Joe Biden

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Joe Biden
Joe Biden presidential portrait.jpg
Foto ufficiale

46º Presidente degli Stati Uniti d'America
In carica
Inizio mandato 20 gennaio 2021
Vice presidente Kamala Harris
Predecessore Donald Trump

47º Vicepresidente degli Stati Uniti d'America
Durata mandato 20 gennaio 2009 –
20 gennaio 2017
Presidente Barack Obama
Predecessore Dick Cheney
Successore Mike Pence

Senatore degli Stati Uniti per il Delaware
Durata mandato 3 gennaio 1973 –
15 gennaio 2009
Predecessore James Caleb Boggs
Successore Ted Kaufman

Presidente della Commissione Esteri del Senato degli Stati Uniti d'America
Durata mandato 3 gennaio 2001 –
20 gennaio 2001
Predecessore Jesse Helms
Successore Jesse Helms

Durata mandato 6 giugno 2001 –
3 gennaio 2003
Predecessore Jesse Helms
Successore Richard Lugar

Durata mandato 4 gennaio 2007 –
3 gennaio 2009
Predecessore Richard Lugar
Successore John Kerry

Presidente del Comitato di controllo sul narcotraffico internazionale del Congresso degli Stati Uniti d'America
Durata mandato 4 gennaio 2007 –
3 gennaio 2009
Predecessore Chuck Grassley
Successore Chuck Grassley

Presidente della Commissione sulla giurisdizione del Senato degli Stati Uniti d'America
Durata mandato 6 gennaio 1987 –
3 gennaio 1995
Predecessore Strom Thurmond
Successore Orrin Hatch

Dati generali
Partito politico Democratico (dal 1969)
Titolo di studio Juris Doctor e Bachelor of Arts
Università Università del Delaware
Università di Syracuse
Professione avvocato
Firma Firma di Joe Biden

Joseph Robinette Biden Jr., meglio noto come Joe Biden (pronuncia americana: [ˈd͡ʒəʊzəf ˌɹɒbᵻˈnɛt ˈbaɪdən ˈdʒunjɚ], [dʒoʊ ˈbaɪdən]; Scranton, 20 novembre 1942), è un politico statunitense, 46º presidente degli Stati Uniti d'America dal 20 gennaio 2021.

Esponente dell'area moderata del Partito Democratico, prima di intraprendere l'attività politica ha conseguito il titolo di Juris Doctor e ha esercitato la professione di avvocato, prestando la propria opera come difensore d'ufficio. Nel 1972, a 29 anni di età, fu eletto per la prima volta senatore federale in rappresentanza del Delaware, diventando così il sesto componente più giovane della camera alta nella storia degli Stati Uniti. In seguito fu riconfermato per ulteriori sei mandati consecutivi, nel corso dei quali si occupò perlopiù di politica estera e di giustizia: Biden ricoprì ininterrottamente la carica fino al 2009, anno in cui si dimise per assumere le funzioni di vicepresidente sotto l'amministrazione di Barack Obama. Nel 2017 fu insignito della medaglia presidenziale della libertà con lode, massima onorificenza civile del Paese.

Alle elezioni presidenziali del 2020 ricevette il maggior numero di voti della storia, oltre 81 milioni, prevalendo sul capo di Stato uscente Donald Trump. Entrato in carica all'età di 78 anni, Joe Biden è il più anziano presidente degli Stati Uniti mai eletto, nonché il secondo di fede cattolica (dopo John Fitzgerald Kennedy) e il primo proveniente dal Delaware. Nel dicembre 2020 il settimanale Time lo ha prescelto quale «persona dell'anno» insieme alla vicepresidente Kamala Harris, prima donna a rivestire tale incarico[1].

Biografia

Joe Biden a 10 anni

Joseph Robinette Biden Jr. è nato il 20 novembre 1942 al St. Mary's Hospital a Scranton, in Pennsylvania da Catherine Eugenia "Jean" Biden (nata Finnegan) (1917-2010) e Joseph Robinette Biden Sr. (1915-2002). Figlio maggiore di una famiglia cattolica, ha una sorella, Valerie, e due fratelli, Francis e James. Jean era di origine irlandese, con radici variamente rintracciate nella contea di Louth in Irlanda e nella contea di Derry in Irlanda del Nord. I genitori Mary Elizabeth (nata Robinette) e Joseph H. Biden erano di origine inglese, francese e irlandese. Joseph Biden crebbe con due fratelli e due sorelle prima a Scranton e poi, dopo il suo decimo compleanno, a Claymont, nella contea di New Castle, nel Delaware, dove il padre vendeva automobili.

Joe Biden nel 1965

Laureato in scienze politiche nel 1965 all'università di Newark, si specializzò in seguito in legge, laureandosi nel 1968 a Syracuse nello Stato di New York, per poi essere ammesso nell'albo degli avvocati nel 1969, attività esercitata per un breve periodo e con modesto successo. Eletto nel consiglio della contea di New Castle dal 1970 al 1972, proprio in quell'anno Biden venne eletto senatore per il Partito Democratico in rappresentanza dello Stato del Delaware. Nel 1966 sposò Neilla Hunter, incontrata a Syracuse, dalla quale ha avuto tre figli: Joseph R. "Beau" Biden (1969-2015), Robert Hunter (1970) e Naomi Christina (1971-1972).

La sua vita è stata segnata da un dramma familiare nel 1972: la moglie Neilla e i tre figli sono stati vittime di un incidente d'auto dalla dinamica non chiara[2]. La moglie e la figlia più piccola, Naomi Christina, di soli 13 mesi, sono rimaste uccise mentre gli altri due figli gravemente feriti. Joe Biden crebbe da solo i due ragazzi, e poi nel 1977, incoraggiato anche da loro a rifarsi una vita affettiva[3], si è sposato con Jill Tracy Jacobs, dalla quale ha avuto una figlia, Ashley, nata l'8 giugno 1981.[4]

Il figlio maggiore, Beau, è stato eletto procuratore generale del Delaware nel 2006 e nel 2010, dopo aver prestato servizio come capitano in un'unità della Guardia Nazionale del Delaware e nella guerra del 2003 in Iraq. Il 30 maggio 2015, durante il suo secondo mandato di vicepresidente, il figlio Beau Biden, candidato alla carica di governatore, morì a 46 anni per un tumore al cervello. Alla celebrazione funebre è intervenuto lo stesso presidente Obama, tenendo il discorso commemorativo.[5] Il secondo figlio, Hunter Biden, è avvocato a Washington. La sua partecipazione, dal giugno 2014, nella directory di una delle più grandi compagnie ucraine del gas, Burisma, ha sollevato polemiche legate in particolare all'incarico del padre.

Attività politica

Senatore del Delaware

Senatore nel 1972 per il Partito Democratico in rappresentanza dello Stato del Delaware (risiede a Wilmington), Biden ha conservato il suo incarico sino alla nomina alla vicepresidenza dell'Unione nel 2008.

Il suo nome compare tra i membri del Senate Committee on Intelligence, Joint Hearing del 3 agosto 1977, sul progetto MK Ultra.

Durante il mandato di senatore ha ricoperto numerosi importanti incarichi: dal 1987 al 1995 è stato Presidente della Commissione Giustizia del Senato federale, nel 2001 ha assunto il prestigioso incarico di Presidente della Commissione Esteri del Senato degli Stati Uniti d'America, ricoprendo lo stesso ruolo per ben tre volte e risultando alla sua guida in fasi cruciali per la politica estera statunitense come la risposta agli attentati dell’11 settembre 2001 e delle votazioni in Congresso sull'inizio delle ostilità contro l'Iraq di Saddam Hussein.[6] Dal 2007, contemporaneamente all'incarico di presidente della Commissione Esteri del Senato, Biden è stato presidente del Comitato di controllo sul narcotraffico internazionale del Congresso degli Stati Uniti d'America, incarico mantenuto fino al 2009, quando è stato nominato vicepresidente degli Stati Uniti.

Campagne presidenziali

Nel 1988 si è candidato alle primarie presidenziali democratiche, dichiarando d'ispirarsi al modello laburista di Neil Kinnock, ma nelle consultazioni venne sconfitto da Michael Dukakis. Nel 2004 è tentato dal candidarsi nuovamente alle primarie, ma alla fine ha rinunciato all'intento dichiarando di non essere disponibile nemmeno per fare il vice di John Kerry (per questo ruolo Biden ha suggerito al collega del Massachusetts il senatore John McCain, pur essendo quest'ultimo repubblicano).

Il 7 gennaio 2007 ha dichiarato in un'intervista televisiva di volersi presentare alle primarie del 2008 e il 30 gennaio è stato ufficialmente iscritto nell'elenco dei candidati.

Il 4 gennaio 2008, al termine del caucus dell'Iowa (primo test elettorale delle primarie) ha annunciato di volersi ritirare dalla competizione a causa dello scarso risultato ottenuto (0,93%)[7], ma il 22 agosto Barack Obama, il candidato alle elezioni presidenziali del 2008 per il Partito Democratico, ha annunciato, durante un comizio elettorale a Springfield, Ilinois, che Joe Biden sarebbe stato il suo compagno di cordata nella corsa per la presidenza.[8] La candidatura è stata convalidata formalmente tramite un voto per acclamazione durante la Convention Democratica di Denver svoltasi dal 25 al 28 agosto 2008.[9].

Il 4 novembre 2008 la coppia Obama-Biden ha vinto le elezioni presidenziali sconfiggendo il ticket repubblicano composto dal senatore John McCain e dalla governatrice dell'Alaska Sarah Palin.

Vicepresidenza degli Stati Uniti (2009-2017)

Joe Biden con Barack Obama nel 2015

Il 20 gennaio 2009 ha giurato ufficialmente, divenendo il 47º vicepresidente degli Stati Uniti, primo cattolico a ricoprire questa carica.[10] Nell'amministrazione Obama ha avuto un ruolo molto attivo come stretto consigliere del Presidente, per questo ebbe l'incarico di supervisionare la spesa per le infrastrutture del piano straordinario voluto da Obama per contrastare la grande recessione e di seguire tutta la politica estera degli Stati Uniti verso l'Iraq, fino al ritiro delle truppe USA nel 2011. Nello stesso anno si è opposto alla possibilità di proseguire la missione militare che aveva portato all'uccisione di Osama bin Laden.

In virtù della sua grande esperienza nel Congresso, maturata in 36 anni di permanenza in Senato, nel marzo 2011 il presidente Obama diede al suo vice il compito di condurre i negoziati tra la Camera dei rappresentanti a maggioranza repubblicana e la Casa Bianca per risolvere i problemi derivanti dai livelli di spesa federale, evitando così lo shutdown del governo.

Nel 2012, assieme al Presidente Obama, è stato rieletto per un secondo mandato sconfiggendo il ticket repubblicano formato da Mitt Romney e Paul Ryan[11] giurando ufficialmente il 20 gennaio 2013 nelle mani del giudice Sonia Sotomayor.

Durante il secondo mandato si è speso in diverse occasioni contro la violenza di genere contribuendo a far approvare nel 2013 la legge contro la violenza sulle donne. Questa legge ha visto tra i suoi sviluppi la creazione della Commissione per le donne alla Casa Bianca co-presieduta dallo stesso Biden con la Consigliera Valerie Jarrett. Inoltre, nel 2014, gli è stato dedicato il planetoide sednoide 2012 VP113, distante tra le 80 e le 446 UA e ribattezzato Biden in suo onore.[12]

Joe Biden riceve la Medaglia presidenziale della libertà "con distinzione" nel 2017

Nel mese di ottobre 2015, dopo mesi di speculazioni, ha annunciato, nel corso di una conferenza stampa nel Giardino delle Rose alla Casa Bianca, anche a seguito della morte prematura del figlio Beau, la sua scelta di non candidarsi per la presidenza degli Stati Uniti nel 2016, appoggiando di fatto la candidatura di Hillary Clinton nelle primarie del partito democratico.[13]

Il 28 febbraio 2016 Biden è intervenuto all'88ª edizione dei premi Oscar pronunciando un breve discorso in merito ai crimini con violenza sessuale e introducendo l'esibizione della cantante Lady Gaga.[14]

Il 15 maggio 2016 Biden ha ricevuto (insieme a John Boehner) la medaglia Laetare dall'Università di Notre Dame, considerata il massimo riconoscimento per i cattolici statunitensi.[15]

Il 12 gennaio 2017 il presidente Obama ha deciso, tra gli ultimi atti della sua amministrazione, di assegnare al suo vice la Medaglia presidenziale della libertà, la massima onorificenza del Paese, definendo Biden come "un leone della storia americana e un esempio per le generazioni future".[16] La medaglia è stata assegnata "con distinzione", onore sino ad allora concesso solamente ad altre tre personalità: al presidente Ronald Reagan, al Segretario di Stato Colin Powell e al pontefice Giovanni Paolo II.

La stampa ha osservato come il rapporto tra il presidente e il suo vice è stato uno tra i più solidi che si siano registrati nella storia della presidenza statunitense. Durante un'intervista Biden raccontò che quando fu diagnosticata la malattia al figlio Beau decise di vendere la sua casa nel Delaware per sostenere i costi molto elevati derivanti dalle cure. Venutolo a sapere, Obama chiese immediatamente di incontrarlo e si offrì di pagare interamente le cure, evitando la vendita della casa di famiglia.[17] Durante la cerimonia di consegna della Medaglia Presidenziale della Libertà, il Presidente affermò, rivolgendosi a Biden: "Sei stato la prima scelta che ho fatto da candidato, e la migliore".[18]

Dopo la Vicepresidenza

Il vicepresidente Mike Pence e sua moglie Karen Pence salutano l'ex vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden e la dott.ssa Jill Biden durante la cerimonia di partenza alla 58ª inaugurazione presidenziale a Washington DC nel 2017

Nel 2016 Biden aveva rinunciato a candidarsi alle primarie democratiche per la presidenza, dichiarando il suo sostegno alla Clinton. Nel 2017 Biden è stato nominato professore all'Università della Pennsylvania, con l'intenzione di concentrarsi su politica estera, diplomazia e sicurezza nazionale. Nel frattempo guida il Penn Biden Center for Diplomacy and Global Engagement.

Dopo la morte del figlio Beau nel 2015, prosegue la sua agenda di lotta al cancro fondando la Biden Cancer Initiative, basata sul programma "Cancer Moonshot" lanciato quando era alla Casa Bianca. Da molti anni amico intimo del Senatore repubblicano John McCain, morto dello stesso tipo di cancro di suo figlio Beau, nel 2018 presenzia al suo funerale con un discorso commovente ("Mi chiamo Joe Biden. Sono un Democratico. E ho adorato John McCain").[19]

Il 30 marzo 2017, all'inaugurazione del Penn Biden Center for Diplomacy and Global Engagement, rispondendo a uno studente che gli chiedeva quale consiglio volesse dare a Trump, Biden rispose che il presidente avrebbe dovuto crescere e twittare meno, in modo da potersi concentrare seriamente sulle cose da fare nello Studio Ovale.[20]

Nei mesi successivi ha criticato la strumentalizzazione delle paure da parte di Trump, ha definito "dannosa" la guerra commerciale con la Cina e ha duramente criticato la scelta del presidente di ritirare le truppe statunitensi dalla Siria, aprendo la strada all'aggressione dei turchi contro i curdi. Il 31 maggio 2017 Biden si è espresso sul cambiamento climatico definendolo "una minaccia esistenziale per il nostro futuro" e che rimanere nell'Accordo di Parigi era la scelta migliore per proteggere i nostri figli e la leadership globale americana. Quando Trump ha annunciato l'uscita degli Stati Uniti dall'accordo, Biden ha criticato duramente la decisione sostenendo anche che la maggioranza degli americani non era affatto d'accordo con la decisione presa dal presidente.[21][22]

Nel 2017 ha fortemente criticato la proposta di riforma sanitaria dei Repubblicani, definendola "un trasferimento di fondi dalla copertura sanitaria di milioni di americani a riduzioni fiscali per i più ricchi e le grandi aziende". Alla bocciatura della proposta da parte del Congresso, ha esultato su Twitter ringraziando chi aveva lavorato per difendere l'assistenza sanitaria degli americani.[23][24]

La candidatura alle elezioni presidenziali del 2020

Joe Biden nel maggio 2019

Dopo la vicepresidenza, dal 2017 al 2019 Biden ha espresso ripetutamente la possibilità di candidarsi alle elezioni presidenziali del 2020 e le speculazioni sulla sua possibile candidatura si sono progressivamente moltiplicate, specialmente dopo la pubblicazione delle sue memorie in un libro (Papà, fammi una promessa).

Nel luglio del 2018 ha detto che avrebbe espresso la sua decisione pubblicamente nel gennaio 2019, poco dopo le elezioni di mid-term del novembre 2018, ma la data venne poi posticipata.

Il 25 aprile 2019, con la pubblicazione di un videomessaggio antirazzista di circa 3 minuti, in cui attacca duramente il presidente Donald Trump, Joe Biden ha annunciato ufficialmente la sua candidatura alle primarie democratiche in vista delle elezioni presidenziali del 2020[25]. È la terza volta che si candida dopo quelle del 1988 e del 2008. Nelle 24 ore successive all'annuncio ha raccolto 6,3 milioni di piccole donazioni online per la sua campagna, battendo tutti gli altri candidati democratici delle primarie. Il 18 maggio 2019 inaugura la campagna presidenziale con il primo comizio a Philadelphia (Pennsylvania), città in cui ha scelto di aprire il quartier generale. Il campaign manager della campagna è Greg Schultz, e fra i Senior Advisor figurano Symone Sanders, Anita Dunn e Cristobal Alex. Le frasi della campagna sono Restore the Soul of America ("Ripristinare l'anima dell'America") e Our best days still lie ahead ("I nostri migliori giorni sono ancora davanti").[26]

Programma

Joe Biden ad Henderson (Nevada), nel febbraio 2020

Il programma di Biden, democratico moderato, è progressista. Si pone come obiettivo la "ricostruzione della classe media", aumentando il salario minimo a 15 dollari l'ora, garantendo il rispetto dei diritti sindacali e approvando un piano di 10 milioni di posti di lavoro nella "rivoluzione verso la clean-economy". Il programma economico prevede un imponente investimento in infrastrutture e manutenzione (1.300 miliardi di dollari in 10 anni) per dare lavoro alla classe media, rendere l'economia degli Stati Uniti sostenibile dal punto di vista ambientale e arrivare a collegare anche le zone più rurali del paese.[27]

In politica estera e migratoria Biden propone di eliminare il Travel Ban che aveva sbarrato l'ingresso ai cittadini provenienti da Paesi a maggioranza musulmana come la Siria e di eliminare le politiche di asilo messe in campo da Trump (compresa la pratica che prevede la separazione delle famiglie di migranti irregolari al confine). Biden propone, inoltre, una rinnovata fiducia nella NATO e un rafforzamento della cooperazione con gli alleati. Per quanto riguarda l'Iran, il candidato promette che, nel caso in cui Teheran dovesse tornare a rispettare il patto sul nucleare, gli USA rientrerebbero nell'accordo del 2015.[27]

Per quanto riguarda il tema ambientale, secondo lui, si potrà trasformare la minaccia del riscaldamento globale in un’opportunità per rilanciare il settore energetico e dare impulso alla crescita economica. Ha detto che mira a rendere l’America una "superpotenza energetica", sfruttando il sistema degli appalti pubblici per arrivare ad alimentare la nazione interamente grazie ad energia rinnovabile e promuovere la diffusione di veicoli elettrici. Ha detto che ha intenzione di imporre limiti stringenti sulle emissioni di metano, ridurre l'inquinamento atmosferico prodotto dal settore dei trasporti, assicurandosi che vengano messe in pratica e migliorate le disposizioni contenute nel Clean Air Act. Si è impegnato a lavorare affinché gli Stati Uniti arrivino a produrre zero emissioni nette entro il 2050 e a richiedere alle società pubbliche di rivelare i rischi per il clima e le emissioni di gas climalteranti nelle loro operazioni e catene di approvvigionamento.[28]

Sul controllo delle armi, sostiene con forza provvedimenti molto stringenti sul loro utilizzo guadagnandosi l'avversione dell'NRA (National Rifle Association), l'organizzazione che agisce in favore dei detentori di armi da fuoco. In passato, da Senatore, Biden l'ha già fronteggiata due volte riuscendo nel suo intento: nel 1993 è stato promotore al Congresso del Brady hundgun violence prevention act, una delle più importanti leggi sul controllo delle armi che ha istituito il sistema di background checks, i controlli cui gli acquirenti vengono sottoposti per verificare che siano idonei al possesso di un’arma, e nel 1994 ha garantito, insieme alla senatrice Dianne Feinstein, l'approvazione di un divieto della durata di dieci anni sui fucili d’assalto e sui caricatori ad alta capacità. Da presidente, ha detto, la affronterà di nuovo.[28]

Sulla sanità, Biden ha l'ambizione di ripartire dall'Obamacare, la più grande riforma della sanità negli Stati Uniti avvenuta nel 2010, per poi aggiungere ulteriori tasselli: dare la possibilità ad ogni cittadino di scegliere un'opzione di assistenza pubblica oltre che privata (e non solo a determinate categorie di cittadini), aumentare il valore dei crediti d'imposta per estendere la copertura a più lavoratori e concedere alle famiglie della classe media un credito d'imposta in più per aiutarle a pagare la copertura.

Per Biden, l'immigrazione è essenziale per definire l'identità degli Stati Uniti, i valori fondamentali del paese e le sue aspirazioni per il futuro. Per questo il vice di Obama vorrebbe riprendere da dov'è stato interrotto, ripristinando una legge (cancellata da Trump) che permetteva di rinviare di due anni o più l'espulsione dei minori entrati negli Usa illegalmente.[28]

Alla Corte Suprema, Biden ha dichiarato che da presidente nominerà una donna afroamericana.[29]

La corsa alle primarie

Rimasto per mesi in testa a tutti i sondaggi a livello nazionale e considerato il front-runner favorito per la nomination, con l'inizio delle votazioni nel febbraio 2020 e con le sconfitte in Iowa (arrivato quarto) e New Hampshire (classificato quinto) molti hanno iniziato a considerare in declino la sua candidatura. Ha ottenuto una piccola ripresa in Nevada, arrivando secondo dietro Bernie Sanders, ma è con la schiacciante vittoria nelle primarie della Carolina del Sud del 29 febbraio 2020 (48%), grazie al forte sostegno della comunità afroamericana, che ha rilanciato la sua corsa in vista del Super Tuesday. Il 2 marzo ha ricevuto l'appoggio di Amy Klobuchar, Pete Buttigieg e Beto O'Rourke, tutti ex candidati ritiratisi dalle primarie [30].

Con il Super Tuesday del 3 marzo Biden, con la vittoria in 10 stati sui 14 al voto, è ritornato a essere il front-runner della corsa. Fra gli altri, ha ottenuto la vittoria in Texas, in Minnesota (lo stato di Amy Klobuchar), Massachussets (lo stato della rivale ancora in corsa Elizabeth Warren), Virgina e North Carolina. In seguito ai risultati, Micheal Bloomberg ha ritirato la candidatura e annunciato il suo appoggio a Biden.[31] L'8 marzo anche Kamala Harris, Senatrice della California ed ex candidata alle primarie, ha annunciato il suo appoggio a Biden.

Si è consolidata la sua posizione di front-runner democratico dopo le vittoria del 10 marzo in Idaho (49%), Mississippi (81%), Missouri (60%), soprattutto in Michigan (53%) e Washington (38%), due stati che furono vinti da Sanders nel 2016. Il 16 marzo, durante il primo dibattito televisivo solo con Sanders, ha annunciato che in caso di vittoria il suo running mate, ovvero il candidato vicepresidente, sarebbe stata una donna.[32] Il 17 marzo si è imposto ulteriormente trionfando in Florida (62%), Illinois (59%) e Arizona (44%).

Elezioni presidenziali del 2020

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Elezioni primarie del Partito Democratico del 2020 (Stati Uniti d'America), Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 2020 e Presidenza di Joe Biden.
Il logo della campagna di Joe Biden per le presidenziali 2020

L'8 aprile 2020, con il ritiro dell'unico sfidante rimasto in corsa, il senatore del Vermont Bernie Sanders, è divenuto ufficialmente il candidato democratico in pectore alle elezioni presidenziali del 3 novembre, in cui sfiderà il presidente uscente Donald Trump.[33][34] Secondo la CNN, fra le possibili scelte come candidata a vicepresidente figurano le senatrici ed ex candidate Kamala Harris (da tempo molto quotata), Elizabeth Warren e Amy Klobuchar. Fra le altre, anche Stacey Abrams, la governatrice del New Mexico Michelle Lujan Grisham e la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer.[35]

Il 13 aprile, il senatore Sanders e suo principale sfidante, ha annunciato il suo appoggio a Biden nella corsa presidenziale e chiesto ai suoi sostenitori di sostenerlo, specificando che lavorerà con lui per fare in modo che Trump sia sconfitto.[36] Il giorno successivo, il 14 aprile, l'ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha pubblicato un videomessaggio di 11 minuti in cui annunciava il suo pieno sostegno a Biden, suo ex vicepresidente alla Casa Bianca, illustrando le sue doti e le ragioni per cui ritiene che sarà un ottimo presidente, ringraziando Sanders per la sua correttezza e sottolineando l'importanza dell'unità dei democratici verso la sfida di novembre.[37] Il 15 aprile ha ottenuto anche il sostegno della senatrice ed ex candidata alle primarie Elizabeth Warren.[38] Il 28 aprile riceve l'appoggio anche dell'ex Segretario di Stato e candidata democratica alle elezioni presidenziali del 2016 Hillary Clinton.[39]

Fra i co-presidenti della campagna di Biden figurano, fra gli altri, Eric Garcetti (sindaco di Los Angeles), Lisa Blunt Rochester, Valerie Biden Owens, Cedric Richmond e Gretchen Whitmer (governatrice del Michigan).[40] Ad aprile, la campagna di Biden ha comunicato di aver raccolto nel mese di marzo 2020 (quando non era ancora il presunto candidato democratico) 46,7 milioni di dollari da donazioni on-line,[41] superando le raccolte fondi della Clinton e di Obama rispettivamente del marzo 2016 e del marzo 2012.[42]

A maggio Biden ha composto, con la collaborazione di Bernie Sanders, dei gruppi di lavoro per sviluppare ulteriormente e al meglio il programma elettorale dei democratici in vista delle elezioni presidenziali. Alla guida del gruppo per le strategie contro i cambiamenti climatici ha nominato Alexandra Ocasio-Cortez, una popolare deputata di New York che aveva appoggiato Sanders durante le primarie, ma che aveva proposto il New Green Deal, un piano con l'obiettivo di rendere "verde” l'economia statunitense per salvare il paese dalla minaccia del riscaldamento globale.[43]

Malgrado i molti rinvii delle elezioni primarie negli Stati a causa dell'emergenza legata al nuovo coronavirus, il 6 giugno 2020 Biden ha raggiunto la quota di 1 991 delegati, diventando il candidato in pectore del Partito per la presidenza, in attesa che questa candidatura sia sancita dalla Convention che si terrà in estate.[44] Al termine di tutte le votazioni, conclusesi l'11 agosto, Biden ha raccolto complessivamente 19 058 015 voti, è il candidato democratico che ha totalizzato più preferenze nella storia delle primarie democratiche degli Stati Uniti.

L'11 agosto ha annunciato ufficialmente di aver scelto la senatrice della California Kamala Harris come sua candidata vicepresidente. È la prima donna nera ad essere indicata in un ticket presidenziale.[45]

Il 18 agosto, nella seconda serata della Convention democratica (organizzata e svolta a distanza, via streaming, a causa della pandemia di coronavirus), è stato ufficialmente designato quale candidato democratico alle elezioni presidenziali di quell'anno. Fra gli altri, sono intervenuti per sostenerlo l'ex First lady Michelle Obama, il senatore ed ex sfidante Bernie Sanders, la giovane deputata Alexandra Ocasio-Cortez, il repubblicano ex governatore dell'Ohio e candidato alle primarie presidenziali repubblicane del 2016 John Kasich, l'ex segretario di Stato repubblicano Colin Powell, oltre a Cindy McCain, vedova dell'ex senatore e candidato presidente repubblicano del 2008 John McCain. Alla prima serata di lavori è intervenuto anche il fratello di George Floyd.[46][47] Nel mese di agosto la campagna di Biden ha raccolto circa 364 milioni di dollari, stabilendo un nuovo record di raccolta fondi da piccole donazioni online nelle elezioni statunitensi.[48][49]

A seguito delle elezioni tenutesi il 3 novembre 2020 Joe Biden è stato eletto presidente degli Stati Uniti, venendo riconosciuto presidente eletto il 7 novembre.[50][51] Con 81.282.896 voti (51,3%), è il candidato presidenziale che ha ricevuto più voti popolari nella storia degli USA. Oltre a riconquistare lo storico blue wall (Pennsylvania, Michigan, Wisconsin), che nel 2016 costò la sconfitta a Hillary Clinton, Biden è riuscito a conquistare l'Arizona e la Georgia, due stati tradizionalmente repubblicani e che non votavano un candidato democratico rispettivamente dal 1996 e dal 1992.[52][53][54]

Presidenza degli Stati Uniti d'America

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Presidenza di Joe Biden.
Giuramento e discorso di insediamento di Joe Biden

Joe Biden ha giurato ed è entrato in carica il 20 gennaio 2021, insieme alla vicepresidente eletta Kamala Harris, prima donna, oltre che nera indo-americana, a ricoprire la carica. Risulta la persona più anziana al momento dell'assunzione della presidenza nella storia degli Stati Uniti, la seconda nata in Pennsylvania da James Buchanan (1857) e la seconda di fede cattolica dopo John Fitzgerald Kennedy[55][56].

Controversie

Il 28 marzo 2020, Tara Reade, una donna 56enne, ha raccontato che nel 1993, quando lavorava come assistente nell’ufficio dell’allora senatore Biden, il suo capo, cioè Joe Biden, la spinse contro il muro, tentò di baciarla e le infilò le dita tra i genitali.[57][58] Tara, all’epoca aveva 29 anni, Biden 49 ed era già un parlamentare in vista nel Congresso americano.

Opere

Onorificenze

Onorificenze statunitensi

Medaglia d'onore di Ellis Island - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'onore di Ellis Island
— 26 aprile 1992[59]
Medaglia presidenziale della libertà con lode - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia presidenziale della libertà con lode
— 12 gennaio 2017[60][61]

Onorificenze straniere

Cavaliere di I Classe dell'Ordine della Croce della Terra Mariana (Estonia) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di I Classe dell'Ordine della Croce della Terra Mariana (Estonia)
— 5 febbraio 2004[62]
Ordine di San Giorgio della vittoria (Georgia) - nastrino per uniforme ordinaria Ordine di San Giorgio della vittoria (Georgia)
— 22 luglio 2009
Medaglia d'oro della libertà (Kosovo) - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro della libertà (Kosovo)
— 21 maggio 2009[63]
Grand'Ufficiale dell'Ordine delle Tre Stelle (Lettonia) - nastrino per uniforme ordinaria Grand'Ufficiale dell'Ordine delle Tre Stelle (Lettonia)
— 1º aprile 2011[64]
Crescente del Pakistan (Pakistan) - nastrino per uniforme ordinaria Crescente del Pakistan (Pakistan)
— 28 ottobre 2008[65]
Membro dell'Ordine della libertà (Ucraina) - nastrino per uniforme ordinaria Membro dell'Ordine della libertà (Ucraina)
— 17 gennaio 2017

Note

  1. ^ (EN) Charlotte Alter, Changing America’s Story, time.com, 11 dicembre 2020. URL consultato il 12 dicembre 2020.
  2. ^ (EN) C. Douglas Golden, Always Remember Joe Biden Misled Everyone About Wife's Death, Blamed Innocent Man for Years, su The Western Journal, 17 ottobre 2019. URL consultato il 6 agosto 2020.
  3. ^ (EN) Seelye, Katharine Q., Jill Biden Heads Toward Life in the Spotlight, The New York Times, 24 agosto 2008. URL consultato il 25 agosto 2008 (archiviato il 10 dicembre 2008).
  4. ^ (EN) Jeet Heer, Joe Biden’s Secret Weapon Is Grief, su The Nation (a cura di), thenation.com, 12 giugno 2020.
  5. ^ Beau Biden morto a 46 anni. Il figlio del vicepresidente Usa era malato di tumore, su Il Fatto Quotidiano, 31 maggio 2015. URL consultato il 24 gennaio 2017.
  6. ^ Andrea Muratore, Chi è Joe Biden, InsideOver, 11 febbraio 2020
  7. ^ Dal sito Politico.com
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