Alberto Sordi

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Alberto Sordi nel 1962

Alberto Sordi (Roma, 15 giugno 1920Roma, 24 febbraio 2003[1]) è stato un attore, regista, comico, sceneggiatore, compositore, cantante e doppiatore italiano.

Fra i più importanti attori del cinema italiano, ha recitato in 160 film ed è considerato uno dei più grandi interpreti della commedia all'italiana con Nino Manfredi, Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi[2][3], un quartetto al quale è generalmente accostato anche Marcello Mastroianni[4][5]. Inoltre, insieme ad Aldo Fabrizi e Anna Magnani, fu tra i massimi esponenti della romanità cinematografica.[6]

Biografia

Le prime esperienze

Targa commemorativa di Alberto Sordi a Trastevere[7]

Alberto Sordi nacque il 15 giugno 1920 in via San Cosimato 7,[8] nel rione di Trastevere, ultimo figlio di Pietro Sordi (Valmontone, 14 maggio 1897 – Roma, 4 giugno 1941), professore di musica e strumentista, titolare della tuba contrabbasso dell'orchestra del Teatro dell'Opera di Roma, e di Maria Righetti (Sgurgola, 11 febbraio 1898 – Roma, 29 febbraio 1952), insegnante elementare. La famiglia era composta anche dalla sorella Savina (Roma, 1911 – Udine, 19 agosto 1972), dal fratello Giuseppe (Roma, 1915 – Livorno, 24 agosto 1990) e dalla sorella Aurelia (Roma, 15 luglio 1917 – Roma, 12 ottobre 2014), mentre il terzogenito, anch'egli di nome Alberto,[9] era morto il 24 maggio 1916 dopo pochi giorni di vita.[10]

Trascorse parte dell'infanzia nella cittadina di Valmontone[11][12] e frequentò la scuola elementare "Armando Diaz",[13] dove iniziò a improvvisare piccole recite con un teatrino di marionette.[13] Cantò inoltre come soprano nel coro di voci bianche della Cappella Sistina[13] diretto da don Lorenzo Perosi, fino alla precoce trasformazione della voce in basso,[14] divenuta poi una delle sue caratteristiche distintive. Studiò canto lirico e si esibì sulla scena operistica per un certo periodo della giovinezza.

Nel 1936 incise un disco di fiabe per bambini per la casa discografica Fonit e con il ricavato partì per Milano, dove si iscrisse al corso di recitazione all'Accademia dei filodrammatici. Per trasferirsi al nord abbandonò gli studi all'Istituto di Avviamento Commerciale "Giulio Romano" di Trastevere[13][14] (conseguì comunque come privatista il diploma di ragioniere alcuni anni più tardi per fare contenta la madre).[15] L'esperienza ebbe un esito fallimentare[16] e si concluse con l'espulsione del giovane Sordi a causa della sua percepibile inflessione dialettale romanesca.

Comparsa e doppiatore

Rientrato nella capitale, nel 1937 trovò lavoro come comparsa a Cinecittà, apparendo nel film kolossal Scipione l'Africano in un ruolo da generico soldato romano.[13] Nello stesso anno vinse un concorso indetto dalla Metro-Goldwyn-Mayer per doppiare la voce di Oliver Hardy (inizialmente presentandosi con lo pseudonimo Albert Odisor),[14] insieme a Mauro Zambuto, che prestava la voce a Stan Laurel. Come Sordi stesso ebbe a raccontare nel programma televisivo Laurel & Hardy - Due teste senza cervello, si presentò alle audizioni privo di esperienza specifica di doppiaggio e con poche aspettative di successo, considerata la concorrenza di professionisti affermati del settore;[17] fu il direttore del doppiaggio della MGM Franco Schirato[10] a ritenere il suo registro basso e il timbro di voce «caldo e pastoso»[17] un connubio ideale per la notevole mole del personaggio[17] (nonostante la voce di Hardy fosse in realtà nel registro tenorile);[17] fu dunque scritturato senza indugi, debuttando nel ridoppiaggio della comica Sotto zero[18] nel 1939, seguita dal lungometraggio I diavoli volanti nello stesso anno.[18]

Stanlio e Ollio (Stan Laurel e Oliver Hardy), il duo comico per il quale Sordi prestò la voce a Ollio a partire dal 1939

Il 25 giugno 1950, Sordi ebbe l'occasione di incontrare e doppiare dal vivo Hardy, nascosto dietro il sipario[17] assieme a Zambuto,[17] in occasione di una tournée italiana della coppia comica a Villa Aldobrandini a Roma, dove era stato organizzato uno spettacolo per bambini.[17][19] Come doppiatore, Sordi lavorò fino al 1956; oltre a numerosi altri film di Stanlio e Ollio, diede la voce, tra gli altri, a Bruce Bennett, Anthony Quinn, John Ireland, Robert Mitchum, Pedro Armendáriz e, per gli italiani, a Franco Fabrizi e persino Marcello Mastroianni, nel film Domenica d'agosto del 1950.

La sua voce è riconoscibile anche nei film di Frank Capra La vita è meravigliosa (1946)[17] e di Vittorio De Sica Ladri di biciclette (1948),[17] nonché nel film di Alessandro Blasetti Prima comunione (1950) e ne I pinguini ci guardano del 1956 (ultimo suo lavoro come doppiatore), dove gli animali presenti nella pellicola parlano con le voci di famosi attori. In due occasioni, tuttavia, si trovò come interprete a essere doppiato da un altro attore:[17] nel film Cuori nella tormenta diretto da Carlo Campogalliani nel 1940, venne doppiato da Gualtiero De Angelis, e nel film Il Passatore, diretto da Duilio Coletti nel 1947, dove interpretava il ruolo di un brigante, gli prestò la voce Carlo Romano.

Il teatro di rivista, altre comparse e la guerra

Olga Villi e Alberto Sordi in Ritorna Za-Bum (1943)

Nel teatro leggero, dopo un tentativo infruttuoso con la compagnia di Aldo Fabrizi e Anna Fougez avvenuto nella stagione 1936-1937 nello spettacolo San Giovanni, ritentò in quella seguente; insieme con un amico d'infanzia e compagno di scuola formò un duo di imitatori e fantasisti durato per poco tempo, e riuscì finalmente a debuttare nel teatro di rivista nella compagnia di Guido Riccioli e Nanda Primavera nella stagione 1938-1939 con lo spettacolo Ma in campagna è un'altra... rosa. In questo spettacolo ebbe inizialmente il ruolo di stilé (ballerino di fila),[14] fu poi promosso al ruolo di maggiordomo in uno sketch di Benini e Gori scritto appositamente per lui.[14]

Al teatro, alternò in questo periodo altre comparse cinematografiche: nel 1938 nel film La principessa Tarakanova con Anna Magnani e, l'anno successivo in La notte delle beffe.

Nel 1940 Sordi fu chiamato alle armi;[20] indossò l'uniforme del Regio Esercito, prestando servizio presso la banda musicale presidiaria dell'81º Reggimento fanteria "Torino",[20] accompagnando le partenze dei militari italiani per la breve campagna francese. Il servizio militare gli lasciò comunque sufficiente tempo libero per proseguire la sua carriera artistica. È di questo periodo (stagione 1941-1942) la partecipazione a Tutto l'oro del mondo con la compagnia di Guido Fineschi e Maria Donati, Teatro della caricatura (1942) accanto a Fanfulla, Ritorna Za-Bum (1943) e Sai che ti dico? (1944) entrambe scritte da Marcello Marchesi e dirette da Mario Mattoli, la rivista musicale Un mondo di armonie di Alberto Semprini (1944), Imputati... alziamoci! di Michele Galdieri (1945), Soffia so'... di Garinei & Giovannini (1946), E lui dice... di Benecoste, diretto da Oreste Biancoli e Adolfo Celi (1947) e infine, nella stagione 1952-1953, Gran baraonda; fu questa la sua ultima apparizione sul palcoscenico, accanto a Wanda Osiris, che avrà poi modo di dirigere nel 1973 in una scena di Polvere di stelle, film ambientato proprio nel mondo della rivista.

La radio

Alberto Sordi nel 1960 nel film Gastone

Fu alla radio, tra il 1946 e il 1953, che cominciò a ottenere una certa notorietà. Nel 1946, ispiratosi agli ambienti dell'Azione Cattolica, ideò la sua satira dei personaggi de I compagnucci della parrocchietta, dal caratteristico parlato nasale e atteggiamento da "persona come si deve". Uno di questi personaggi piacque talmente a Vittorio De Sica[21] da proporre a Sordi la trasposizione cinematografica in Mamma mia, che impressione! del 1951,[22] suo primo film da protagonista,[23] attraverso la neonata P.F.C.(Produzione Film Comici), fondata da essi stessi.[14] Il film, sceneggiato da Cesare Zavattini e diretto da Roberto Savarese,[22] pur basato sul modello di recitazione tutto verbale sperimentato in radio, contribuì al consolidamento del personaggio, poi riproposto in altri lavori minori.

Alberto Sordi negli studi di Radio Rai nel 1950

Furono di questo periodo le partecipazioni a vari programmi (alcuni presentati da Corrado), che lo lanciarono in radio:[22] Oplà (1947), Vi parla Alberto Sordi (1948-1950)[22] e Rosso e nero (1951). Qui creò altri personaggi come il Signor Dice in collaborazione con Fiorenzo Fiorentini ed Ettore Scola, il Conte Claro, e Mario Pio.[22] Quest'ultima caratterizzazione fu presentata anche al cinema nel film d'esordio di Mauro Bolognini, Ci troviamo in galleria del 1953, oltre alla riproposizione radiofonica, durante la stagione 1968-1969, nella trasmissione Gran varietà;[22] fu anche ripresa da Alighiero Noschese, nel 1970, nella trasmissione satirica Doppia coppia.

Al mezzo radiofonico, nel 1947, dedicò anche un omaggio con il film Il vento m'ha cantato una canzone diretto da Camillo Mastrocinque, accanto a Loris Gizzi, Galeazzo Benti e Laura Solari, riemerso di recente dall'oblio in una pubblicazione su DVD; qui impersonò l'amico di un cantante desideroso di sfondare a livello nazionale in un radiodramma sponsorizzato da una fantomatica radio privata italiana, Radio Sibilla.

A parte la riproposizione di personaggi noti in Gran varietà sul finire degli anni sessanta,[22] l'ultima esperienza radiofonica prima che il cinema divenisse preponderante nella sua carriera fu Il teatrino di Alberto Sordi,[22] in onda solo per pochi mesi sul Secondo Programma tra il 1952 e il 1953.[22]

Sempre alla radio nacquero anche alcune sue canzoni o meglio "ritmi".

Le prime esperienze cinematografiche

Alberto Sordi in I vitelloni (1953)

Nel cinema, per oltre dieci anni, interpretò ruoli minori in una ventina di film; di maggior rilievo fu la partecipazione in I 3 aquilotti di Mario Mattoli e ne L'innocente Casimiro di Carlo Campogalliani; ebbe anche l'occasione di lavorare con l'attore genovese Gilberto Govi e con un giovane Walter Chiari nel ruolo di un impresario argentino nel film Che tempi!, versione cinematografica della commedia teatrale Pignasecca e Pignaverde di Emerico Valentinetti.

Alberto Sordi (in fondo) in Le miserie del signor Travet (1945) con Carlo Campanini, Vera Carmi e Gino Cervi

Tra questi film misconosciuti, Lo scocciatore (Via Padova 46), diretto nel 1953 da Giorgio Bianchi, dove Sordi interpretò il ruolo di un vicino di casa petulante oltre ogni misura e gran scocciatore di un modesto impiegato (Peppino De Filippo), tutto proteso alla ricerca di un'avventura galante con una bella donna. Il film, ritenuto perduto, fu poi ritrovato nel giugno 2003 dalla Cineteca di Bologna (in una copia incompleta poi pubblicata in DVD).

La grande popolarità

«Maccarone m'hai provocato e io ti distruggo adesso, io me te magno! Questo 'o damo ar gatto! Questo ar sorcio, co' questo ce ammazzamo 'e cimice.(in romanesco per "le cimici")»
(Nando Mericoni in Un americano a Roma (1954))

Tra il 1953 e il 1955 la popolarità di Sordi giunse sul grande schermo; dopo l'esiguo successo di pubblico di Lo sceicco bianco, diretto da Federico Fellini nel 1952, maggior riscontro ebbe il suo ruolo da non protagonista nel film I vitelloni, ancora diretto da Fellini l'anno successivo, e poi con alcuni di Steno: Un giorno in pretura (1953), Un americano a Roma (1954) e Piccola posta (1955), dove prese forma il personaggio del giovane vigliacco, approfittatore, indolente e scansafatiche, infantile e qualunquista che lo accompagnerà per tutti gli anni cinquanta.[24] Il successo e il favore presso il grande pubblico iniziò, di fatto, interpretando il personaggio di Ferdinando Mericoni (detto Nando),[25] un logorroico ragazzo romano ossessionato dal mito dell'America in Un giorno in pretura.[26]

Il successo fu tale che il personaggio venne sviluppato e riproposto in Un americano a Roma, il suo primo film da protagonista con un rilevante incasso al botteghino (circa 380 370 000 di lire dell'epoca, equivalenti a quasi 6 milioni di euro del 2020)[27] e ancora, molti anni dopo, nell'episodio Il Fuoco del film Di che segno sei? di Sergio Corbucci (1975), in cui un attempato Nando interpreta la guardia del corpo di un industriale miliardario. La popolarità del personaggio cinematografico varcò addirittura i confini nazionali e gli valse un invito a Kansas City[28] (un ricorrente tormentone di Moriconi) nel 1955, dove, accolto con tutti gli onori e alla presenza del presidente Eisenhower, venne nominato cittadino onorario e governatore onorario dell'American Royal.[28]

La fama di Sordi crebbe, nonostante alcune controversie. I noleggiatori delle pellicole avevano richiesto che il suo nome non comparisse sui manifesti de I vitelloni a causa della presunta modesta simpatia presso il pubblico cinematografico (anche perché Lo sceicco bianco si rivelò un insuccesso di critica),[26] ma la fiducia che Fellini aveva nelle capacità di Sordi fece sì che il malinconico e cinico personaggio di "Alberto" ne I vitelloni gli garantisse un successo duraturo; Sordi si trovò, di lì in avanti, a recitare senza soluzione di continuità, arrivando a girare sino a 10 pellicole l'anno.[26]

Una volta entrato nel mondo del cinema, non trascurò le sue origini musicali: nel 1956 realizzò una commedia dal titolo Mi permette, babbo! che narrava le turbolente vicende di uno studente di canto viziato, presuntuoso e mantenuto dall'esasperato suocero (interpretato da Aldo Fabrizi), che aspira a calcare le scene della lirica. Vi presero parte anche noti cantanti lirici dell'epoca, tra cui il basso senese Giulio Neri.

Nel 1957 Sordi si iscrisse alla SIAE come suonatore di mandolino, strumento che conosceva in virtù dei suoi trascorsi militari. Ottenne la qualifica di "Compositore melodista".[29]

L'italiano medio di Sordi

Alberto Sordi in Il conte Max (1957)

Con l'avvento della commedia all'italiana diede vita a una moltitudine di personaggi che la critica identificò come assimilabili all'italiano medio, spesso collaborando anche al soggetto e alla sceneggiatura dei film interpretati.

Alberto Sordi in Il segno di Venere (1955)

Vi sono nei personaggi di Sordi delle caratteristiche ricorrenti: tendenzialmente prepotenti con i deboli e servili con i potenti, a cui cercano di mendicare qualche privilegio. Secondo alcuni, proporre personaggi di questo tipo darebbe il "cattivo esempio", porterebbe infatti certi spettatori che altrimenti non avrebbero avuto il coraggio di rivendicare la propria pochezza, ad avere un alibi e addirittura un esempio da seguire, sentendosi rappresentati e legittimati[30].

Ruoli di rilievo

Alberto Sordi in Il boom (1963)

Tra le sue numerose interpretazioni di questo periodo sono da citare alcune, ritenute esempi significativi della commedia all'italiana: il maestro elementare supplente Impallato, che scopre per caso un allievo prodigio nel canto lirico e lo sfrutta per ottenere riconoscimenti e ricchezza in Bravissimo di Luigi Filippo D'Amico (1955), il rigattiere Peppino in Fortunella di Eduardo De Filippo (1958), il gondoliere rivale in amore di Nino Manfredi in Venezia, la luna e tu di Dino Risi (1958), il marito vessato dalla moglie e colmo di debiti ne Il vedovo, sempre diretto da Dino Risi e interpretato con Franca Valeri (1959), il componente di una commissione censoria che giudica impietosamente manifesti e film piccanti salvo poi, in privato, reclutare a fini immorali ballerine di night club ne Il moralista di Giorgio Bianchi (1959).

La svolta degli anni sessanta

Alberto Sordi (a destra) sul set de La grande guerra (1959) con Vittorio Gassman e Silvana Mangano
Alberto Sordi con Eduardo in Tutti a casa (1960)

A partire da La grande guerra diretto da Mario Monicelli nel 1959 (nel quale interpreta un soldato indolente e imboscato, costretto suo malgrado a morire da eroe), si distinse come interprete versatile, calandosi anche in ruoli drammatici.

Tra le interpretazioni di rilievo di questo decennio sono da citare il sottotenente Innocenzi di Tutti a casa di Luigi Comencini (1960)[31], il vigile inflessibile costretto a capitolare davanti al potente di turno ne Il vigile di Luigi Zampa (1960), il giornalista Silvio Magnozzi di Una vita difficile di Dino Risi (1961), il piccolo imprenditore oberato dai debiti disposto a vendere un occhio per riassestare le sue finanze e accontentare una moglie sin troppo esigente ne Il boom di Vittorio De Sica (1963), il giovane medico disposto a qualsiasi compromesso per far carriera, fino a diventare primario in una clinica di lusso nel dittico Il medico della mutua di Luigi Zampa (1968) e Il prof. dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue di Luciano Salce (1969), l'editore partito alla ricerca del cognato disperso in Africa in Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa? di Ettore Scola (1968).

Sordi con Adriana Giuffrè e Leopoldo Trieste ne Il medico della mutua di Luigi Zampa (1968)

Nel 1969 fu membro del VI Festival cinematografico internazionale di Mosca.

Tra i personaggi degli anni '70 vi sono il geometra incarcerato senza motivo mentre si trova in vacanza di Detenuto in attesa di giudizio di Nanni Loy (1971) (per questo ruolo si aggiudicò nel 1972 l'Orso d'argento al Festival di Berlino), l'emigrato scanzonato in Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata (1971) capolavoro di Luigi Zampa in coppia con Claudia Cardinale, e il baraccato che una volta all'anno insieme alla moglie (Silvana Mangano) organizza interminabili partite a carte nella villa lussuosa di una ricca e bizzarra signora con segretario ed ex amante al seguito (impersonati da Bette Davis e Joseph Cotten) in Lo scopone scientifico di Luigi Comencini (1972), fino al drammatico ruolo che recita in Un borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli (1977), generalmente ritenuto il vertice delle sue capacità recitative.[32]

Affrontò anche libere trasposizioni di Molière (Il malato immaginario del 1979 e L'avaro del 1990, entrambi diretti da Tonino Cervi) e Romanzo di un giovane povero, diretto nel 1995 da Ettore Scola, il quale, nel 2003, dopo la sua morte, gli dedicherà il film Gente di Roma. Detentore di cinque Nastri d'argento, di sette David di Donatello e altri numerosissimi premi minori, ottenne nel 1995 il Leone d'oro alla carriera al Festival di Venezia.

Come regista

Alberto Sordi in Mafioso (1962)

Come regista diresse in totale 19 pellicole, a partire dal 1966, anno in cui ne realizzò due: Fumo di Londra, basato sulle manchevolezze comportamentali e sociali di un italiano in trasferta all'estero (tematica già affrontata da Gian Luigi Polidoro in molti suoi film, tra cui Il diavolo con Sordi stesso, dove cominciò anche a introdursi nel campo della regia, poiché la pellicola era quasi del tutto improvvisata) e Scusi, lei è favorevole o contrario?, ritratto di un agiato commerciante di tessuti, separato dalla moglie, con tante amanti da mantenere quanti sono i giorni della settimana, in un'Italia scossa dalle polemiche sull'eventuale introduzione del divorzio.

Diresse tre film con protagonista Monica Vitti oltre se stesso: Amore mio aiutami (1969), Polvere di stelle (1973) e Io so che tu sai che io so (1982). Tra gli altri lavori dietro la macchina da presa rimangono Un italiano in America, insieme con Vittorio De Sica (1967), Finché c'è guerra c'è speranza (1974) e l'episodio Le vacanze intelligenti dal collettivo Dove vai in vacanza? (1978).

Gli ultimi film

Di spessore ritenuto inferiore risultarono i film girati nell'ultima fase della sua carriera, dagli anni 1980 in poi (che inaugurò con il film, interpretato e diretto da lui stesso, Io e Caterina, 1980): declino in parte condizionato dal tramonto in generale del filone della commedia all'italiana, ma anche dovuto a una certa tendenza di Sordi stesso a riproporre in quegli anni un tipo di personaggio ormai datato e non più molto originale.[33][34] Non mancarono tuttavia apprezzamenti di pubblico e critica, come nella commedia storica Il marchese del Grillo di Mario Monicelli (1981), dove Sordi si cala nel doppio ruolo di un nobile romano dedito alle burle e di un popolano carbonaro suo sosia.

«Me dispiace, ma io so' io e voi non siete un cazzo!»
(Onofrio del Grillo ne "Il marchese del Grillo")
Il marchese del Grillo (1981).

Di questo periodo sono inoltre da citare il dittico di film, anche diretti, Il tassinaro del 1983 (dove compaiono, interpretando se stessi, Giulio Andreotti, Silvana Pampanini e Federico Fellini) e Un tassinaro a New York (1987). Lavorò inoltre con Carlo Verdone (da alcuni considerato il suo naturale erede,[35] pur perseguendo stili e tematiche assai diverse) nei film In viaggio con papà, con regia di Sordi (1982) e Troppo forte, diretto da Verdone (1986). Significativo fu inoltre il ruolo di un giudice incorruttibile e spregiudicato nel film Tutti dentro del 1984, che fu da lui stesso diretto, con al centro i temi, anticipatori dei fatti di Tangentopoli, della corruzione politica dilagante e dell'esposizione mediatica della magistratura.

Tra gli ultimi film, Sordi ebbe particolarmente a cuore, come disse in alcune interviste, Nestore, l'ultima corsa (1994), dove interpretò un vetturino non ancora rassegnato a portare il suo cavallo al macello. L'ultima pellicola da lui diretta fu Incontri proibiti (1998) accanto a Valeria Marini, presentato ancora nel 2002 con montaggio diverso e un altro titolo, Sposami papà.

Le canzoni e la televisione

Sono da citare i proficui sodalizi artistici con gli sceneggiatori Rodolfo Sonego, con cui lavorò in 44 film[36] dal 1954 in avanti (Il seduttore di Franco Rossi è il suo esordio) e Piero De Bernardi. Inoltre, collaborò assiduamente con il compositore Piero Piccioni, che firmò molte delle colonne sonore dei suoi film più celebri, nonché alcune delle sue canzoni irriverenti e maliziose.

Alberto Sordi e Mina a Studio Uno nel celebre duetto nel 1966

Noto presso il grande pubblico con l'epiteto di "Albertone", prese parte a numerose trasmissioni televisive (tra cui Studio Uno, condotto dalla cantante Mina, nel 1966).

Contribuì inoltre alla sua popolarità televisiva la realizzazione del programma Storia di un italiano, in quattro edizioni, dove, attraverso una selezione tematica di spezzoni dei suoi numerosi film, si presentava la figura di un certo italiano medio, con i suoi pregi e i suoi difetti.[37]

Le ultime apparizioni

Messaggio apparso su piazza San Giovanni durante i funerali di Sordi

Sordi si ammalò di tumore ai polmoni nel 2001[38] e da allora le sue uscite pubbliche si diradarono. Una delle sue ultime apparizioni televisive risale al 18 dicembre 2001, nel programma Porta a Porta condotto da Bruno Vespa e dedicato interamente a lui, dove fu esposta la Harley Davidson 750cc WLA del 1942, esemplare originale usato nelle scene del film Un americano a Roma.[39][40] Nel 2002 ricevette due lauree honoris causa, una a marzo dalla IULM di Milano[41] e una il mese successivo dall'Università di Salerno,[42] presenziando a entrambe le cerimonie. Partecipò ancora nel luglio di quell'anno al programma Italiani nel mondo presentato da Pippo Baudo,[43] sua ultima partecipazione pubblica. Il 17 dicembre 2002 avrebbe dovuto partecipare a una serata in suo onore al teatro Ambra Jovinelli di Roma ma dovette rinunciare per l'aggravarsi delle sue condizioni,[44] limitandosi a comparire in un filmato girato nel suo studio[45] e proiettato per il pubblico del teatro. Fu questa la sua ultima apparizione in video.

La morte

Morì nella sua casa di Roma la sera del 24 febbraio 2003, all'età di 82 anni, afflitto durante l'intera stagione invernale da forme di polmonite e bronchite; la salma, successivamente sottoposta a imbalsamazione, venne traslata al Campidoglio nella Sala Giulio Cesare dove per due giorni ricevette l'omaggio della gente, compresi molti personaggi del cinema italiano e della politica; il 27 febbraio, si svolsero i funerali solenni nella Basilica di San Giovanni in Laterano ai quali presenziarono oltre 250 000 persone; dopo la cerimonia funebre, il feretro venne tumulato nella cappella di famiglia nel Cimitero Monumentale del Verano di Roma, in cui, su una lapide a forma di pergamena, è inciso l'epitaffio: «Sor Marchese, è l'ora» battuta ripresa da uno dei suoi film più celebri, Il marchese del Grillo.[46][47][48][49][50]

La lapide di Alberto Sordi al Cimitero del Verano

Vita privata

A dispetto della sua immagine pubblica estroversa e dalla personalità strabordante, Sordi mantenne sempre un estremo riserbo sulla sua vita privata, di cui sono noti pochi dettagli. Cattolico praticante,[51] non ebbe figli e non si sposò mai e, al di là delle numerose vere o presunte relazioni attribuitegli dalle cronache rosa[52] (tra le altre, con Katia Ricciarelli, Patrizia De Blanck,[53] Silvana Mangano,[52] Shirley MacLaine,[54] Uta Franz[55] e con la principessa Soraya Esfandiary Bakhtiari),[56] l'unico rapporto sentimentale accertato fu quello avuto con Andreina Pagnani, quasi quattordici anni più di lui, durato nove anni.[57][58] Si conobbero nel 1941 durante il doppiaggio de Il giardino di Allah,[59] nel quale entrambi lavoravano (la Pagnani prestando la voce a Marlene Dietrich).[59] Alla ricorrente domanda sul perché non fosse mai convolato a nozze, chiosava con uno dei suoi tormentoni "Che mi metto un'estranea in casa?";[54][60] salvo poi spiegare, in alcune interviste[61] che l'assoluta dedizione al suo mestiere non gli avrebbe consentito di dedicare a una famiglia il tempo e l'impegno necessari.

La cappella di famiglia di Alberto Sordi nel Cimitero Monumentale del Verano

A parte un soggiorno a Milano per frequentare l'Accademia dei filodrammatici, Alberto Sordi visse sempre a Roma. Abitò dalla nascita fino al 1930 in via san Cosimato 7; dopo la demolizione dell'edificio originario per il costruendo palazzo delle Sacre Congregazioni, si trasferì in un appartamento in via Venezia; in seguito, alla morte del padre nel 1941,[20] si spostò in un appartamento di via dei Pettinari e, dal 1958 fino alla morte, in una villa di via Druso (all'epoca via della Ferratella), posta all'interno del parco archeologico delle Terme di Caracalla e fatta costruire nel 1932 da Alessandro Chiavolini, per molti anni segretario particolare di Benito Mussolini.[62] Visse insieme alle sorelle e al fratello, suo amministratore, e con la segretaria Annunziata Sgreccia,[63] che dalla sua morte sovrintese per un certo periodo al suo archivio personale. Nel 1962 aveva acquistato inoltre una villa a Castiglioncello,[64] poi rivenduta nel 1997, dove era solito trascorrere l'estate.[64] Aveva posseduto inoltre un paio di appartamenti a Parigi[65] e vari terreni a Roma e dintorni, uno dei quali, in località Trigoria, in parte vendette e in parte donò per la costruzione dell'Università Campus Bio-Medico.[66] Qui sorse inoltre il Centro per la Salute dell'Anziano,[67] struttura voluta dall'attore per l'assistenza medica e la ricerca applicata alle patologie della terza età. Questa e altre iniziative filantropiche di cui Sordi si rese protagonista sono tuttora amministrate dalla Fondazione che porta il suo nome.[68][69]

Mantenne il suo riserbo anche in materia di idee politiche, nonostante nutrisse un'evidente simpatia verso il politico democristiano Giulio Andreotti, il quale apparve nel film Il tassinaro. Nel 1996 si diffuse una diceria secondo la quale Sordi volesse candidarsi come primo cittadino di Roma, sfidando Francesco Rutelli.[70] Come riportò il Corriere della Sera, il 23 novembre di quello stesso anno, prese parte a una puntata del Tappeto volante di Luciano Rispoli, su Telemontecarlo, in cui dichiarò: "Il sindaco non si deve preoccupare: io sono stato, sono e resterò attore fino alla fine dei miei giorni".[70] Il giorno del suo ottantesimo compleanno, il 15 giugno 2000, il sindaco di Roma Rutelli gli cedette comunque, simbolicamente, la fascia tricolore, nominandolo sindaco onorario per un giorno come tributo a uno dei cittadini più illustri.[71]

In tema di passione calcistica non fece mai mistero di essere un grande tifoso della Roma,[72] non mancando di far trasparire questa sua passione in alcuni film.

Filmografia

Attore

Cinema

Alberto Sordi nel film Sotto il sole di Roma (1948)
Alberto Sordi e Brunella Bovo in Lo sceicco bianco (1952)
Alberto Sordi ed Elena Gini in L'arte di arrangiarsi (1954)
Alberto Sordi con Peppino De Filippo nel film Il segno di Venere (1955)
Alberto Sordi in una scena del film Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo (1956)
Alberto Sordi in Ladro lui, ladra lei (1958)
Alberto Sordi con Vittorio Gassman ne La grande guerra (1959)
Alberto Sordi (al centro) con Vittorio Gassman e Nino Manfredi nel film Crimen (1960)
Alberto Sordi e Vito De Taranto ne Il maestro di Vigevano (1963)
Alberto Sordi in I complessi (1965)
Alberto Sordi e Pupella Maggio ne Il medico della mutua (1968)
Alberto Sordi con Nino Manfredi in Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968)
Alberto Sordi e Giovanni Nuvoletti ne Il prof. dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue (1969)
Alberto Sordi dietro le sbarre in Detenuto in attesa di giudizio (1971)
Alberto Sordi e Claudia Cardinale in una scena del film Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata (1971)
Alberto Sordi con Joseph Cotten ne Lo scopone scientifico (1972)
Alberto Sordi in Finché c'è guerra c'è speranza (1974)
Alberto Sordi e Vincenzo Crocitti in una scena del film Un borghese piccolo piccolo (1977)
Alberto Sordi nel film Io e Caterina (1980)
Alberto Sordi in una celebre scena de Il marchese del Grillo (1981)
Alberto Sordi (al centro) con Ugo Tognazzi e Maurizio Nichetti in Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno (1984)
Alberto Sordi nel film L'avaro (1990)

Televisione

Cortometraggi o documentari dove appare Alberto Sordi

Antologie

Regista

Teatro

Doppiatore

Riconoscimenti

Alberto Sordi premiato nel 1961 al David di Donatello. Al suo fianco Sophia Loren e Charlton Heston
Alberto Sordi riceve il David di Donatello alla carriera, 1999
  • Una vita per il cinema
    • 1959: Medaglia d'oro
    • 1969: Vittoria alata
    • 1970: Vittoria di Samotracia
    • 1971: Vittoria di Samotracia
    • 1977: Vittoria di Samotracia
    • 1986: Vittoria di Samotracia
    • 1991: Vittoria di Samotracia

Doppiatori italiani

Anche se italiano, è stato doppiato da:

Compositore e cantante

Il primo contatto di Sordi con la musica avviene già tra il 1939 e il 1942, periodo in cui viene doppiato e distribuito il film I diavoli volanti in cui doppia Oliver Hardy, doppiando anche una canzoncina, Guardo gli asini che volano nel ciel, rielaborazione di A Zonzo di Ernesto Bonino.[73] Le canzoni di leggera satira o meglio i "ritmi lenti" da lui scritti e attribuiti al suo pseudonimo Maestro Gambara e cantate intorno agli anni quaranta. Alcune di esse: Nonnetta, Carcerato, Cerco una donna, Il bimbo che non conobbe infanzia, L'alpino. Alcune le ricantò nel 1957 in Carosello, negli sketch per la casa vinicola Gancia, unici episodi che lo videro protagonista nella nota rubrica pubblicitaria.

Discografia

Televisione

Programmi radiofonici Rai

Film biografico

Lo stesso argomento in dettaglio: Permette? Alberto Sordi.

Onorificenze

Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana
— 16 marzo 1994[74]
Medaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell'arte (alla memoria) - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell'arte (alla memoria)
— 25 marzo 2003[75]

Lauree

Laurea Honoris Causa in Scienze e Tecnologie della Comunicazione. - nastrino per uniforme ordinaria Laurea Honoris Causa in Scienze e Tecnologie della Comunicazione.
«La Laurea Honoris Causa in Scienze e Tecnologie della Comunicazione viene assegnata ad Alberto Sordi per la coerenza di un lavoro che non ha eguali e per l'eccezionale capacità di usare il cinema per comunicare e trasmettere l'ideale storia di valori e costumi dell'Italia moderna dall'inizio del Novecento a oggi
— Università IULM di Milano, 12 marzo 2002[76]
Laurea Honoris Causa in Scienze della Comunicazione. - nastrino per uniforme ordinaria Laurea Honoris Causa in Scienze della Comunicazione.
«Alberto Sordi sintetizza nella propria avventura artistica non solo una straordinaria versatilità interpretativa e recitativa ma, soprattutto, la capacità di attraversare nel segno di un'identità forte l'intero ambito dei mezzi e delle forme di comunicazione nel segno di un costante rinnovamento delle forme espressive. Costituisce un patrimonio di esperienza e magistero insostituibile sul versante delle dinamiche e conoscenze interne al cinema e ai media audiovisivi e contribuisce, in maniera decisiva, ai saperi e alle teorie della comunicazione.»
— Università degli Studi di Salerno, 24 aprile 2002[77]

Tributi

Galleria Alberto Sordi (esterno)

Nel 1999 gli venne consegnato, su ideazione del regista Angelo Antonucci, il premio "Reggia d'oro" per l'interpretazione, come primo film da protagonista, del film I tre aquilotti, ambientato alla Reggia di Caserta.

Il 7 dicembre 2003 gli fu intitolata la restaurata galleria Colonna a Roma, divenuta dunque galleria Alberto Sordi. Sempre a Roma, il 16 febbraio 2013 è stato inaugurato all'interno di Villa Borghese un viale dedicato ad Alberto Sordi, alla presenza della sorella dell'attore, Aurelia, e del sindaco Gianni Alemanno[78]. La città di Grosseto ha dedicato ad Alberto Sordi il viale principale nel nuovo quartiere del Casalone, così come successo a Cagliari - Pirri, Taranto, Noceto (PR), a Jesolo (VE); a Castiglioncello (LI), dove frequentemente trascorreva le sue vacanze gli fu dedicato un lungomare. Anche Vigevano (PV), Guidonia Montecelio (RM), Orta di Atella (CE), Sabaudia (LT), Capaci (PA), Misterbianco (CT), Ponte San Giovanni (PG), San Nicola la Strada (CE), Grugliasco (TO), Valenzano (BA), Frosinone, Ragusa e Taranto gli hanno dedicato una via.

Ad Alberto Sordi è stato dedicato il film del 2003 di Ettore Scola Gente di Roma.

Dal 2004 viene consegnato il premio speciale Leggio d'oro "Alberto Sordi" agli attori che si sono distinti dell'ambito del doppiaggio, del teatro, della televisione o del cinema. Tale premio viene conferito durante l'annuale edizione del Leggio d'oro, ed è stato dedicato all'attore perché egli fu il primo vincitore dello stesso premio nel 1995, per il doppiaggio di Oliver Hardy in Stanlio e Ollio.[79][80]

Galleria Alberto Sordi (interno)

Nel 2011 il Bif&st di Bari ha assegnato un Premio intitolato ad Alberto Sordi per il miglior attore non protagonista tra i film del festival.

Ad Alberto Sordi è stata dedicata una scuola a Roma, l'Istituto comprensivo “Alberto Sordi”[81], nata dall'unione delle Scuole Medie Statali "PierLuigi Nervi" di piazzale Hegel e "Giacomo Puccini” di piazza Giuseppe Gola.

Dal 14 febbraio al 31 marzo 2013 il Vittoriano di Roma ha ospitato la mostra Alberto Sordi e la sua Roma, dedicata soprattutto al suo rapporto con la città natale.[82]

Gli è stato dedicato un asteroide, 83657 Albertosordi[83].

Note

  1. ^ Tomba di Alberto Sordi al Verano, su roma.repubblica.it. URL consultato il 24 dicembre 2011 (archiviato il 31 dicembre 2011).
  2. ^ I COLONNELLI DEL CINEMA ITALIANO, su davinotti.com, 10 marzo 2008. URL consultato il 16 febbraio 2020 (archiviato il 7 febbraio 2010).
  3. ^ Il cinema italiano contemporaneo: Da "La dolce vita" a "Centochiodi" Archiviato il 22 agosto 2016 in Internet Archive., Laterza, Bari 2007 - ed. dig. 11-2015
  4. ^ Teche RAI Archiviato il 9 settembre 2016 in Internet Archive. Consultato il 18 agosto 2016
  5. ^ Treccani - Enciclopedia del Cinema (2003) Archiviato il 29 settembre 2017 in Internet Archive. - Scheda di M. d'Amico - Consultato il 18 agosto 2016
  6. ^ Aldo Fabrizi, su mymovies.it, MYmovies. URL consultato il 29 ottobre 2014 (archiviato il 20 ottobre 2014).
  7. ^ Nel 2012 è stata posta una targa ricordo a spese di un privato (articolo del messaggero di Roma Archiviato il 20 maggio 2014 in Internet Archive.)
  8. ^ L'edificio in cui visse fu demolito nel 1930 per fare spazio alla costruzione del Palazzo delle Sacre Congregazioni Romane. Nel sito originario fu apposta una targa commemorativa.
  9. ^ Sordi si riferì a lui come "Albertino" in alcune interviste
  10. ^ a b Righetti, op.cit.
  11. ^ Rassegna stampa Alberto Sordi, su mymovies.it. URL consultato il 19 marzo 2009 (archiviato il 19 giugno 2009).
  12. ^ Tutta la verità sulla vita di Sordi: dall'esordio fino alla lite per il testamento. URL consultato il 27 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2017).
  13. ^ a b c d e Claudio G. Fava, op. cit., p. 17
  14. ^ a b c d e f Biografia - Alberto Sordi, in Alberto Sordi. URL consultato il 24 dicembre 2016 (archiviato il 25 dicembre 2016).
  15. ^ Intervista al quotidiano l'Unità del 24/12/1985, p. 11
  16. ^ Come Alberto Sordi stesso ebbe a raccontare in una puntata del Maurizio Costanzo Show, durante la frequenza dell'Accademia, l'insegnante di dizione lo chiamò in disparte e gli disse: «Lei dice guèra, ma si dice guèrra». Lui rispose: «Me se strigne 'a gola a dì guèrra». Venne espulso dopo poche settimane. Cfr. Fava, op.cit.
  17. ^ a b c d e f g h i j DrinkBeerP, Stan Laurel Oliver Hardy parte 4 I doppiatori.mpg, 22 giugno 2011. URL consultato il 10 gennaio 2017 (archiviato il 5 agosto 2018).
  18. ^ a b IL MONDO DEI DOPPIATORI - In...soliti ignoti, il quiz sul doppiaggio - ARCHIVIO: domanda 51, su antoniogenna.net. URL consultato il 19 gennaio 2017 (archiviato il 23 settembre 2015).
  19. ^ TEATRO KEIROS, 07-8 dicembre - TEATRO KEIROS, su teatrokeiros.it. URL consultato il 28 dicembre 2016 (archiviato il 28 dicembre 2016).
  20. ^ a b c Fava, op. cit. p. 19.
  21. ^ Alberto Sordi parla di Vittorio de Sica. URL consultato l'11 agosto 2022.
  22. ^ a b c d e f g h i Redazione Radiospeaker, Alberto Sordi e la Radio. URL consultato il 10 gennaio 2017 (archiviato il 12 gennaio 2017).
  23. ^ Luisa Morandini, Morando Morandini e Michele Morandini Tassi, Il Morandini 2019 : dizionario dei film e delle serie televisive, Zanichelli, 2018, ISBN 978-88-08-61932-7, OCLC 1277423186. URL consultato l'11 luglio 2022.
  24. ^ Paolo D'Agostini, Piacere, Moriconi Nando il primo americano a Roma, in Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 12 gennaio 2017 (archiviato il 13 gennaio 2017).
  25. ^ A seconda delle fonti il personaggio compare alternativamente come Nando Mericoni o Nando Moriconi. Cfr PAZZO PER REPUBBLICA - il blog dei feticisti di Repubblica: Michele Serra cade dall'Amaca. Archiviato il 13 gennaio 2017 in Internet Archive.
  26. ^ a b c SORDI, Alberto in "Enciclopedia del Cinema", su treccani.it. URL consultato il 27 dicembre 2016 (archiviato il 28 dicembre 2016).
  27. ^ Copia archiviata, su inflationhistory.com. URL consultato il 20 febbraio 2020 (archiviato il 6 marzo 2020).
  28. ^ a b CinecittaLuce, È tornato da Kansas City., 20 giugno 2012. URL consultato il 13 gennaio 2017.
  29. ^ Maria Pia Fusco, Alberto Sordi compositore con tanto di certificato e qualifica, su la Repubblica, 5 marzo 2009. URL consultato il 17 febbraio 2020 (archiviato il 17 febbraio 2020).
  30. ^ Cinemah: Sordi, su cinemah.com. URL consultato il 25 luglio 2006 (archiviato il 21 giugno 2006).
  31. ^ «È stato un grande dolore. Veramente Sordi ha interpretato i sentimenti degli italiani, soprattutto nei momenti più difficili e duri. Sordi ha rappresentato i sentimenti degli italiani mentre il Paese si stava sfasciando. Però, nelle sue interpretazioni non c'è mai la rappresentazione dello sfascio senza la speranza. C'è, quindi, una profonda italianità di Sordi. Una delle ultime volte venne a mostrarmi la riedizione dei suoi film. Ora spero che siano visti anche nelle scuole. Sarebbe un modo di rappresentare visivamente i drammi degli anni Quaranta. Mi riferisco a film come Tutti a casa, ma non solo a quello.» Carlo Azeglio Ciampi Archiviato il 28 maggio 2009 in Internet Archive.
  32. ^ Mo-Net s.r.l. Milano-Firenze, Un borghese piccolo piccolo (1977), su mymovies.it. URL consultato l'11 gennaio 2017 (archiviato il 13 gennaio 2017).
  33. ^ "I suoi personaggi perdono con gli anni la grinta e il cinismo che tanto aveva colpito l'Italietta del boom economico, in più complice del declino è anche il tramonto del genere della commedia all'italiana", da Alberto Sordi - biografia di Ivana Faranda, Alberto Sordi - Attore - Biografia e Filmografia - Ecodelcinema Archiviato il 25 luglio 2014 in Internet Archive. (sito rilevato il 17/7/2014)
  34. ^ "Del finale di carriera di Sordi c'è poco da dire. Un lento declino, ravvivato solo dal Marchese del Grillo, un'iniezione di gerovital, e il tassinaro televisivo. Poi basta", da Albertone, re indiscusso (e un po' sprecato) della commedia italiana di Claudio Siniscalchi, Albertone, re indiscusso (e un po' sprecato) della commedia italiana - ilGiornale.it Archiviato il 18 maggio 2015 in Internet Archive. (sito rilevato il 17/7/2014)
  35. ^ “Erede di Sordi? Macché, io sono troppo buono” Archiviato il 21 luglio 2015 in Internet Archive., La Stampa, 8 febbraio 2014
  36. ^ Il cervello di Sordi? Era Sonego geniale battutista, in ilGiornale.it. URL consultato il 15 gennaio 2017 (archiviato il 16 gennaio 2017).
  37. ^ «Sono triste e scioccato nell'apprendere della morte di Alberto Sordi. In qualche modo non pensavo fosse mortale. Le sue immagini vanno dal mio cuore alla mia mente, vedo la sua faccia e sento la sua voce in tutti quei meravigliosi ruoli che ha interpretato. Sordi ha catturato come nessun altro quello che significa essere italiano, satirizzando molti tratti nazionali, buoni e cattivi, e così facendo, esorcizzandoli. Uno potrebbe legare insieme tutti i suoi film e tirarne fuori una storia dell'Italia. Era più di un attore. Era una icona nazionale. Porta con sé uno degli ultimi gloriosi ricordi dell'età mitica del cinema italiano. Martin Scorsese Archiviato il 28 maggio 2009 in Internet Archive
  38. ^ "Er polipetto" di Albertone. URL consultato il 22 gennaio 2017 (archiviato il 2 febbraio 2017).
  39. ^ Esibita dall'associazione I Vitelloni Club Alberto Sordi, fondata nel 1994, provenienza Collezione Stefano Saliola
  40. ^ La partecipazione di Alberto Sordi a Porta a porta nel 2001, su Rai. URL consultato il 22 gennaio 2017 (archiviato il 2 febbraio 2017).
  41. ^ Laurea Alberto Sordi | IULM, su iulm.it. URL consultato il 28 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2017).
  42. ^ IL RICONOSCIMENTO il dottor italiano - Repubblica.it » Ricerca, su ricerca.repubblica.it. URL consultato il 2 agosto 2009 (archiviato il 4 marzo 2016).
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  44. ^ Tutta la verità sulla vita di Sordi: dall'esordio fino alla lite per il testamento. URL consultato il 23 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2017).
  45. ^ Enzo Coletta, L'ultimo saluto di Alberto Sordi, 16 giugno 2014. URL consultato il 22 gennaio 2017 (archiviato il 4 febbraio 2017).
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  48. ^ La Repubblica/spettacoli_e_cultura: Per Albertone 250mila in piazza San Giovanni, su repubblica.it. URL consultato il 16 gennaio 2017 (archiviato il 3 febbraio 2011).
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    «(83657) Albertosordi = 2001 TV»

Bibliografia

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  • Bruno P. Pieroni, 90 anni di "Italie": Appunti del decano dei giornalisti medici, Springer Verlag, 2012, ISBN 978-88-4702-540-0.
  • Vito Pandolfi, Quel che significa Alberto Sordi, in Idea. Mensile di cultura politica e sociale, gennaio, 1961, pp. 54-56. (Opera conservata anche presso la Biblioteca della Camera dei Deputati).
  • Claudio G. Fava, Alberto Sordi. La biografia, la carriera artistica, i dati e le più belle foto di tutti i suoi film, Roma, Gremese Editore, 1979, ISBN 978-88-6692-098-4.
  • Maria Antonietta Schiavina, Storia di un commediante, Miilano, Zelig editore, 1999, ISBN 88-86471-73-4.
  • Maria Antonietta Schiavina (a cura di.), Alberto racconta Sordi, Miilano, Mondadori, 2020, ISBN 9788804721567.
  • Alessandro Ticozzi, L'Italia di Alberto Sordi, Roma, Fermenti Editrice, 2009, ISBN 978-88-89934-57-9.
  • Silvana Giacobini, Albertone. Alberto Sordi, una leggenda italiana, Milano, Cairo Publishing, 2018, ISBN 978-88-6052-880-3.
  • Gerry Guida, Luce su Alberto Sordi! Alberto Sordi nei ricordi del direttore della fotografia Sergio D'Offizi, Dublino, Artdigiland, 2020, ISBN 978-19-0908-837-5.

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