Valéry Giscard d'Estaing | |
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20º Presidente della Repubblica francese | |
Durata mandato | 27 maggio 1974 – 21 maggio 1981 |
Capo del governo | Jacques Chirac Raymond Barre |
Predecessore | Georges Pompidou |
Successore | François Mitterrand |
Presidente della Convenzione europea | |
Durata mandato | 15 marzo 2002 – 10 luglio 2003 |
Vice presidente | Giuliano Amato, Jean-Luc Dehaene |
1º Presidente del G7 | |
Durata mandato | 1º gennaio 1975 – 31 dicembre 1975 |
Vice presidente | Gerald Ford |
Durata mandato | 1º gennaio 1978 – 31 dicembre 1978 |
Vice presidente | Helmut Schmidt |
Durata mandato | 1º gennaio 1980 – 31 dicembre 1980 |
Vice presidente | Helmut Schmidt |
3º Vicepresidente del G7 | |
Durata mandato | 1º gennaio 1977 – 31 dicembre 1977 |
Presidente | Helmut Schmidt |
Durata mandato | 1º gennaio 1979 – 31 dicembre 1979 |
Presidente | Helmut Schmidt |
Dati generali | |
Partito politico | Centro Nazionale degli Indipendenti e dei Contadini (fino al 1962) Repubblicani Indipendenti (1962-1977) Partito Repubblicano (1977-1995) Partito Popolare per la Democrazia Francese (1995-1997) Democrazia Liberale (1997-1998) Unione per la Democrazia Francese (1978-2002) |
Università | École polytechnique, Lycée Louis-le-Grand, École nationale d'administration e Lycée Janson-de-Sailly |
Professione | Ispettore delle Finanze |
Firma |
Valéry Marie René Georges Giscard d'Estaing d'Andorra | |
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S.E. Coprincipe ex officio del Principato di Andorra | |
In carica | 1974 - 1981 |
Predecessore | Georges Pompidou d'Andorra |
Successore | François Mitterrand d'Andorra |
Altri titoli | ex-presidente della Repubblica francese |
Nascita | Coblenza, 2 febbraio 1926 |
Morte | Authon, 2 dicembre 2020 |
Valéry René Marie Georges Giscard d'Estaing, pronuncia AFI: [valeˈʁi ʒisˈkaʁ dɛsˈtɛ̃] (Coblenza, 2 febbraio 1926 – Authon, 2 dicembre 2020), è stato un politico francese.
È stato Presidente della Repubblica francese dal 27 maggio 1974 al 21 maggio 1981[1]. Pur essendo europeista convinto non condivise il progetto federalista di Trattato detto Penelope redatto dall'iniziativa dell'allora presidente della Commissione europea Romano Prodi: Valéry Giscard d'Estaing promosse una terza via per l'Europa, situata tra l'Europa federale e l'Europa degli Stati. Dal 2002 al 2003 è stato il presidente della Convenzione europea, il cui progetto di Trattato costituzionale fallì a seguito del referendum negativo francese e olandese.
Ispettore delle finanze di professione, è stato eletto deputato a Puy-de-Dôme dal 1956. Sotto la presidenza del generale de Gaulle, è stato Segretario di Stato per le finanze (1959-1962), quindi ministro delle finanze e degli affari economici (1962-1966). Ha poi espresso le sue riserve sul governo gollista, in particolare nel referendum del 1969. Sotto la presidenza di Georges Pompidou dal 1969 al 1974, ha assunto nuovamente la carica di ministro dell'economia e delle finanze. Quindi presiede la Federazione Nazionale dei Repubblicani e degli Indipendenti (FNRI), che è la seconda componente della maggioranza di destra.
Candidato alle elezioni presidenziali nel 1974, elimina al primo turno il gollista Jacques Chaban-Delmas e vince nel secondo turno contro il candidato dell'Unione della sinistra, François Mitterrand. A 48 anni, è il più giovane presidente dal 1848. Promuove una "società liberale avanzata", fa votare l'abbassamento della maggiore età civile ed elettorale, la depenalizzazione dell'aborto, estendendo il diritto di deferimento al Consiglio costituzionale e fine della tutela della televisione pubblica. La sua politica internazionale è caratterizzata dal rafforzamento della costruzione europea e dal coinvolgimento militare della Francia nella battaglia di Kolwezi (Zaire) e l'Operazione Caban (Africa centrale).
Durante lo sviluppo del progetto del treno ad alta velocità (TGV) e rilanciando l'industria nucleare, affronta difficoltà economiche, i Trenta Gloriosi finiscono. Nel 1976, dopo le dimissioni di Jacques Chirac, nominò primo ministro l'economista Raymond Barre, perseguendo una politica di rigore fino alla fine dei suoi sette anni. Particolarmente nell'immigrazione, è conservatore, il che contrasta con la sua immagine di liberale in altre aree. Sebbene la sua maggioranza di destra abbia vinto le elezioni parlamentari del 1978 ed è stata a lungo rieletta per un secondo mandato, è stato sconfitto da François Mitterrand nelle elezioni presidenziali del 1981, principalmente a causa della riluttanza del RPR di Jacques Chirac nel sostenerlo.
Successivamente, è in particolare vice e presidente del consiglio regionale dell'Alvernia. Eletto presidente dell'Unione per la Democrazia Francese (UDF), è uno dei principali leader dell'opposizione al potere socialista. Un forte sostenitore della costruzione europea, è un membro del Parlamento europeo e presidente della Convenzione sul futuro dell'Europa. Nel 2004, si è ritirato dalla politica per sedersi nel Consiglio costituzionale, di cui è stato membro a pieno titolo e a vita come ex presidente della Repubblica. Diventa nel 2017 il presidente della Repubblica francese con la maggiore longevità.
Autore di numerosi saggi e romanzi, è stato ammesso all'Accademia di Francia nel 2003.
Valéry Giscard d'Estaing è nipote acquisito di Anne Léonie Cécile Carnot, discendente del noto generale e politico Lazare Carnot.
Il capostipite della famiglia, François Giscard, era di religione calvinista, e svolgeva la professione di commerciante e aveva sposato nel 1632 Marguerite Aymar (1609-1692), figlia di Pierre Aymar, o Meymar, e Jeanne Guyot.
Suo padre, Jean Edmond Lucien Giscard d'Estaing (1894-1982), è stato un alto funzionario di banca[2] che al momento della nascita di Valéry si trovava in missione nella Germania di Weimar. Compie studi brillanti a Parigi (Liceo Janson-de-Sailly, Liceo Louis-le-Grand, École polytechnique, École nationale d'administration). La madre, Marthe Clémence Jacqueline Marie "May" Bardoux (1901-2003), era la figlia del deputato Achille Octave Marie "Jacques" Bardoux (1874-1959) e di Geneviève Georges-Picot (1874-1959). Il bisnonno materno, Agénor Bardoux (1829-1897) era un politico e scrittore ed aveva sposato Clémence Villa (1847-1939), figlia di Achille Villa (1818-1901), grosso banchiere, nonché presidente della camera di commercio e sindaco di Millau.
Diciottenne, partecipa a qualche azione della Resistenza francese e dopo la Liberazione di Parigi nell'agosto 1944 è inquadrato nell'esercito francese impegnato a combattere le ultime settimane di guerra contro i nazisti.
Ispettore delle finanze dal 1952, consigliere ufficioso, quindi consigliere tecnico e poi vice direttore di gabinetto di Edgar Faure, ministro delle Finanze e presidente del consiglio tra il 18 giugno 1954 e il 24 gennaio 1956.
Eletto deputato all'Assemblée Nationale nel 1956 per il Centre national des indépendants et paysans (CNI), una formazione di centrodestra. È nominato sottosegretario alle Finanze nel governo formato il 18 ottobre 1957 da Antoine Pinay, che tuttavia non ottiene l'investitura dell'Assemblée Nationale. Rieletto deputato nel 1958,[3] è favorevole all'avvento della Quinta Repubblica francese. Segretario di Stato alle Finanze dal 1959 al 1962[4]. È ministro delle Finanze e degli Affari economici dal 1962 al 1966 e dell'Economia e delle Finanze dal 1969 al 1974, diventando in pratica l'uomo forte dell'economia francese. Nel 1966 esce dal CNI - da cui aveva già incominciato a prendere le distanze dal 1962 - e fonda il movimento dei Républicains Indipéndents (RI), d'ispirazione liberale.
Nel 1966, escluso dal governo, incomincia a prendere le distanze dal presidente della Repubblica Charles de Gaulle e, in occasione del referendum indetto da quest'ultimo per il 27 aprile 1969, avente come oggetto la riforma del Senato e delle Regioni, si schiera nettamente per il "no", che sarà infatti prevalente costringendo l'ormai anziano capo dello Stato a dimettersi all'indomani della consultazione.
Alle elezioni presidenziali del 1969 appoggia la candidatura di Georges Pompidou, che una volta eletto presidente della Repubblica richiamerà Giscard al governo affidandogli il ministero dell'Economia e delle Finanze. Giscard asseconda la linea economica promossa da Pompidou, che mira a favorire in tutti i modi il processo di industrializzazione della Francia e la piena occupazione, ma affronta blandamente la galoppante inflazione. In occasione di un rimpasto del governo di Pierre Messmer, nel marzo 1973 Giscard è promosso al rango di ministro di Stato[5]. Pochi giorni dopo la morte di Pompidou, avvenuta in corso di mandato il 2 aprile 1974, si candida alle elezioni presidenziali presentandosi come l'espressione dello schieramento liberale, estraneo alle idee golliste. La sua candidatura ha immediatamente l'effetto di spaccare il centrodestra: in rotta con i "baroni del gollismo",[6] il ministro dell'Interno Jacques Chirac dichiara che voterà per Giscard, e insieme con lui 39 deputati e tre membri del governo appartenenti al suo partito. Con l'effetto di spiazzare il candidato ufficiale del partito gollista, l'ex Primo Ministro Jacques Chaban-Delmas, già indebolito da una campagna di stampa diffamatoria e da alcuni errori tattici.[7] Dal suo canto, Giscard sperimenta per la prima volta una campagna presidenziale all'americana, e anche grazie al suo aspetto giovanile riesce a "bucare" perfettamente il teleschermo.
Al primo turno, Giscard conquista il 32,6%, andando al ballottaggio con François Mitterrand che ha il 43,2% dei voti. Chaban-Delmas raccoglie solo il 15,1%, ed è quindi escluso. Al dibattito televisivo che precede il secondo turno Giscard ha la meglio sul candidato socialista, grazie anche a una frase memorabile assestata alla sprovvista: "Lei, signor Mitterrand, non ha il monopolio del cuore". Il 19 maggio, giorno del ballottaggio, Giscard vince di misura con il 50,8% dei voti. A 48 anni, è il più giovane presidente della Quinta Repubblica francese, primato battuto successivamente solo da Emmanuel Macron (eletto a 39 anni nel 2017).
Il 27 maggio 1974, una volta insediatosi all'Eliseo,[8] Giscard si sdebita con Jacques Chirac nominandolo Primo ministro.[9] Ma i rapporti fra i due finiscono per deteriorarsi. Chirac si dimette sbattendo la porta il 25 agosto 1976,[10] ed è sostituito dall'economista liberale Raymond Barre.
Giscard, consapevole di essere stato eletto per un'incollatura, soprattutto nel corso dei primi dodici mesi del suo settennato cerca di stemperare il clima conservatore della Francia dell'epoca adottando dei provvedimenti di stampo progressista (il changement dans la continuité) e accettando il confronto diretto con i maggiori rappresentanti dell'opposizione (la décrispation). Due donne dalla forte personalità entrano a far parte del governo: Simone Veil e Françoise Giroud[11]. La maggiore età è abbassata da 21 a 18, le possibilità di chiedere il divorzio sono ampliate, l'adulterio è depenalizzato ed è legalizzato l'aborto. Sono unificati gli studi medi (il "college unique"). Sono resi più incisivi i poteri delle due Camere, con l'istituzione del question time e della possibilità attribuita a un gruppo formato da almeno 60 deputati o senatori di impugnare le leggi appena approvate e non ancora promulgate davanti al Consiglio costituzionale. E a far parte di questo organismo, chiama l'eminente costituzionalista Georges Vedel, rompendo la tradizione che dal 1958 vedeva la nomina di uomini politici di provata fede gollista. Parigi è dotata di uno statuto speciale, che prevede il ripristino dopo un secolo della carica di sindaco (le prime elezioni si terranno nel 1977, venendo vinte proprio da Jacques Chirac, suo ex primo ministro). E uno dei primi atti di Giscard presidente, è di raccomandare al governo di porre un freno alla realizzazione nella Capitale di uffici, grattacieli e autostrade urbane[12]. Sono finanziati i lavori del TGV Parigi-Lione, che sarà inaugurato il 27 settembre 1981 dal suo successore François Mitterrand.
Europeista convinto da sempre, è su suo impulso se dal 1979 il Parlamento europeo è eletto a suffragio universale. Promuove l'istituzione del Consiglio d'Europa e la nascita della moneta unica (con Helmut Schmidt condivide la paternità dell'ECU). Grazie alle sue competenze nel campo economico e alla sua padronanza delle lingue straniere, Giscard tiene sempre banco nel corso dei primi summit fra i paesi più industrializzati del mondo (i G6, divenuti in seguito G7 e poi G8), organismo di cui è promotore nel novembre 1975.[13] Per attenuare la sua apparenza di tecnocrate freddo e altezzoso,[14] non esita ad adottare espedienti di carattere demagogico come, ad esempio, quello di accettare gli inviti a pranzo da parte dei francesi qualunque. Risale al suo settennato l'organizzazione di un garden party per migliaia di invitati nei giardini dell'Eliseo ogni 14 luglio, tradizione che sarà sospesa nel 2010 da Nicolas Sarkozy. Arriva al punto da pilotare personalmente l'elicottero presidenziale, e a volte lascia nottetempo la sua abitazione privata, forse per recarsi ad appuntamenti galanti (in una di queste occasioni la sua automobile sarà coinvolta in un incidente automobilistico avvenuto alle prime ore dell'alba).
Ma il suo settennato è messo a dura prova dalla crisi economica internazionale innescata dalle due successive crisi petrolifere: la prima, scoppiata nel 1973, alla fine del settennato interrotto di Georges Pompidou, e la seconda esplosa nel 1979.[15] Con la nomina di Barre, la linea economica del governo muta di rotta, passando dal dirigismo al liberalismo, sia pure temperato da una politica di rigore volta alla stabilizzazione del franco. All'interno, il finire degli années Giscard è caratterizzato da alcune morti mai sufficientemente chiarite: il misterioso suicidio del ministro del lavoro Robert Boulin e l'assassinio di due ex ministri, Jean de Broglie (tra l'altro lontanamente imparentato con la moglie di Giscard) e Joseph Fontanet. Non mancheranno gli episodi terroristici: il 3 ottobre 1980 un attentato alla sinagoga della rue Copernic a Parigi provoca 3 morti e 46 feriti. In quell'occasione, sia Giscard sia Barre commettono dei passi falsi: il primo astenendosi dal recarsi sul luogo dell'attentato e il secondo, giunto sul posto, rendendo una dichiarazione maldestra alla stampa.
Quella di Giscard d'Estaing è l'ultima presidenza francese nel corso della quale è applicata la pena di morte. In tre casi su sette, Giscard respinge la richiesta di grazia presentata dai legali del condannato. E così tra il 1976 e il 1977, durante il suo mandato, hanno luogo le ultime esecuzioni per ghigliottinamento in luogo chiuso al pubblico.[16] Nel contempo Giscard - che nel corso della campagna per le presidenziali del 1974 aveva manifestato pubblicamente la sua avversione per la pena capitale - costituisce nel 1977 un comitato di riflessione, affidandone la presidenza a Alain Peyrefitte. Il gruppo di lavoro elaborerà un disegno di legge nel quale è prevista, tra l'altro, l'abolizione della condanna a morte. Tuttavia, quando nel marzo del 1977 lo stesso Peyrefitte è nominato guardasigilli, la soluzione abolizionistica è ritirata dal provvedimento.[17]
Non riuscirà a farsi rieleggere alle presidenziali del 1981. Da una parte, è l'obiettivo di una campagna spesso violenta di stampa che gli rimprovera, fra l'altro, il gusto un po' antiquato per le forme protocollari e l'incauta frequentazione dell'ex dittatore centrafricano Bokassa. Il secondo argomento sarà ripreso durante la campagna elettorale dai militanti dei suoi principali contendenti.[18] Dall'altra, al primo turno si trova come avversario, oltre a un agguerrito François Mitterrand, il suo ex Primo ministro Jacques Chirac. Dall'autunno del 1978, infatti, quest'ultimo conduce una guerra senza quartiere contro Giscard e il Primo ministro Barre.[19]
Il 26 aprile, al primo turno, Giscard ha il 28,3% dei voti e il candidato socialista il 25,8%. Chirac, con il suo 17,9%, non riesce a entrare nel ballottaggio, tuttavia si attiverà per provocare una forte erosione di consensi ai danni del presidente uscente. Giscard afferma di avere la certezza che, grazie all'azione sotterranea degli uomini di Chirac,[20] al secondo turno una frangia consistente dell'elettorato neo-gollista avrebbe riversato i suoi voti su Mitterrand, con l'effetto di far pendere la bilancia a favore di quest'ultimo. Tale versione dei fatti è stata confermata da Raymond Barre in un libro-intervista uscito poco prima della sua scomparsa.[21]
Chirac - che poco prima delle elezioni presidenziali si era incontrato segretamente con Mitterrand[22] - al momento in cui sono resi noti i risultati del primo turno dichiara che voterà per Giscard "a titolo personale", con un tono di una tale freddezza da suonare come un'aperta presa di distanza nei riguardi del presidente uscente.
Questa volta, nel faccia-a-faccia televisivo è Mitterrand ad avere la meglio. Il 10 maggio, i risultati del ballottaggio confermeranno le previsioni degli ultimi sondaggi: Mitterrand conquista il 51,8% battendo Giscard che ha il 48,2% dei voti.
La trasmissione del suo commiato dall'Eliseo - con l'auspicio "la Provvidenza vigili sulla Francia" e la telecamera fissa circa un minuto sulla sedia da lui lasciata vuota[23] - fu definita "la messinscena della partenza e del vuoto che ne segue"[24].
In una prima fase, si discosta dalla politica dedicandosi ai viaggi all'estero. Ma dal 1982 riprende a fare vita politica attiva, partecipando a tribune televisive e presentandosi alle elezioni per il consiglio generale del Puy-de-Dôme. Nel 1984 è eletto all'Assemblée nationale in occasione di una suppletiva. Nel 1986, rieletto deputato, presenta la sua candidatura all'elezione a presidente dell'Assemblée Nationale confidando nei voti di tutto il centrodestra, ma è costretto a ritirarla allorché la componente della maggioranza, il RPR, decide di votare per Jacques Chaban-Delmas.
Nel corso del primo settennato di François Mitterrand (1981-1988), diventa un consigliere occulto del presidente della Repubblica, che non ha mai fatto mistero della grande stima che nutre nei confronti del suo predecessore.[25] Nel marzo 1986, in occasione della formazione del primo governo di coabitazione guidato da Jacques Chirac, declina l'offerta di diventare ministro degli Esteri,[26] e lo stesso Mitterrand, contrario alla presenza di capi partito in un governo espressione dello schieramento politico a lui ostile, è restio a sottoscrivere tale nomina.[27]
Il 1º dicembre 1986, è a fianco di Mitterrand[28] alla cerimonia d'inaugurazione a Parigi del Museo d'Orsay. L'apertura del cantiere per la riconversione della Gare d'Orsay in un museo dedicato all'arte della seconda metà del XIX secolo, infatti, è una decisione presa da Giscard, come anche la scelta di Gae Aulenti come principale progettista.[29] Appartiene alla presidenza Giscard anche la concezione della Cité des sciences et de l'industrie alla Villette, anch'essa inaugurata nel 1986 da Mitterrand.
Deputato all'Assemblée Nationale dal 1984, nel 1989 si dimette per incompatibilità con il triplo mandato (è anche deputato europeo e presidente della sua Regione). Rieletto deputato nel 1993 e 1997, non si ripresenta alla elezioni legislative del 2002 cedendo il collegio elettorale a uno dei figli.
Fu presidente della commissione Esteri dell'Assemblée Nationale dal 1987 al 1989 e dal 1993 al 1997.
È parlamentare europeo dal 1989 al 1993.[30]
Presidente del Consiglio regionale dell'Alvernia dal 1986, è rieletto nel 1992 e nel 1998, ma nel 2004 è battuto dal candidato socialista. Nel 1995 tenta di farsi eleggere sindaco del capoluogo Clermont-Ferrand, ma senza successo.
Dal 1988 al 1995 è presidente dell'Unione per la Democrazia Francese (UDF), formazione politica fondata nel 1978 su suo impulso a cui aderiscono i partiti liberali e quelli centristi.
Alla vigilia delle elezioni presidenziali del 1988 Giscard non si ripresenta, ma sostiene - sia pure senza entusiasmo - la candidatura del suo ex Primo ministro Raymond Barre. Dal suo canto, Mitterrand fa di Giscard il suo candidato a Primo ministro nell'eventualità di una sua rielezione all'Eliseo. L'ipotesi è successivamente scartata giacché Mitterrand, riconfermato presidente della Repubblica per altri sette anni, preferisce sciogliere l'Assemblea Nazionale e indire le elezioni anticipate, che vedranno l'affermazione (sia pure di stretta misura) di una maggioranza a lui favorevole.
Negli ultimi mesi del 1992, approssimandosi le elezioni legislative previste per il marzo dell'anno successivo, e in vista di una maggioranza schiacciante all'insieme dei partiti centristi e di quelli di destra all'Assemblée Nationale, Mitterrand domanda all'allora ministro Bernard Tapie di sondare Giscard su una sua eventuale disponibilità a guidare un governo di coabitazione.[31] I risultati elettorali confermano la previsione della vittoria del centrodestra, tuttavia Mitterrand preferirà nominare Primo ministro l'esponente del RPR Édouard Balladur.
Alle elezioni presidenziali del 1995 Giscard appoggia la candidatura di Jacques Chirac, e in occasione di quelle del 2007 e del 2012 dichiara di votare per Nicolas Sarkozy.
Il 4 febbraio 2011, il presidente della Repubblica Sarkozy lo incarica di presiedere una commissione di dieci esperti, con il compito di stabilire la destinazione dell'Hôtel de la Marine a Place de la Concorde.
Dal 2002 è presidente del comitato consultivo dell'agenzia Fitch. Dal 2009 è presidente onorario del think thank Atomium Culture. In Italia, è presidente onorario del comitato TEBE (Tutela enti lasciti benefici)[32].
Da quando ha lasciato la presidenza della Repubblica nel 1981, Giscard non ha più rivestito cariche istituzionali. Alle elezioni presidenziali del 1995 negozia il suo sostegno alla candidatura di Jacques Chirac in cambio della nomina a un importante incarico europeo. E infatti, nel dicembre 2001 è designato alla presidenza della Convenzione europea. Lo scopo di questa Convenzione è di unificare i diversi trattati europei e creare una bozza di costituzione. Il testo finale è messo a punto nel 2003, e quindi firmato a Roma dai capi di Stato e di governo dei paesi dell'Unione europea nell'ottobre 2004. Ma il voto contrario del 55% dei francesi al referendum del 29 maggio 2005 sulla ratifica, oltre a seppellire la costituzione europea, è uno smacco per Giscard. Il Trattato di Lisbona del 2007 riprenderà in gran parte le disposizioni della costituzione.[33]
Nel 2002, rilevando le forti differenze culturali, dichiara pubblicamente la sua decisa contrarietà all'entrata della Turchia nell'UE, sostenendo che un suo eventuale ingresso segnerebbe la fine dell'Unione europea rendendo impraticabile una vera integrazione politica (la Turchia diverrebbe lo Stato più grande e popoloso dell'Unione), nella stessa circostanza Giscard d'Estaing fa inoltre notare come la Turchia non possa essere considerata un paese europeo avendo il 95% della propria popolazione (oltre che la propria capitale) in un altro continente.[34]
Nel 2003 è eletto membro dell'Académie Française, succedendo a Léopold Sédar Senghor che fu il primo presidente del Senegal.
Nel 1995 è eletto membro dell'Accademia reale delle Scienze economiche e finanziarie di Spagna, e nel 2008 è eletto membro aggregato dell'Accademia Reale del Belgio, classe delle Lettere e delle Scienze morali e politiche.
In quanto ex presidente della Repubblica, è membro di diritto del Consiglio costituzionale. Ma ha accettato di entrare a far parte del prestigioso organismo solo dal 2005.
Sposato con Anne-Aymone Sauvage de Brantes, ebbe quattro figli, uno dei quali, Louis, dal 2002 al 2012 è stato deputato all'Assemblée Nationale, venendone poi eletto vice presidente il 7 luglio 2011. La nipote Aurore è stata sposata per alcuni anni con l'attore Timothy Hutton.
Valéry Giscard d'Estaing è morto ad Authon il 2 dicembre 2020 all'età di 94 anni, per complicazioni da COVID-19, che aveva contratto durante un ricovero in ospedale. Dopo i funerali, celebrati in forma strettamente privata, è stato sepolto nella tomba di famiglia nel cimitero cittadino.
È autore di numerosi saggi e perfino di un romanzo rosa: Le passage (1994). Una versione ridotta dei primi due tomi delle sue memorie Le pouvoir et la vie è stata pubblicata in Italia nel 1994 con il titolo Il potere e la vita. Il terzo volume, Choisir, è uscito in Francia nel 2006, ma non è stato ancora tradotto in italiano.
Nel settembre 2009 è annunciata l'uscita di un suo nuovo romanzo, La Princesse et le Président, nel quale è narrata la love story fra due personaggi ricalcati sulla stessa figura dell'ex presidente della Repubblica e di Lady Diana.[37]. Nel 1996, l'allora principessa di Galles aveva preso parte a un gala di beneficenza a Versailles promosso dalla fondazione presieduta da Anne-Aymone Giscard d'Estaing. Dal canto suo, l'ex capo dello Stato ha dichiarato che il suo libro è basato su fatti di pura fantasia.[38]
Gran maestro e cavaliere di gran croce dell'Ordine della Legion d'onore | |
Gran maestro e cavaliere di gran croce dell'Ordine Nazionale al Merito | |
Croix de guerre 1939-1945 | |
Cavaliere di gran croce dell'Ordine reale norvegese di Sant'Olav (Norvegia) | |
— 1962 |
Gran Croce al Merito con Placca e Cordone dell'Ordine al Merito della Repubblica Federale Tedesca | |
— 1965 |
Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana (Italia) | |
— 1º ottobre 1973[40] |
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine pro merito Melitensi (SMOM) | |
— 1974 |
Classe speciale della gran croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Federale Tedesca | |
— 1975 |
Gran Collare dell'Ordine di San Giacomo della Spada (Portogallo) | |
— 14 ottobre 1975 |
Gran cordone dell'Ordine della Repubblica (Tunisia) | |
— 1975 |
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine nazionale della Croce del Sud (Brasile) | |
— 1976 |
Collare dell'Ordine di Isabella la Cattolica (Spagna) | |
— 26 ottobre 1976[41] |
Collare dell'Ordine di Carlo III (Spagna) | |
— 28 giugno 1978[42] |
Cavaliere dell'Ordine dell'elefante (Danimarca) | |
— 12 ottobre 1978[43][44] |
Gran collare dell'Ordine dell'infante Dom Henrique (Portogallo) | |
— 21 ottobre 1978[45] |
Nansen Refugee Award (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) | |
— 1979 |
Cavaliere dell'Ordine dei Serafini (Svezia) | |
— 6 giugno 1980[46] |
Premio Carlo Magno | |
— 2003 |
Cavaliere dell'Ordine al Merito dello Stato di Baden-Wuerttemberg (Baden-Wuerttemberg) | |
— 8 aprile 2005 |
Balì gran croce di onore e di devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM) | |
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Nazionale al Merito (Guinea) | |
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