli Scaligeri, la cui adozione e apposizione sulle casacche all'inizio del III millennio causò la contestazione da parte dei sostenitori del Verona, i quali accusarono il Chievo di aver plagiato un emblema associato fin dal 1971 al principale club cittadino e ai suoi supporter.[11] Tali accuse furono respinte dal presidente clivense Luca Campedelli, il quale affermò che il simbolo rappresenta l'intera città di Verona (non potendo dunque essere rivendicato in esclusiva da una sola società) in quanto effigie della famiglia Della Scala; al contempo sottolineò come già negli anni 1930 il Chievo avesse utilizzato tale fregio sulle proprie casacche.[12]
L'inno ufficiale del Chievo si intitola Vola con noi ed è stato realizzato dai Sonohra nel settembre 2013.[13] In precedenza, dal 2001 al 2013 era stato ChievoVerona, un mondo in giallo e blu, scritto e interpretato da Ivana Spagna.
Sul campo "Stefani" il Chievo gioca la prima partita ufficiale della sua storia l'8 novembre 1931 e vince due Campionati Provinciali Liberi (nel 1933 e nel 1935). Nel periodo di utilizzo del campo "Cardi e Biondani" la squadra vince il campionato di Seconda Divisione (1951) e disputa svariati tornei di Prima Divisione. Nel 1957, il Chievo cambia ancora terreno di gioco e si sposta sul "Carlantonio Bottagisio": su questo campo di gioco, infatti, la squadra compie buona parte della scalata delle serie dilettantistiche. Prende nome dal cavalier Bottagisio, che cede gratuitamente il terreno di sua proprietà alla parrocchia (all'ingresso del "Bottagisio", è presente la scritta "Campo sportivo parrocchiale").
Viene utilizzato per le partite interne di campionato dal 1957 al 1986; durante questo periodo numerosi sono gli interventi di manutenzione. Il campo ospita partite e allenamenti di una parte delle giovanili, mentre la prima squadra lo utilizza nelle partite amichevoli soltanto in occasione di particolari eventi celebrativi. È situato in Chievo, a ridosso del fiume Adige. Nei 29 anni di utilizzo del "Bottagisio", la squadra ottiene 4 promozioni dalla Seconda Categoria alla Prima (1960, 1965 e 1969), 2 retrocessioni dalla Prima Categoria alla Seconda (1963 e 1967) e l'ammissione al campionato di Promozione (1970), infine nel 1975 ottiene la promozione in Serie D; il "Bottagisio" ospita le gare interne dei clivensi anche nel corso degli 11 campionati di D giocati dalla squadra. Nel 1986, il Chievo conquista la promozione in Serie C2: il campo storico non è adeguato per ospitare partite professionistiche, quindi il Chievo va a giocare al Bentegodi.[2] Risalgono al periodo di utilizzo dell'impianto le promozioni in Serie C1 (1989), Serie B (1994) e Serie A (2001 e 2008), oltre alle retrocessioni in serie cadetta (2007 e 2019).[2]
Il Chievo si allena dal 1984 presso il Centro Sportivo Veronello a Calmasino di Bardolino, con l'eccezione del triennio 2010-13, durante il quale la squadra si allenò sui campi del Park Hotel Paradiso a Peschiera del Garda.[14] Il complesso sportivo di Veronello è intitolato a Saverio Garonzi, già presidente del Verona e poi dirigente clivense dal 1983 al 1986,[15] che ne aveva commissionato la costruzione.[16] Nel 2014 vengono conclusi i lavori di ristrutturazione dello storico stadio della squadra, il Bottagisio, che a partire dal dicembre dello stesso anno ospita la sede e gli allenamenti del settore giovanile gialloblù oltre a centri per la scherma e la canoa.[17]
Nel corso degli anni, la società cambia la propria denominazione in varie occasioni. In due periodi della sua storia (1959-1975 e 1981-1986), nella denominazione della squadra clivense compare il nome della ditta sponsorizzatrice, mentre nel 1990, l'allora presidente Luigi Campedelli decide di cambiare in "ChievoVerona" la denominazione del club, per identificarlo maggiormente con la città di Verona.[2]
Organigramma aggiornato al 25 giugno 2019.[18]
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Di seguito la cronologia di fornitori tecnici e sponsor del Chievo.
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Il Chievo è attivo nel campo sociale e umanitario. In collaborazione con "ProgettoMondo Mlal" sostiene il programma triennale "Il mestiere di crescere", il quale si prefigge l'obiettivo di migliorare le condizione di vita di ragazzi e ragazze di Perù, Bolivia e Colombia mediante l'ottimizzazione di un centro sportivo multidisciplinare nella periferia di Amauta, la creazione di servizi igienici e spogliatoi in posizione adiacente al campo, la ristrutturazione di locali di ritrovo e il sostegno di corsi di studio per ragazzi e educatori.[21]
Il settore giovanile del Chievo è formato da tre squadre maschili partecipanti ai campionati nazionali (Primavera, Allievi Nazionali e Giovanissimi Nazionali), due partecipanti a livello regionale (Allievi Regionali e Giovanissimi Regionali) e una a livello provinciale (Giovanissimi Provinciali), oltre a una rappresentativa di Giovanissimi Professionisti, una di Esordienti e due di Pulcini.[22]
In ambito giovanile, il Chievo vanta la vittoria di un Campionato Primavera, conquistato dai giovani clivensi nel 2013-2014, alla loro prima finale assoluta nel torneo.[23]
Nell'estate 2017, dopo che la Fimauto Valpolicella aveva conquistato la promozione in Serie A, il presidente clivense Luca Campedelli ufficializzò l'affiliazione tra le due squadre, con il Chievo che acquisì il 51% delle quote del Valpolicella diventandone così socio di maggioranza e facendone ufficialmente il settore femminile della squadra maschile.[24][25] Dopo il campionato 2017-2018 giocato sotto il nome di Valpolicella, nella stagione 2018-2019 la squadra assunse la denominazione di ChievoVerona Valpo; al termine della stessa,[26] tuttavia, e nonostante la salvezza ottenuta sul campo, s'interruppe il rapporto con il Valpolicella che rinunciò all'iscrizione ai campionati per la stagione 2019-2020.[27]
A partire dal 2019, grazie a un accordo con la Fortitudo Mozzecane, venne ricomposta la sezione femminile clivense, mutando la denominazione in ChievoVerona Women FM.[28]
Il Chievo, nonostante non sia una delle storiche "provinciali" della penisola, è presente in alcune opere della cultura italiana.
In ambito musicale troviamo citazione del club da parte degli Articolo 31, nella canzone Soldisoldisoldi contenuta nell'album Domani smetto (2002),[29] e da parte di tha Supreme nella canzone Warzonata Freestyle (2021).[30]
Sul versante fumettistico, alla squadra clivense è stata dedicata la terza di copertina di Topolino Gol dell'aprile 2014, con protagonisti i personaggi Disney di Clarabella e Paperoga bardati dai colori e simboli gialloblù.
Di seguito l'elenco di allenatori e presidenti del Chievo dall'anno di fondazione a oggi.
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Il giocatore del Chievo con il maggior numero di presenze nella nazionale di calcio dell'Italia è Simone Perrotta, il quale, durante la militanza in gialloblù, ha ottenuto 19 presenze e segnato un gol con gli "Azzurri".[32] Al secondo posto troviamo l'ex difensore Nicola Legrottaglie con 5 presenze e una rete con l'Italia[33] a cui seguono Massimo Marazzina con 3 presenze,[34] Franco Semioli con 2,[35] Sergio Pellissier con una presenza e un gol[36] e Roberto Baronio con una presenza.[37]
Livello | Categoria | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
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1º | Serie A | 17 | 2001-2002 | 2018-2019 | 17 |
2º | Serie B | 10 | 1994-1995 | 2020-2021 | 10 |
3º | Serie C1 | 5 | 1989-1990 | 1993-1994 | 5 |
4º | Serie D | 3 | 1975-1976 | 1977-1978 | 6 |
Serie C2 | 3 | 1986-1987 | 1988-1989 | ||
5º | Serie D | 3 | 1978-1979 | 1980-1981 | 8 |
Campionato Interregionale | 5 | 1981-1982 | 1985-1986 |
Livello | Categoria | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
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1º | Prima Divisione | 1 | 1951-1952 | 11 | |
Prima Categoria | 5 | 1960-1961 | 1966-1967 | ||
Promozione | 5 | 1970-1971 | 1974-1975 | ||
2º | Seconda Divisione | 3 | 1948-1949 | 1950-1951 | 15 |
Prima Divisione | 7 | 1952-1953 | 1958-1959 | ||
Seconda Categoria | 4 | 1959-1960 | 1967-1968 | ||
Prima Categoria | 1 | 1969-1970 | |||
3º | Seconda Categoria | 1 | 1968-1969 | 1 |
Competizione UEFA | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
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Coppa dei Campioni d'Europa / Champions League | 1 | 2006-2007 | 3 | |
Coppa UEFA / Europa League | 2 | 2002-2003 | 2006-2007 |
Includendo la stagione in corso, il club ha partecipato a 44 campionati nazionali, di cui 17 in Serie A, 8 in Serie B, 5 in Serie C1, 6 campionati di quarto livello e 8 di quinto.[2] Il Chievo è l'unico club proveniente dalle categorie regionali minori ad aver scalato l'intera piramide calcistica nazionale fino a giungere in A: conquistata la promozione in Serie C2 nel 1986, la società conosce una rapida ascesa, approdando dapprima nel 1989 in C1, e poi nel 1994 in B.[2] Grazie alla storica promozione in Serie A, nel 2001 è al centro di una grande attenzione mediatica e diventa conosciuto al grande pubblico e presa a modello.[41] Nel 2002 debutta anche nel calcio europeo, disputando la Coppa UEFA, mentre nel 2006 prende parte ai preliminari della UEFA Champions League.[2][42]
Il recordman di presenze in maglia clivense è l'attaccante Sergio Pellissier, che dal 2000 al 2019 ha superato le 500 partite nei campionati professionistici.[43] Tra i marcatori, il primato è invece appannaggio di Bruno Vantini, che tra il 1952 e il 1971 mette a segno 159 reti coi "Mussi"; in ambito professionistico, svetta invece ancora Pellissier, sopra quota 100 gol.[43] Per quanto concerne infine i capicannonieri clivensi di un singolo campionato di Serie A, il record è in coabitazione tra Massimo Marazzina (2001-02), il già citato Sergio Pellissier (2005-06 e 2008-09) e Alberto Paloschi (2013-14), tutti capaci di raggiungere le 13 marcature in stagione.[43][44][45]
Di seguito i record presenze e marcature dei giocatori del Chievo dall'anno di fondazione in poi.
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Il principale gruppo della tifoseria clivense è il North Side;[46] il nome, letteralmente tradotto, è "settore Nord", adottato per distinguersi dall'opposta fazione cittadina, quella del Verona.[46] Il gruppo nasce nel 1994 in seguito alla promozione in Serie B della squadra clivense, esponendo il primo striscione il 6 novembre a Cesena.[46] Il simbolo inizialmente scelto è la rosa dei venti, abbandonata in seguito a favore di Marvin il Marziano, personaggio dei cartoni animati Looney Tunes, adottato poiché il Chievo e la sua tifoseria vengono definiti dei "marziani" nel panorama del calcio professionistico italiano.[46]
La maggior parte della tifoseria clivense rifugge dalla mentalità ultras tipica delle altre curve italiane, preferendo identificarsi come semplici «sostenitori» della loro squadra. Unica eccezione sono i Gate 7, gruppo nato nel 2013 da una scissione in seno ai North Side e caratterizzati, in antitesi rispetto al resto della curva gialloblù, da una spiccata mentalità ultras; tra i loro cardini vi è inoltre il desiderio di tornare ai vecchi colori originari del club, il bianco e l'azzurro.[47] Gruppi ormai sciolti della curva sono gli Ultras Chievo e i Cani Sciolti, mentre nel 2010 in curva si forma un nuovo gruppo, quello dei The Followers.[48]
Esiste una forte amicizia con i sostenitori del AlbinoLeffe[48], mentre nel 2013-14 nasce un gemellaggio con i tifosi del Sassuolo;[49] fino al 2001[senza fonte] esisteva inoltre un rapporto di amicizia con i tifosi del Monza.
L'unica, storica rivalità dei tifosi clivensi è quella cittadina coi sostenitori del Verona.[48] Fino al 2001, fra Chievo e Hellas non esiste un reale rapporto competitivo: i più blasonati scaligeri sono il baluardo attorno al quale era ruotato per quasi tutto il XX secolo il calcio veronese, mentre i "Mussi" vengono ancora visti come una piccola squadra di quartiere che per decenni si era barcamenata nelle serie inferiori, giocando stabilmente nelle categorie nazionali soltanto dal 1975. La prima promozione in Serie B del Chievo arriva solamente nel 1994, così tra le tifoserie clivensi e scaligere non vi è di fatto mai potuta essere una vera rivalità sportiva; a riprova di ciò, proprio nel 1994, in occasione della decisiva trasferta di Carrara per l'approdo della "squadra della diga" in cadetteria, centinaia di supporter dell'Hellas si aggregano a quelli del Chievo per sostenere congiuntamente la piccola realtà di borgata.[50]
L'arrivo in Serie A del Chievo nel 2001-02 inizia però a cambiare le cose: permette innanzitutto alla città veneta di diventare la quinta (dopo Milano, Roma, Torino e Genova) a poter vantare un derby nella massima serie italiana – chiamato "derby della Scala" o "derby dell'Arena" –, e inoltre mette per la prima volta realmente sullo stesso piano le due società; la prima stracittadina in massima serie si disputa il 18 novembre 2001.[51] Nonostante i mutati equilibri di forza tra le due formazioni veronesi, vi è ancora un clima di armonia e rispetto tra le reciproche curve. Il vero punto di svolta nella nascente rivalità si verifica in occasione del derby di ritorno, giocato formalmente in casa dai "Mussi" e vinto da questi 2-1.[50][52]
Nel decennio seguente, complice la buona gestione societaria Campedelli-Sartori sulla sponda clivense, e quella tribolata Pastorello-Cannella su quella scaligera, il "Céo" rimane una presenza fissa nella massima serie italiana, mentre il Verona inizia un lento declino.[53] Dopo la retrocessione dell'Hellas in Serie C nel 2007, si inizia perfino a parlare seriamente di una fusione tra le due formazioni, con la tifoseria numericamente ed economicamente molto più fruttuosa dei veronesi.[54] A opporsi al progetto sono i tifosi di entrambe le squadre e l'allora presidente del Verona Martinelli.[55]
La "guerra dei simboli" scoppiata nell'estate del 2010, riporta in auge la discussione tra le opposte fazioni sportive riguardante i colori e gli stemmi societari impiegati dal Chievo. I "Butei" rimproverano ai "Mussi", tra le altre cose, l'uso degli stessi colori sociali (il giallo e il blu delle insegne comunali, quando le tinte originali del Chievo sono il bianco e l'azzurro).[56] In questo contesto, alla vigilia della stagione 2010-11, il Chievo, durante la sua campagna abbonamenti, tra i vari simboli promozionali utilizza un cavaliere con un drappo su cui era rappresentato lo stemma della dinastia scaligera, la Scala: questo crea una nuova protesta dei sostenitori dell'Hellas, i quali identificano il simbolo come proprio dagli anni 1970 e vedono quindi il tutto come un tentativo del Chievo di prendere idealmente il posto e l'identità del Verona nell'immaginario collettivo, emulandone i simboli e i colori.[57] Il presidente clivense Campedelli replica sostenendo che l'antica Scala è da intendere come rappresentante di tutta la provincia di Verona, dimostrando come il Chievo sfoggiava la Scala sulle proprie maglie da gioco fin dagli anni 1930.[58]
Sul finire degli anni 2010 è inoltre sorta un'inimicizia con il Crotone, nata dapprima tra le tifoserie durante la corsa-salvezza del campionato di Serie A 2017-2018, avversa ai calabresi, e poi acuitasi nei mesi seguenti, dopo il coinvolgimento clivense in un processo di giustizia sportiva, con pesanti schermaglie tra le due dirigenze.[59]
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