«Come possiamo sapere se abbiamo compreso il senso di una musica? Dall'emozione che ci procura. È un criterio soggettivo, eppure è l'unico che funziona veramente.[1]»
Maurizio Pollini (Milano, 5 gennaio 1942 – Milano, 23 marzo 2024[2][3][4]) è stato un pianista e direttore d'orchestra italiano.
Figlio dell'architetto razionalista Gino Pollini[5] e della musicista Renata Melotti (sorella dello scultore Fausto Melotti), dotato sin da bambino d'impressionante talento musicale, iniziò lo studio del pianoforte con Carlo Lonati e proseguì gli studi fra i 13 e i 18 anni con Carlo Vidusso[6]. Nel 1957 vinse il secondo premio (consistente in 600 franchi svizzeri) al "Concorso Internazionale di Esecuzione Musicale" di Ginevra, con 222 candidati da tutta Europa (il primo premio andò a Martha Argerich);[7] nel 1959 vinse il primo premio del Concorso pianistico internazionale Ettore Pozzoli di Seregno.
Diplomatosi al Conservatorio di Musica Giuseppe Verdi di Milano (dove aveva studiato anche composizione), vinse nel 1960 il Concorso Chopin a Varsavia.[8] In quell'occasione Arthur Rubinstein, membro della giuria, dopo aver ascoltato Pollini disse, rivolgendosi agli altri membri: "Questo giovane suona tecnicamente già meglio di tutti noi!",[9][10] affermando inoltre che la sua maturità interpretativa era "di gran lunga superiore a quella degli altri concorrenti."[11] Successivamente, il critico musicale Piero Rattalino, avendo assistito all'esecuzione di quattro Studi di Chopin durante il concorso, esclamò: "Questo giovane, o diventerà il più grande pianista del mondo, o finirà in manicomio!". Gli studi sono particolarmente noti per le considerevoli difficoltà e complessità. Pertanto, eseguirne quattro a una competizione e in così giovane età costituì un fatto senza precedenti che suscitò scalpore (considerando anche il livello molto alto delle esecuzioni).[12][13]
Qualche tempo dopo la vittoria, il maestro pubblicò, tra il 1960 e il 1968, alcune registrazioni per conto della casa discografica EMI. Registrò musiche di Chopin: due notturni op. 15 (no. 1 e 2), i notturni op. 27, la ballata op. 23, la polacca op. 53, il concerto per pianoforte e orchestra op. 11 con la Philharmonia Orchestra sotto la direzione di Paul Kletzki[14] e gli Studi opp. 10 e 25. Questi ultimi, registrati assieme alla Polacca op. 44 e all'Improvviso op. 51 no. 3 nel settembre 1960, non vennero mai pubblicati per volere del pianista, il quale preferiva evitare di essere etichettato dal pubblico come interprete di musica esclusivamente chopiniana. Cancellò dunque i concerti in programma in tutta Europa per circa un anno e mezzo, periodo durante il quale approfondì lo studio di partiture classiche, romantiche e contemporanee.[15] Le registrazioni degli studi, rimaste inedite per più di cinquant'anni, saranno poi pubblicate per la prima volta da Testament nel 2011.[16]
«Dopo la vittoria ho avuto molte richieste, come se fossi nella situazione di avviare una carriera normale. Io a questo non ero preparato. Volevo maturare con calma. Questa scelta ha avuto conseguenze non positive sul piano pratico: dopo un paio d'anni nessuno si ricordava più di me. Ricevevo pochissime proposte rispetto a quel che si era prospettato prima.[17]»
Contemporaneamente, intraprese dei corsi di perfezionamento con Arturo Benedetti Michelangeli, che avevano luogo nella sua villa vicino a Bolzano, dove il maestro era solito ospitare i suoi studenti. Durante le lezioni, Pollini ricevette molti consigli preziosi (in particolar modo una "diteggiatura magnifica per i trilli"[18], che egli utilizza ancora oggi), i quali contribuirono alla sua formazione e a creare un legame stretto con lo strumento. I corsi però durarono relativamente poco, in quanto per Pollini studiare più a lungo con Michelangeli avrebbe significato suonare "come voleva il maestro", cosa che non apprezzava. Michelangeli, dal canto suo, diceva che c'era "ben poco da insegnare a Pollini"[senza fonte].
A partire dalla metà degli anni sessanta iniziò un'importante carriera concertistica, cimentandosi con le maggiori orchestre europee, americane e asiatiche. Ha esordito negli Stati Uniti nel 1968,[5] suonando la seconda sonata di Boulez e mostrando per la prima volta, al pubblico d'oltreoceano, il suo interesse per la musica contemporanea. Nel 1972 stipulò un contratto in esclusiva con Deutsche Grammophon[19] e compì la prima tournée in Giappone nel 1974. Dopo il 1980 intraprese, seppur in rare occasioni, l'attività di direttore d'orchestra.
L'appartenenza a una famiglia della borghesia illuminata[non chiaro] milanese ha influito sulla sua vasta formazione extra-musicale e sulla scelta d'impegnarsi, da intellettuale a tutto tondo, in varie occasioni, anche in campo politico e sociale[senza fonte].
Fu legato a Claudio Abbado da un'amicizia e da un fecondo sodalizio artistico pluridecennale.[20]
È morto a Milano il 23 marzo 2024 all'età di 82 anni.[2][3][4] La camera ardente è stata allestita il 26 marzo nel foyer del Teatro alla Scala; i funerali sono stati celebrati in forma privata.[21][22]
Pollini era sposato con la pianista Marilisa Marzotto, conosciuta durante una lezione di armonia a 11 anni, dalla fine degli anni sessanta; vivevano a Milano. Anche Marzotto è stata allieva di Benedetti Michelangeli. Hanno un figlio, Daniele, stimato pianista e compositore.
Nel 1961, Pollini s'iscrisse alla facoltà di Fisica, ma avendo frequentato il liceo classico e non essendo quindi abbastanza ferrato in materia, non sostenne alcun esame; l'esperienza fu dunque breve.[23] Rimase comunque appassionato lettore di divulgazioni scientifiche, con "interesse reale ma dilettantesco".[24]
«Quando prendo in mano una partitura o studio un pezzo, io punto innanzitutto alla ricerca di aspetti comunicativi, a cose che davvero possano darci gioia. È un mio percorso profondo e personale. Non c'è niente da spiegare: non si può oggettivare l'emozione musicale, e questo riguarda sia l'interprete che l'ascoltatore. Ognuno di noi sente un pezzo in modo diverso […]. C'entra, certamente, il rispetto dei segni del compositore. Ma al di là di questo conta la prima qualità d'ascolto, la più diretta, immediata e anche selvaggia.[1]»
È considerato uno dei più grandi pianisti della nostra epoca. Molto selettivo, per sua stessa ammissione, nella scelta del repertorio[17][25], esteso ma non particolarmente variegato, è soprattutto noto per le sue interpretazioni di Beethoven, Chopin, Schubert, Schumann e della seconda scuola di Vienna (Schönberg, Berg e Webern). Ha interpretato spesso anche compositori del periodo barocco (come Bach e Scarlatti, quest'ultimo mai affrontato in pubblico), classico (come Mozart), tardo-romantico: in particolare Brahms, il cui secondo concerto costituisce una delle sue più famose e acclamate interpretazioni; Liszt, specie la Sonata in si minore e i pezzi più sperimentali composti negli ultimi anni di vita (anche se, in alcune occasioni, ha offerto al pubblico lo studio trascendentale n. 10, come bis). Agli esordi aveva mostrato un certo interesse anche verso la letteratura pianistica russa (soprattutto Prokofiev e Stravinsky), poi a mano a mano venuto attenuandosi. Da sempre dedito alla musica contemporanea, della quale è grande estimatore e assiduo promotore, si è spesso dedicato all'esecuzione di opere di numerosi autori contemporanei come Pierre Boulez, Luigi Nono, Luciano Berio e Karlheinz Stockhausen, sia come solista che in collaborazione con altri musicisti. Numerose composizioni del nostro tempo sono state scritte espressamente per lui. Fra le più note si possono ricordare ...Sofferte onde serene... di Nono, Masse: omaggio a Edgard Varèse di Giacomo Manzoni e la quinta sonata di Salvatore Sciarrino.
«Sono sempre stato tremendamente esigente, ho voluto privilegiare assolutamente ed esclusivamente le composizioni che non potevano per nessuna ragione al mondo darmi un momento di mancanza di entusiasmo, opere di cui ero entusiasta al massimo grado e di cui sarei sempre rimasto tale. Sono pezzi con cui devo poter avere un rapporto, per così dire, permanente. Il che naturalmente mi ha fatto anche perdere molte possibilità. Ma se non suono un autore non vuol dire che non lo apprezzi. Ci sono grandissimi che ho molto trascurato: per esempio Ravel, o Scarlatti.[17]»
Pollini è noto per l'ottima tecnica e per la padronanza dello strumento. Da questo punto di vista il "testo simbolo" con cui si è da sempre identificato sono gli Studi di Chopin, che testimoniano la perfezione della sua tecnica (si veda in particolar modo la sopracitata registrazione edita da Testament nel 2011, risalente a quando ancora era diciottenne).
Nell'arco della sua carriera ha sempre prestato grande attenzione agli aspetti formali e d'insieme dei brani suonati, cercando di renderli con la maggior chiarezza possibile, anche a discapito a volte della perfezione del suono e della ricercatezza timbrica. Pollini privilegia la forma sull'eleganza, pur possedendo un suono pieno che si è arricchito col passare del tempo. Ha effettuato una notevole ricerca sui dettagli interpretativi dei compositori che ha affrontato con rispetto scrupoloso del testo scritto. In alcune occasioni gli è stata rimproverata una certa freddezza nell'interpretazione (dovuta probabilmente al puntiglioso lavoro sulla tecnica e alla mancanza di "personalizzazione" delle partiture per la citata fedeltà al testo), ma le esecuzioni degli anni più recenti hanno mostrato una sempre più convincente forza espressiva - anche se parallelamente la tenuta tecnica non è più quella di un tempo[senza fonte].
Negli anni ottanta ha esordito come direttore d'orchestra per la realizzazione di una delle prime incisioni discografiche moderne dell'opera La donna del lago di Gioachino Rossini nell'ambito delle manifestazioni rossiniane della città di Pesaro.[11] Al Teatro alla Scala di Milano esordisce nell'ottobre 1958 suonando nella prima esecuzione assoluta della Fantasia per pianoforte e strumenti a corda di Giorgio Federico Ghedini diretta da Thomas Schippers; nel 1960 esegue il Concerto n. 1 in mi minore, op. 11 di Fryderyk Chopin diretto da Sergiu Celibidache.
Per il Teatro La Fenice di Venezia esegue il Concerto per pianoforte e orchestra n. 5 (Beethoven) nel 1964, il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 op. 21 di Fryderyk Chopin nel 1968, un recital nel 1972, due nel 1973, uno nel 1976, due concerti nel 1983, la Sonata per pianoforte n. 16 e la Sonata per pianoforte n. 18 di Beethoven nel 1987, un recital nel 1990 e uno al Teatro Malibran di Venezia nel 2001. La sua prima incisione per la Deutsche Grammophon, nel 1971 (che includeva i Tre Movimenti da "Petrushka" di Stravinskij, la Settima Sonata di Prokof'ev e la seconda di Boulez) è tuttora considerata un punto di riferimento nella discografia pianistica del Novecento. Nel 1972 suona nella prima esecuzione assoluta al Teatro alla Scala di Milano di Como una ola de fuerza y luz di Luigi Nono diretto da Claudio Abbado e dedicata a Luciano Cruz. La rappresentazione con l'Orchestra di Filadelfia stupì il pubblico statunitense che vi lesse una critica alla guerra del Vietnam e all'intervento nel Cile di Pinochet.[20]
A Salisburgo esegue nel 1973 il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 di Chopin con i Wiener Philharmoniker diretto da Claudio Abbado e tiene un recital, nel 1974 il Concerto per pianoforte e orchestra (Schumann) sempre con i Wiener Philharmoniker, diretto da Herbert von Karajan e tiene un recital, nel 1976 il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 (Brahms), diretto da Abbado e tiene un recital con musiche di Beethoven, nel 1977 tiene un recital e il Concerto per pianoforte e orchestra n. 23 di Mozart, diretto da Karl Böhm, nel 1978 tiene un recital e il Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 (Beethoven), diretto da Claudio Abbado e tiene un recital, nel 1980 il Concerto per pianoforte e orchestra n. 19 di Mozart, diretto da Böhm, negli anni 1981, 1982 e 1984 tiene un recital, nel 1985 tiene un concerto con musiche di Franz Schubert, nel 1986 tiene un recital e il Concerto per pianoforte e orchestra n. 5 (Beethoven), diretto da Claudio Abbado, nel 1987 il Concerto per pianoforte e orchestra (Schumann) con l'Orchestra filarmonica d'Israele, diretta da Zubin Mehta e tiene un recital, nel 1988 tiene un concerto con musiche di Beethoven, dal 1989 al 1994 (1990 escluso) tiene un recital all'anno, nel 1995 un concerto con musiche di Beethoven, il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 (Brahms) con i Berliner Philharmonisches Orchester, diretto da Claudio Abbado, il Quintetto per pianoforte e archi in fa minore op. 34 di Brahms, Tre pezzi per pianoforte Op. 11 di Arnold Schönberg e Klavierstück X di Karlheinz Stockhausen, nel 1996 e 1997 un recital, nel 1998 un concerto con musiche di Beethoven, nel 1999 Cinque pezzi per pianoforte Op. 23 di Schönberg e Sonata n. 3 (Concert sans orchestre) in fa minore op. 14 di Robert Schumann, suona in Quintetto con il Quartetto Accardo e la Sonata per pianoforte n. 29 (Beethoven), nel 2000 tiene un recital, nel 2001 il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 (Brahms) con i Berliner diretto da Claudio Abbado e tiene un recital, nel 2002 e 2003 un recital, nel 2004 un concerto con musiche di Beethoven, nel 2005 un concerto con musiche di Chopin, dal 2006 al 2009 un recital all'anno, nel 2010 un concerto con musiche di Chopin, nel 2011 e 2012 un concerto con musiche di Beethoven.
Per la Scala nel 1976 dirige l'Orchestra del Teatro alla Scala nella Sinfonia n. 2 (Beethoven) ed esegue il Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 (Beethoven) nel Palazzetto dello Sport di Cinisello Balsamo e nel Teatro Fraschini di Pavia, esegue un concerto nella Sala Verdi del Conservatorio di Musica Giuseppe Verdi di Milano, nel 1977 il Concerto op. 42 di Arnold Schönberg e dei recital, nel 1978 un recital di Franz Schubert e il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 di Brahms nella Sala Verdi del Conservatorio di Musica Giuseppe Verdi, diretto da Claudio Abbado, nel 1979 un recital di Robert Schumann, il Concerto per pianoforte e orchestra n. 20 e il Concerto per pianoforte e orchestra n. 12 di Mozart, diretto da Abbado e il Concerto per pianoforte e orchestra (Schumann) diretto da Abbado, nel 1980 un recital e un concerto con il Quartetto Italiano, nel 1981 un recital, nel 1982 un recital e un concerto con la Chamber Orchestra of Europe, nel 1983 un recital e il Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 (Beethoven) diretto da Carlo Maria Giulini.
Nel 1985, in occasione del terzo centenario della nascita di Bach, suona l'intero primo libro del Clavicembalo ben temperato ed esegue il Concerto per pianoforte e orchestra in la minore, op. 54 di Robert Schumann diretto da Abbado trasmesso da Canale 5, nel 1986 un concerto con il Quartetto Italiano, nel 1987 un concerto con musiche di Beethoven e uno di Chopin. Il 17 settembre 1981[26] ha esordito nella direzione di un'opera a Pesaro, con La donna del lago di Rossini; l'esecuzione in tale occasione è stata registrata, e successivamente pubblicata su long playing (1983).[27] Nel 1987, a New York, ha eseguito tutti i concerti per pianoforte di Beethoven con l'Orchestra Filarmonica di Vienna diretta da Claudio Abbado, ricevendo nell'occasione l'Ehrenring, l'anello onorario dell'orchestra.
Alla Scala nel 1988 esegue il Concerto per pianoforte e orchestra n. 5 (Beethoven) con i Wiener Philharmoniker diretto da Claudio Abbado e un recital, nel 1989 un recital, nel 1990 un recital e un concerto con Salvatore Accardo, nel 1991 un concerto con musiche di Beethoven, nel 1992 un recital e il Quintetto in Mi bem maggiore op. 44 di Robert Schumann con Accardo, nel 1993 un recital e un concerto con musiche di Beethoven, nel 1994 il Trio in Re min. per violino, violoncello e pianoforte op. 70 n. 1 "degli Spettri" con Accardo, nel 1995 e nel 1996 quattro Sonate per pianoforte di Beethoven, nel 1997 e nel 1999 dei recital, nel 2000 un concerto dal titolo "Grandi pianisti alla Scala", nel 2001 un recital, nel 2006 un concerto di Chopin, un recital e Drei Klavierstücke di Schönberg, nel 2008 un recital, nel 2009 un concerto con l'Ensemble InterContemporain diretto da Pierre Boulez, il Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra di Béla Bartók diretto sempre da Boulez e un recital, un concerto con i Klangforum Wien, uno con l'Ensemble InterContemporain diretti da Pierre Boulez e il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 di Bartok e nel 2010, nel 2012 e 2013 dei recital.
Il 15 novembre 1993 suona per la prima volta al Teatro Carlo Felice di Genova, dopo vent'anni di assenza dal capoluogo ligure, nell'ambito della stagione concertistica della Giovine Orchestra Genovese. Il concerto registra il tutto esaurito e, constatate le ulteriori richieste, gli organizzatori aggiungono 50 posti in palcoscenico ai 2 000 del teatro. Pollini propone un recital totalmente beethoveniano, eseguendo le Sonate op. 14 n. 1 e 2, la Sonata op. 13 e la Sonata op. 22.[28]
Fra il 1993 e il 1994 ha suonato l'intero programma di Sonate per pianoforte di Beethoven, per la prima volta dal vivo, a Berlino e a Monaco, e successivamente anche a New York, Milano, Parigi, Londra e Vienna. Al Festival di Salisburgo del 1995 ha inaugurato il "Progetto Pollini", una serie di concerti nei quali sono stati sovrapposti nuovi e vecchi lavori. Un'esperienza analoga è stata compiuta alla Carnegie Hall fra il 2000 e il 2001, con "Perspectives: Maurizio Pollini". Nel 1996 ha ricevuto il prestigioso Premio Ernst von Siemens e nel 1999 il premio "Una vita per la musica" a Venezia. Nel 1999 esegue un concerto al Teatro Comunale di Firenze per il Maggio Musicale Fiorentino. Molte registrazioni fatte da Deutsche Grammophon hanno ottenuto notevoli riconoscimenti[senza fonte].
Nel 2000, durante il Festival Pianistico Internazionale "Arturo Benedetti Michelangeli" di Brescia e Bergamo, è stato il primo artista a vincere il premio "Arturo Benedetti Michelangeli". Nel 2001 la Deutsche Grammophon ha realizzato un'edizione speciale commemorativa in 13 CD per celebrare il sessantesimo compleanno del pianista.[29] Nel 2002 suona a Roma all'inaugurazione della Sala Grande del nuovo Auditorium Parco della Musica con un concerto diretto da Chung Myung-whun. Al Teatro comunale Luciano Pavarotti di Modena tiene un recital nel 2002 e uno nel 2005. Nel 2007 ha ricevuto il Grammy Award per la "Miglior interpretazione strumentale solista (senza orchestra)", per la sua registrazione dei Notturni di Chopin (sempre con la Deutsche Grammophon). Nel 2010 tiene un concerto di musiche di Chopin al Washington National Opera e un altro alla Suntory Hall di Tokyo, il 23 ottobre dello stesso anno, con musiche di Beethoven (sonate opp. 109, 110 e 111).
Nel 2014, la registrazione del ciclo delle 32 sonate di Beethoven è giunta a compimento, con la pubblicazione delle sonate opp. 31 e 49. Per l'occasione, è stato pubblicato un set di 8 cd contenente tutte le registrazioni effettuate a partire dal giugno 1975, anno di registrazione delle sonate opp. 101, 106, 109, 110 e 111.
Il 29 maggio 2022 suona Schubert e Chopin a Torino per l'Unione Musicale, per la prima volta dopo 15 anni (il maestro aveva esordito all'Unione per la prima volta nel 1971, tenendo 20 recital da allora, fino al 2007, anno dell'ultimo recital), in un concerto straordinario il cui ricavato è devoluto per intero alla Croce Rossa Italiana e al popolo ucraino. Tale evento, con programma identico, a eccezione della prima metà (Schumann al posto di Schubert), avrebbe dovuto ripetersi il 5 novembre, ma, per un malore notturno, fu cancellato.
II 24 agosto il recital in onore degli 80 anni del maestro, a Salisburgo, viene annullato con il pubblico in sala, a causa di "acuti problemi cardiovascolari".
Il 29 ottobre, di nuovo in forze, tiene un recital a Firenze, al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, con l'omonima orchestra diretta da Zubin Mehta, suonando il concerto per pianoforte e orchestra n. 27, K 595. Il concerto è stata la sua ultima apparizione pubblica nel 2022. Nella notte a cavallo tra il 4 e il 5 novembre, un malore lo ha costretto in ospedale; di conseguenza, tutti i concerti precedentemente in programma sono stati rimandati a data da definirsi.
Il 13 febbraio 2023 tiene il primo recital dell'anno alla Scala di Milano (Nono, Schönberg, Chopin): per la prima volta, ha utilizzato la partitura per leggere sia Schönberg che Chopin.
Il 26 febbraio ha annunciato il suo momentaneo ritiro dalle scene a causa di "severe difficoltà respiratorie"[senza fonte]. Si spegnerà meno di un mese dopo.
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