Mediterraneo (film)

Mediterraneo
Mediterraneo (film).jpg
Diego Abatantuono e Claudio Bigagli in una scena del film
Paese di produzioneItalia
Anno1991
Durata96 min
89 min (versione internazionale)
Rapporto1,66:1
Generecommedia, drammatico
RegiaGabriele Salvatores
SoggettoEnzo Monteleone
SceneggiaturaEnzo Monteleone
ProduttoreGianni Minervini
Casa di produzioneA.M.A. Film, Cecchi Gori Group, Pentafilm, Silvio Berlusconi Communications
Distribuzione in italianoPentafilm Distribuzione
FotografiaItalo Petriccione
MontaggioNino Baragli
Effetti specialiGiovanni Corridori
MusicheGiancarlo Bigazzi, Marco Falagiani
ScenografiaThalia Istikopoulou
Interpreti e personaggi

Mediterraneo è un film del 1991, diretto da Gabriele Salvatores, con Diego Abatantuono, Claudio Bigagli, Claudio Bisio e Giuseppe Cederna, ispirato e liberamente tratto dal romanzo Sagapò di Renzo Biasion.[1]

La pellicola ha vinto l'Oscar al miglior film in lingua straniera nel 1992.

Trama

Nel giugno 1941, al termine della campagna italiana di Grecia, otto militari italiani sbarcano su una piccola isola del mar Egeo, con il compito di stabilirvi un presidio. Oltre al tenente Raffaele Montino, un insegnante di latino e greco al ginnasio appassionato di pittura, che li comanda, tra i soldati troviamo il rude sergente maggiore Nicola Lorusso, il suo "assistente" Luciano Colassanti, i fratelli Libero e Felice Munaron, che, originari delle Alpi venete, non hanno mai visto il mare, il montanaro Eliseo Strazzabosco, maestro di sci, il disertore Corrado Noventa, che scrive continuamente alla moglie, e il più giovane di tutti Antonio Farina. L'isola appare deserta in quanto è stata parzialmente abbandonata dalla popolazione greca dopo aver subito la precedente sanguinosa occupazione tedesca. I soldati si rivelano assolutamente inadatti all'attività militare e la prima notte di permanenza uccidono per errore Silvana, l'asina di Strazzabosco che, per vendetta, rompe la radio, isolando di fatto il gruppo dal conflitto bellico; presto, sfruttando l'isolamento geografico, l'impossibilità di comunicare con il comando e l'apparente solitudine dell'isola, incominciano tutti a dedicarsi ad attività del tutto estranee alla guerra, compreso Lorusso, l'unico di loro che aveva già combattuto seriamente e si era guadagnato il grado nella campagna d'Africa. Montini riprende a disegnare e dipingere e fa conoscere a Farina la poesia e la letteratura greca, che il piccolo soldato leggerà giorno e notte. Libero e Felice scelgono di restare nella parte alta dell'isola, a loro più familiare, dove poi conosceranno una giovane pastorella con la quale faranno entrambi l'amore fino a metterla incinta.

La popolazione presente sull'isola, composta esclusivamente da donne, vecchi, bambini e da un prete ortodosso, sfuggiti alla deportazione che i tedeschi avevano inflitto ai maschi adulti, compare all'improvviso uscendo dai nascondigli nei quali si era rifugiata nel corso dello sbarco degli italiani. Gli isolani hanno avuto modo di osservare di nascosto quei soldati e hanno compreso che sono ben diversi dai tedeschi, che stavolta per loro non ci sono pericoli e che si può tentare una collaborazione. L'isola si rianima di un'umanità nuova, con la quale il gruppo di soldati stringe diverse forme di legame e di sodalizio. Inoltre il prete chiede al tenente Montini di restaurare gli affreschi della chiesa ("Gratis, naturalmente") sfruttando le sue abilità pittoriche, che ha notato mentre il professore stava dipingendo il ritratto di uno degli abitanti dell'isola.

Un giorno sull'isola approda il turco Aziz, il quale, la sera stessa, offre agli italiani il fumo dell'oblio. Durante la notte, approfittando dei postumi della festa, Aziz ruba armi, soldi ed orologi ai militari. Con la scusa del furto degli effetti personali e la radio da tempo inutilizzabile, per i militari italiani la vita scorre tranquilla, animata solo dalle vicende personali, lunghe partite a calcio, e dalle frequentazioni a casa della bella Vassilissa, la prostituta dell'isola, che si pone al servizio dei militari italiani. La vita da soldati e le relative gerarchie diventano via via un pallido ricordo.

Un giorno, tre anni dopo lo sbarco dei soldati, un aereo da ricognizione italiano è costretto a compiere un atterraggio d'emergenza sull'isola. Il pilota è il tenente Carmelo La Rosa, il quale, esterrefatto, comunica ai soldati ciò che è avvenuto in Italia negli ultimi tempi: la caduta del fascismo, l'8 settembre, la fondazione della RSI e l'armistizio con gli anglo-americani firmato dall'Italia. Per i soldati quindi si pone il problema del rientro in patria.

Di Vassilissa finisce per innamorarsi profondamente Farina, che finisce col rivendicare il suo sentimento verso la ragazza e farla diventare la sua fidanzata. Il tempo a sua disposizione lo trascorreva inizialmente solo parlando con lei, ma dopo aver fatto l'amore per la prima volta, intima a tutti gli altri di non avvicinarsi a lei minacciandoli col fucile. Farina sposa Vassilissa nella chiesa affrescata da Montini (che ha riprodotto negli affreschi i volti di tutti i suoi compagni), ma durante la cerimonia succede un fatto che sembra calare un'ombra sul legame dei due. Dopo aver bevuto insieme, Farina deve rompere il bicchiere di vetro lanciandolo a terra, gesto simbolico per suggellare la loro unione, ma il bicchiere urta una pedana di legno e rimane intero. Allora Lorusso, nell'immobilità generale, esce dal banco e rompe il bicchiere pestandolo col suo scarpone. Un presagio di quello che Lorusso farà, permettendo a Farina di restare sull'isola.

Durante la festa organizzata per festeggiare le nozze, Noventa, l'unico che non è riuscito ad abituarsi alla vita dell'isola, fugge con una barca trovata in riva al mare; intanto Colasanti confessa a Lorusso di essersi innamorato di lui.

Alla fine tutti tornano a malincuore in Italia a bordo di una motobarca inglese, eccetto Farina, che, per poter rimanere con Vassilissa, diserta e si nasconde in un barile di olive con la complicità di Lorusso, che finge di averlo cercato senza riuscire a trovarlo.

Molti anni dopo il professor Montini, ormai invecchiato, accetta l'invito di Farina a recarsi di nuovo sull'isola. Il turismo di massa ha ormai stravolto la piccola isola greca e il tenente, dopo avere reso omaggio alla tomba di Vassilissa, torna a trovare Farina, insieme al quale Montini trova a sorpresa il sergente Lorusso, che, deluso dell'Italia del dopoguerra, nella quale non si è affatto compiuto quel processo di rinnovamento in cui lui sperava fortemente, aveva scelto molti anni prima di tornare sull'isola e ricongiungersi a quel compagno d'armi dal quale un tempo sembravano dividerlo tante cose.

«Non si viveva poi così bene in Italia, non ci hanno lasciato cambiare niente... e allora gli ho detto... avete vinto voi, ma almeno non riuscirete a considerarmi vostro complice... così gli ho detto, e son tornato qui...»

Ambientazione

Il film è girato nella isola greca di Castelrosso (Megisti in lingua greca), posta a est di Rodi, nel Dodecaneso.[2]

Critica

Con il lungometraggio Mediterraneo, premiato agli Academy Awards del 1992 come miglior film straniero, si conclude la cosiddetta "trilogia della fuga"[3], composta da Marrakech Express del 1989 e da Turné del 1990, ovvero il trittico di film diretti da Salvatores dedicati alla poetica della fuga verso una nuova forma di interiorità, di individualità, di impegno non condizionato da fattori ideologici, da miti collettivi, da figure guida carismatiche ma corruttibili.

Il film è accompagnato dalla citazione di una frase di Henri Laborit («In tempi come questi la fuga è l'unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare») e si chiude con una didascalia significativa ed emblematica: «Dedicato a tutti quelli che stanno scappando».[4]

Mediterraneo è un film generazionale[5], ovvero un'opera che identifica, esprime e incarna la riflessione storica di una determinata generazione. La generazione alla quale il regista appartiene e alla quale si rivolge è quella che agli inizi degli anni novanta si ritrova orfana di un impegno politico «in bilico tra una utopia che sfuma e un realismo che incombe»[6].

Versioni

Il film è stato commercializzato in Italia e negli Stati Uniti in due diverse versioni che differiscono tra loro per la durata complessiva. La versione per il mercato americano infatti, diffusa successivamente anche in Italia attraverso i formati VHS e DVD, risulta essere più breve di 13 minuti. L'originale è di 99 minuti, mentre quella americana è di 89 minuti.

I tagli, come riferisce lo stesso Salvatores nell'intervista allegata alla versione DVD, edita dalla Cecchi Gori Home video nel 2006, furono effettuati dalla stessa Miramax (la società di distribuzione che aveva acquistato i diritti del film per il mercato americano)[7].

Vi sono ulteriori altre versioni che negli anni sono state distribuite in completa autonomia, contro il parere del regista. I tagli furono fatti su molte battute di Lorusso, come quella iniziale sull'esportazione degli asini da parte dei greci in tutto il mondo, il discorso con il tenente e la risposta prima di andare a coricarsi. I tagli per altro snaturano molto il personaggio e sovente fanno perdere il senso delle scene[7].

Vi sono inoltre altre scene che non videro mai la luce, scene oniriche che rappresentano alcuni momenti di pazzia dei personaggi, come la pastorella che viene vista come una sirena dai fratelli Munaron, durante un bagno e Montini che vede Omero durante un colpo di sole, alla ricerca della sua tomba[7].

Riconoscimenti

Note

  1. ^ Morto Biasion l'autore di ' Sagapò', in Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 27 giugno 2018.
  2. ^ Mediterraneo (1991), IMDb. URL consultato il 22 novembre 2010.
  3. ^ Mediterraneo (PDF), apav.it. URL consultato il 22 novembre 2010.
  4. ^ Tra il sole e il mare non esistono nemici, ClaudioBisio.it. URL consultato il 22 novembre 2010 (archiviato dall'url originale il 18 febbraio 2009).
  5. ^ Mediterraneo, ComingSoon.it. URL consultato il 22 novembre 2010.
  6. ^ Roberto Escobar, Mediterraneo, MyMovies. URL consultato il 22 novembre 2010.
  7. ^ a b c Le diverse versioni di Mediterraneo, su garda2o.wordpress.com.
  8. ^ Enrico Lancia, Ciak d'oro, su books.google.it. URL consultato il 13/04/20.

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