Mark David Chapman

Mark David Chapman (Fort Worth, 10 maggio 1955) è un criminale statunitense, noto per aver assassinato, l'8 dicembre 1980, il musicista John Lennon, ex componente dei Beatles.

Biografia

Una copia de Il giovane Holden in lingua originale
L'ingresso del palazzo The Dakota.

Prima dell'omicidio di Lennon, Chapman, di nazionalità statunitense, era guardia giurata a Honolulu (Hawaii). Aveva trascorsi piuttosto movimentati; era stato tossicodipendente ed era stato ricoverato in una struttura ospedaliera per malati di mente. Dichiarò di essere stato fortemente influenzato dal romanzo di Salinger Il giovane Holden, al punto di decidere di seguire il modello antisociale rappresentato dal protagonista Holden Caulfield. Per anni fu un fan dei Beatles, e di Lennon in particolare: nella sua ossessione, arrivò al punto di sposare nel 1979 una donna americana di origine giapponese - Gloria Hiroko Abe - che gli ricordava Yōko Ono. Col tempo si convinse che Lennon aveva tradito gli ideali della sua generazione e si sentì investito della missione di punirlo.

L'omicidio di John Lennon

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Omicidio di John Lennon.

L'8 dicembre 1980, Chapman si appostò davanti all'entrata della residenza di Lennon, il palazzo The Dakota in Central Park a Manhattan (New York City). Quando il musicista uscì di casa, Chapman gli strinse la mano e si fece firmare un autografo sulla copertina di Double Fantasy, ultimo album di Lennon. Ad assistere alla scena vi era il fotografo Paul Goresh, che immortalò la scena in una celebre fotografia che ritrae l'assassino insieme alla sua futura vittima.[1]

Chapman rimase in attesa sul posto per altre quattro ore. Alle 22.52, vedendo Lennon rientrare insieme alla moglie Yoko Ono, Chapman lo chiamò, rivolgendosi a lui con un «Ehi, Mr. Lennon!», quindi gli esplose contro cinque colpi di pistola. Quattro dei proiettili colpirono Lennon e uno di questi trapassò l'aorta; Lennon ebbe appena il tempo di fare ancora qualche passo mormorando «I was shot...» [Mi hanno sparato] prima di cadere al suolo perdendo i sensi. Trasportato d'urgenza al Roosevelt Hospital, John Lennon fu dichiarato morto alle 23:15.

Al momento dell'omicidio, Chapman aveva con sé una copia de Il giovane Holden. Dopo aver sparato, rimase impassibile sulla scena del crimine, tirò fuori la sua copia del libro e si mise a leggere fino all'arrivo della polizia. Il custode del Dakota Building, Mr. Perdomo, gridò a Chapman: «Lo sai che cosa hai fatto?», al che Chapman rispose con lucida freddezza: «Sì, ho appena sparato a John Lennon».

I primi poliziotti ad arrivare furono Steve Spiro e Peter Cullen, di pattuglia sulla 72ª Strada e la Broadway, che avevano appreso la notizia secondo cui un uomo era stato ferito da colpi d'arma da fuoco nei pressi del Dakota. Gli agenti accorsi sul luogo del delitto si accorsero subito che le ferite riportate da Lennon erano molto serie; non potendo aspettare l'arrivo dell'ambulanza, decisero di caricare il corpo di Lennon nell'auto di servizio per condurlo al vicino ospedale Roosevelt Hospital. Chapman fu arrestato senza opporre resistenza e tre ore dopo il suo fermo disse:

(EN)

«I'm sure the large part of me is Holden Caulfield, who is the main person in the book. The small part of me must be the Devil.»

(IT)

«Sono sicuro che una grossa parte di me è Holden Caulfield, che è il protagonista del libro. Una piccola parte di me deve essere il diavolo»

(Mark David Chapman[2])

Chapman in seguito dichiarò di essersi già recato a New York un'altra volta, in passato, con l'obiettivo di uccidere Lennon, ma di non esservi riuscito. Affermò anche che le sue azioni avevano lo scopo di ottenere attenzione. Fu accusato di omicidio di secondo grado (secondo la legge statunitense) e, dichiaratosi colpevole, fu condannato alla reclusione da un minimo di 20 anni al massimo dell'ergastolo (quindi meno della possibile pena massima applicabile, che consisteva in almeno 25 anni). Nel 2000, scontato il minimo della pena, si è visto rifiutare la richiesta di scarcerazione sulla parola.

Il luogo dell'omicidio

Dopo 30 anni trascorsi nel carcere di Attica (a favore dei cui detenuti, per ironia della sorte, John Lennon aveva cantato in un brano di Some Time in New York City, Attica State), nel 2012 Chapman è stato trasferito in quello di Wende, sempre nello Stato di New York, senza che fosse fornita una motivazione specifica che spiegasse il trasferimento.[3] Chapman si dichiara un fervente cristiano, e una associazione religiosa ha chiesto la sua scarcerazione[senza fonte]. Yōko Ono e numerosi fans di Lennon, al contrario, hanno chiesto che non venga mai scarcerato. Il 27 agosto 2020, per l'undicesima volta, la commissione giudicante dello stato di New York ha negato a Chapman la libertà condizionata.[4]

Motivazioni e malattia mentale

In una intervista del 2000 venne chiesto a Chapman il motivo del suo gesto omicida verso Lennon: "Perché proprio lui?" chiese l'intervistatore, e la risposta di Chapman fu: «Attraverso le lenti della malattia, mi sembrò l'unico modo per liberarmi dalla depressione cosmica che mi avvolgeva. Ero un nulla totale e il mio unico modo per diventare qualcuno era uccidere l'uomo più famoso del mondo, Lennon» e ancora: "Sigmund Freud direbbe che voleva uccidere suo padre". «Non l'ho mai considerato una figura paterna. A otto anni ammiravo già i Beatles, come tanti altri ragazzini. Ma non ho mai pensato che Lennon fosse mio padre. E si sbaglia anche chi sostiene che mi credevo "il vero Lennon" o che lo amavo alla follia». "Qualcosa avrà pure fatto scattare la molla". «Mi sentivo tradito, ma a un livello puramente idealistico. Vagando per le biblioteche di Honolulu mi imbattei in John Lennon: One Day at a Time. Quel libro mi ferì perché mostrava un parassita che viveva la dolce vita in un elegante appartamento di New York. Mi sembrava sbagliato che l'artefice di tutte quelle canzoni di pace, amore e fratellanza potesse essere tanto ricco. La cosa che mi faceva imbestialire di più era che lui avesse sfondato, mentre io no. Eravamo come due treni che correvano l'uno contro l'altro sullo stesso binario. Il suo "tutto" e il mio "nulla" hanno finito per scontrarsi frontalmente. Nella cieca rabbia e depressione di allora, quella era l'unica via d'uscita. L'unico modo per vedere la luce alla fine del tunnel era ucciderlo».[5]

Inoltre Chapman, fervente cristiano, non poteva tollerare l'affermazione fatta da Lennon nella sua canzone God secondo la quale «Dio è solo un concetto col quale misuriamo il nostro dolore», o quella inserita in Imagine, dove lo stesso John affermava di sperare in un futuro dove non esistessero più religioni a dividere il mondo. In aggiunta Chapman non sopportava il fatto che Lennon predicasse nel testo del brano l'abolizione della proprietà privata («Imagine no possessions...»), quando lo stesso Lennon era invece un ricchissimo milionario. Chapman raccontò di aver ascoltato l'album John Lennon/Plastic Ono Band nelle settimane antecedenti l'omicidio e di aver pensato:

«Ascoltavo quella musica e diventavo sempre più furioso verso di lui, perché diceva che non credeva in Dio... e che non credeva nei Beatles. Questa era un'altra cosa che mi mandava in bestia, anche se il disco risaliva a dieci anni prima. Volevo proprio urlargli in faccia chi diavolo si credesse di essere, dicendo quelle cose su Dio, sul paradiso e sui Beatles! Dire che non crede in Gesù e cose del genere. A quel punto la mia mente fu accecata totalmente dalla rabbia»

(Mark David Chapman[6])

In realtà Chapman al momento del delitto non era affatto religioso, avendo affermato davanti alla commissione che nell'agosto del 2014 doveva deciderne l'eventuale scarcerazione anticipata, che "all'epoca non pensavo ad altri che a me" e di aver riscoperto la fede in Cristo solo in carcere.[7] Il vero motivo dell'omicidio risiedeva non nel presunto ateismo di Lennon ma, come più volte ripetuto dallo stesso Chapman, in un suo enorme complesso di inferiorità ed in una malsana invidia verso lo status di star mondiale del cantante, cosa questa che il suo biografo, Jack Jones gli ricorda in una intervista quando conferma che la ragione per cui ha ucciso John Lennon vada ricercata nell'idea di "rubargli" la fama, diventare "qualcuno" perché non poteva sopportare di essere un "signor nessuno".[8]

Dopo l'omicidio, Chapman fu esaminato da dozzine di psichiatri. L'uomo descrisse la rabbia repressa che covava nei confronti di suo padre, accusato di picchiare sua madre. Parlò della sua identificazione con Holden Caulfield e con la Dorothy de Il Mago di Oz, e dei suoi discorsi immaginari con il "piccolo popolo", un gruppo di ometti con cui interagiva nella sua mente. Chapman riferì al giornalista Jack Jones che quando disse alla sua "piccola gente" che era intenzionato a recarsi a New York per uccidere John Lennon, loro lo pregarono di non farlo, dicendogli: «Per favore, pensi a sua moglie. Per favore, Signor Presidente. Pensi a sua madre. Pensi a sé stesso». Chapman disse loro che la sua mente era in fermento, e in risposta la reazione del piccolo popolo fu il silenzio.[6]

Nel settembre del 2020, come riportato dalla BBC, dopo che per l'undicesima volta gli è stata negata la libertà condizionata, ha chiesto scusa alla vedova Yoko Ono a quarant'anni dall'omicidio dichiarando di averlo ucciso per avere fama e definendo il suo un atto "spregevole". [9]

Nella cultura di massa

  • Sia Paul McCartney sia George Harrison scrissero canzoni in memoria dell'ex compagno: il primo pubblicò Here Today, il secondo All Those Years Ago.
  • Nel 1982 la Rhino Records pubblicò una compilation di canzoni ispirate ai Beatles, intitolata Beatlesongs!, la cui copertina raffigurava una caricatura di Chapman mescolato ad altri fan del gruppo, opera dell'illustratore William Stout. In seguito la Rhino ritirò il disco e lo ristampò con una copertina differente.[10]
  • Nell'album Hot space dei Queen, la canzone Life is real (Song for Lennon) è dedicata a John Lennon e inizia con una campanella che suona quattro volte, una per ogni colpo di Chapman andato a segno.
  • Le esperienze di Chapman durante il weekend che precedette l'omicidio di Lennon sono state trasposte in un film intitolato Chapter 27, con Jared Leto nella parte di Chapman. Il titolo del film è un riferimento al romanzo Il giovane Holden, che ha solo 26 capitoli.[11] Chapman è stato interpretato sullo schermo anche da Jonas Ball in un film inglese, The Killing of John Lennon, uscito nel 2007.
  • Il gruppo di musica elettronica Mindless Self Indulgence ha dedicato una canzone all'assassino di Lennon. Il brano, chiamato appunto Mark David Chapman, è l'ultima traccia del loro quinto album, If.
  • Il gruppo folk-rock irlandese dei Cranberries ha dedicato all'omicidio dell'ex-Beatle l'ottava traccia del loro album del 1996 To the Faithful Departed, dal titolo I Just Shot John Lennon.
  • Il gruppo degli Eighteen Visions nel 2000 ha pubblicato un brano intitolato Who the f*ck killed John Lennon? sul loro album Until The Ink Runs Out.
  • La band di skinhead rock Discipline ha pubblicato un pezzo con riferimento all'omicidio di Lennon nel loro album del 1998, Bulldog Style. Il brano è The Last of the Hippies, che inizia con un passaggio tratto da Let it Be (passaggio interrotto da 4 colpi di pistola), in cui viene cantata la frase: «Oh yeah, and by the way - I shot Lennon!»
  • Bob Dylan ha dedicato a Lennon la canzone Roll on John, contenuta nell'album Tempest del 2012. Il brano inizia dal momento della sua uccisione (He turned around and he slowly walked away/They shot him in the back and down he went), prosegue citando gli esordi di Lennon e continua descrivendo l'influenza e la poetica di John Lennon. Il testo della canzone contiene riferimenti alla poesia The Tyger di William Blake.

Note

  1. ^  Paul Goresh. Foto di Paul Goresh che ritrae Lennon e Chapman. 8 dicembre 1980. URL consultato il 28 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 28 febbraio 2014). L'immagine è stata tratta da: Cristina Brondoni, John Lennon e il fan che lo ha ucciso: Mark David Chapman, tutticrimini, 8 dicembre 2013. URL consultato il 28 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 9 dicembre 2013).
  2. ^ (EN) Fred McGunagle, Mark David Chapman: The Man Who Killed John Lennon - The Murder of John Lennon: Mark David Chapman's Statement, truTV Crime Library (archiviato dall'url originale il 1º giugno 2009).
  3. ^ Mark David Chapman, il killer di John Lennon cambia prigione, Blitz quotidiano, 17 maggio 2012. URL consultato il 3 novembre 2013.
  4. ^ John Lennon, Yoko Ono non perdona: l’assassino resta in carcere, Corriere della sera, 28 agosto 2020.
  5. ^ Archivio Corriere della Sera, su archivio.corriere.it. URL consultato il 28 agosto 2020 (archiviato dall'url originale l'11 dicembre 2010).
  6. ^ a b Jones, 1992.
  7. ^ http://www.magazine24.it/news/musica/2014/8/29/l-uomo-che-uccise-john-lennon-si-pente/2560
  8. ^ la Repubblica/mondo: 'John Lennon mi perdonerebbe'
  9. ^ Il killer di John Lennon chiede scusa a Yoko Ono: "Mi dispiace per il dolore che ho causato", su L'HuffPost, 23 settembre 2020. URL consultato il 2 dicembre 2020.
  10. ^ (EN) The Rhino Controversy, rutlemania.org. URL consultato l'8 novembre 2009.
  11. ^ (EN) Peace Arch Entertainment's 'Chapter 27' Wins Debut Feature Prize at Zurich Film Festival for Director Jarret Shaeffer, Market Wired.

Bibliografia

  • Fenton Bresler, Who Killed John Lennon?, St. Martin's Press, 1990, ISBN 0-312-92367-8.
  • Jack Jones, Let Me Take You Down: Inside the Mind of Mark David Chapman, Virgin, 1992, ISBN 0-86369-689-9.
  • Robert Rosen, Nowhere Man: Gli ultimi giorni di John Lennon, Coniglio Editore, 2011, ISBN 88-6063-285-4.

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