Pier Silvio Berlusconi (Milano, 28 aprile 1969) è un imprenditore e dirigente d'azienda italiano.
Figlio di Silvio Berlusconi, è azionista di Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi che controlla il Gruppo Mediaset (dal 2021 MFE - MediaForEurope) di cui è vicepresidente esecutivo e amministratore delegato. È anche presidente e amministratore delegato di RTI, la società italiana che esercita tutte le attività televisive del gruppo Mediaset. È membro dei consigli di amministrazione di MFE - MediaForEurope, Mediaset España, Mondadori e Publitalia.
Pier Silvio è secondogenito di Silvio Berlusconi[1][2] e della sua prima moglie Carla Dall'Oglio (1940). È fratello di Marina; ha poi altri tre fratellastri, Barbara, Eleonora e Luigi, figli della seconda moglie di Berlusconi, Veronica Lario. I suoi nonni paterni erano Luigi Berlusconi (1908-1989) e Rosa Bossi (1911-2008[3]), gli zii paterni Maria Antonietta (1943-2009[4]) e Paolo Berlusconi. Nel 1976 Pier Silvio va a vivere insieme a tutta la famiglia in Spagna, in seguito a presunte minacce di un suo rapimento da parte della mafia, che, secondo Silvio Berlusconi, aveva in Vittorio Mangano il suo tramite a Villa San Martino ad Arcore.[5]
Si è diplomato al liceo classico a Milano, e successivamente si è iscritto al corso di laurea in filosofia presso l'Università di Milano, ma non ha completato gli studi.[6]
Inizia la sua esperienza professionale nel 1992 nel marketing di Publitalia, la concessionaria pubblicitaria del Gruppo, e successivamente nella rete televisiva Italia 1. Nel novembre 1996 diventa responsabile del coordinamento palinsesti e programmi delle reti Mediaset. Nel 1999 viene nominato vicedirettore generale Contenuti di R.T.I., la società che esercita l'attività televisiva. Dall'aprile 2000 è vicepresidente di Mediaset (ora MFE), di cui diventa anche amministratore delegato nel 2015.[7]
Durante il suo mandato, l’8 aprile 2016, stipula un accordo con Vivendi per lo sviluppo di nuovi progetti e uno scambio paritetico di partecipazioni tra le capogruppo del 3,5%. I progetti riguardano la creazione di una major europea per la creazione di contenuti su scala internazionale valorizzati dalla distribuzione sulle reti tv dei due gruppi in Italia, Francia e Spagna; una piattaforma pan-europea di streaming di contenuti on demand e l’ingresso di Mediaset Premium in un grande network internazionale di pay tv.[8] Successivamente, nel luglio 2017, Vivendi annuncia la volontà di voler modificare l'accordo, richiesta che Mediaset respinge e da cui nasce un contenzioso[9][10] tra le due società che si concluderà solo il 3 maggio 2021 con un nuovo accordo.[11][12]
Nel 2019 porta il gruppo ad acquisire azioni di ProSiebenSat.1, il secondo gruppo radio televisivo europeo per numero di famiglie raggiunte, per una quota pari al 9,6%.[13] Acquisti successivi portano Mediaset a possederne il 25,01%, diventando così nel 2022 il primo azionista.[14]
Il 1º ottobre 2021, su proposta di Pier Silvio Berlusconi, il Cda di Mediaset annuncia che proporrà all’Assemblea degli azionisti la modifica della denominazione della società in MFE-MediaForEurope.[15][16] Il 25 novembre 2021 l’Assemblea approva il progetto.[17]
Dalla relazione con la modella Emanuela Mussida è nata nel 1990 Lucrezia Vittoria Berlusconi che nel 2021 lo rende nonno a 52 anni.[18]
Dal 2002 ha una relazione con la conduttrice tv Silvia Toffanin, dalla quale il 10 giugno 2010 ha avuto il figlio Lorenzo Mattia e il 10 settembre 2015 la figlia Sofia Valentina.[19]
La famiglia vive abitualmente in una residenza nel borgo di Paraggi, adiacente al comune di Portofino che, il 20 ottobre 2019, ha conferito a Pier Silvio Berlusconi il titolo di Cittadino onorario.[20]
Pier Silvio Berlusconi, insieme alla sorella Marina, è stato iscritto nel registro degli indagati nell'ambito del processo Mediaset sulla compravendita di diritti televisivi con l'accusa di riciclaggio di denaro sporco. Le loro posizioni sono state stralciate e contestate in un procedimento separato dal processo principale, in cui il padre Silvio Berlusconi è stato condannato in appello a 4 anni di reclusione e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. Le loro posizioni sono state archiviate, su richiesta della Procura, dal giudice per l'udienza preliminare nel novembre del 2006.[21]
Nel gennaio 2010 gli viene contestata la frode fiscale nell'ambito dell'inchiesta Mediatrade-Rti.[22] Il 18 ottobre 2011 il GUP di Milano rinvia a giudizio Pier Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri e proscioglie Silvio Berlusconi ritenendo le prove a carico di quest'ultimo insufficienti.[23][24]
Già l'8 luglio seguente Berlusconi jr e Confalonieri vengono prescritti per i fatti del 2005 e assolti per quelli del 2006, 2007 e 2008 "perché il fatto non costituisce reato".[25][26] Il 17 marzo 2016 la Corte d'Appello di Milano ribalta la sentenza di primo grado condannando con sospensione condizionale Berlusconi e Confalonieri a 1 anno e 2 mesi di reclusione per i fatti del 2007 mentre vengono prescritti per quelli del 2006 e assolti per quelli del 2008 «perché il fatto non è più previsto come reato». La Corte dispone come pene accessorie l'interdizione temporanea dagli uffici direttivi e il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione oltre a un risarcimento per ora di 20.000 euro all'Agenzia delle Entrate. Il 18 ottobre 2016 la Cassazione ha annullato senza rinvio le condanne per frode fiscale ad un anno e due mesi di reclusione emesse in appello nel processo Mediatrade[27] rendendo definitivo quanto stabilito in primo grado.
Coinvolto insieme al padre anche nell'inchiesta Mediatrade di Roma del 2010 (presunta frode fiscale da 20 milioni realizzata tramite l'emissione di false fatturazioni per 220 milioni), il 16 febbraio 2012 viene chiesto il rinvio a giudizio per i Berlusconi e per altri dirigenti Mediaset ma già il 27 giugno seguente il giudice dell'udienza preliminare Pierluigi Balestrieri emette una sentenza di non luogo a procedere nei confronti di tutti gli imputati per prescrizione (evasione fiscale e violazione delle norme tributarie) per i fatti del 2003 e "perché il fatto non sussiste" per quelli del 2004.[28] La richiesta di ricorso viene poi rigettata dalla Terza sezione penale della Cassazione il 6 marzo 2013 archiviando il procedimento.[29]
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